Dan Brown - La verità del ghiaccio

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La verità del ghiaccio: краткое содержание, описание и аннотация

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Un meteorite, sepolto sotto i ghiacci del circolo polare artico, è stato localizzato dalla Nasa e sembra contenga fossili di insetti che proverebbero una volta per tutte l'esistenza di vite extraterrestri. Prima di divulgare la notizia, il presidente degli Stati Uniti vuole essere sicuro dell'autenticità della scoperta, anche per non compromettere la sua futura (ma già incerta) rielezione. La giovane Rachel Sexton e il professor Michael Tolland sono inviati sul posto insieme ad altri studiosi ma presto si rendono conto che si tratta di una truffa colossale, orchestrata ad arte. Ma da chi? E chi ha assoldato la banda di killer che li ha presi di mira, costringendoli a scappare e a rifugiarsi tra i banchi galleggianti di ghiaccio?

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«I miei colleghi sarebbero contenti di parlare con te.»

"Ci credo" si disse Gabrielle. «Bene, ti richiamo.»

«Sembri incazzata.»

«Mai con te, Yolanda. Mai, per nessun motivo. Grazie di tutto.»

Chiuse la comunicazione.

L'addetto alla sicurezza sonnecchiava su una sedia nel corridoio fuori dall'appartamento di Westbrooke del senatore Sexton quando fu svegliato di soprassalto dallo squillo del cellulare. Con un balzo sulla sedia, si fregò gli occhi ed estrasse il telefono dalla tasca della giacca.

«Sì?»

«Owen, sono Gabrielle.»

L'uomo riconobbe la voce. «Oh, salve.»

«Ho bisogno di parlare con il senatore. Le dispiace bussare alla porta? Il telefono è sempre occupato.»

«È molto tardi.»

«È sveglio, ne sono sicura.» Il tono era ansioso. «È un'emergenza.»

« Un'altra? »

«La stessa. Me lo passi al telefono, per favore. Ho davvero bisogno di chiedergli una cosa, Owen.»

La guardia si alzò con un sospiro. «Okay, okay. Vado a bussare.» Si stirò mentre si avviava verso la porta. «Ma lo faccio solo perché era contento che l'avessi fatta entrare, prima.» Con una certa riluttanza, alzò il pugno per bussare.

«Che ha detto?»

L'uomo si bloccò con la mano a mezz'aria. «Che il senatore era contento che l'avessi fatta entrare, prima. Aveva ragione, non c'era problema.»

«Ne ha parlato con il senatore?» Il tono di Gabrielle era sbalordito.

«Sì, e allora?»

«No, è che…»

«Per la verità, è stato strano, perché ha impiegato un paio di secondi per ricordare la sua visita. Probabilmente lui e gli amici avevano bevuto parecchio.»

«Quando ne avete parlato, Owen?»

«Subito dopo che lei è andata via. Perché, qualcosa non va?»

Un attimo di silenzio. «No… no, nulla. Senta, ora che ci ripenso, meglio non disturbarlo in questo momento. Continuerò a insistere al suo numero di casa, e se non ho fortuna la richiamo.»

La guardia alzò gli occhi al cielo. «Come preferisce, signora Ashe.»

«Grazie, Owen, e scusi tanto.»

«Ci mancherebbe.» L'uomo chiuse la comunicazione, crollò sulla sedia e riprese a dormire.

Sola in ufficio, Gabrielle rimase immobile parecchi secondi prima di posare la cornetta. "Sexton ha saputo che sono stata in casa sua… e non me ne ha fatto parola?"

Quella notte strana, irreale, stava diventando sempre più confusa. Ripensò alla telefonata che le aveva fatto il senatore mentre si trovava nella sede della ABC. L'aveva stupita ammettendo spontaneamente di avere incontrato esponenti delle compagnie spaziali e di accettarne il denaro. La sua franchezza l'aveva riconquistata alla sua causa, facendola addirittura vergognare di se stessa. Ma, a quel punto, la confessione di Sexton appariva decisamene meno nobile.

Quei soldi erano briciole, aveva affermato Sexton. Perfettamente legali

D'un tratto, tutti i vaghi sospetti che aveva nutrito sul conto del senatore sembrarono riaffiorare contemporaneamente.

Fuori, il taxista strombazzava il clacson.

103

La plancia della Goya era un cubo di perspex situato due livelli sopra il ponte principale. Da lì Rachel aveva un panorama a trecentosessanta gradi del mare scuro che la circondava, una visione angosciante che guardò una sola volta prima di concentrarsi sulla questione più urgente.

Aveva mandato Tolland e Corky a cercare Xavia per poter parlare da sola con Pickering. Gli aveva promesso di chiamarlo subito dopo l'arrivo, e poi lei era ansiosa di sapere che cosa aveva appreso nel colloquio con Marjorie Tench.

