«Assolutamente sicuro.»
Non ne sono sicuro affatto. Ho già abbastanza incubi. No. Vai avanti. Me lo merito.
«All'inizio del filmato, i bambini, un maschio e una femmina, dormivano sul pavimento di una gabbia. Fu girato in un magazzino, niente cambi di scena. Credo che i bambini fossero drogati. Il bambino si stava riavendo dall'effetto della droga. Forse è per questo che lo presero per primo. La bambina era immobile. Era Kathy, naturalmente. Questo lo sapevi.»
Charles annuì.
«Poteva avere otto anni quando fu girato il filmato, non di più. Aveva una T-shirt sudicia e dei jeans di dieci misure troppo grandi per lei. Mi ricordo che una volta mi disse che rubava sempre i jeans più vicini alla porta del negozio, perciò non sempre li trovava della taglia giusta.»
Arrivò un cameriere a deporre sul tavolo un bicchiere che Edward afferrò al volo. Ne scolò il contenuto tutto d'un fiato.
«Aveva una scarpa sola, l'altro piede era scalzo. Be', fecero uscire il bambino dalla gabbia e cominciarono a lavorarselo. Chiesi a Markowitz di abbassare il volume, ma riesco ancora a sentire le urla di quel bambino. Non hai bisogno di sapere che cosa gli fecero. Ma trascorse un bel po' di tempo prima che lo finissero. La gabbia su un lato dello schermo era sempre inquadrata. Kathy non si mosse mai, non aprì mai gli occhi. La osservai per tutto il tempo in cui torturavano il bambino.»
«Poi fu il turno di Kathy.»
Non voglio sentire altro.
«Uno degli uomini aprì la porta della gabbia e la sollevò per portarla fuori. Una piccola scarpa e il piccolo piede nudo. Non è assurdo? Kathy continuava a dormire mentre lui la adagiava sul materasso lordo del sangue del bambino. Avevano semplicemente fatto rotolare il cadavere da un lato. Tanto di quel sangue.»
Charles osservò il movimento degli occhi di Edward e si rese conto che stava rivedendo il film. Edward si coprì la faccia con le mani per un momento, e le sue parole risuonarono attutite.
«Oh, Cristo! Non è un mondo meraviglioso per i bambini, questo, Charles?»
Charles si sporse in avanti. Edward alzò una mano.
«No, sto bene. Siediti, Charles. Scusa.»
Dopo un momento, la bobina riprese a girare negli occhi del dottore.
«L'uomo si chinò su di lei. D'un tratto, Kathy si svegliò. Non intorpidita dalla droga, completamente sveglia. Aveva finto di dormire, era ovvio, aspettando che arrivasse il suo momento. Si scagliò sul corpo dell'uomo, tutta denti e unghie, come un animale. I suoi piccoli pollici gli affondarono negli occhi. Quello arretrò, le mani sulla faccia. Gli scorreva sangue tra le dita. Quello che stava girando il film si avventò su Kathy. Lei serrò i denti sul suo braccio nudo e gli strappò un pezzo di carne. Un pezzo di carne, Charles. E lo sputò sul pavimento.»
Charles osservava la distruzione negli occhi di Edward. Il dottore stava rivivendo quei momenti. Stava accadendo tutto di nuovo.
«Ora gli uomini urlano, le luci si rovesciano, la macchina da presa è sul pavimento. Nel fotogramma finale si vede Kathy che scappa lungo un corridoio scuro, che corre come un'ossessa, una scarpa sì e una no.»
Gli era piaciuto quello sguardo ottuso di sorpresa nel momento in cui si era resa conto che sarebbe morta. Più di tutto gli piaceva il suo sguardo da morta, con tutti i segni dell'ostilità appianati. L'unica puttana buona era una puttana morta. Mallory non sarebbe stata diversa.
Schiacciò i due chicchi d'uva sotto i pollici, lentamente, assaporando la deliziosa distruzione dei suoi bulbi oculari. Ciascuno era un occhio verde. Ritirò i pollici dal tagliere. Mentre li fissava, maciullati, aperti, la immaginò cieca.
