Quando Mallory si sbatté la porta alle spalle, il figlio dei Kipling stava urlando: «Guarda cosa ha fatto al mio cane!».
Mallory scese due piani di scale. La porta dell'appartamento dei Rosen era aperta. Era stata così stupida?
Questa volta il gatto non si lamentò quando lo lasciò cadere. Era preparato alla caduta. Nose si era abituato a questo gioco, in braccio e poi giù sul pavimento. Se ne andò, sbadigliando.
Aprì il cassetto del tavolino vicino alla porta.
Il cassetto era vuoto; la Smith &Wesson sparita.
Non era stato toccato nient'altro. Sul tavolo, dove l'aveva lasciata, era rimasta la pistola giocattolo.
E adesso? Non poteva chiedere rinforzi e ammettere di non avere più la pistola. Né Coffey né Riker gliel'avrebbero fatta passare liscia. Neanche una recluta si sarebbe fatta fottere la pistola.
Dalla direzione della camera da letto provenne un rumore assordante.
Prima di andare a controllare passò dalla cucina e afferrò una bottiglia di vino. Entrò in camera da letto.
Il gatto era accanto ai resti di una lampada rotta. Nessun mistero su chi avesse provocato la caduta. Una frangia del coprilampada era rimasta impigliata nella zampa del gatto. Ma il problema della pistola rimaneva.
Sollevò il telefono della camera da letto e compose il numero di Charles. «Ho una gran fretta, Charles. Nel cassetto di mezzo della mia scrivania troverai la vecchia Colt. Portamela qui al Coventry. Prendi anche la scatola delle munizioni. Dovrai…»
Si interruppe a causa di un nuovo rumore difficilmente attribuibile al gatto. Riattaccò senza badare ai concitati «Pronto? Mallory! Pronto?» di Charles.
Uscì in pochi passi dalla camera da letto e dal corridoio scivolò nello studio. Attivò la registrazione audio e video.
Entrò nel soggiorno e trovò il gatto che strisciava sotto il divano e Harry Kipling in piedi al centro della stanza. La pistola giocattolo era sul tavolino.
Quanto tempo ci sarebbe voluto perché Charles arrivasse con la pistola vera?
«Ha lasciato la porta aperta» disse Kipling. «È stata un'imprudenza.»
Fare in modo che entrasse nell'appartamento era parte dei suoi piani, non così il furto della pistola. Pensò al ghigno modello "ti avevo avvertito" di Riker. Era troppo tardi per chiedere rinforzi, e Charles era lontano chilometri.
Le telecamere erano in funzione.
Il coltello di Max Candle si trovava su una mensola della libreria alle spalle di Kipling. Lui lo aveva visto? All'inizio aveva progettato di indirizzarlo verso il coltello, in modo che avesse un'arma in mano nel caso le telecamere l'avessero immortalata mentre faceva saltare le cervella di un contribuente. Ma un piano del genere era subordinato alla presenza di una pistola nella sua mano. Dove diavolo nascondeva la sua pistola quel bastardo?
Kipling stava fissando la pistola giocattolo sul tavolo.
«La riconosci, Harry? È la stessa che hai usato per insegnare al gatto a ballare. Adesso Nose vede una pistola e balla. Era il rumore dei bussolotti? Gli sparavi vicino alla testa per farlo ballare?»
Il gatto cominciò a russare.
Charles stava chiudendo la porta del suo appartamento. Ho fretta! Portami una pistola! Di quante armi aveva bisogno contemporaneamente? Aveva una pistola piuttosto grande e un coltello affilato. Ma chi era lui per discutere con Mallory, lui che si accompagnava a una donna morta?
Attraversò il corridoio diretto agli uffici della Mallory & Butler, domandandosi quale delle stupidaggini che aveva detto l'avessero tatta infuriare di più. L'aveva accusata di mancanza di logica, di aver sottovalutato…
Che idiota.
Lei aveva incluso un cieco nella lista dei sospetti. Quell'Eric Franz non l'aveva certo sottovalutato, semmai il contrario. E adesso stava raccogliendo altre armi. Non la si poteva certo tacciare di mancanza di cautela.
Aprì la porta dell'ufficio di Mallory e si diresse rapidamente alla sua scrivania. Il cassetto centrale era chiuso a chiave.
