Dan Brown - La verità del ghiaccio

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La verità del ghiaccio: краткое содержание, описание и аннотация

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Un meteorite, sepolto sotto i ghiacci del circolo polare artico, è stato localizzato dalla Nasa e sembra contenga fossili di insetti che proverebbero una volta per tutte l'esistenza di vite extraterrestri. Prima di divulgare la notizia, il presidente degli Stati Uniti vuole essere sicuro dell'autenticità della scoperta, anche per non compromettere la sua futura (ma già incerta) rielezione. La giovane Rachel Sexton e il professor Michael Tolland sono inviati sul posto insieme ad altri studiosi ma presto si rendono conto che si tratta di una truffa colossale, orchestrata ad arte. Ma da chi? E chi ha assoldato la banda di killer che li ha presi di mira, costringendoli a scappare e a rifugiarsi tra i banchi galleggianti di ghiaccio?

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Tolland, con un sospiro, tornò a rivolgersi a Xavia. «Se ti diamo un campione di roccia contenente dei condri, puoi esaminarlo per determinare se queste inclusioni sono condri di meteorite o… un effetto della compressione subita negli abissi oceanici, secondo la teoria di Pollock?»

Xavia si strinse nelle spalle. «Penso di sì. Il microscopio elettronico dovrebbe essere abbastanza preciso. Ma cos'è tutta questa storia, comunque?»

Tolland si rivolse a Corky. «Daglielo.»

Con una certa riluttanza, Corky estrasse dalla tasca il campione di meteorite e lo porse a Xavia.

Lei osservò con aria grave la crosta di fusione e poi il fossile incastonato. «Dio mio!» Alzò la testa di scatto. «Ma non sarà per caso…»

«Sì» fece Tolland. «Purtroppo lo è.»

106

Sola davanti alla finestra del suo ufficio, Gabrielle Ashe si chiedeva che fare. Meno di un'ora prima era uscita dalla NASA entusiasta all'idea di rivelare al senatore la menzogna di Chris Harper sul PODS.

Ma non era più tanto sicura che fosse la mossa giusta.

Secondo Yolanda, due giornalisti indipendenti dell'ABC sospettavano che Sexton ricevesse soldi sottobanco dalla SFF; inoltre, Gabrielle aveva appena appreso che il senatore sapeva che lei era stata a casa sua durante l'incontro con la SEF, eppure non gliene aveva parlato.

Sospirò. Il taxi se ne'era andato da un pezzo e presto ne avrebbe chiamato un altro, ma prima doveva fare una cosa.

"Sono proprio decisa?"

Aggrottò la fronte, consapevole di non avere scelta. Non sapeva più di chi fidarsi.

Uscì dall'ufficio, tornò verso la segreteria e attraversò l'ampio salone sul lato opposto. In fondo vedeva le massicce porte di quercia dell'ufficio di Sexton, fiancheggiate da due bandiere: a destra la "Old Glory" a stelle e strisce, a sinistra quella del Delaware. Come in quasi tutti gli uffici del palazzo del Senato, le porte erano blindate e chiuse da chiavi normali e chiavi elettroniche e, inoltre, protette da un sistema di allarme.

Se fosse riuscita a entrare, anche per pochi minuti, avrebbe trovato tutte le risposte che cercava. Si avvicinò alle porte massicce senza illudersi di varcarle. Aveva altri progetti.

A tre metri dall'ufficio di Sexton, svoltò a destra per entrare nella toilette delle signore. I neon si accesero automaticamente, illuminando con un freddo riflesso le piastrelle bianche. Mentre gli occhi si adattavano, Gabrielle si fermò a guardarsi allo specchio. Come al solito, i suoi tratti le conferivano un aspetto più morbido di quanto sperasse, quasi delicato. Si sentiva sempre più forte di quanto non appariva.

"Sei sicura di volerlo fare?"

Sapeva che Sexton l'aspettava con ansia per essere esaurientemente aggiornato sulla situazione del PODS. Purtroppo, comprendeva anche che lui l'aveva abilmente strumentalizzata quella sera, e lei detestava sentirsi manovrare. Le aveva nascosto alcune cose, ma il problema era sapere quanto le avesse taciuto. Le risposte si trovavano nell'ufficio del senatore, appena oltre la parete del bagno.

«Cinque minuti» disse ad alta voce, per rinsaldare la propria determinazione.

