David Baldacci - Il biglietto vincente

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Il biglietto vincente: краткое содержание, описание и аннотация

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l destino sembra sorridere a LuAnn, giovane disoccupata: il misterioso signor Jackson le offre infatti il biglietto vincente di una lotteria che vale milioni di dollari. Ma prima di riuscire a godere della sua grande occasione, la ragazza trova a casa il cadavere del suo uomo in un lago di sangue e si scopre braccata dalla polizia, preda di una trappola mortale.
Un intrigo micidiale, costruito come un congegno a orologeria.

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LuAnn si ritrovò in mano un bigliettino con un numero.

— Non c’è qualcosa che vuole dirmi, LuAnn? — chiese Jackson con un sorriso affabile.

Lei lo guardò con curiosità. — Tipo cosa?

— Per esempio… grazie? — disse lui senza più sorridere.

— Gra… grazie. — LuAnn aveva parlato con estrema lentezza, e dovette compiere uno sforzo per distogliere lo sguardo dal volto di Jackson, per riportarlo sul bigliettino che lui le aveva appena dato. Sperava di non essere mai costretta a usarlo. E continuò a tenere lo sguardo abbassato. Perché se lo avesse alzato di nuovo su di lui, sapeva, sentiva , che avrebbe visto le medesime ombre maligne che avevano aleggiato vicino alla tomba di suo padre, inseguendola poi per il solitario Camposanto dei Pascoli del Cielo.

Quando rialzò gli occhi, Jackson era scomparso nella folla.

Si afflosciò contro lo schienale della poltrona. Era già stanca di fughe. E tuttavia, ciò che l’aspettava era nient’altro che una fuga senza fine.

LuAnn aprì il passaporto e guardò le pagine dei visti internazionali ancora immacolate. Non lo sarebbero rimaste a lungo. E anche quel nome estraneo, tra non molto sarebbe diventato parte di lei. Catherine Savage, di Charlottesville, Virginia. Sua madre era nata a Charlottesville, appena prima di trasferirsi con tutta la sua famiglia nel profondo Sud. LuAnn ricordava ancora i suoi racconti delle verdi, dolci colline della Virginia. Spostarsi in Georgia, diventare la moglie di Benny Tyler, aveva ammantato tutto nel sudario delle memorie perdute. Per questo LuAnn aveva voluto che il suo nuovo nome, la sua nuova persona, avesse quelle stesse origini. Savage , selvaggia. Lei era una selvaggia. Lo sarebbe sempre rimasta. A dispetto della colossale ricchezza, e di tutto quello che la ricchezza avrebbe portato. Osservò ancora una volta la faccia sulla foto, toccando la propria faccia, quella finta. La maschera che Jackson aveva creato per lei…

Un poliziotto in divisa era apparso nel perimetro dell’area d’imbarco, forse era uno dei quattro all’ingresso del terminal, forse no. Rapidamente, LuAnn fece sparire il passaporto. Quell’uomo poteva aver notato Jackson al check-in. E ora avrebbe potuto notare lei all’imbarco, stessa faccia, diversi abiti. Diversa donna. LuAnn deglutì a forza e arrivò a rimpiangere che Jackson se ne fosse andato. Mentre veniva annunciato l’imbarco, il poliziotto si diresse verso di lei.

LuAnn si alzò, afferrò la maniglia del seggiolino di Lisa, e nel movimento il pacchetto con dentro denaro, documenti e carte di credito le sfuggì di mano rotolando sotto la poltroncina. LuAnn si chinò goffamente, cercando di tenere la presa sul seggiolino e frugando alla cieca.

— Lasci che le dia una mano, signora.

LuAnn s’inchiodò, piegata in avanti a metà, in equilibrio precario. Dalle nere scarpe lucide del poliziotto, il suo sguardo risalì lungo la divisa blu scuro, il cinturone con la pistola, lo sfollagente, le manette. Raggiunse il volto dai lineamenti duri, squadrati dell’agente, che stringeva nella mano sinistra una foto di lei scattata alla conferenza stampa.

— Ehi, viaggiare con i bambini non è mai una cosa facile — commentò il poliziotto aprendosi in un sorriso. — Sapesse che ridere quando me la devo vedere con i miei, di marmocchi.

Raccolse il pacchetto e lo diede a LuAnn, che lo ringraziò.

— Mo… molte grazie.

— Di nulla — disse lui portandosi la mano alla visiera del berretto e sorridendo a Lisa. — E buon viaggio anche a te, piccolina.

LuAnn lo guardò mentre si allontanava, sentendo il sangue gelarsi nelle vene.

Poiché non c’era obbligo d’imbarco immediato per i passeggeri della prima classe, LuAnn rimase nella sala d’aspetto. Di tanto in tanto allungava il collo, alla ricerca di una sagoma familiare. Non la trovò. Evidentemente Charlie non era venuto. Alla fine, presentò la carta d’imbarco, superò la hostess di terra, percorse il tunnel di connessione e raggiunse l’interno del 747.

