Carol O'Connell - La Bambina Dagli Occhi Di Ghiaccio

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Un'anziana ex prostituta viene aggredita, ferita e poi impiccata in uno squallido monolocale di New York. Candele e barattoli pieni di insetti ne circondano il corpo senza vita. La polizia pensa al sinistro rituale di un folle, ma Kathy Mallory, agente della omicidi dai trascorsi misteriosi e dalla mente contorta non è convinta. Comincia a scavare negli archivi della centrale, a caccia di indizi su un delitto avvenuto anni prima. E scopre che da quel momento qualcuno aspetta che venga l'ora della giustizia. Della vendetta.

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Notte Riker.

Mise in moto e se ne tornò a casa.

Non si sarebbe ammazzato al buio. È difficile per un ubriaco barcollante e intontito infilare il dito nel grilletto. Non se lo immaginava nemmeno crepare nel bagno, illuminato soltanto dalla luce di un crocefisso di plastica.

8

La luce del mattino inondava l'ufficio. Charles pensò che la temperatura della stanza fosse scesa di qualche grado dall'ultima volta in cui vi si era affacciato. Per il resto, niente era cambiato. Mallory continuava a evitare di posare gli occhi sulla marea di fogli appuntati alla parete di sughero: era terribilmente ordinata, il genere di persona che raddrizza i quadri in casa d'altri. Era seduta davanti ai computer, le tre macchine ronzavano mentre sfogliava le pagine del taccuino di Louis Markowitz. L'unico rumore umano era quello prodotto dalle scarpe di Lars Geldorf che camminava avanti e indietro per la stanza.

Impaziente di cominciare la giornata, il detective in pensione si tolse la giacca e allentò la cravatta. Inutilmente. Ogni tanto Mallory alzava gli occhi e lo vedeva vagare per la stanza, la sua stanza, ispezionando gli scaffali metallici coperti di aggeggi elettronici. Geldorf ostentava un sorriso falso, annuiva con aria competente, anche se non aveva idea dell'utilità di tutte quelle macchine. Erano nuove, lui era vecchio.

Mallory abbandonò la sedia e raggiunse la parete di sughero con le istantanee del delitto. Charles percepì la tensione sul suo volto. Combatteva una piccola guerra interiore, frenava l'istinto di ordinare ogni pezzo di carta in maniera perfetta.

Lars Geldorf le si avvicinò e Charles capì il significato di quel silenzio. Mallory insegnava al vecchio chi comandava. La gerarchia doveva essere ben chiara e Geldorf non avrebbe mai più dovuto chiamarla tesoro. Ma evidentemente quell'uomo le piaceva. Stava usando con lui i suoi modi più gentili.

Ingrandimenti e sotto le Polaroid. «È tutto qui?»

«Affermativo» disse Geldorf. «E allora?»

«Dove sono gli originali?»

«Sono tutti orginali, tesoro.»

«Mallory» lo corresse lei.

«E se ti chiamassi Kathy?»

«Te lo sconsiglio. Mallory può bastare.» Era una minaccia. «Non c'era il fotografo della polizia sulla scena del delitto?»

«Sì, un civile, ma è durato poco.» Geldorf sfiorò le fotografie della donna impiccata, morta da due giorni nella calura di agosto, un'incubatrice di vermi. «Il fotografo si è sentito male e ha fatto cadere la macchina. Non siamo più riusciti a farla funzionare, così ne abbiamo presa una in prestito dal vicino.»

Mallory fissava la foto della corda che pendeva dal lampadario. «Cos'è quella macchia scura sul soffitto?»

«Scarafaggi affamati all'ora di pranzo» rispose Geldorf. «Gli scarafaggi hanno un debole per le cose unte, e qui…» Con le dita ossute indicò un'altra fotografia con una grossa macchia scura sul pavimento della cucina. «Scarafaggi all'assalto di una padella.» Strizzò gli occhi. «Vedi quella roba sul pavimento? Sono salsicce. E altri scarafaggi. Il lampadario della cucina era sul punto di cedere. Vedi l'intonaco? Stava crollando. Probabilmente avevano fatto il nido lassù. Ti mostro gli altri ingrandimenti.»

Geldorf le indicò il materiale raccolto dal medico legale. Esaminò una fotografia con un nugolo di mosche.

«Charles, cosa ne hai fatto delle fotografie degli scarafaggi?»

«Sono appese sotto quelle dei vermi. Mi sembrava l'unico posto sensato.»

«Di che diavolo state parlando?» Mallory non comprendeva quel tipo di logica.

Fu Geldorf a rispondere: «Le mosche sono gli unici insetti utili, sul luogo del delitto intendo. Gli scarafaggi non dicono nulla.»

