Dan Brown - La verità del ghiaccio

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La verità del ghiaccio: краткое содержание, описание и аннотация

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Un meteorite, sepolto sotto i ghiacci del circolo polare artico, è stato localizzato dalla Nasa e sembra contenga fossili di insetti che proverebbero una volta per tutte l'esistenza di vite extraterrestri. Prima di divulgare la notizia, il presidente degli Stati Uniti vuole essere sicuro dell'autenticità della scoperta, anche per non compromettere la sua futura (ma già incerta) rielezione. La giovane Rachel Sexton e il professor Michael Tolland sono inviati sul posto insieme ad altri studiosi ma presto si rendono conto che si tratta di una truffa colossale, orchestrata ad arte. Ma da chi? E chi ha assoldato la banda di killer che li ha presi di mira, costringendoli a scappare e a rifugiarsi tra i banchi galleggianti di ghiaccio?

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Un gruppo di giovani con il badge al collo arrivò di gran passo verso gli ascensori. Parlavano animatamente. Gabrielle finse di bere alla fontanella, guardandoli di sottecchi.

Un tizio brufoloso inserì il tesserino nella fessura e l'ascensore si aprì. Rideva e scuoteva la testa stupito. «Quelli del SETI devono essere impazziti!» esclamò, quando tutti furono saliti. «Da vent'anni sono lì con le antenne tese per cogliere qualunque segnale elettromagnetico al di sotto dei duecento milliJansky, quando la prova era sepolta qui sulla Terra, nel ghiaccio!»

Le porte si richiusero, inghiottendo quegli uomini.

Gabrielle si raddrizzò, chiedendosi che fare. Si guardò intorno in cerca di un citofono. Nulla. Forse avrebbe potuto rubare un cartellino, ma qualcosa le diceva che non sarebbe stato saggio. Comunque, la cosa essenziale era agire in fretta, perché la ragazza con cui aveva parlato stava già fendendo la folla insieme a una guardia di sicurezza.

Un uomo calvo e azzimato svoltò l'angolo e si diresse a grandi falcate verso gli ascensori. Gabrielle si chinò di nuovo sulla fontanella. L'uomo non parve notarla. Lei lo vide infilare il tesserino nella fessura. Un ascensore si aprì, e l'uomo vi salì.

"Vaffanculo" pensò lei, decidendo al momento. "Ora o mai più."

Si precipitò verso le porte che cominciavano a chiudersi e vi infilò la mano, poi il viso. Si riaprirono e lei entrò, sfoderando un sorriso. «Mai vista una cosa del genere» commentò eccitata, rivolta al calvo. «Dio mio, è pazzesco!»

L'uomo le lanciò un'occhiata perplessa.

«Quelli del SETI devono essere impazziti! Da vent'anni sono lì con le antenne tese per cogliere qualunque segnale elettromagnetico al di sotto dei duecento milliJansky, quando la prova era sepolta qui sulla Terra, nel ghiaccio!»

Il tipo parve sorpreso. «Be'… in effetti… è alquanto…» Notò che lei non portava il tesserino. «Scusi, ma…»

«Quarto piano, per favore. Sono venuta talmente di corsa che per poco non arrivavo in pigiama!» Scoppiò a ridere, e intanto lesse di sottecchi il nome del tizio: "JAMES THEISEN, amministrazione e finanza".

«Lei lavora qui?» Pareva a disagio. «Signorina…?»

Gabrielle spalancò la bocca. «Jim! Sono proprio offesa. Non c'è niente di peggio per una donna che sentirsi dimenticata!»

L'uomo impallidì lievemente, imbarazzato, e si passò la mano sulla testa. «Chiedo scusa, ma tutte queste emozioni! In effetti, lei ha un viso familiare. In che programma lavora?»

"Merda." Gabrielle gli sorrise con aria sicura. «EOS.»

L'uomo indicò sulla bottoniera il pulsante illuminato del quarto piano. «Ovvio, ma intendevo su che progetto specifico.»

Gabrielle sentì accelerare il cuore. Gliene veniva in mente uno solo. «Il PODS.»

Espressione sorpresa. «Davvero? Credevo di conoscere tutti quelli della squadra del dottor Harper.»

Lei annuì con imbarazzo. «Chris mi tiene nascosta perché sono la stupida programmatrice che ha incasinato l'indice voxel nel software per le anomalie.»

A quel punto fu l'uomo a restare a bocca aperta. «È stata lei

Gabrielle divenne seria. «Non ci dormo da settimane.»

«Ma il dottor Harper si è assunto tutta la colpa!»

«Lo so. Chris è quel tipo d'uomo. Per fortuna è riuscito a risistemare le cose. Che annuncio, stasera, eh? Il meteorite! Sono ancora sbalordita!»

L'ascensore si fermò al quarto piano e Gabrielle balzò fuori. «Mi ha fatto piacere vederla, Jim. Mi saluti gli amici dell'amministrazione!»

