“Beh,” disse Flynn, rimettendosi in piedi dalla posizione accovacciata che gli aveva permesso di esaminare più da vicino il secchio. “Credo che la faccenda sia piuttosto chiara.”
“Ah sì?” disse Zoe; il suo tono era ironico.
Flynn si pulì le mani, dirigendosi verso la porta per unirsi a loro. “È un pazzoide qualsiasi in cerca di opportunità per commettere un crimine. Deve aver avuto accesso al planetario in qualche modo, e questo ci aiuterà a restringere le ricerche. Ma è chiaro che sta cercando donne in posti isolati, in modo da mettere le mani su di loro senza essere scoperto né interrotto. Come nel caso della vittima ritrovata vicino al fiume. Chissà, forse anche lui è un escursionista, o magari si tratta di uno del posto che conosce bene la zona. Nessuno era lì per fermarlo, gli è scattato qualcosa e ha deciso di ucciderla.”
“Molto interessante,” disse Zoe, sempre ironicamente. Non credeva a una singola parola. L’incisione di un simbolo sulla carne era un gesto deliberato: indicava un ragionamento, se non una vera e propria premeditazione. Non era soltanto un pazzo qualsiasi: c’era uno scopo, un messaggio, in questi omicidi.
Zoe aveva già visto casi del genere prima d’ora. Come aveva detto Maitland, era il motivo per il quale era stata scelta per questo caso.
“Vorrei vedere i cadaveri,” continuò. “Soprattutto i simboli che vi sono stati incisi sopra. Credo ci sia qualcosa che valga la pena approfondire.”
Percepì Flynn irrigidirsi dietro di lei, con le linee della sua schiena e delle sue spalle che diventavano più dritte. Non aveva gradito la sua decisione. Non era comunque un problema: non le interessava risultare simpatica al suo partner, ma soltanto catturare un assassino.
“Ora?” domandò lo sceriffo Petrovski, con un accenno di delusione nella sua voce.
Zoe annuì. “Sarebbe meglio di sì.”
Non aveva alcuna intenzione di attendere: non quando c’era un assassino in giro, forse in procinto di colpire di nuovo.
L’ufficio del medico legale non era mai l’edificio più accogliente in cui entrare quando si andava in cerca della giustizia, ma in questa fredda sera di novembre era ancora peggio. Zoe rabbrividì leggermente e si strinse un po’ di più nella sua giacca con il logo dell’FBI. Domani, dopo aver avuto il tempo di disfare il suo trolley, avrebbe indossato un cappotto più pesante.
I due corpi erano distesi su altrettante lastre di metallo nel bel mezzo della stanza, accanto a una terza lastra che però era libera. Era un forte promemoria della posta in gioco e del fatto che quei due cadaveri potevano facilmente diventare tre se non si fossero sbrigati a trovare il colpevole.
Zoe ignorò il suono della voce di Flynn che parlava al medico legale, un piccolo uomo asiatico con una testa semicalva. Non si aspettava che potesse dirle niente che i numeri non le avessero già detto; aveva visto gli esami tossicologici, le analisi e altri risultati relativi al primo cadavere e sapeva che erano puliti. Sarebbe stato lo stesso per il secondo. Nel referto medico non c’erano tracce che puntassero verso il loro assassino; niente, a parte il suo biglietto da visita.
Zoe si avvicinò al primo corpo e sollevò il lenzuolo che lo copriva, esaminando il simbolo inciso nella carne. Si sporse per guardare meglio, vedendo tutto: la lunghezza di sette centimetri e sessanta della linea retta superiore, dalla quale scendevano linee di sei centimetri e trentacinque e di sei centimetri e novantanove. Erano entrambe dritte, sebbene non fossero né perpendicolari alla linea superiore né parallele tra loro. C’era una leggera deviazione nell’angolo tra di esse, che era più vicino a cento gradi che a novanta. Forse si trattava del lavoro di una mano approssimativa, incapace di incidere le linee con precisione.
Zoe si spostò verso il secondo cadavere, quello dell’astronoma. Il simbolo era il medesimo. Lasciò che i numeri le dicessero tutto: un tetto di sette centimetri e sessantadue, due gambe che scendevano a un angolo di cento gradi in direzioni opposte, rispettivamente di sei centimetri e trentacinque e sette centimetri e sessantadue.
