«Non vedo cosa ci sia di tanto affascinante» disse Michelle.
«L’articolo in offerta non è propriamente rivolto a clienti come te.»
«Ma dai, stai dicendo che trovi piacevole uno spettacolo del genere?»
«No, ma temo proprio di appartenere a una minoranza maschile.» King sorrise e aggiunse: «Visto cosa si guadagna a essere intelligente, sofisticato e sensibile?».
Qualcuno indicò loro la parte posteriore del locale dove c’era il piccolo e disordinato ufficio di Lulu. La trovarono là dentro, assorta nel lavoro e poco disposta all’idea di essere disturbata.
«Ho già raccontato tutto all’FBI e al capo Williams» esordì Lulu richiudendo di scatto l’accendino e aspirando un’avida boccata da una nuova sigaretta.
«Be’, si dà il caso che adesso siamo i vice di Todd Williams, sicché può raccontare di nuovo tutto anche a noi» disse King in tono compiacente mettendole sotto il naso il distintivo.
Lulu sospirò, tirò un’altra boccata e si abbandonò contro lo schienale della sedia.
«Nel caso non l’abbia sentito, il ministero della Sanità ha stabilito che il fumo danneggia gravemente la salute» osservò Michelle, agitando la mano per allontanare il fumo dalla faccia.
«Il ministro della Sanità non dirige un club per uomini» rimbeccò Lulu.
«Saremo lieti di respirare fumo passivo a patto che ci parli di Rhonda Tyler» si intromise King.
«Okay, allora, lo ripeto per la terza volta, Rhonda Tyler alias come diavolo si faceva chiamare sul palcoscenico…»
«Tawny Blaze» le venne in aiuto Michelle.
«Esatto, ottima memoria» ribatté Lulu, fissando la sua interlocutrice con sguardo penetrante. «Ad ogni modo, era venuta qui a lavorare sotto contratto. Ha alloggiato per un po’ in una delle stanze del club, ma poco prima che il suo periodo di lavoro scadesse ci ha detto di aver trovato un altro posto in cui alloggiare. Ha concluso il periodo stabilito per contratto e quella è stata l’ultima volta che l’ho vista. L’avevamo già assunta in precedenza per brevi periodi, e si era sempre comportata come una vera professionista, senza mai dare problemi.»
«Ha mai accennato al fatto di avere amici o parenti nella zona?»
«Non a me. Ma, con il suo tipo di lavoro, la famiglia tende sempre a defilarsi.»
«Sa se ha conosciuto qualche uomo?» si intromise Michelle.
Lulu batté l’indice sulla sigaretta per far cadere la cenere in un bicchiere di carta vuoto che era sulla scrivania. «Che io sappia no.»
«Non c’è nessun altro con cui potrebbe essersi confidata?» domandò King.
«Potrebbe aver parlato con una delle ragazze.»
«Possiamo fare qualche domanda?»
«Se ce la fate a svegliarle. Quelle che lavorano di notte non si alzano fino a tardi nel pomeriggio. Le ragazze del turno di mezzogiorno sono in scena adesso.»
«Ce la metteremo tutta» disse King.
«Accomodatevi» replicò Lulu, scrutando attentamente Michelle.
Mentre stavano per uscire, Michelle diede un’occhiata dietro di sé e vide Lulu introdurre rapidamente una mano in un cassetto della scrivania. Quando la riportò sul piano della scrivania, era vuota. Michelle distolse lo sguardo prima che la direttrice dell’Aphrodisiac si accorgesse di essere stata vista.
Lulu disse: «A proposito, ho da dirvi una cosetta che forse troverete interessante: Sua Altezza l’onnipotente Remmy Battle ha minacciato Junior».
Sia King che Michelle si voltarono a guardarla mentre illustrava loro in sintesi l’incontro avvenuto tra i due, compresa l’offerta di ricompensare lautamente Junior se avesse restituito la refurtiva.
«E così Remmy voleva una certa cosa che c’era nello scomparto segreto, ma non le importava niente della sua fede nuziale?» domandò un confuso King.
«A quanto pare la signora ha qualcosa da nascondere.»
«Dov’è Junior oggi pomeriggio?»
«A Lynchburg per un lavoro. Non potete vederlo. Ma verso sera sarà alla nostra nuova casa in costruzione.»
