Mo Hayder - Birdman

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In un'area industriale semiabbandonata della periferia londinese vengono scoperti i cadaveri di cinque donne mutilate e seviziate. Scattano immediatamente le indagini che vengono affidate al giovane ispettore Jack Caffery. Egli comprende all'istante che i delitti sono opera di un maniaco: le vittime sono state infatti sottoposte a procedure chirurgiche amatoriali per la riduzione del seno e sono state pettinate e truccate in modo da ricordare delle bambole. La morte tuttavia non è stata causata dalle orrende ferite, bensì da un'iniezione letale; inoltre il killer ha inserito nel petto delle vittime e cucito accanto al cuore un uccellino vivo, simbolo e firma del suo macabro operato.

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Rebecca smise di sorseggiare il vino, tenendo il bicchiere a mezz'aria. « Cosa? »

«Le ha convinte che quello era il modo più veloce per partire. Forse è qualcuno con cui avevano avuto a che fare in passato. Magari è il loro pusher.»

«Perché mi sta raccontando tutto questo?»

«Perché penso che anche lei lo abbia incontrato. Forse lo conosce persino. E penso che forse anche Joni lo conosce, pur senza rendersene conto. Quindi ora le chiedo: se per qualche motivo sta proteggendo qualcun altro, per quanto insignificante le possa sembrare…»

«Si risparmi altre parole», replicò lei, alzando una mano. «Non sto proteggendo nessuno. Glielo giuro.»

«Le credo.» Jack sorseggiò il vino con aria pensierosa, osservandola al di sopra del bicchiere. «Non si ricorda se nel locale ha conosciuto qualcuno che lavorasse al St. Dunstan's? All'ospedale?»

La ragazza aggrottò le sopracciglia. «Non saprei… Malcolm, credo. Ha qualcosa a che fare con un ospedale. È uno che Joni conosce da parecchi anni.»

«Il cognome?»

«Non lo so. Joni lo frequenta quando non ha niente di meglio da fare: lui le paga da bere e roba del genere.»

«Sembra forse un hippy?»

«No.»

«Conosce un certo Thomas Cook?»

«Come l'agenzia di viaggi? Me ne ricorderei, non crede?»

«Ha i capelli rossi, lunghi. Occhi strani. Un aspetto particolare.»

La ragazza scosse il capo.

Jack sospirò. «Va bene. Rischio di perdere il posto per tutto quello che le ho raccontato stasera.» Posò il bicchiere vuoto sul tavolo e le sorrise. «Forse diventerò un critico d'arte.»

«Terrò la bocca chiusa.»

«Grazie», esclamò lui con sincerità. «Grazie.»

La ragazza rimase davanti alla porta e lo guardò scomparire giù per le scale. Era quasi uscito dall'edificio, quando lo chiamò. «Detective Caffery!»

La testa scura di lui comparve in fondo alle scale. «Che c'è?»

Le parole le uscirono di bocca prima ancora che se ne rendesse conto. «Ho paura, sa. Sì, ho paura dell'assassino.»

Jack non rispose. D'un tratto parve immensamente stanco. «Mi dispiace», si limitò a rispondere, strofinandosi la fronte. «Ora devo andare. Mi chiami, se le viene in mente qualcosa.»

I lampioni del centro di Greenwich erano ormai accesi e gli edifici venivano illuminati di luci bianche e dorate, simili a quelle sulle navi da crociera ormeggiate in porto. Del giorno non rimaneva che una sottile striscia rosata all'orizzonte, dietro i tetti. I taxi si fermavano davanti ai palazzi, la gente faceva la coda fuori dei cinema. Rebecca, davanti all'Hotel Ibis, tenendosi un cardigan sulle spalle, stava cercando di trovare un taxi.

Era più nervosa del solito. Da quando aveva lasciato High Road, aveva l'inquietante sensazione che qualcuno la osservasse dall'alto di qualche grondaia. Sentì un formicolio lungo la schiena e il sudore diventare freddo. Non vedeva l'ora di andarsene da Greenwich.

Dalla terrazza del ristorante Spread Eagle proveniva il lieve tintinnio dei bicchieri e dell'argenteria. Gli aranci e i lauri nei vasi spargevano le loro foglie sulla strada sottostante e l'illuminazione ne proiettava le ombre ingrandite sulla parete intonacata.

Qualcosa in quelle foglie tremolanti indusse Rebecca a fermarsi.

Che cosa ha detto Jack? Che le ragazze avevano tanta fiducia nell'assassino al punto di permettergli d'iniettare loro una dose?

Ecco la risposta. Il suo respiro divenne regolare. L'aranciera di Croom's Hill. Toby Harteveld.

