«Ottimo lavoro», si congratulò Helen Beaton. «Apprezzo la sua iniziativa. Quel genere di dati non deve essere di dominio pubblico. I tassi di mortalità sono aumentati, da quando lavoriamo per il CMV. Ci mandano un buon numero di pazienti in situazioni critiche.»
«Sono certa che statistiche di quel genere non aiuterebbero le nostre pubbliche relazioni», osservò Hortense.
«La nostra preoccupazione è proprio questa.»
«Avrei dovuto dire qualcosa al dottor Wilson?»
«No, no. Ha cercato qualche altra cosa?»
«È rimasto qui a lungo, ma non ho idea di che cos’altro abbia cercato.»
«Il motivo per cui lo chiedo è che il dottor Wilson è stato sospeso dal CMV. Se dovesse ritornare, me lo farà sapere?»
«Certamente.»
«Scusi, lei è Carl Hobson?» chiese Calhoun al poliziotto in uniforme che stava uscendo dal diner.
«Sì.»
«Mi chiamo Phil Calhoun.»
«L’ho vista alla stazione di polizia. È amico del mio capo.»
«Eh, ci conosciamo da anni. Ero nella polizia di Stato, ma poi sono andato in pensione. Le spiace se le faccio una domanda personale?»
«Be’, no…» rispose Carl, punto dalla curiosità.
«Carleton, all’ Iron Horse Inn , mi ha detto che lei ha un tatuaggio. Siccome sto pensando di farmene fare uno, mi voglio un po’ informare, prima. Sono tanti, in città, che ne hanno uno?»
«Eh, qualcuno.»
«Lei quando se lo è fatto fare?»
«Ero ancora al liceo.» Carl rise imbarazzato. «Un venerdì sera siamo partiti in cinque e siamo arrivati a Portsmouth, nel New Hampshire. Lì ci sono un sacco di saloni dove fanno i tatuaggi. Eravamo tutti brilli.»
«Chissà che male!»
«Non saprei. Gliel’ho detto, eravamo ubriachi.»
«E anche gli altri quattro sono ancora in città?»
«Soltanto tre: Steve Shegwick, Clyde Devonshire e Mort Abrams.»
«E ve lo siete fatto fare tutti nello stesso posto?»
«No. In quattro abbiamo scelto il braccio, chi il bicipite, chi l’avambraccio. Clyde Devonshire, invece, se lo è fatto fare sul petto, sopra i capezzoli.»
«E chi sono quelli che ce l’hanno sull’avambraccio?»
«Non ne sono del tutto sicuro», ammise Carl. «Mi sembra Shegwick e poi quello che ha cambiato città, Jay Kaufman.»
«E me lo farebbe vedere il suo?»
«Certamente!» Carl si sbottonò il polsino e tirò su la manica della camicia. Poco sotto la spalla; un lupo ululava alla luna.
Quando David tornò a casa, scoprì che Nikki cominciava a stare peggio. All’inizio si lamentò solamente di crampi allo stomaco, ma verso sera cominciò a soffrire anche di nausea e di eccessiva salivazione, gli stessi sintomi che aveva avuto David la mattina prima, gli stessi delle cinque infermiere e cosa ben più allarmante, gli stessi dei pazienti che poi erano morti.
Alle sei e mezzo la bimba era apatica, dopo diverse scariche di diarrea, e David era terrorizzato di non averla portata via in tempo dall’ospedale. Però non condivise i suoi timori con Angela, già abbastanza provata nel vedere la figlia stare così male. Cercò di calmarsi, dicendosi che lui e le infermiere ne erano usciti indenni, forse perché si erano esposti a una dose minima dello sconosciuto agente patogeno. La stessa cosa poteva essere accaduta a Nikki.
Calhoun arrivò alle sette in punto, stringendo un foglio e un sacchetto di carta.
«Ho altre nove persone con un tatuaggio», annunciò.
«Io ne ho venti», ribatté David, cercando di avere un tono allegro.
«Mettiamoli insieme», propose Calhoun.
Escludendo i doppioni, misero insieme un elenco di venticinque persone.
«La cena è pronta», li chiamò Angela, che si era data da fare a preparare un vero banchetto, nell’intento di rallegrare gli spiriti.