«Non vuole denunciarlo» disse Betty Hyde, appoggiando la sua tazza di caffè sul bancone della cucina dei Rosen. «Immagino che lei non abbia prove concrete delle sevizie inflitte alla madre. Per l'edizione del mattino ho un pezzo molto vago. Il caporedattore non vuole che pubblichi i nomi finché il corpo non sarà riesumato, ed è giusto così. Ho anche un giovane reporter in attesa di tendere un'imboscata al giudice fuori dal palazzo domani. Sa, cose del tipo "Si dice che lei abbia picchiato a morte sua madre, può confermarlo?"»
«Pansy le ha detto qualcosa?»
«No. Povera Pansy. Non ho mai visto un simile attaccamento della vittima al suo carnefice. È tornata da lui.»
«Adesso è là? È pazza.»
«Dice che lui si pente sempre profondamente dopo averla picchiata. In questo momento non ha paura di lui. Si illude di poter sistemare le cose.»
«Sappiamo entrambe che prima o poi la farà fuori.»
«Deve essere per forza Pansy a denunciarlo? Non potrebbe farlo lei al suo posto? Oltre all'aspetto umano della cosa, sto pensando alle leggi sulla diffamazione. Il caporedattore pretenderà un verbale di polizia prima di procedere alla pubblicazione del nome.»
«Non ho assistito al pestaggio. Se Pansy dirà di essere inciampata, la legge le darà ragione.»
Il volto di Mallory era privo di espressione quando incrociò le braccia e fissò con sguardo di ghiaccio Betty Hyde. Betty ebbe la strana sensazione che la giovane donna si fosse improvvisamente fatta ancora più alta. «Lei mi sta nascondendo qualcosa. Mi dica ciò che sa sul conto di Eric Franz».
Era troppo tardi per visitare i vicini. Però lei aveva accolto Eric in casa sua, la notte in cui Annie era morta. Anche allora era tardi. Pan per focaccia, mio caro.
Quando Eric aprì la porta, si stava allacciando la vestaglia e fissava l'aria al di sopra della spalla sinistra di Betty.
«Eric, sono Betty. Possiamo parlare?»
Eric indietreggiò e le fece cenno di entrare. Stettero al buio finché lui non si scusò e premette l'interruttore della luce. Non fu sorpresa nel constatare che nulla era cambiato. Annie era morta da poco più di un mese. Anche se dal mobile dell'ingresso mancava la fotografia del matrimonio su cui Annie aveva disegnato un paio di corna sulla testa di Eric.
Erano ormai ore che parlavano e bevevano vino quando Eric perse il controllo. «Sei pazza? Annie non sarebbe mai rimasta con me in questi ultimi tre anni se non fossi stato cieco. Sono stati i soldi dell'assicurazione che le hanno fatto cambiare idea sul divorzio. Poi sono arrivati il successo dei miei libri e i premi. Ma se avessi avuto la vista, mi avrebbe lasciato immediatamente e si sarebbe presa la metà di quel che possedevo. Ma non poteva lasciare un cieco, non una donna civile e mondana come Annie. Cosa avrebbero pensato i vicini?»
Il saliscendi si abbassò e la porta si aprì con una spinta leggera. Si aggirò furtivamente per le stanze buie finché non la trovò. Il suo lungo corpo snello era disteso sul letto. I suoi capelli emanavano un bagliore, come se avesse trovato un modo per catturare la luce del sole, portarla in casa con lei e tenerla viva nella notte.
Si allungò vicino a lei con circospezione, si rotolò sulla schiena e si addormentò con le quattro zampe che mulinavano nell'aria, inseguendo topi nei sogni.
Fu il metallo freddo contro il naso che lo risvegliò alla vivida luce di una lampada. Guardò la punta della pistola, e per farlo dovette incrociare gli occhi. Stanco e incerto sulle lenzuola, si sollevò sulle zampe posteriori e cominciò a danzare. Ma lei se n'era già andata, scivolata fuori dal letto e nel buio della stanza vicina, preceduta dalla pistola che reggeva in mano.
Atterrò sul pavimento con un lieve tonfo e andò in cerca di lei. Si fermò un poco accanto alla porta del bagno. Strofinò la testa su uno dei suoi piedi nudi, che invece di mostrargli affetto lo allontanò.
Lo guardò e gli sussurrò: «Sei così abile e intelligente da riuscire ad aprire le porte da solo?» cosa che lui, più o meno correttamente, interpretò come un «Bravo bambino» e cominciò a fare le fusa.
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