Era ovvio. Gettò indietro la testa e guardò in alto. Harteveld. Non ci aveva mai pensato prima. Delle infinite ipotesi che le erano passate per la testa, non aveva mai preso in considerazione quella che ora, invece, le sembrava chiara come il sole.

Rabbrividì, nonostante la serata calda, e, abbottonandosi il cardigan, si diresse verso casa. Era meglio lasciar perdere il Barbican. Voleva parlare con Jack Caffery.

28

Veronica era seduta al tavolo di cucina, assorta nei preparativi per il party. Con un bicchiere di vino accanto, affettava e tagliava menta e pomodori, che ammucchiava sul tagliere in marmo. Indossava una camicetta in seta, chiusa al collo da una spilla d'oro, e aveva steso uno strofinaccio sui pantaloni gessati di colore blu marine. La casseruola per il cuscus emetteva un leggero sibilo, appannando la finestra oltre la quale era ormai calata l'oscurità.

«Stavo giusto per mandare qualcuno a cercarti, sai», esclamò, sorridendo. «Credevo che saresti tornato per le sette.»

Jack prese la bottiglia di Glenmorangie dalla mensola sopra la porta, riempì un bicchiere, v'intinse un dito e se lo succhiò.

«Sul terrazzo ci sono due casse di Oddbins da aprire», continuò lei, pulendo il coltello nel tovagliolo. «Potresti preparare del garam masala per gli spinaci, se te la senti, oppure lavare il pestello.»

Jack posò il bicchiere sul frigorifero ed estrasse dalla tasca della giacca tabacco e cartine. «Non sono riuscita a trovare bicchieri decenti, così la mamma ha deciso di prestarci i suoi calici fiorentini. Bisogna usarli con estrema cautela, d'accordo?» Tagliò due limoni, ne spremette uno e guardò Jack da sopra la spalla. «Jack, mi hai sentito?»

Lui lasciò cadere una presa di tabacco sulla cartina, l'arrotolò, sigillò la sigaretta e si tastò la giacca cercando un accendino.

«Jack, hai sentito o no?»

«Ho sentito.»

Veronica posò il limone e fece passare il braccio sopra la spalliera della sedia. «Allora?»

«Allora cosa?»

«La mamma ci presta i suoi gioielli. I suoi bicchieri preferiti. Pensa! Confida nel fatto che i nostri terribili amici non li facciano a pezzi. Dovremmo gettarci ai suoi piedi in segno di gratitudine.»

«Io no di certo.»

Il volto di lei cambiò espressione. «No, sul serio. Dovremmo ringraziarla, sai.»

Jack tolse un pezzette di tabacco dalla lingua. «Non sto scherzando.»

La donna lo guardò con circospezione e scoppiò in una breve risata. «Va bene, Jack», esclamò, tornando al proprio lavoro. «Ho un milione di cose da fare per domani. Non ho davvero l'energia per…»

«Mi hai mentito.»

«Cosa?» Veronica si voltò lentamente verso di lui. «Cos'hai detto?»

«Pensavo che rischiassi di morire.»

«Come?»

«Io ti ho creduto. Ho creduto che l'Hodgkin fosse tornato.»

La donna increspò le labbra, scuotendo la testa, incredula. «Ma tu sei malato. Lo sei davvero. Pensi veramente che mi sarei inventata una cosa del genere?»

«Ho incontrato il dottor Cavendish.»

Veronica si bloccò. Jack riusciva quasi a immaginarsi la lunga serie di possibili bugie e scuse che gli avrebbe snocciolato. Dopo un istante, lei strinse le labbra in modo tanto energico che Jack scorse i muscoli del suo collo flettersi. Poi si voltò e prese a tagliare i limoni con piglio rabbioso, spremendoli e vuotandone il succo in una caraffa con movimenti bruschi.

«Ho detto che ho visto il dottor Cavendish.»

«Sì, e allora?» ribatté lei, gettando via le bucce dei limoni. « Credevo che fosse tornato. Non puoi biasimarmi. Sei difficile, Jack. Per me è stato molto difficile stare con te.»

«Grazie tante. Anche per me è stato fottutamente difficile stare con te.»

«Non so se ti rendi conto in che casino ti trovavi quando ci siamo conosciuti, Jack. Un vero casino. Uscivi dal letto solo per andare a lavorare o per spiare quel grasso coglione oltre la ferrovia, tormentato dal pensiero di quell'idiota di tuo fratello. Io ti ho tirato fuori da tutto questo.» Aveva ripreso a tagliare i limoni facendo forza col polso sul coltello. «Io… Sono stata io a tirarti fuori, fuori della merda in cui sguazzavi. Tutti – mamma, papà – dicevano che stavo sprecando tempo, ma io non ho dato retta a nessuno… Oddio, che stupida sono stata.»

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