Il SHINCOM 2100 a bordo della Goya era un sistema di comunicazione digitale con cui Rachel aveva una certa familiarità. Sapeva che la chiamata, se breve, non correva rischi di venire intercettata.

Digitò il numero privato di Pickering, appoggiò il ricevitore all'orecchio e attese. Si aspettava una risposta immediata e invece la linea continuò a squillare.

Sei, sette, otto volte Rachel guardò l'oceano nero, e l'impossibilità di raggiungere il direttore non fece che aumentare la sua inquietudine per il fatto di trovarsi in quel posto.

Nove, dieci squilli.

"Rispondi!"

Camminò nervosamente avanti e indietro, perplessa. Pickering portava sempre con sé il cellulare e, inoltre, le aveva espressamente raccomandato di chiamarlo subito.

Con crescente apprensione, rifece il numero.

Quattro squilli. Cinque.

"Ma dov'è?"

Infine, il clic del collegamento. Rachel avvertì un'ondata di sollievo, ma durò ben poco. Nessuno in linea, solo silenzio.

«Pronto, direttore?»

Tre clic in rapida successione.

«Pronto?»

Una scarica di elettricità statica le esplose nell'orecchio. Allontanò la cornetta dalla testa, assordata. Le scariche cessarono all'improvviso, poi udì una serie di rapidi toni oscillanti a distanza di mezzo secondo l'uno dall'altro. La sua perplessità cedette il passo alla consapevolezza, e poi alla paura.

«Merda!»

Si voltò verso il quadro comandi sul ponte, sbatté il ricevitore nell'alloggiamento e chiuse la comunicazione. Per parecchi secondi rimase immobile, terrorizzata, a chiedersi se fosse riuscita a interrompere la chiamata in tempo.

Al centro della nave, due ponti sotto di lei, l'idrolaboratorio della Goya era un ampio spazio di lavoro segmentato da lunghi banchi e postazioni stracolmi di apparecchiature elettroniche: strumenti per cartografare il fondale, analizzatori delle correnti, vasche, cappe per i vapori, un vano frigorifero per conservare i campioni, computer e una pila di raccoglitori per dati, e cassette di pezzi di ricambio per le manutenzioni.

La geologa marina della Goya , Xavia, era sdraiata davanti a un televisore a tutto volume. Non si voltò neppure quando Corky e Tolland entrarono.

«Siete rimasti a secco di birra?» gridò, evidentemente convinta che fossero rientrati alcuni membri dell'equipaggio.

«Xavia, sono Mike.»

La geologa si voltò di scatto, inghiottendo un pezzo del panino preconfezionato che stava mangiando. «Mike?» farfugliò, sbalordita di vederlo. Si alzò in piedi, abbassò il volume del televisore e si avvicinò, sempre masticando. «Credevo che qualcuno dei nostri avesse finito il giro dei bar. Che ci fai qui?» Ben piantata, scura di pelle, aveva una voce acuta e l'aria scorbutica. Indicò il televisore, che continuava a trasmettere brani del documentario di Tolland sul meteorite. «Non ti sei trattenuto a lungo sulla banchisa, eh?»

"È emerso qualcosa" si disse Tolland. «Xavia, sono certo che riconoscerai Corky Marlinson.»

Xavia annuì. «È un onore, signore.»

Corky fissava il panino che lei aveva in mano. «Ha un'aria appetitosa.»

Xavia gli rivolse un'occhiata stupita.

«Ho ricevuto il tuo messaggio» le disse Tolland. «Accennavi a un errore nella mia presentazione, e vorrei saperne di più.»

La geologa scoppiò in una risata stridula. «Sei tornato per questo ? Oh, Mike, per l'amor del cielo, ti ho detto che non era importante. Volevo solo stuzzicarti. È chiaro che la NASA ti ha fornito dati vecchi, ma è irrilevante. Sul serio, solo tre o quattro geologi marini al mondo possono avere notato la svista!»

Tolland trattenne il respiro. «Questa svista… ha per caso a che fare con i condri?»

Sul viso di Xavia si dipinse un'espressione di assoluto sconcerto. «Dio mio! Uno di questi geologi ti ha già chiamato?»

Tolland si sentì crollare. "I condri." Volse lo sguardo su Corky, poi di nuovo sulla geologa. «Xavia, ho bisogno che tu mi dica tutto quello che sai di questi condri. Qual è stato il mio errore?»

Xavia si accorse che il collega era terribilmente serio. «Mike, niente di importante, davvero. Si tratta di un trafiletto che ho letto su una rivista specialistica, qualche tempo fa, ma mi pare eccessiva tutta questa preoccupazione da parte tua.»

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