«Io farei bene a rassegnarmi al ventesimo secolo e a procurarmene finalmente uno.»
«Prendi uno di quelli che funzionano in vivavoce», le consigliò lui. «Ti vedono che parli da sola in macchina e pensano che sei mezzo matta e ti lasciano in pace.»
Lei ripartì ridendo, mentre si chiedeva se fosse opportuno illustrargli la sua teoria su Balch. No, ancora troppo ipotetica. Ron era in vantaggio di anni su di lei. Veniva impiegato nei salvataggi. Voleva fare bella figura davanti ai suoi occhi.
Conversarono. Argomenti lievi, ma con sagacia. Lui emanava un’aria di stabilità. Troppo banale per la cavallerizza spagnola? Oppure, se avesse atteso abbastanza a lungo, avrebbe lasciato emergere qualche sgradevole lato oscuro?
Sei una donna troppo diffidente. Grazie, Nick.
«Bella giornata», lo sentì dire. Le sue mani erano tranquille. Non si aggrappava alla maniglia, non dava altro segno di ansia per come guidava. I mocassini sembravano appena lucidati. Riga perfetta ai calzoni… non era in contrasto con il modello che indossava? Petra sorrise al pensiero di lui che cercava di far colpo su di lei.
Quando giunsero alla rampa d’accesso della 101, stavano conversando sul serio.
Attraversò ad andatura sostenuta la Valley occidentale (oltrepassando RanchHaven), giù in Thousand Oaks, Newbury Park, Camarillo, oltre i campi coltivati e il tanfo di concime di Oxnard. A Ventura, Ron le indicò un Golf’n Stuff sul lato est dell’autostrada e le disse che ogni tanto ci portava le bambine. C’erano anche un autoscontro e un minibarche, molto spassoso quest’ultimo se non ti seccava bagnarti. Ma l’entusiasmo gli morì nella voce quando Petra, che aveva ripreso a pensare a Balch, commentò con un atono: «Dev’essere divertente».
«Se ti piace quel genere di cose», rispose lui imbarazzato.
«A me piacciono», affermò lei in un frettoloso tentativo di salvare il salvabile. «Crescendo in Arizona non ho visto molte barche, né mini né maxi. Sulla via del ritorno, dopo che avremo risolto il caso, potremmo farci un salto a inzupparci d’acqua.»
Lui tacque. Lei girò la testa quel tanto che bastava per notare la chiazza di rossore che aveva sul collo.
Dio del cielo. Com’era riuscita a mettersi in bocca una scarpa numero trentanove dalla punta fino al tacco?
«Oppure facciamo due tiri a golf», arrancò. «Ma solo se risolviamo Lisa. Perché oggi chiudiamo il caso, vero?»
«Certo», rispose lui sorridendo. «Arizona. Non è dove hanno trasferito il London Bridge?»
Uscirono a Santa Ynez.
«Conosci Montecito?» gli domandò Petra.
«Solo di fama.»
«Cioè?»
«Ricca.»
Accostò lungo un tratto alberato, consultò la sua Thomas Guide , localizzò la via di Ramsey a due miglia da lì, dopo due svolte a destra e una a sinistra, e ripartì. A Montecito la temperatura era dieci gradi più bassa che a L.A. Perfetta. La Santa Ynez Road era costeggiata da frutteti privati. Ricca davvero.
Petra aveva avuto occasione di recarsi qualche volta a Santa Barbara con Nick per semplici gite domenicali, a mangiare frutti di mare sul molo, a dileggiare le creazioni artistiche esposte lungo i marciapiedi. Avevano fiancheggiato Montecito sull’autostrada e Nick ne aveva decantato le bellezze, le grandi tenute, l’architettura spagnolesca, i patrimoni familiari tramandati per generazioni, la classe autentica degli abitanti. A sentirlo parlare, Beverly Hills era un luogo di pezzenti. Decollando in uno dei suoi voli di pindarica ambizione, aveva straparlato sul giorno in cui avrebbero avuto abbastanza soldi da cercar casa lì. Poi non le aveva dato la possibilità di metterlo alla prova.
Accelerò. Ancora nessun abitato in vista, solo il nastro d’asfalto che scavava il suo solco tra le sfumature color terra d’ombra e la clorofilla di alberi secolari, le esplosioni corallo della buganvillea, arance e limoni che scintillavano come gemme. Il cielo era azzurro, le nuvole erano bianche, un sole giallo intenso sorgeva da dietro le montagne, come ritagli neri, screziati di lavanda. Che posto.