Era la stessa mano. Riuscì a capire senza problemi la direzione del taglio, la forza applicata per crearlo, persino il tipo di attrezzo utilizzato. Combaciava tutto. Entrambi i segni erano stati fatti dalla stessa mano. Non si trattava di una coincidenza, né di un’imitazione e neanche di una sorta di perversa venerazione. Gli omicidi erano stati commessi dallo stesso uomo; un uomo che stava cercando di lasciare un segno… letteralmente.
Zoe raddrizzò la schiena, sentendola lamentarsi per l’orario e per la lunghezza della sua giornata. Dopo le ultime, orribili settimane, aveva bisogno di riposo. Ma poteva aspettare. Il caso era di gran lunga più importante.
“Queste incisioni sono state fatte dalla stessa mano,” disse, accorgendosi del fatto che Flynn e il medico legale avevano smesso di parlare. “Ciò significa che possiamo escludere un gruppo di assassini o un qualche genere di setta. Il marchio potrebbe comunque avere un significato rituale per l’assassino, ma è la stessa persona a inciderlo.”
Flynn fece spallucce. “Ha senso, ma ancora non ci lascia molto su cui lavorare, soprattutto se il colpevole sta usando questo simbolo per depistarci.”
Zoe scosse la testa. “Non credo. Questo è un atto volontario. L’assassino è guidato da una sorta di principio: può non essere logico per noi, ma lo è per lui. Credo che stia marchiando i corpi con il simbolo del pi greco.”
Se Zoe si fosse aspettata degli applausi dopo la sua dichiarazione, non avrebbe potuto restare più delusa dalla reazione del suo partner. “Pi greco?” sbuffò Flynn. “È un po’ azzardato, non ti sembra?”
Zoe lo guardò sbalordita. Non si aspettava che fosse così in disaccordo con lei, soprattutto non davanti a un altro professionista. “Una linea dritta in cima dalla quale partono due gambe parallele? A me sembra un pi greco.”
Flynn si chinò sul corpo più vicino, scuotendo la testa davanti all’incisione. “Mah, potrebbe trattarsi di un pi greco. Ma potrebbe essere qualsiasi cosa. Voglio dire, guarda quanto sono sbrigativi e irregolari i tagli. Gli angoli potrebbero anche non essere intenzionali.”
La bocca di Zoe si contrasse per l’irritazione. Chi credeva di essere questo pivello? Evitò con tutte le sue forze di guardare il medico legale, perché sapeva che la rabbia che ardeva nei suoi occhi l’avrebbe tradita. Non era mai stata brava a nasconderla. “Cos’altro potrebbe significare?” scattò.
Flynn indicò il simbolo, tracciandovi sopra linee invisibili con le dita. “Potrebbe essere una serie di iniziali. Due “Ts” maiuscole, una accanto all’altra. Forse il nome dell’assassino; una vera e propria firma. O il nome di qualcos’altro. O l’abbreviativo legale di un querelante: magari si tratta di qualcuno che non è soddisfatto dal sistema giudiziario e vuole metterlo bene in chiaro.”
Zoe sentì vacillare la sua determinazione. In fondo non sarebbe stata la prima volta che vedeva un collegamento con la matematica soltanto perché desiderava che ci fosse. Aveva già interpretato le cose in modo errato in passato. Aveva sprecato tempo e risorse preziose, e di conseguenza c’erano stati altri omicidi, altre morti, prima di prendere la strada giusta e catturare il vero colpevole.
Ma era sempre stata vicina alla verità. Il suo istinto funzionava bene, e lei lo sapeva. Questo pivello stava forse cercando di dirle che fosse in errore? Quale esperienza sul campo aveva per esprimere quel giudizio? Zoe strinse le mani a pugno, sentendo le unghie affondare nei palmi, per sfogarsi un po’ ed evitare di urlargli contro.
“Io vedo un pi greco,” insistette. “Ho già lavorato a casi del genere. Casi in cui le persone erano ossessionate da certi numeri e concetti. Ho contribuito a catturare l’assassino della proporzione aurea.”
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