Il fantasma di Margaret Houg
Elton Varfi
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NOTA DELL’AUTORE
Il presente volume è opera di pura fantasia. Ogni riferimento a nomi di persona, luoghi, avvenimenti, fatti storici, siano essi realmente esistiti o esistenti, è da considerarsi puramente casuale e involontario.
Il fantasma di Margaret Houg Il fantasma di Margaret Houg Elton Varfi
Capitolo I
Capitolo II
Capitolo III
Capitolo IV
Capitolo V
Capitolo VI
Capitolo VII
Capitolo VIII
Capitolo IX
Capitolo X
Capitolo XI
Capitolo XII
Capitolo XIII
Capitolo XIV
Capitolo XV
Capitolo XVI
Epilogo
Capitolo I
Quella mattina Ernest si sentiva già stanco e non voleva rispondere al telefono che stava squillando con insistenza. Alla fine si alzò e prese in mano la cornetta. Dall’altra parte del telefono sentì la voce del suo amico Roni che sembrava essere più strana del solito.
Quel giorno sembrava che l’amico fosse partito in quinta ed Ernest non aveva avuto neanche il tempo di dire pronto prima di trovarsi sommerso dalle domande.
“ Ehi, furbacchione! Com’è che non ti sei fatto vivo per una settimana? Non rispondi neanche al telefono! Si vede che non hai più bisogno di soldi! Hai vinto alla lotteria, per caso?”
“ No, Roni, non ho vinto nessuna lotteria e per la verità un po’ di soldi mi farebbero comodo, ma non capisco cosa abbiano in comune i soldi con te,” gli rispose Ernest con ironia.
“ Bell’amico che sei! Io mi faccio in quattro per te e questo è il tuo ringraziamento?”
“ Cosa?” rispose Ernest, che quella frase non riusciva proprio a capirla.
“ Fra mezz’ora sono da te, così ti spiego tutto.” disse Roni, staccando la chiamata.
Ernest rimase con la cornetta in mano e un sorriso sulle labbra che denotava la sua forte perplessità per quell’insolito comportamento dell’amico. In effetti gli faceva piacere vedere Roni che era il suo migliore, e, forse, l’unico amico, ma si sentiva distrutto per la notte precedente; così decise di fare una doccia.
Stranamente era tornato di buon umore, non capiva bene perché. Forse era stata la lunga e rilassante doccia o forse il pensiero dell’arrivo di Roni che riusciva sempre a farlo stare bene. Era l’unico che gli era stato vicino nei momenti difficili, dandogli coraggio e assecondandolo in ogni decisione. Era stato al suo fianco quando aveva abbandonato la Squadra Omicidi di Scotland Yard e quando Luisa lo aveva lasciato. Ernest non sapeva cosa avrebbe fatto senza Roni.
Mentre questi pensieri si avvicendavano nella sua mente, qualcuno bussò alla porta. Era Roni.
“Ti vedo in gran forma.” disse Ernest al suo amico, il quale, appena vide l’espressione di Ernest, capì subito che c’era qualcosa che non andava.
“Ieri sera è stata una serataccia, vero? E non dirmi di no perché ti conosco molto bene. Non puoi fregarmi.” riprese Roni.
Ernest annuì e Roni continuò: “Scommetto che hai visto Luisa o mi sbaglio?”
Ernest, che non aspettava altro, replicò: “Si, l’ho vista per caso ieri sera e mi sono comportato come un vero idiota. Non sono stato in grado di dirle una parola, ci siamo solo salutati e lei è andata via. Più tardi le ho telefonato per invitarla a cena.”
“E lei?” domandò Roni, certo che la risposta non potesse essere positiva, vista la condizione in cui aveva trovato l’amico
“Beh… non ha neanche risposto alla mia chiamata.”
“E allora? Che c’è di strano? Se non è a casa non ti può rispondere. Non ti devi abbattere per questo.”
