La faccenda andò avanti per diversi mesi, mentre la vita si faceva sempre più ripetitiva e Deborah sempre più grossa, finché fu grossa abbastanza da poter fissare la data della festa preparto. La sera in cui stringevo l’invito tra le mani, domandandomi quale sarebbe stato il regalo migliore per il lieto evento, percepii di nuovo il richiamo di quella voce sommessa. Mi voltai, e stavolta, incorniciata dalla finestra, la vidi.
La luna.
Tonda, luminosa, deliziosa e tentatrice.
Mi chiama, mi attira e brilla ammiccante, splendida luna sbruffona; mi sussurra dolcezze nel suo tono gelido e furtivo, da rettile, scandisce il mio nome con la sua voce ombrosa, oscura e vellutata, un tempo così familiare e rassicurante, e stranamente anche adesso così gradita.
Bentornata, amica mia.
Ancora una volta percepisco le ali oscure frusciare e dispiegarsi nei sotterranei bui e odo il lieto sussurro del Passeggero che cessa le ostilità e invoca a gran voce la nostra riconciliazione.
È ora, annuncia, con il trillo gelido di chi ha compreso che le cose torneranno come prima. È proprio ora.
Sul serio.
Così, nonostante pensassi di esser andato oltre, lontano dai deviati impulsi del Passeggero, mi ero sbagliato. Continuavo a provarli, persino più intensamente di un tempo, ed ero sempre più attratto dalla paffuta luna sanguigna che pendeva dalla finestra con quel ghigno malizioso e beffardo, incitandomi a compiere ciò che andava compiuto, subito.
Adesso.
Nei recessi della mia anima neonata sapevo che non avrei dovuto risponderle, per niente al mondo, a nessun costo, in nome dei miei obblighi familiari, uno dei quali l’avevo proprio tra le mie dita, l’invito alla festa di Deborah. Presto ci sarebbe stato un nuovo Morgan, una nuova vita di cui avere cura, compito da non prendere con leggerezza, non in questo mondo pericoloso e crudele. E la voce della luna, pastosa e vibrante, mi sussurrava, ammiccante, che avevo ragione. E come negarlo? Viviamo, senza ombra di dubbio, in un mondo rischioso e spietato. Per questo è giusto renderlo migliore e più sicuro, un pezzo alla volta, specialmente quando quest’esigenza si coniuga alla perfezione con i nostri obblighi familiari.
Il pensiero affiorò poco alla volta per poi dispiegarsi secondo una logica ferrea, perfetta. È giusto, molto giusto, oh, così giusto e allo stesso tempo così ordinato… è come se tanti pezzettini sparsi venissero messi l’uno vicino all’altro, e fatti combaciare. Perché dopo tutto ci sono i miei obblighi familiari, ma c’è anche quella voce, ammaliante come il canto di una sirena, e il suo richiamo è talmente forte e il suo tono talmente allegro e vibrante da impedirmi di rifiutare.
E allora ci dirigiamo verso il polveroso armadio del mio ufficio e riempiamo il borsone da ginnastica.
Torniamo in salotto dove Rita e i bambini stanno guardando la TV, e in braccio a Rita c’è Lily Anne…
Per un istante mi blocco inebetito e la guardo. Ha la faccina affondata nel grembo della mamma e per qualche lungo secondo la visione di lei è più forte di qualsiasi canto che la luna possa mai intonare. Lily Anne…
Ma la profonda melodia della notte mi penetra dentro insieme al mio respiro, e io mi ripeto: è per lei che facciamo tutto questo, stasera. Per Lily Anne, per tutte le Lily Anne, perché il mondo diventi un posto migliore. Allora l’euforia e il gelido raziocinio mi investono, un’altra volta, e ci chiniamo a baciare mia moglie sulla guancia. — Devo uscire un momento — diciamo, in una perfetta imitazione della voce umana di Dexter.
Non appena Cody e Astor ci sentono, si drizzano sul divano e fissano il borsone da ginnastica con gli occhi sgranati, ma noi li zittiamo con uno sguardo.
— Che cosa? Oh… ma è… d’accordo, se devi proprio… Puoi prendere il latte visto che esci? — dice Rita.
— Il latte — ripetiamo. — Ciao.