«Mi dia le indicazioni per arrivarci. E anche il numero di cellulare di suo marito.» Non appena Lulu gli dettò le informazioni richieste, King fece un’altra domanda. «Bobby Battle è mai venuto qui?»
Lulu diede l’impressione di sforzarsi per non mostrare la sua sorpresa. «Credo di averlo visto qui qualche volta.»
«Di recente?»
«Per recente cosa intende?»
«Negli ultimi due anni.»
«Non saprei dirlo con esattezza.»
Ero sicuro che non avresti saputo dirlo, pensò King. «Be’, grazie ancora dell’aiuto.»
«Vi faccio vedere dove sono le stanze delle ragazze» si offrì Lulu.
Li accompagnò di sopra e indicò loro il lungo corridoio a metà del quale un tenda rossa faceva da divisorio.
«Buona fortuna» disse in un tono che lasciava intendere tutt’altro.
Un istante prima che Michelle e King si avviassero, Lulu fermò Michelle battendole sulla spalla. «Ehm, posso farle una domanda?»
«Noi gliene abbiamo fatte abbastanza, perciò le siamo debitori. Dica pure.»
«Ha mai pensato di darsi alla lap dance?»
«Scusi?» esclamò Michelle, chiaramente sbalordita.
«È che lei ha proprio l’aria della perfetta americana, la ragazza della porta accanto, acqua e sapone. È piuttosto raro in questo mestiere. È più alta e snella delle altre ragazze e un po’ scarsa di seno, ma non penso che agli uomini importerà più di tanto dopo che avranno visto il resto.»
Michelle arrossì vistosamente. «Lei scherza!»
«Lo stipendio è migliore di quel che si pensi, e può tenersi tutte le mance. E poi potrebbe esibirsi nello spettacolo notturno e di giorno dedicarsi ancora al suo lavoro. Le leggi dello Stato non permettono il nudo integrale in nessun locale di spogliarelli, perciò può tenere il perizoma. Ma dovrà rinunciare al reggiseno. È la norma del locale. Niente tette, niente soldi.»
Michelle sorrise a denti stretti. «Lasci che le risponda così: il giorno che mi vedrà attorcigliata a un palo d’acciaio a ballare coperta solo da un perizoma davanti a una platea di beoni deficienti, il cielo cadrà e ci ucciderà tutti.»
«Non so» disse King, che aveva ascoltato con la massima attenzione il breve scambio di battute. «Sarei pronto a sborsare almeno venti dollari per vederti.»
King e Michelle percorsero tutto il corridoio, oltrepassarono la pesante tenda rossa e cominciarono a bussare alle porte. Diverse stanze non erano chiuse a chiave e non erano occupate. Dalle altre provenivano o una sequela di improperi o dei grugniti assonnati. Ogni volta che una porta veniva aperta a chiave dall’interno e si spalancava — invariabilmente da giovani donne discinte dall’espressione esausta — Michelle faceva la stessa identica domanda, mentre King rivolgeva altrove lo sguardo.
«Non la conoscevo per niente» era il costante ritornello. Tuttavia alla penultima stanza quasi in fondo al corridoio una voce disse: «Avanti». Michelle entrò. Quando uscì pochi minuti dopo, sembrava molto scossa.
«Stai bene?» domandò King.
«Una stangona di un metro e ottanta completamente nuda che si fa chiamare Heidi mi ha appena fatto delle proposte oscene.»
«Se vuoi posso aspettarti in macchina.»
«Finiscila!»
«Deve essere stata la tua aria acqua e sapone.»
All’ultima camera la porta fu aperta da una ragazza con indosso una vestaglia lunga che non nascondeva del tutto le sue curve procaci e i suoi seni siliconati. I capelli biondi tinti erano raccolti a coda di cavallo ed era a piedi nudi. Stava sorseggiando una tazza di caffè nero. Si presentò solo come Pam, e dopo che le dissero che cosa desideravano li invitò a entrare.
Si sedettero a un tavolino intorno al quale erano disposte quattro sedie. La camera aveva un’aria abbastanza accogliente, anche se King si ritrovò a fissare il letto sfatto in un angolo e l’assortimento di biancheria intima ammucchiato sopra. Si voltò in tempo per scoprire lo sguardo severo di Michelle appuntato su di lui.
Читать дальше