«Sono assolutamente d'accordo con lei.» Sexton aveva appreso con stupore di un altro modo in cui la NASA stabiliva il suo monopolio sullo spazio: fare passare direttive federali che impedissero qualsiasi forma di propaganda sui veicoli spaziali. Anziché permettere alle compagnie private di assicurarsi risorse attraverso sponsorizzazioni e pubblicità — come fanno per esempio i corridori automobilistici professionisti — sui veicoli spaziali potevano apparire solo la parola "USA" e il nome della società. In un paese che spendeva centottantacinque miliardi di dollari l'anno per la pubblicità, neppure uno di quei dollari finiva nelle casse delle aziende spaziali private.
«È un ladrocinio» sbottò uno dei presenti. «La mia società spera di restare in affari fino al prossimo maggio, quando lancerà il prototipo di una navicella per turisti. Ci aspettiamo una larga eco sui media. La Nike Corporation ci ha appena offerto una sponsorizzazione di sette milioni di dollari per riprodurre il suo marchio e la scritta "Just do it!" sul fianco dello shuttle. La Pepsi ci ha offerto il doppio per "Pepsi: the choice of a new generation". Eppure, la legge federale ci vieta di lanciare una navicella su cui compaiano slogan pubblicitari!»
«Proprio così» disse Sexton. «Se sarò eletto, mi impegnerò ad abolire questa legislazione che proibisce le sponsorizzazioni. È una promessa. Lo spazio dovrà essere aperto alla pubblicità come lo è ogni centimetro quadrato della Terra.»
Sexton fissò i presenti a uno a uno, poi assunse un tono solenne. «Peraltro, dobbiamo tutti essere consapevoli che l'ostacolo maggiore alla privatizzazione della NASA è rappresentato non dalla legge, ma dal modo in cui l'agenzia viene percepita dalla gente. La maggior parte degli americani continua ad avere una visione sentimentale del programma spaziale, seguita a ritenere la NASA un'agenzia governativa necessaria. »
«Tutta colpa di quei maledetti film di Hollywood!» esclamò uno. «Ma, dico io, quanti film riescono a fare con la NASA che salva il mondo da un asteroide killer? È tutta propaganda!»
Sexton sapeva bene che la sovrabbondante produzione di film sulla NASA era una semplice questione economica. Dopo l'enorme successo di Top Gun - il superpilota Tom Cruise impegnato per due ore a fare pubblicità all'aeronautica militare statunitense -, la NASA aveva compreso il vero potenziale di Hollywood per promuovere la propria immagine. A quel punto aveva cominciato a offrire alle case di produzione cinematografiche accesso gratuito a tutte le strutture: rampe di lancio, sale di controllo, centri addestramento. I produttori, abituati a pagare enormi somme per le riprese sui luoghi reali, avevano acchiappato al volo l'opportunità di risparmiare milioni di dollari girando thriller sulla NASA su set gratuiti. Ovviamente, Hollywood guadagnava l'accesso solo se la NASA approvava il copione.
«Un vero e proprio lavaggio del cervello» brontolò un tipo di origine ispanica. «E poi, ancora più negative dei film sono le trovate pubblicitarie. Mandare un anziano nello spazio? E ora stanno progettando di lanciare una navicella con un equipaggio solo femminile! Tutta propaganda!»
Sexton sospirò con un'espressione tragica. «Verissimo, e so che è inutile ricordarvi cosa è accaduto negli anni Ottanta, quando il dipartimento dell'Educazione era in bancarotta e ha sostenuto che i molti milioni sprecati dalla NASA avrebbero potuto essere impiegati per l'istruzione. La nostra agenzia spaziale se ne è uscita con una bella trovata per dimostrare la propria sensibilità verso il problema: ha mandato nello spazio un'insegnante di scuola pubblica.» Sexton fece una pausa. «Ricordate tutti Christa McAuliffe.»
Nella stanza piombò il silenzio.