Calhoun tirò fuori dal sacchetto due bottiglie di Chianti e seguì Angela e David in sala da pranzo.
«Dov’è Nikki?» domandò.
«Non ha fame», rispose Angela.
«Sta bene?»
«Ha lo stomaco un po’ sottosopra», rispose lei. «Non c’è da stupirsi, con tutto il trambusto di oggi. Ma l’importante è che non abbia febbre e che i suoi polmoni siano puliti.»
David strinse le labbra e non disse niente.
«Che cosa facciamo ora che abbiamo l’elenco delle persone con i tatuaggi?» domandò Angela.
«Procediamo in due modi», propose Calhoun. «Prima facciamo una ricerca al computer sui trascorsi di ognuno, e questa è la parte più facile. Secondo, io comincio a parlare con loro. Ci sono cose che dobbiamo scoprire, come per esempio dove ognuno di loro ha il tatuaggio e se è stato danneggiato. Il tatuaggio che è stato graffiato da Hodges doveva essere in una parte del corpo facilmente raggiungibile durante una lotta. Se troviamo qualcuno che ha un cuoricino sul sedere, non c’interesserà troppo.»
«Qual è il posto più probabile, secondo lei? L’avambraccio?» domandò Angela.
«Direi di sì, magari il polso. Non dobbiamo neppure escludere il dorso della mano, anche se è un posto poco comune per chi fa tatuaggi di professione e i pigmenti trovati al microscopio sono usati solo da professionisti.»
«Come facciamo la ricerca al computer?» domandò ancora Angela.
«Tutto quello che ci serve è il numero della sicurezza sociale e la data di nascita. Dovremmo ottenerli all’ospedale.» Calhoun guardò David, che annuì. «Poi il resto sarà facile. È sbalorditiva la quantità di banche dati che esistono, gestite da società che operano nel campo dell’informazione. Sareste sorpresi da ciò che si può scoprire con una tariffa irrisoria.»
«Vuol dire che quelle società possono spiare nelle banche dati private?» si stupì Angela.
«Certo. La gente non se ne accorge, ma chiunque con un computer e con un modem può ottenere una montagna di informazioni su chi gli pare.»
«Che genere di informazioni cercherebbero?»
«Di tutto. Situazione finanziaria, fedina penale, la storia lavorativa, acquisti, uso del telefono, annunci economici. È un po’ come andare a pesca. Ma saltano fuori cose interessanti, anche se si ha un gruppo di venticinque persone che sono apparentemente le più normali all’interno di una comunità. Ne sareste scioccati.»
«Lei faceva questo, quand’era poliziotto?» chiese Angela.
«Sempre. Tutte le volte che c’era un gruppo di sospetti facevamo un controllo al computer e trovavamo sempre qualcosa di sporco. E in questo caso, se David ha ragione e l’assassino pratica l’eutanasia, non so immaginare che cosa potremmo trovare. Magari scopriamo che si è lanciato in altre crociate, come salvare gli animali randagi dai canili, ed è stato arrestato per avere novecento cani in casa. Vedrete che ne scopriremo delle belle. Però avremo bisogno di qualche mago del computer che ci aiutasse a entrare nelle banche dati.»
«C’è un mio ex ragazzo che lavora al MIT», disse Angela. «È un genio del computer.»
«Chi è?» domandò David. Non aveva mai sentito parlare di quell’ex ragazzo di sua moglie.
«Robert Scali», rispose Angela che poi si rivolse a Phil Calhoun: «Pensa che ci potrebbe aiutare?»
«Perché non ne ho mai sentito parlare?» insistette David.
«Non ti ho raccontato ogni minimo dettaglio della mia vita. Siamo usciti insieme qualche volta quando eravamo matricole al Brown.»
«Ma sei rimasta in contatto con lui, da allora?»
«Ci siamo visti un paio di volte negli ultimi anni.»
«Non posso credere a ciò che sento!» esclamò David.
«Ti prego, non essere ridicolo!» esclamò lei, esasperata.
«Penso che il signor Scali possa andare», affermò Phil Calhoun. «Altrimenti, conosco alcune società che lo possono fare per una tariffa modesta.»
«A questo punto, sarà meglio evitare ogni tariffa», decise Angela e cominciò a sparecchiare.
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