Si diresse allo sgabuzzino delle scorte, alzò libraccio e passò la mano sulla cornice della porta. Una chiave cadde rumorosamente a terra. Il personale delle pulizie del palazzo Philip A. Hart era costituito da dipendenti statali che parevano evaporare ogni volta che c'era uno sciopero di qualunque genere, lasciando quel bagno senza carta igienica e assorbenti a volte per intere settimane. Le donne dell'ufficio di Sexton, stufe di accorgersene quando avevano già le mutande abbassate, avevano preso l'iniziativa di procurarsi la chiave per le "emergenze".

"Come quella di stasera, per esempio."

Aprì lo sgabuzzino.

Era pieno di scope, spazzoloni, e scaffali stipati di carta igienica. Il mese precedente, Gabrielle cercava delle salviette quando aveva fatto un'inaspettata scoperta. Non riuscendo ad arrivare allo scaffale più alto, aveva usato il manico di una scopa per far cadere un rotolo, ma inavvertitamente aveva urtato un pannello del soffitto. Quando si era arrampicata per risistemarlo, si era stupita nell'udire la voce del senatore Sexton.

Chiarissima.

A giudicare dall'eco, aveva capito che il senatore stava parlando da solo chiuso nel bagno privato dell'ufficio, che evidentemente era separato dallo sgabuzzino delle scorte soltanto da pannelli mobili di cartongesso.

A quel punto, tornata nel ripostiglio per questioni ben più importanti della carta igienica, scalciò via le scarpe, si arrampicò sullo scaffale, spostò il pannello del soffitto e si sollevò sulle braccia. "Alla faccia della sicurezza nazionale" pensò, chiedendosi quante leggi statali e federali stesse per infrangere.

Calandosi dal soffitto del bagno di Sexton, appoggiò il piede sul freddo lavandino di ceramica e poi a terra. Trattenendo il fiato, entrò nell'ufficio privato del senatore.

I tappeti orientali erano morbidi e caldi.

107

A cinquanta chilometri di distanza, un nero elicottero d'attacco Kiowa sorvolava veloce le cime dei pini nani del Delaware. Delta-Uno controllò le coordinate inserite nel sistema di navigazione automatico.

Anche se il meccanismo di trasmissione di bordo usato da Rachel e il cellulare di Pickering erano criptati per proteggere il contenuto delle comunicazioni, la Delta Force aveva intercettato la telefonata, interessata non al contenuto ma alla posizione di chi chiamava. Il GPS e la triangolazione computerizzata rendevano molto più facile individuare le coordinate della trasmissione che decodificare il contenuto della comunicazione.

Delta-Uno era sempre molto divertito all'idea che quasi tutti gli utenti di cellulari ignoravano che ogni volta che facevano una telefonata un posto di ascolto governativo, se ne aveva voglia, poteva individuare la loro posizione in qualunque punto della Terra con uno scarto di tre metri: un piccolo problema che le aziende produttrici di cellulari omettevano di pubblicizzare. Quella sera, ottenuto l'accesso alle frequenze di ricezione del cellulare di William Pickering, la Delta Force non aveva avuto difficoltà a rintracciare le coordinate delle sue telefonate in arrivo.

Delta-Uno era ormai a trenta chilometri dall'obiettivo, sulla rotta più diretta. «Ombrello pronto?» chiese a Delta-Due, addetto al radar e al sistema di controllo dell'armamento.

«Affermativo. Aspettiamo di arrivare entro gli otto chilometri.»

"Otto chilometri." Delta-Uno doveva portare il velivolo dentro lo schermo radar del suo obiettivo per poter usare le armi del Kiowa. Di certo a bordo della Goya qualcuno scrutava nervosamente il cielo, e poiché il compito della Delta Force era eliminare l'obiettivo senza dargli la possibilità di chiedere soccorso via radio, occorreva avvicinarsi alla preda senza allarmarla. A venticinque chilometri, ancora fuori dal raggio del radar, Delta-Uno virò bruscamente di trentacinque gradi a ovest. Salì a novecento metri — la quota di un piccolo aereo — e regolò la velocità sui centodieci nodi.

Sul ponte della Goya , lo schermo radar dell'elicottero emise un segnale sonoro quando un nuovo contatto entrò nel raggio di quindici chilometri. Il pilota si chinò a studiare il monitor: sembrava un piccolo aereo da carico che risaliva la costa verso ovest.

Forse diretto a Newark.

Quella traiettoria avrebbe portato l'aereo a sei chilometri dalla Goya , ma la rotta era evidentemente casuale. Ciononostante, essendo una persona attenta, il pilota della guardia costiera osservò il puntino pulsante tracciare una lenta linea a centodieci nodi nella parte destra del monitor. Nel punto più vicino, si trovava a circa sei chilometri a ovest. Come previsto, continuò a muoversi, ma si stava allontanando.

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