«Con una percentuale del tre per cento di infezione da prione.»
«O più.»
«O più», ripeté Matt.
Lanciò uno sguardo al buco in cima alla parete rocciosa e prese la sua decisione.
«Ho la Harley alla casa di mio zio Hal. Posso portarla a Washington in tempo, ma non voglio partire prima di avere visto Nikki. Ne abbiamo passate troppe insieme.»
«Capisco, ma la prego, partiamo il più presto possibile.»
«Certo.»
«E, Matt, mi scusi se proprio ora sono troppo presa dai miei problemi. Mi spiace per suo zio. Mi spiace veramente.»
«Grazie. Spiace anche a me. Lewis, puoi aspettare un po’ prima di far esplodere quelle cariche?»
«Non dobbiamo andare da nessun’altra parte. Non abbiamo neppure un gran bisogno di Lyle. Lui può portarvi col furgone alla tua moto.»
«Fantastico. Lewis, dimmi una cosa. Come diavolo avete fatto a estrarre tanto velocemente le vostre pistole?»
Con un sorriso da orecchio a orecchio, Lewis tirò su la manica della sua giacca, facendo vedere un congegno di cinghie in pelle ed elastici.
«È stato Frank a inventare, un paio d’anni fa, questo aggeggio e ne ha costruito uno per ciascuno di noi. Non li avevamo mai usati, ma oggi li abbiamo indossati perché non ci fidiamo molto di Bass Vernon.»
«Proprio così.»
«È per questo allora che vi scambiavate occhiate come se aveste avuto un segreto.»
«Sapevamo qualcosa che loro non sapevano, questo è sicuro», notò Lewis. «Appena Grimes ha detto ai suoi ragazzi di prenderci le armi e non ha semplicemente premuto il grilletto, abbiamo capito che era un uomo morto, purché il dispositivo di Frank funzionasse a dovere.»
«E lo ha fatto. Ellen, torno subito. Ce la faremo. La casa di mio zio non è molto distante da qui. La sua ragazza non c’è, ma so dove tiene una chiave di riserva.»
«Bene, perché c’è qualcuno che devo chiamare.»
«Torno subito.»
Matt era a metà della parete, quando udì la voce di Nikki.
«Ehi, marinaio, vieni quassù e prendi il tuo distintivo di nuotatore provetto della Croce Rossa.»
Sporca, puzzolente e arruffata, Nikki era appollaiata su un lastrone su un lato della fessura creata da Lewis nella parete massiccia. Matt corse al suo fianco e la baciò senza alcun imbarazzo.
«Sapevo che ce l’avresti fatta», disse Nikki. «Lo sapevo.»
«Non è vero.»
«D’accordo, non ci credevo. Quello che conta, tuttavia, è che tu ce l’abbia fatta.»
«Come va la caviglia?»
«Meglio di pochi minuti fa. Conosci un bravo ortopedico?»
«A dire il vero, sì. Quante persone sono ancora vive laggiù?»
«Che tu ci creda o no, tutti quelli che erano vivi quando te ne sei andato.»
«Anche Fred?»
«Lui sta un po’ meglio. Ho dovuto fare una tracheotomia a Colin.»
«Incredibile. Non hai bisogno di alcuna schifosa sala operatoria.»
Nikki guardò i tre corpi distesi nel sangue tra pietre e polvere.
«Sei stato tu?» chiese.
«Nella mia mente, sì, specialmente Grimes. Non ho sparato, invece, un solo colpo.»
«Non mi sono mai fidata di quel Vinny.»
«Lo so. Senti, è quasi mezzogiorno. Lascia che ti aiuti a scendere. Devo portare Ellen a Washington.»
«Oh, sì, quella prima iniezione è prevista per questo pomeriggio. Sbrigati. Posso scendere da sola.»
«Permettimi di aiutarti.»
Fu una lenta e buffa discesa. Quando arrivarono in fondo, Matt la portò in un angolo sicuro della galleria e la adagiò a terra. Anche sotto la fasciatura che le aveva applicato, sentì l’enorme gonfiore alla caviglia. Le baciò la mano, quindi il collo, e infine le labbra.
«Pensi che piacerebbe pure a te, non so, ecco, stare con me dopo il mio ritorno?»
«Solo se prometti che faremo qualcosa di veramente, ma veramente noioso.»
«Te lo prometto.»
