David Baldacci - Il biglietto vincente

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l destino sembra sorridere a LuAnn, giovane disoccupata: il misterioso signor Jackson le offre infatti il biglietto vincente di una lotteria che vale milioni di dollari. Ma prima di riuscire a godere della sua grande occasione, la ragazza trova a casa il cadavere del suo uomo in un lago di sangue e si scopre braccata dalla polizia, preda di una trappola mortale.
Un intrigo micidiale, costruito come un congegno a orologeria.

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— Tu non devi capire niente — disse LuAnn prendendo in prestito le parole di Jackson. — Ma se io sto al tuo gioco, tu mi devi dare una risposta. E se non mi dirai la verità, potrai pure andare alla polizia perché a me non me ne fregherà più niente.

Romanello la scrutò con diffidenza. — Sentiamo la domanda.

— Che cosa ci facevi nella roulotte? Tu non stavi per niente passando da quelle parti , lo sappiamo tutt’e due.

— Che importanza ha? — ribatté lui stringendosi nelle spalle con noncuranza.

LuAnn allungò una mano, gli afferrò il polso e lo strinse, con una forza che Anthony Romanello non si sarebbe mai aspettato.

— Ti ho detto che voglio una risposta. — LuAnn continuò a stringere. — E sarebbe meglio una risposta esatta.

— Mi guadagno da vivere… — cominciò Romanello con un sorrisetto acido, poi si corresse: — mi guadagnavo da vivere occupandomi dei problemi di certe persone.

— Che problemi? Di che persone? — LuAnn non lo mollava. — C’entrano con la droga di Duane?

Romanello scosse il capo con vigore. — Di droga non ne so niente. Duane era già morto. Forse stava facendo il furbetto, tagliando la merce o tenendosi più soldi del dovuto, e l’altro tipo lo ha fatto fuori. Chi lo sa? E chi se ne frega?

— Cos’è successo all’altro?

— A me lo chiedi? Non sei tu quella che gli ha sfondato il cranio? Non l’hai letta la mia letterina? Anche lui era morto stecchito.

LuAnn non rispose. Romanello abbassò lo sguardo al pugno di lei, ancora serrato intorno al suo polso.

— Ora puoi anche mollare.

— Tu non mi hai ancora risposto. E finché non rispondi, non vedi il becco di un quattrino.

Romanello esitò, ma solo finché la sua avidità non ebbe la meglio.

— Ero alla roulotte per ucciderti — dichiarò in tono piatto.

LuAnn diede un’ultima stretta e finalmente lo lasciò andare. Romanello contrasse le dita più volte per riattivare la circolazione.

— Perché? — domandò LuAnn in un sibilo.

— Non faccio mai domande. Loro pagano e io eseguo.

— Chi ti ha detto di uccidermi?

LuAnn si protese nuovamente verso il polso, ma lui riuscì a ritrarsi in tempo. — Ti ho detto che non lo so. Cosa credi, che ci sediamo a bere un caffè e a discutere di chi devo liquidare? Mi è arrivata una telefonata, e metà del compenso in anticipo. L’altra metà sarebbe arrivata a lavoro finito. Tutto per posta.

— Ma il lavoro tu non lo hai finito.

— Solamente perché il tizio ci ha ripensato.

— Il tizio…

— Quello che mi ha commissionato il contratto.

— E quand’è che ci ha ripensato?

— Quando ti stavo aspettando nella roulotte. Ti ho visto ritornare in macchina e poi andare via a piedi. Sono andato alla mia auto per seguirti e a quel punto il tizio mi ha chiamato sul cellulare. Saranno state le dieci e un quarto.

LuAnn si appoggiò allo schienale… Quindici minuti dopo la scadenza del termine ultimo di Jackson! Ecco come lui si prendeva cura di quelli che non volevano stare al suo gioco.

— E adesso che hai avuto la tua risposta — rispose Romanello sporgendosi in avanti — perché non passiamo a discutere i dettagli del nostro piccolo affare?

LuAnn rimase a guardarlo in silenzio per un buon minuto prima di rispondere. — Se scopro che mi hai raccontato delle balle…

— La sai una cosa? — La sua mano si infilò sotto il giubbotto e si contrasse sul calcio della pistola. — Mi hai proprio rotto i coglioni!