Ramsey aveva tutto questo e anche la villa di Calabasas, le automobili, le proprietà. I soldi non sono tutto, ma averne era meglio. Che cosa spingeva i ricchi a sciupare in modo così madornale la loro vita? Lanciò un’occhiata a Ron e dall’espressione intuì che si stava ponendo lo stesso interrogativo.
Il centro commerciale di Montecito era un quadrangolo di botteghe pretenziose in edifici bassi color terra. Poi altra strada. La via di Ramsey era stretta, ombreggiata da ispidi eucalipti, e la sua proprietà ne delimitava la fine, annunciata da pilastri di pietra e un alto cancello nero a volute.
Il cancello era spalancato. L’ingresso era ostruito da un’automobile della polizia di Carpenteria. Un vicesceriffo sostava vicino allo sportello del posto di guida, con una mano sulla fondina; un altro era rivolto al veicolo, con le mani sui fianchi.
«Un comitato di benvenuto?» si meravigliò Petra. Si girò verso Ron. «Gli hai detto che venivamo qui?»
«No.»
Quando furono più vicini, il vicesceriffo davanti all’automobile si portò al centro della strada e li fermò con la mano alzata. Petra ubbidì. Quando l’agente li raggiunse, aveva già estratto il distintivo.
Lui lo studiò. Giovanissimo, alto, robusto, capelli rossi a spazzola, baffi color ruggine di non più di due settimane, bicipiti in evidenza. Girò gli occhi su Ron.
«Banks, sceriffo di L.A. Sono stato in contatto con il capitano Sepulveda.»
«Sì, ce l’ha detto. Dal giorno dell’omicidio abbiamo comunque aumentato le ronde. E abbiamo fatto bene. Abbiamo appena preso un intruso.» Indicò la propria macchina con il pollice.
«Proprio adesso?» chiese Petra.
«Ce l’ha resa facile, aveva lasciato il cancello aperto. Non mi sembra molto per la quale, ci ha coperti di insulti. Sostiene di essere il suocero di Ramsey.»
Petra allungò lo sguardo. Attraverso il lunotto posteriore scorse l’espressione furente del dottor Boehlinger. Lo vide tirare una spallata al finestrino e ritrarsi, evidentemente in preda al dolore. Un chirurgo. Straordinario. Il vicesceriffo che lo sorvegliava disse qualcosa e Boehlinger cominciò a strepitare. Era troppo lontano perché lo sentisse, ma vedeva la bocca spalancata. Dietro il vetro aveva un che di conservato. Furore sottovuoto.
«Ma quello è veramente il suocero di Ramsey», disse.
«Andiamo», ribatté il poliziotto con i capelli rossi. Si chiamava Forbes.
«È il dottor John Everett Boehlinger. Non aveva un documento di identità?»
«Sì, sui documenti c’è scritto così, ma è un nome che noi non abbiamo mai sentito.» Forbes fece una smorfia. «Di sicuro non sembra un dottore. Dovrebbe sentire che bocca.»
«Che cosa stava facendo?»
«Usciva da un capanno per gli attrezzi dietro la casa. La porta era sfondata. È evidente che l’ha aperta a calci. Aveva preso una pala. L’impressione che ci ha dato è che avesse intenzione di schiantare una finestra per entrare nell’abitazione. Dunque è davvero suo padre? Andiamo.»
Petra annuì.
«Merda.» Forbes fece scricchiolare nocche massicce. «Dal modo di fare eravamo certi che fosse un matto. E parlava da matto, di corpi sepolti qui che doveva dissotterrare. Abbiamo dovuto legarlo. Mani e piedi. Non è stato simpatico far su come un salame una persona anziana, ma ha cercato di morsicarci.», Forbes si guardò la mano, liscia e abbronzata. Il pensiero di una ferita corporale era un insulto al suo narcisismo. Lavorando in un tranquillo ambiente di ricchi, era riuscito a mantenersi integro.
«Piccolino», aggiunse, «ma incredibilmente combattivo. Poi siamo riusciti a calmarlo abbastanza da slegargli i piedi. Non volevamo che gli prendesse un infarto o qualcosa del genere.» Scosse la testa. «Suo padre… merdai »
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