Iain Banks - Complicità
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- Название:Complicità
- Автор:
- Издательство:Longanesi
- Жанр:
- Год:1996
- Город:Milano
- ISBN:88-304-1337-2
- Рейтинг книги:3 / 5. Голосов: 1
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«Ma è proprio questo il punto», m’interrompe, allungando le mani in avanti. «Se un certo livello di abilità — di competenza — si traduce nella capacità di salvare una vita, allora, se non ti preoccupi di esercitare questa tua competenza commetti un crimine, perché la gente conta sul fatto che tu lo faccia. Comunque…» alza una mano per prevenire la mia obiezione, e annuisce, «ammetto che in quel caso c’è stata anche una certa dose di vendetta personale. Una volta sistemati tutti gli altri, ho capito che non mi restava più molto tempo per agire… tranquillamente, e mi è parsa la cosa giusta da fare.»
Solleva lo sguardo su di me, e mi rivolge un sorriso strano, quasi sorpreso. «Ti ho scioccato, vero, Cameron?»
Lo fisso negli occhi per un po’, quindi torno a scrutare l’apertura, l’acqua e le minuscole sagome degli uccelli che volano in cerchio, urlando. «No», gli rispondo. «Non più di quando mi sono reso conto che eri stato tu a infilzare Bissett in quel modo, che eri tu, quello che si nascondeva dietro alla maschera da gorilla e ancora tu, quello che ha carbonizzato Howie…»
«Howie non ha sofferto», taglia corto. «Prima gli ho sfondato la testa con un ceppo.» Sorride. «Probabilmente gli ho risparmiato un terribile postsbronza.»
Lo fisso sorpreso, disgustato e affranto per la noncuranza con cui quest’uomo, che ho sempre considerato come il mio miglior amico, sta parlando dei suoi delitti. Al momento tuttavia mi sento molto vulnerabile e a rischio io stesso, nonostante ciò che ha detto e benché mi abbia slegato le mani.
Andy capisce la mia espressione. «Era uno stronzo, Cameron.» Fa una pausa, guarda il soffitto. «No, non è il termine giusto, e poi questo è il modo in cui lui di solito chiamava le donne; diciamo che era un farabutto, una testa di cazzo, un violento, una prepotente e vendicativa testa di cazzo. In questi anni, a sua moglie aveva rotto la mascella, tutt’e due le braccia e una clavicola; le aveva incrinato il cranio e l’aveva presa a calci quando era incinta. Era un gran bastardo, punto e basta. Probabilmente da bambino era stato maltrattato — anche se non me l’ha mai detto —, ma ’fanculo, è per questo che siamo umani, per poter scegliere di modificare il nostro comportamento; lui non l’ha fatto da solo e così l’ho fatto io per lui.»
«Andy», sussurro, «esistono le leggi, i tribunali. Lo so che non sono perfetti, ma…»
«Ah, le leggi», ripete, con una voce carica di disprezzo. «Leggi basate su cosa? Con quale autorità?»
«Be’, che mi dici della democrazia, per esempio?»
«La democrazia? La possibilità di scegliere tra il marcio e la muffa ogni quattro o cinque anni, se va bene?»
«La democrazia non è questo! Non è solo questo. Significa una stampa libera…»
«E noi ce l’abbiamo, vero?» fa lui, con una risata amara. «Peccato che i giornali davvero liberi non vengano letti e che quelli che vengono letti non siano liberi. Lascia che ti citi: ‘Non sono giornali, sono fumetti per semilletterati, fogli di propaganda controllati da miliardari stranieri che vogliono soltanto guadagnare la maggior quantità di soldi tecnicamente possibile e mantenere uno scenario politico finalizzato a questo scopo’.»
«Va bene, lo ammetto. Ma è sempre meglio di niente.»
«Oh, lo so, Cameron», dice, appoggiandosi al muro con un’espressione vagamente scioccata per essere stato così frainteso. «Lo so. So bene come i potenti riescano a rimanere impuniti, e so anche che lo saranno sempre. Se la gente che essi sfruttano glielo permette, be’, peggio per lei. Ma non capisci?» Si batte il petto con un dito. «Questo comprende anche me! Ne faccio parte anch’io. Sono un prodotto del sistema. Sono un essere umano come gli altri, un po’ più ricco e intelligente della maggior parte degli uomini, e forse anche un po’ più fortunato, ma comunque faccio sempre parte dell’equazione, sono soltanto un’altra variabile prodotta dalla società.