E mentre Cody e Astor ci fissano impressionati al pensiero di quel che presto succederà, noi siamo già fuori, sotto la tiepida e lucente coperta lunare che avvolge la notte di Miami, e ora avvolge anche noi, pronti ad agire nel nome del nostro Bisogno e insieme dei nostri Doveri. Ancora una volta scivoleremo furtivi nel buio in cerca del regalo perfetto per una futura mamma, del dono prezioso per una sorella speciale, un dono che può indovinare soltanto un fratello, l’unico in grado di offrirglielo.
Bobby Acosta.
Non avrei potuto scrivere questo libro senza il prezioso aiuto di alcune splendide persone che lavorano alla Scientifica. In particolare desidero ringraziare Samantha Steinberg, Sharon Plotkin e Lisa Black. Se ho sbagliato qualcosa, è perché non le ho consultate in merito.
La mia gratitudine va a Jason Kaufman, il mio editor americano, che non ha mai smesso di sostenermi: la sua paziente guida e i suoi saggi consigli sono stati fondamentali per la riuscita di questo libro, e anche molto apprezzati.
Inoltre, senza il mio agente Nick Ellison, Dexter non sarebbe mai esistito: santissimo Nick, ti ringrazio.
Come sempre, Bear, Pookie e Tink mi hanno dato affetto e calore umano, e mi hanno fatto sentire che ne valeva la pena.
Jeff Lindsay, pseudonimo di Jeffry P. Freundlich, vive in Florida con la moglie, la scrittrice Hilary Hemingway, nipote di Ernest. È conosciuto soprattutto come autore della serie di romanzi incentrati sulla figura di Dexter Morgan, da cui è stata tratta una famosa serie televisiva.
DEXTER DAI ROMANZI ALLA SERIE TV: ANALISI DI UN FENOMENO
di Romano De Marco
Dexter Morgan è un tecnico ematologo della polizia scientifica di Miami, in Florida.
È un lavoratore efficiente, gentile e disponibile con i colleghi e vero punto di riferimento, sia affettivo che professionale, per la detective Deborah Morgan, sua sorella.
Fidanzato con Rita, madre separata di due bambini con i quali è prodigo di attenzioni e affetto paterno, ha un bell’aspetto, una bella casa, un buon lavoro e tante persone che lo stimano e gli vogliono bene. Una vita perfetta, se non fosse per un piccolo ma fondamentale particolare: Dexter è un serial killer di serial killer.
Stana le sue vittime, le cattura, le giustizia seguendo un collaudato rituale e le fa a pezzi, gettandone i resti in alto mare, dentro sacchi di plastica ermeticamente sigillati. Il tutto nel rispetto del “codice”di sicurezza tramandatogli dal padre adottivo Harry, le cui regole gli impediscono di uccidere gli innocenti e lo aiutano a evitare di essere scoperto e incriminato.
Anche Harry era un poliziotto, ed è stato l’unico al mondo ad aver scoperto il segreto di Dexter. È suo il merito (o la colpa?) di aver trovato la maniera di incanalare l’irrefrenabile pulsione omicida del figlio adottivo verso una “giusta causa”.
Nell’aprile del 2009, a Roma, ebbi il piacere di conoscere Peppe Fiore, giovane e brillante autore napoletano che, fra le sue molteplici attività, svolge anche quella di “cacciatore” di sceneggiature per fiction televisive, per conto di una società capitolina. L’occasione fu una serata-dibattito sul tema dei booktrailer, alla quale partecipai come relatore.
Grazie a quell’incontro io e Peppe scoprimmo di essere entrambi animati da un’estrema, malsana passione per i serial televisivi americani. All’epoca non conoscevo ancora la serie TV Dexter (se non per un paio di episodi slegati che avevo seguito occasionalmente sulla televisione in chiaro) e rimasi perplesso quando il mio eclettico interlocutore la definì, senza mezzi termini, “il punto di non ritorno dei serial TV”.
A più di due anni di distanza, dopo aver visionato le prime cinque stagioni dello show televisivo, per complessivi sessanta episodi, e nella spasmodica attesa di gustarmi l’imminente sesta serie (in onda negli USA dal 2 ottobre al 18 dicembre 2011), posso dire che quell’affermazione, oggi, mi appare non solo assolutamente centrata, ma anche vagamente profetica. Questo perché, nel 2009, era ancora prematuro avere il quadro completo di un progetto che si è andato costruendo puntata dopo puntata, serie dopo serie, passando attraverso lo sconvolgente episodio Gateway (nella versione italiana La storia si ripete), finale di una quarta strepitosa stagione, seguita da una quinta che definirei “di transizione” e di preludio a quella che si preannuncia come la migliore serie di Dexter fino a oggi prodotta.
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