“Non cercare di consolarmi, Roni, è inutile. Ormai è finita per sempre. Ma la cosa che mi fa più rabbia è che non ho ancora capito che cosa l’ha allontanata da me. Pensavo che lasciando il lavoro di investigatore saremmo riusciti ad avvicinarci e invece lei mi ha lasciato.”
Dopo lo sfogo di Ernest, per qualche minuto rimasero in silenzio, poi Roni si alzò e gli chiese:
“A proposito, sei ancora un investigatore privato o hai dato le dimissioni?” e senza aspettare la risposta dell’amico continuò “Ho un lavoro per te.”
“Di cosa si tratta?” chiese Ernest.
“Non lo so di preciso, ma lavorerai per una persona molto importante.”
“E chi sarebbe questa persona importante?” chiese ancora Ernest, incuriosito per l’offerta.
“James Houg.”
Un fischio di approvazione uscì dalle labbra di Ernest: “Il banchiere?” domandò.
“Proprio lui in persona. Allora, che ne dici?”
“Dimmi una cosa, Roni, ma com’è che tu conosci Houg?”
“È un appassionato di antiquariato e viene spesso nel mio negozio. È così che ci siamo conosciuti” disse Roni, e continuò “ Ultimamente ha un problema da risolvere e ha bisogno di una mano. Gli ho parlato di te e mi ha detto che sei proprio l’uomo che fa al suo caso.”
“Ma non avevi detto prima che non sapevi di cosa si trattasse?” domandò Ernest, guardando il suo amico negli occhi.
“Si… si…. io non so niente, ma un po’ di pubblicità non guasta mai; poi tu sei in gamba ed io ho detto solo la verità. Ti dico un’ultima cosa: se tu decidessi di accettare la proposta di Houg guadagneresti un bel po’ di soldi.”
“Senti, Roni, secondo me tu sai molto più di quello che dici, amico mio, ed io francamente non capisco perché non voglia dirmi la verità. In ogni caso, in questo momento voglio fare qualcosa e soprattutto ho bisogno di soldi e quindi sono disposto a parlare con Houg e capire di cosa si tratta.”
“Allora accetti?” disse Roni quasi gridando per la gioia “ Non ti preoccupare, con Houg parlerò io e fisserò un appuntamento; tu invece cerca di metterti in sesto e di avere un aspetto migliore.”
“Questo sarà molto difficile, visto che madre natura è stata molto poco generosa con me.” rispose Ernest ridendo.
“Tu hai voglia di scherzare, amico mio. Adesso devo proprio scappare perché ho tante cose da fare.” disse Roni che, dopo avere salutato l’amico, uscì.
Ernest rimase di nuovo da solo, ma Roni lo aveva contagiato con il suo ottimismo tanto che stava valutando la possibilità di telefonare a Luisa per invitarla fuori a cena.
Dopo diversi ripensamenti la chiamò, ma Luisa non rispose ed Ernest si ricordò che a quell’ora lei lavorava.
Non sapeva cosa fare e avendo tutta la giornata da riempire in qualche modo, decise di andare ad incontrare Luisa davanti al negozio dove lavorava. Lungo la strada si stava scervellando su come lei avrebbe reagito al suo invito, poiché ultimamente lei aveva deciso di evitare gli incontri con lui. Ma poi pensò che non aveva proprio nulla da temere, visto che erano stati sposati per ben due anni.
Mentre pensava, non si accorse nemmeno di essere già arrivato davanti al negozio dove lavorava Luisa. Per un po’ rimase fuori, ma poi raccolse tutte le sue forze ed entrò.
La vide subito, lei era lì, più bella che mai, ed Ernest capì che l’amava come mai aveva amato nessun’altra donna in tutta la sua vita. Poteva restare fermo lì per ore ed ore solo a guardarla e non si sarebbe mai stancato di farlo. Per un momento sarebbe voluto tornare indietro e lasciare stare tutto, ma poi prese coraggio e si avvicinò.
“Ciao, Luisa.” le disse.
Luisa sembrava contenta di vederlo e questo lo fece stare bene.
“Ciao, Ernest, che bella sorpresa; come mai da queste parti?” domandò.
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