«Certo» balbettò l'uomo, mentre le porte si richiudevano. «A presto!»

84

Zach Herney, come quasi tutti i presidenti prima di lui, andava avanti dormendo quattro o cinque ore per notte. Nelle ultime settimane, peraltro, si era accontentato di molto meno. Quando l'eccitazione per gli eventi della serata cominciò a placarsi, sentì piombargli addosso una grande stanchezza.

Insieme ai suoi collaboratori più stretti, riuniti nella sala Roosevelt, brindava con lo champagne e guardava alla televisione il notiziario ripetuto a ciclo continuo con brani della conferenza stampa, del documentario di Tolland ed eruditi riepiloghi. In quel momento, sullo schermo, un'esuberante corrispondente impugnava il microfono davanti alla Casa Bianca.

«Al di là delle stupefacenti ripercussioni per il genere umano» annunciò «la scoperta della NASA avrà anche notevoli conseguenze politiche, qui a Washington. Il rinvenimento dei fossili meteoritici non poteva capitare in un momento migliore per il presidente.» Il tono divenne cupo. «E in un momento peggiore per il senatore Sexton.» Fu mandato di nuovo in onda il famigerato dibattito alla CNN di quel pomeriggio.

«Dopo trentacinque anni» dichiarava Sexton «mi pare assolutamente ovvio che non troveremo tracce di vita extraterrestre!»

«E se si sbagliasse?» chiedeva Marjorie Tench.

Sexton alzava gli occhi al cielo. «Oh, per l'amor di Dio, Tench! Se mi sbaglio, sono pronto a mangiarmi il cappello.»

Tutti scoppiarono a ridere nella sala Roosevelt. In retrospettiva, la messa alle corde del senatore da parte della Tench poteva apparire crudele e pesante, eppure gli spettatori non lo notavano: era tale l'arroganza di quell'uomo che sembrava aver ricevuto proprio ciò che si meritava.

Il presidente si guardò intorno in cerca della Tench. Non la vedeva da prima della conferenza stampa, e non era lì neppure in quel momento. "Strano" pensò. "Questa è anche la sua festa."

Il telegiornale continuava sottolineando per l'ennesima volta il balzo in avanti della Casa Bianca e il disastroso scivolone del senatore Sexton.

"Come possono cambiare le cose in un solo giorno" pensava il presidente. "In politica, poi, il mondo cambia in un attimo."

Prima dell'alba avrebbe avuto la conferma di quanto ciò fosse vero.

85

"Pickering potrebbe rappresentare un problema" aveva detto la Tench.

Il direttore Ekstrom era troppo preoccupato da quella notizia per accorgersi della bufera che imperversava con crescente violenza fuori dall'habisfera. I cavi, in tensione, vibravano rumorosamente e il personale della NASA si muoveva avanti e indietro nervosamente e chiacchierava anziché andare a dormire. I pensieri di Ekstrom erano in balia di una bufera più forte, una tempesta esplosiva che si stava preparando a Washington. Nelle ultime ore si erano presentati molti problemi, che lui aveva regolarmente affrontato e risolto, ma uno in particolare si profilava più minaccioso di tutti gli altri messi insieme.

"Pickering potrebbe rappresentare un problema."

Non c'era nessuno sulla terra con il quale avesse meno desiderio di scontrarsi che con William Pickering, che assillava Ekstrom e la NASA da anni, cercando di controllare le procedure sulla segretezza, facendo azione di lobbying per definire le priorità delle diverse missioni e stigmatizzando l'agenzia per i troppi insuccessi.

Ekstrom sapeva bene che la sua avversione per la NASA aveva ragioni ben più profonde della recente perdita del satellite SIGINT dell'NRO, costato miliardi di dollari, esploso sulla rampa di lancio della NASA, o della fuga di notizie riservate, o della battaglia per l'assunzione di personale specializzato. Pickering non faceva che sfogare sulla NASA delusione e risentimento.

L'aereo spaziale X-33, che avrebbe dovuto sostituire lo shuttle, era in ritardo di cinque anni, il che significava la cancellazione o il rinvio di decine di programmi per la manutenzione e il lancio dei satelliti dell'NRO. Negli ultimi tempi, la frustrazione di Pickering per gli X-33 era arrivata al culmine quando aveva scoperto che la NASA aveva annullato il progetto, bruciando un investimento stimato in novecento milioni di dollari.

Ekstrom si diresse verso il suo ufficio, tirò la tenda ed entrò. Sedette alla scrivania e si strinse la testa tra le mani. Doveva prendere alcune decisioni. Quello che era iniziato come un giorno meraviglioso stava diventando un incubo. Cercò di mettersi nei panni di William Pickering. Che avrebbe fatto, a quel punto? Un uomo della sua intelligenza si era certo reso conto dell'importanza di quella scoperta, e avrebbe compreso scelte compiute per disperazione. Non gli sarebbe sfuggito che inquinare quel momento di trionfo avrebbe causato danni irreparabili.

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