Un bel guaio. Non aveva le chiavi dei cassetti. Probabilmente Mallory era convinta che tutti avessero come lei il dono di forzare qualsiasi tipo di serratura. Prese il tagliacarte che le aveva regalato. Era l'unico oggetto nella stanza a non essere stato prodotto negli ultimi dieci anni. In effetti, risaliva a un altro secolo. Esitò un attimo, soppesando nella mano quell'oggetto unico. Poi lo infilò nella fessura sopra al cassetto e cominciò a fare forza.
Un fischio lacerante fu il primo avvertimento, seguito da una cascata di suoni di campane, amplificati a un volume infernale. Mallory aveva installato l'allarme in tutto l'ufficio, ma invece di una banale sirena, aveva usato un disco di Charles che riproduceva il suono delle campane di una chiesa. In quel momento lui si trovava nel campanile, anzi, dentro le campane stesse.
Si coprì le orecchie con le mani. Se fosse rimasto ancora a lungo avrebbe rischiato seri danni all'udito.
Aprì la scatola di legno riposta nel cassetto centrale e ne trasse la vecchia 38 Long Colt di Markowitz, lucente per l'ossessività con cui Mallory puliva tutto ciò che possedeva. Prese anche la scatola delle munizioni e corse alla porta. Il fragore delle campane, proveniente direttamente dall'inferno, lo seguì per le scale e giù in strada. A ogni finestra del palazzo era affacciata almeno una testa. Agitò una mano per chiamare un taxi, implorando dentro di sé il perdono dei vicini.
Kipling tornò alla porta d'ingresso e la chiuse a chiave. «Meglio non rischiare di essere disturbati.»
Cosa avrebbe fatto Charles di fronte a una porta chiusa a chiave? Era abbastanza robusto da poterla abbattere, ma non avrebbe saputo come fare.
«Come hai fatto a capirlo?» Harry Kipling si sedette su una sedia con lo schienale diritto e le fece cenno di accomodarsi su un'altra.
Mallory rimase in piedi.
Lui si sistemò, sollevando le gambe anteriori della sedia dal tappeto e dondolando su quelle posteriori, lo sguardo assente. Aveva il volto tirato. Sembrava sfinito, forse al punto di desiderare di consegnarsi o di arrendersi. «Qual è stato il mio errore?»
«Ne hai fatti molti» disse Mallory. Dov'era la pistola? Forse infilata nella cintura, sulla schiena. Kipling non aveva ancora posato lo sguardo sul coltello con il nome di Max Candle.
«Quanto vuoi?» Kipling sorrise. «È un caso di estorsione, dico bene?»
«Quanto vale, secondo te, Harry?»
«Quanto vale il mio matrimonio? Telefona al commercialista di mia moglie. Io non ho tempo per i tuoi giochetti. Quanto vuoi per rimanertene zitta?»
«Perché l'hai fatto?»
«Disperazione. Se vuoi conoscere i dettagli più sordidi, non li avrai. Dimmi solo quanti soldi vuoi.»
«Ne riparleremo.»
Non permetteva ai suoi occhi di correre al coltello, di tradire la sua presenza. Ma sapeva che avrebbe potuto averlo in mano in un batter d'occhio se solo la sedia e Kipling non le fossero stati di intralcio.
Si mosse piano, in silenzio, e girò ad angolo attorno a Kipling, che adesso teneva in mano la pistola giocattolo, esaminandola con curiosità. Ora poteva vederlo di profilo. Non c'erano pistole nascoste. Indossava una polo e dei pantaloni aderenti. Non c'era posto sulla sua persona per nascondere un'arma tanto grossa.
Allora dov'era la sua maledetta pistola?
«Bene, ho avuto una relazione con Amanda Bosch… adesso, quanto vuoi? Quanto, per non dirlo a mia moglie?»
«Be', la tua relazione con Amanda non è che una parte di…»
«Hai le prove di una sola. Se avessi creduto che ce n'erano state altre, altre donne, intendo, me lo avresti già detto. Non pagherò una cifra spropositata per questo. Allora, quanto vuoi?»
«Io conoscevo Amanda. So che tu le hai mentito, e che Amanda l'ha scoperto.»
«Ma erano tante le bugie…» Sorrideva, come se la cosa lo inorgoglisse.
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