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Kate Wilhelm: La casa che uccide

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Kate Wilhelm La casa che uccide
  • Название:
    La casa che uccide
  • Автор:
  • Издательство:
    Mondadori
  • Жанр:
  • Год:
    2004
  • Город:
    Milano
  • Язык:
    Итальянский
  • Рейтинг книги:
    3 / 5
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In fondo all’atrio apparvero Gary e Bruce Elringer. Sembravano due gocce d’acqua, pensò distrattamente Beth. I fratelli stavano litigando, il volume delle loro voci era alto e nessuno dei due ascoltava quello che diceva l’altro, nessuno dei due riusciva a sentirlo. Avevano entrambi capelli ricci e scuri e occhi azzurri, ma Bruce era poco più alto di Gary. Erano tutti e due paffuti con gambe un pochino troppo corte rispetto al busto.

«Che bello spettacolo» commentò Laura Westerman strascicando le parole.

«Sta’ zitta» le ordinò Harry Westerman.

Beth si voltò sorpresa. Non aveva visto entrare Harry che si era materializzato all’improvviso al fianco di Laura. Ancora più sorprendente per Beth fu l’espressione che attraversò il volto di Laura. La donna si irrigidì e per un attimo parve anche spaventata prima di riprendere la consueta maschera. Beth guardò Laura e il marito. Harry Westerman era un uomo solido sotto tutti i punti di vista, aveva capelli grigi e ispidi, un corpo duro come l’acciaio, occhi neri e penetranti. Non era grosso di corporatura, sia Jake Kluge che Milton erano più alti e massicci, ma dava l’impressione di possedere una grande forza. Sembrava un saltatore con l’asta l’attimo prima di spiccare il balzo. Emanava questo tipo di tensione, una travolgente energia che Harry tentava consapevolmente di contenere. Di lui si diceva che non avesse mai guardato una montagna senza provare l’irresistibile desiderio di scalarla, cosa che gli riusciva regolarmente. Se si fosse accorto o meno della presenza di Beth non lo diede a vedere, continuò semplicemente a fissare i due fratelli che venivano verso di loro, con uno sguardo remoto e indecifrabile.

Anche Beth si voltò a guardarli. Stavano ancora discutendo animatamente. Riuscì a cogliere alcune parole come: "Riesaminare il budget", "Andare in fallimento", "Rischiare di andare in rovina" o cose simili, ma prima che comprendesse il senso del discorso Gary la vide e interruppe bruscamente ciò che stava dicendo. Si affrettò verso di lei, l’afferrò per le braccia e la scosse leggermente.

«Era ora che tornassi» le disse. «Lo sai che ho bisogno del tuo incoraggiamento. Il posto di una moglie è a casa sua.»

2

Se non fosse stato per Laura Westerman, Beth gli avrebbe dato uno schiaffo, ma sapeva che la cosa avrebbe enormemente divertito la donna. Digrignò i denti e si ritrasse bruscamente rovesciando addosso al marito parte del vino. Gary lo asciugò facendo finta di niente e si rivolse a Laura.

«Hai già qualche idea per la campagna pubblicitaria?»

«Gary, tesoro, me l’hai affidata solo due ore fa!»

«D’accordo, d’accordo, ma senti questa: "Alice nel Paese delle Meraviglie" che ne pensi? Una ballerina che esplora il Paese delle Meraviglie, ovvero Smart House.» Prese Laura per mano e la trascinò verso un tavolo tirando fuori dalla tasca un taccuino. «Il più illustre personaggio della letteratura inglese esplora la più illustre casa mai costruita…»

Beth si accorse che Milton le aveva preso il bicchiere di vino per riempirglielo di nuovo e sospirò profondamente. Stava tremando. Gli altri si spostavano lentamente qua e là, tutti presi dai vari discorsi, immersi nella conversazione o in un cupo silenzio, ma Beth non vi badò neppure. Grazie a Milton, Beth continuò a sorseggiare vino e decise che sarebbe partita l’indomani. Era stato stupido aspettarsi un cambiamento da parte di Gary. Avrebbe assunto un avvocato per occuparsi di tutta la faccenda, incluso il divorzio, pensò con una certa sorpresa. In realtà lo aveva deciso al momento, ma si rese conto che uno dei motivi per cui si trovava lì era proprio la speranza di arrivare a quella determinazione.