«Giusto» disse Charles. «Per questo li ho appesi sotto…» Non c'era bisogno di aggiungere altro. Mallory aveva smesso di ascoltare. Si guardava le unghie. Forse aveva trovato un lieve difetto, e la manicure aveva la precedenza sull'entomologia. A quel punto alzò gli occhi: «Se avete finito, io metterei gli scarafaggi in primo piano».

Charles spostò la fotografia delle mosche con le larve e Mallory osservò gli ingrandimenti degli scarafaggi che sbucavano dal soffitto e scendevano lungo la corda diretti verso il cadavere. La fotografia che catturò la sua attenzione era quella del grembiule della vittima, dove una macchia rettangolare aveva attratto alcuni insetti.

Geldorf si avvicinò al muro. «Sembra quasi che nella colluttazione, abbia lasciato cadere la padella cospargendo il pavimento di grasso. Quella sera avevano tolto la corrente, così…»

«Non può essere…» Mallory osservò la padella appoggiata al muro accanto alle altre prove, poi indicò la fotografia del grembiule. «Questo non è uno schizzo d'unto.»

Charles sapeva che stava citando a memoria gli appunti del taccuino di Louis Markowitz: non è uno schizzo. Louis riteneva questo dato importante, al punto da sottolinearlo, ma non diceva perché. I bordi del rettangolo erano ben definiti: non poteva essere il grasso di cottura schizzato sul grembiule.

Mallory si rivolse a Geldorf: «Natalie stava cucinando, forse aspettava qualcuno. Hai interrogato i suoi amici?».

«Non ne aveva» disse Geldorf. «Quando era sposata il marito non le permetteva di lavorare. Non le dava soldi, così lei era quasi sempre a casa. Anche dopo il divorzio probabilmente non ha conosciuto nessuno.» Osservò l'ingrandimento delle salsicce sul pavimento. «Forse stava cucinando per sé.»

Charles notò lo scetticismo di Mallory, poi contò le salsicce. Quell'estate spesso toglievano la corrente e sicuramente il frigorifero ne risentiva: Natalie Homer era una donna sola, non avrebbe mai comprato tanto cibo solo per sé. Chi stava aspettando? Si rivolse a Geldorf. «Natalie non aveva rapporti con la sua famiglia d'origine, vero?»

«Sì» disse Geldorf. «Un anno dopo il matrimonio, la sorella ha smesso di parlarle. Ma questo non c'è nel rapporto, come lo sai?»

«È tipico delle donne maltrattate. Dipendenza, isolamento.» Charles si voltò verso Mallory. «Probabilmente il marito la picchiava.»

«Indovinato» disse Geldorf. «Almeno, così mi ha detto Natalie.»

Il tono di Mallory si fece sospettoso: «Hai parlato con lei?».

«Certo che l'ho fatto. Due, anche tre volte alla settimana.»

«Ieri sera ti ho detto che qualcuno la seguiva.» Charles si portò al centro della parete e indicò dei fogli. «Queste sono le denunce.» Le staccò dalla parete. Erano cinque.

«Tutto cominciò subito dopo il divorzio.» Geldorf si allungò per prendere una spessa busta che giaceva in mezzo alle altre prove. «Qui ci sono le altre.»

«E dopo che è morta?» Mallory fissava la busta. «Tutte queste denunce e non avete trovato l'uomo che la seguiva?»

«Non è mai riuscita a vederlo in faccia» disse Geldorf. «La prima volta abbiamo pensato che fosse paranoica. Voglio dire, certo che gli uomini la seguivano, era piuttosto attraente…»

Nessuna delle immagini appese al muro poteva confermarlo. Natalie, da morta, era soltanto una maschera grottesca.

«Era bellissima.» Geldorf si piegò sullo scatolone che aveva portato quel mattino. Da un sacchetto di carta estrasse un plico di fotografie. «Non mi sembrava che queste c'entrassero con le prove.» Sollevò il ritratto di una donna sorridente con lunghi capelli biondi. Gli occhi di Natalie erano grandi e azzurri.

Mallory appese con estrema precisione le fotografie alla parete, tutte alla stessa distanza. «Queste foto sono state scattate da un professionista.»

Anche Charles era d'accordo. La luce era perfetta, e lei sembrava in posa davanti all'obiettivo.

«La pista del fotografo non ha portato da nessuna parte» disse Geldorf.

Mallory non aprì la busta delle denunce. Si limitò a saggiarne il peso. «Natalie deve aver trascorso parecchio tempo alla centrale. Molto tempo. Quando vi siete convinti che non era paranoica? E cosa avete fatto a quel punto?»

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