«Signori» continuò Sexton, fermandosi davanti al fuoco «è giunto il momento che gli americani comprendano la verità perché tutti abbiano un futuro migliore. L'America deve sapere che la NASA non ci sta portando nei cieli, anzi, di fatto impedisce l'esplorazione dello spazio. Lo spazio non è diverso dalle altre industrie e bloccare il settore privato rasenta un atto criminale. Pensiamo all'industria dei computer, ai suoi costanti progressi così sensazionali che è quasi impossibile tenere il passo da una settimana all'altra! Come mai? Per la semplice ragione che opera in un sistema di libero mercato, premia l'efficienza e la creatività con il profitto. Immaginiamo che cosa accadrebbe se fosse gestita dal governo. Saremmo ancora al Medioevo. Nello spazio regna la stagnazione. Dobbiamo mettere l'esplorazione spaziale nelle mani del settore privato, com'è giusto. Gli americani resteranno stupefatti dai progressi, dalla creazione di nuovi posti di lavoro e dalla realizzazione di tanti sogni. Dobbiamo lasciare che il libero mercato ci spinga sempre più in alto nello spazio. Se verrò eletto, mi impegno personalmente ad aprire le porte di quell'ultima frontiera e lasciarle ben spalancate.»
Sexton sollevò il bicchiere di cognac.
«Amici miei, siete qui, stasera, per decidere se sono degno della vostra fiducia. Mi auguro di essere sulla buona strada per conquistarla. Proprio come occorrono investitori per costituire una società, occorrono investitori anche per creare un presidente. E proprio come gli azionisti si aspettano dei ritorni, li aspettate anche voi, che investite nella politica. Il mio messaggio è chiaro: investite su di me, e io non lo scorderò mai. Mai. Siamo tutti impegnati nella stessa missione.»
Protese il bicchiere verso di loro per un brindisi.
«Con il vostro aiuto, amici, presto sarò alla Casa Bianca… e voi potrete realizzare i vostri sogni.»
A soli cinque metri di distanza, Gabrielle Ashe rimase in penombra, paralizzata. Dalla stanza adiacente le giungevano l'armonioso tintinnio di bicchieri di cristallo e il crepitio del fuoco.
Preso dal panico, il giovane tecnico della NASA attraversò di volata l'habisfera.
"È successa una cosa terribile!"
Trovò il direttore Ekstrom solo, vicino all'area stampa. «Signore» ansimò «c'è stato un incidente!»
Ekstrom si voltò a guardarlo con aria assente, come se la sua mente fosse già turbata da altri problemi. «Che ha detto? Un incidente? Dove?»
«Nel pozzo di estrazione è appena riemerso un corpo. Il dottor Wailee Ming.»
Il viso di Ekstrom non lasciò trapelare alcuna emozione. «Il dottor Ming? Ma…»
«L'abbiamo tirato fuori, ma era troppo tardi. È morto.»
«Santo Iddio. Da quanto era lì?»
«Più o meno un'ora, crediamo. Sembra che sia caduto, precipitato fino in fondo, e poi il cadavere si è gonfiato ed è risalito a galla.»
La carnagione rosea di Ekstrom assunse un colorito acceso. «Maledizione! Chi altri lo sa?»
«Nessuno, signore. Solo due di noi. Dopo averlo ripescato, abbiamo ritenuto opportuno avvertire lei, prima…»
«Avete fatto benissimo.» Ekstrom sospirò rumorosamente. «Rimuovete immediatamente il corpo del dottor Ming. Non dite nulla.»
Il tecnico parve perplesso. «Ma, signore, io…»
Ekstrom posò la grande mano sulla spalla del giovane. «Mi ascolti bene. È un tragico incidente che mi addolora molto, ed è ovvio che me ne occuperò come si deve, ma questo non è il momento giusto.»
«Vuole che nasconda il cadavere?»
I freddi occhi nordici di Ekstrom si fecero molto penetranti. «Rifletta un attimo. Potremmo dirlo a tutti, ma con quale risultato? Manca un'ora alla conferenza stampa, e annunciare questa terribile disgrazia offuscherebbe la scoperta e avrebbe un impatto molto negativo sul morale di tutti. Il dottor Ming è rimasto vittima di una drammatica disattenzione e non deve essere la NASA a pagarla. Questi scienziati civili hanno già ottenuto molta pubblicità e non voglio che un loro errore proietti un'ombra di tristezza sul nostro momento di gloria. L'incidente del dottor Ming deve restare segreto fino a dopo la conferenza stampa. Mi sono spiegato?»
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