«E così arrivo io e faccio quello che posso, perché mi sembra giusto farlo, perché sono come un uomo d’affari, capisci? Sono ancora un uomo d’affari: sto soddisfacendo un bisogno. Ho visto una nicchia vuota nel mercato e la sto riempiendo.»
«Aspetta, aspetta. Fermo», dico. «’Sta stronzata della nicchia del mercato non me la bevo proprio. La differenza fra la tua autorità e quella di chiunque altro è che tu sei tu ; tu ti sei creato tutta questa… giustificazione logica da solo. Noialtri abbiamo dovuto stipulare un qualche patto, approdando a una sorta di accordo generale; tutti noi cerchiamo di raggiungere un compromesso perché questo è l’unico modo in cui le persone possono esistere, come comunità.»
Andy fa un quieto sorriso. «Sono i numeri a fare la differenza, eh, Cameron? Così, secondo te, quando le due più grandi nazioni della Terra — più di mezzo miliardo di persone — avevano una tale paura l’una dell’altra da essere pronte a far saltare in aria il mondo, erano nel giusto ?» Scuote la testa. «Cameron, sarei pronto a scommettere che il numero di persone convinte che Elvis sia ancora vivo è superiore a quello degli individui disposti ad aderire a una qualsiasi forma di quell’umanesimo laico che tu ritieni essere l’Unica Vera Strada per i popoli della Terra. Inoltre ti dispiacerebbe spiegarmi quali vantaggi ci ha portato il tuo ‘accordo generale’?» Aggrotta la fronte, francamente perplesso.
«Ma dai, Cameron», riprende, con aria di rimprovero. «Li conosci i fatti, no? Il mondo produce… noi produciamo cibo a sufficienza per nutrire tutti i bambini che muoiono di fame, eppure un terzo di quei bambini questa sera andrà a letto senza aver mangiato. Ed è colpa nostra: la fame è causata dal fatto che i Paesi poveri hanno abbandonato le loro colture indigene per dedicarsi a prodotti da vendere nei supermercati per far felice la Banca Mondiale, il Fondo Monetario Internazionale o la Barclays, per pagare i debiti contratti dai criminali assassini che li governano e che sono arrivati al potere ammazzando, e continuano ad ammazzare per restarvi, di solito con la connivenza e l’aiuto di una nazione del mondo ‘evoluto’.
«Potremmo avere subito qualcosa di decente… Non parlo di utopie, ma di un mondo-Stato abbastanza equo dove non esistono la malnutrizione e la diarrea cronica e dove nessuno muore di malattie banali come il morbillo. Se davvero lo volessimo, se non fossimo così avidi, razzisti, bigotti ed egocentrici, un mondo così potrebbe esistere. Senza contare che anche il nostro egocentrismo è ridicolo e stupido: sappiamo benissimo che il fumo uccide le persone, però lasciamo che i signori della droga della Philip Morris e dell’Imperial Tobacco uccidano milioni di persone, guadagnando così milioni di sterline. Le persone intelligenti e istruite come noi sanno che fumare uccide, però continuano lo stesso a fumare!»
«Ho smesso», gli annuncio, sulla difensiva, anche se sto morendo dalla voglia di una sigaretta.
«Cameron», dice, ridendo, ma con un tono di disperazione nella voce. «Non capisci? Ti sto dando ragione; ti ho sempre ascoltato tutti questi anni, e tu hai ragione: il XX secolo è la nostra maggiore opera d’arte e noi siamo ciò che abbiamo fatto e… guardaci!» Si passa una mano tra i capelli e sospira. «Il punto è che non c’è alcuna giustificazione plausibile per ciò che siamo, per ciò che abbiamo fatto di noi stessi. Abbiamo scelto di mettere il profitto davanti alle persone, il denaro davanti alla moralità, i dividendi davanti alle norme del vivere civile, il fanatismo davanti alla giustizia e i nostri banali comfort davanti agli indicibili dolori degli altri.»
Mi punta un dito contro e aggrotta la fronte. Annuisco, riconoscendo, seppur con riluttanza, ciò che io stesso ho scritto un po’ di tempo fa.
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