A cena si ritrovò seduta tra Alexander Randall e Jake Kluge. Alexander aveva ventisette anni, era penosamente magro e affetto da una timidezza patologica, talmente puerile sotto tutti i punti di vista che era un supplizio dover passare con lui anche poco tempo. Aveva tutte le unghie rosicchiate e le dita rosse e irritate. Era terrorizzato dalle donne. Quando la conversazione ritornava sui computer, come avvenne ripetutamente, si metteva ad ascoltare immobile come una statua, ma quando si toccava qualunque altro argomento si chiudeva nuovamente in se stesso. Mangiò con una foga furibonda, senza quasi alzare gli occhi dal piatto. Jake Kluge sembrava preoccupato, oppure assorto profondamente nei suoi pensieri, o completamente assorbito dalla conversazione che si svolgeva all’altro capo del tavolo, dove Gary continuava a esporre progetti per il lancio di Smart House. Naturalmente avrebbero utilizzato la tv, i giornali a tiratura nazionale, avrebbero organizzato delle visite. Lo sguardo di Jake era fisso su Gary, ma Beth era convinta che non lo stesse veramente ascoltando. Come lei, del resto. Provò una perfida soddisfazione nel vedere Laura sulle spine mentre Gary vanificava l’unico motivo per il quale la donna faceva parte della società. Se Gary si fosse fatto carico della pubblicità, oltre che di tutti gli altri aspetti della gestione della società di cui già si occupava, il valore di Laura in quanto risorsa della compagnia sarebbe stato comparabile a quello di Maddie, ovvero praticamente nullo.

Beth non prestò attenzione al cibo che le venne messo nel piatto né alla coppia di mezz’età che servì la cena, presumibilmente marito e moglie d’origine messicana. Si rese vagamente conto che quello che stava mangiando era buono e il servizio eccellente. La cena sarebbe terminata per le nove, pensò, e lei avrebbe seguito Gary per parlargli del suo pacchetto di azioni, sempre che fosse stato a sentirla. Se non avesse voluto ascoltarla lo avrebbe comunque seguito, gli avrebbe augurato buon compleanno e annunciato che l’indomani mattina sarebbe partita immediatamente. Gary sarebbe andato su tutte le furie e Maddie avrebbe di nuovo pianto, ma a Beth non importava più. Andare lì era stato uno sbaglio e restare sarebbe stato anche peggio. Sapeva per certo che se l’avesse bistrattata ancora una volta lo avrebbe picchiato, anzi, si corresse, massacrato di botte. D’un tratto Bruce, seduto di fronte a lei, sbatté il cucchiaio sul piatto. «Cosa cazzo ti fa pensare che avrai un altro milione di dollari da investire in pubblicità, coglione?» urlò a Gary.

«Bruce, controllati!» gli gridò Maddie.

«Questo non è proprio il momento e il posto per fare una scenata» disse freddamente Milton,

In fondo al tavolo Gary rise. Aveva sempre avuto una risata sguaiata, animalesca, simile a un raglio. Beth ebbe un sussulto nell’udire quel suono a lei tanto familiare. «Lo serviamo noi il caffè» disse Gary al maggiordomo. «Porti le tazze e tutto il resto in soggiorno e lei e Juanita ritiratevi non appena avrete sparecchiato.» Gary si alzò e lasciò la stanza.

Gli altri cominciarono ad allontanare le sedie dalla tavola e seguirono Gary in un silenzio imbarazzante.

La stanza in cui si spostarono era grande come la hall di un hotel e, come ogni altro ambiente della casa, stupendamente decorata. Lì i colori usati erano un rosso cupo molto scuro e un azzurro chiaro con striature dorate. C’erano numerosi gruppi di divani, comode poltroncine e tavolini bassi. Gary era già in poltrona di fronte alla vetrata. La cameriera stava sistemando un vassoio con tazze e caffè mentre l’uomo si occupava del cabaret di pasticcini. Quando ebbero finito, si allontanarono silenziosamente prima che tutti gli azionisti si fossero accomodati. Maddie era tesa, ma da perfetta padrona di casa si avvicinò al vassoio e cominciò a versare il caffè.

«Entro lunedì avrò i voti» disse Bruce. Sembrava più calmo adesso, più controllato, ma il suo sguardo era freddo e fiero. Accettò il caffè che gli veniva offerto e si sedette.

Gary sorrise. A mano a mano che Maddie li serviva, si sedevano sui divani o sulle varie poltroncine sistemate a semicerchio di fronte alla vetrata. Il sole era tramontato, il cielo aveva un colore viola scuro, il mare era plumbeo con cavalloni dalle creste bianche di schiuma. S’infrangevano sulla costa, pensò Beth, ma la casa non lasciava trapelare alcun rumore esterno.

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