Si baciarono ancora una volta, poi lui corse da Ellen. Nel passare accanto al corpo crivellato di colpi di Grimes, si fermò.
«Visto? Te lo avevo detto che c’erano prove», disse.
Lyle Slocumb, chiaramente compiaciuto della responsabilità che gli aveva conferito Lewis, si mise al volante del vecchio furgone Ford. Matt vide Ellen rimuginare su come superare la leva del cambio che sporgeva dal pavimento dell’auto e le risparmiò la manovra accomodandosi tra lei e Lyle.
«Ce l’avrei fatta», commentò lei, sedendosi accanto a lui.
«Ehi, dopo avere visto cosa ha fatto con quella pietra, penso proprio che possa affrontare qualsiasi situazione. Ho solo pensato che Lyle, dato che lui e io ci conosciamo da quando ero un ragazzo, avrebbe preferito stare vicino a me.»
«Sei matto», lo prese in giro Lyle.
«È vero, e non dimenticartene mai.»
Mentre si allontanavano, Matt lanciò uno sguardo alla montagna, provando un senso di orrore misto a sollievo e a una sensazione di assurdità. Era vero, la discarica di rifiuti tossici era lì, proprio come aveva sospettato. Ben presto i proprietari della miniera sarebbero stati denunciati per la loro mancanza di scrupoli nella ricerca di profitti e la caverna sarebbe stata ripulita. Ma la sua ostinazione nei confronti dei proprietari della miniera e della causa della sindrome di Belinda l’aveva tenuto lontano dalla verità ed era costata, almeno fino a un certo grado, molte vite, e, per lui, quella del suo padrino. Sapeva inoltre che ci sarebbero stati guai per Lewis e i suoi fratelli. Gli Slocumb erano diventati leggendari per la vita misteriosa, da eremiti, che conducevano. Ora, a meno di non trovare un modo per dissociarli dalla carneficina nella galleria, ci sarebbero state pubblicità, inquisizioni, investigazioni e, con ogni probabilità, anche accuse per detenzione di armi.
Nel suo intimo, scrollò le spalle. Aveva fatto ciò che aveva ritenuto fosse giusto fare e l’aveva fatto come meglio poteva. Era così che gli era stato insegnato a vivere. A se stesso non poteva chiedere nulla di più, ma nemmeno poteva negare il fatto che i suoi eccessi contro la miniera avevano quasi dato a Grimes e ai suoi accoliti del Lasaject la possibilità di mettere a segno il loro tradimento letale. Con il tempo avrebbe dovuto affrontare il modo in cui si era occupato della faccenda, forse con l’aiuto di Nikki. Per ora, tuttavia, essenziale era concentrarsi su altre cose. Quello che importava adesso era battere Washington sul tempo e mettere Ellen nella posizione di bloccare la prima iniezione di Omnivax e così tutte le successive.
Tre per cento.
Quella cifra gli riecheggiava nella mente. Il tre per cento di decine di migliaia di bombe a tempo biologiche che diffondevano una malattia infettiva e senza cure, priva di test diagnostico e che non si manifestava per una decina di anni o più.
Tre per cento.
«Ce la faremo prima che venga fatta quella iniezione, anche se arriveremo all’ultimo secondo.»
«Non se finiamo nelle statistiche degli incidenti stradali.»
«D’accordo, resterò entro i limiti di velocità. Ha mai viaggiato in sella a una motocicletta?»
«Una volta.»
«E?»
«Ho vissuto a lungo, dottore. Nel corso degli anni ho avuto un sacco di occasioni, non le dice niente il fatto che abbia risposto ‘una volta’?»
Matt sorrise.
«La mia moto le piacerà, Ellen. Glielo prometto. Lyle, la prossima a sinistra. La strada di mio zio è a meno di cinque chilometri da qui.»
«Bene», ribatté Lyle.
Osservando quell’uomo, capelli grigi sempre più radi, naso aquilino, pelle rovinata dal sole, un sorriso sdentato ma simpatico, Matt si chiese se Lyle, o uno qualsiasi dei suoi fratelli, avesse mai preso la patente. Erano di certo un gruppo strano, eppure parevano vivere una vita appagante. E ora, ancora una volta, Matt doveva loro la vita. L’essere diventato loro amico era un premio immeritato di quella corsa in bicicletta a casa loro di tanti anni fa.
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