— Da questa parte, signorina Savage. Che bella bambina!

LuAnn venne fatta accomodare in uno degli ampi sedili. Sistemò Lisa accanto a sé e accettò un calice di champagne da uno degli steward. La sua attenzione venne attratta dal minischermo televisivo incassato nello schienale del sedile davanti al suo. Era la prima volta che si trovava su un aereo. E si stava godendo in modo davvero principesco questa sua prima esperienza.

Fuori dagli oblò, l’oscurità era fitta. Lisa era quieta, intenta a osservare ogni angolo di quello strano luogo. LuAnn continuò a sorseggiare il vino, gettando occhiate ai passeggeri che continuavano a imbarcarsi. Persone anziane dall’aria danarosa, uomini d’affari, un giovanotto in jeans e giubbotto di pelle. LuAnn credette di riconoscere in lui un celebre musicista rock. Le hostess eseguirono le consuete operazioni di controllo e in pochi minuti tutto fu pronto per il decollo.

Il 747 rullò lungo la pista, i reattori che salivano di giri verso la spinta massima. Il gigante alato schizzò in avanti, guadagnando velocità. LuAnn contrasse le mani sui braccioli, serrando i denti, neppure osando guardare fuori dal finestrino. Una delle sue braccia scivolò a circondare protettivamente Lisa, che peraltro appariva del tutto rilassata.

Poi, quando il 747 fu in volo, LuAnn si sentì come se stesse fluttuando nel cielo su un’enorme bolla. Anzi, un tappeto volante ad alta tecnologia, con sopra la nuova principessa delle Mille e una Notte. Si rilassò. Fuori dall’oblò, la cordigliera scintillante di New York City scomparve a poco a poco nelle tenebre e LuAnn ebbe un breve gesto d’addio. Per sempre. La volontà di Jackson.

— Meno male che almeno Lisa è rimasta la stessa.

LuAnn s’inchiodò contro il sedile. Una mano le era scesa sulla spalla, simile a una pressa. E sopra la mano un volto scavato, all’ombra di un fedora a tesa larga.

Il volto di Charlie.

L’uomo si aprì in un sorriso ancora più largo del cappello, tentando di allentare l’evidente nervosismo.

— Non ti avrei mai riconosciuta. LuAnn, che diavolo è successo?

— È una lunga storia. — Lei gli afferrò la mano con forza, sentendo allentarsi la tensione delle ultime ore. — Perché non cominci tu, Charlie, dicendomi il tuo vero nome?

Dal cielo nero come la pece, una pioggia insistente aveva preso a cadere appena dopo il decollo del 747.

L’uomo, con l’impermeabile nero e il capo protetto da un cappello di Gore-Tex, procedeva per la strada di Manhattan incurante del maltempo, appoggiandosi a un bastone d’ebano.

La donna dai capelli rossi e dalla carnagione livida era svanita. Al suo posto c’era un vecchio di almeno settant’anni, con pesanti borse sotto gli occhi e una corona di capelli stopposi intorno al cranio calvo, disseminato delle chiazze scure dell’età. Il naso era lungo e gibboso, il mento floscio. L’incedere esitante comunicava debolezza e stanchezza.

Jackson preferiva invecchiare quando calavano le tenebre. Voleva sentirsi sul confine del decadimento, sul limite della morte fisica. Alzò lo sguardo nella pioggia battente, frugando le nubi oscure. A quel punto il 747 della British Airways doveva aver raggiunto la Nuova Scozia, preparandosi alla trasvolata atlantica.

LuAnn Tyler non aveva preso il volo da sola. Jackson era rimasto a sorvegliare il cancello d’imbarco. Quando mancavano pochi minuti al decollo, aveva visto Charlie correre lungo il tunnel di collegamento e sparire al di là. Poteva non essere una cosa negativa. Continuava a nutrire dubbi su LuAnn Tyler, seri dubbi.

Lei gli aveva nascosto delle informazioni, cosa che lui normalmente considerava una colpa imperdonabile, ed eliminare Romanello era stata una diretta conseguenza di quelle menzogne. Anche se, doveva ammetterlo, le responsabilità erano in parte sue: era stato lui, in fondo, a ingaggiare quell’uomo. Comunque LuAnn Tyler era diventata il suo primo vincitore a essere ricercato dalla polizia. Il pericolo era ben lungi dall’essere cessato. Di fronte al potenziale disastro, Jackson si sarebbe regolato nel solo modo possibile. Aspettare. E osservare. Nel momento in cui avessero cominciato ad apparire delle linee di frattura, lui le avrebbe immediatamente richiuse. In questa prospettiva, avere con sé Charlie, così coscienzioso, responsabile e affidabile, poteva essere un’ottima cosa per lei. Perché LuAnn era diversa dagli altri, questo era assodato.

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