LuAnn lanciò un’occhiata sprezzante alla pistola, prima di tornare a fissarlo negli occhi. — Io sono cresciuta in mezzo a gente fuori di testa, signor Arcobaleno. Gente ubriaca marcia che punta una calibro 12 in faccia a chi capita e che poi tira il grilletto, giusto per sentire il botto. Gente che fa a pezzi qualcuno con un coltellaccio da cucina e che poi scommette su quanto tempo ci mette a crepare dissanguato. E c’era quel ragazzino nero che hanno tirato fuori da un lago, con la gola tagliata e con via tutto quello che aveva fra le gambe. E lo sai perché? Perché qualcuno pensava che girava troppo intorno a una ragazzina bianca. Sono anche abbastanza sicura che mio padre c’entrasse qualcosa. Sai, laggiù non è che la polizia ci diventasse matta. E allora non me ne frega proprio niente della tua pistolina e delle tue cazzate da superuomo. Perciò adesso noi concludiamo la faccenda, e poi, signor Arcobaleno, tu uscirai per sempre dalla mia vita.

Negli occhi di Romanello la minaccia si andò rapidamente dissipando. — D’accordo — disse con tutta calma nel richiudersi il giubbotto.

15

Mezzora più tardi Romanello e LuAnn uscirono dal bar. LuAnn prese un taxi e ritornò all’albergo. E al salone di bellezza, in modo da condurre fino in fondo la sua messinscena con Charlie.

Romanello se ne andò fischiettando, superando l’ombra dell’Empire State Building che si allungava attraverso la strada. Era stata una buona giornata. Gli accordi che aveva preso con LuAnn non erano garantiti al cento per cento, ma il suo istinto gli diceva che lei li avrebbe onorati. Se la prima fetta dei soldi della vincita alla lotteria non fosse stata depositata sul suo conto in banca entro le quarantott’ore successive, lui si sarebbe messo in contatto con la polizia di Rikersville. Avrebbe pagato, Romanello ne era sicuro. Che altra scelta aveva?

Prima di rientrare nel suo appartamento, Romanello si fermò a comprare una bottiglia di buon Chianti. C’era da festeggiare. E si lasciò trasportare da incalzanti fantasticherie sull’incantevole dimora in cui si sarebbe ritirato in qualche angolo del mondo. Nei molti anni passati a fare il killer aveva messo insieme un gruzzolo più che decente. Ma era anche stato costretto a fare bene attenzione a come spenderlo e soprattutto a dove metterlo al sicuro. L’ultima cosa che gli serviva erano gli agenti del fisco a ficcare il naso nei suoi introiti. Con questo memorabile giro di boa, sarebbe stato tutto quanto alle sue spalle. Niente più mestieraccio, niente più cadaveri ingombranti, niente più agenti del fisco. Sì, concluse Romanello, era stata proprio un’ottima giornata.

Non gli riuscì di trovare un taxi una volta fuori dal negozio di liquori, così prese la metropolitana. I treni erano così affollati che a stento trovò posto in piedi. Parecchie fermate dopo, Romanello riuscì a farsi largo nella massa e a riguadagnare la superficie, raggiungendo finalmente casa. Chiuse tutte e tre le serrature, si tolse il giubbotto e si preparò a festeggiare.

Il suono del campanello lo inchiodò con il cavatappi in mano. Romanello scrutò dallo spioncino. L’uniforme marrone di un fattorino della UPS fu tutto ciò che vide.

— Che cosa vuole? — domandò attraverso la porta.

— Ho una consegna per il signor… — Il fattorino controllò nome e indirizzo sulla bolla. — Anthony Romanello.

Romanello notò fra le sue mani un pacchetto squadrato, con un rigonfiamento nel centro. Si decise ad aprire la porta.

— È lei il signor Romanello? — chiese il fattorino. Lui annuì.

Il fattorino gli porse la bolla di consegna. — Soltanto una firma qui, per favore.

— Non sarà una citazione del tribunale? — Romanello sogghignò mentre scribacchiava il suo cognome.

— E no! Non mi pagherebbero abbastanza — disse il fattorino scuotendo il capo. — Mio cognato era un messo della corte civile, su a Detroit. Alla seconda volta che gli spararono addosso, decise che guidare il camion del lattaio era un lavoro molto più sicuro. Tutto a posto. Buona giornata.

— Lo è di già.

Romanello chiuse la porta e tastò il contenuto del pacco attraverso l’involucro. Un sorriso affiorò sulle sue labbra. La seconda metà del suo compenso per il contratto annullato di LuAnn Tyler. Il suo datore di lavoro gli aveva accennato alla possibilità di un annullamento, ma gli aveva assicurato che sarebbe stato comunque pagato per intero. Il suo sorriso svanì di colpo non appena gli venne in mente che quel pagamento doveva essere fatto attraverso la sua casella postale. Nessuno conosceva il suo indirizzo di casa. Nessuno conosceva nemmeno il suo vero nome.

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