“Si, è proprio una bella ragazza. Quando l’ho vista mi è sembrata una faccia conosciuta; forse l’ho già vista da qualche parte, ma non ricordo dove.”
“Anche a me ha fatto la stessa impressione quando l’ho vista per la prima volta. Ma questo succede perché ha una faccia troppo comune.” disse Roni, contento che il discorso stesse prendendo un’altra piega.
Ma non aveva fatto bene i calcoli con la capacità di Ernest di rimanere ancorato ad un argomento fino a quando non fosse riuscito a vedere la luce.
“Credo tu sappia quali giornali scrissero di Houg e della morte di sua moglie, giusto?”
“Un po’ tutti, ma ora non ricordo bene quali perché è stato più di un anno fa. Dimmi la verità, Ernest, perché ora mi stai facendo tutte queste domande? Perché ti interessa così tanto com’è morta Margaret Houg?” chiese Roni all’amico.
“Perché sarò io a fare i conti con il fantasma della signora Houg e credo di dover sapere com’è morta, non credi?” rispose il detective, guardando il suo amico negli occhi.
“Allora vuoi dire che accetterai la proposta?” domandò impaziente Roni.
“Certo. Come potrei dire di no ad una proposta del genere? Non dovrò neanche faticare molto, visto che Houg mi ha già dato due piste da seguire.”
“Quali sarebbero queste due piste?” chiese di nuovo Roni.
“Una: ci sarà una spiegazione logica. Due: potrebbe avere causato tutto la troppa immaginazione del figlio …” rispose Ernest, che sembrava un po’ nervoso.
“ A te il signor Houg non sta molto simpatico o sbaglio?”
“Soprattutto, non mi sembra una persona molto pulita.” rispose di nuovo Ernest e continuò “Lo conosco da poco, ma credo che non dica tutta la verità e non sopporto il suo modo arrogante di parlare.”
“A me invece è sembrato molto educato.” commentò Roni.
“Sarà. Ma non ho gradito il tentativo di condizionarmi, dicendomi che forse era il figlio che aveva immaginato tutto.”
“Non penso che Houg ti volesse condizionare. È solo preoccupato per la situazione e ha cercato di darti il suo parere in proposito. Non vedo nulla di male in questo. Piuttosto, quando credi di comunicare a Houg la tua decisione?”
“Prima possibile; anche se la storia che racconta Houg non mi convince molto.”
“Se dovessi avere bisogno del mio aiuto, basta che tu lo chieda e sarò ben lieto di dartelo.” disse Roni, ma Ernest stava pensando e sembrò non ascoltarlo affatto.
“Va bene, ho capito, ora non parlo più.” replicò Roni e restò in silenzio.
Nello stesso momento squillò il telefono e James Houg sollevò la cornetta.
“Allora?” chiese una voce dall’altro capo della linea.
“Penso che si possa fare. Molto presto ti darò una risposta.” disse Houg.
“Molto bene, signor Houg, vedo che comincia a capire.” replicò il suo interlocutore e riattaccò bruscamente.
Houg rimase con la cornetta in mano per un paio di minuti, poi la mise giù e uscì dallo studio.
Capitolo III
Luisa non riusciva a capire cosa l’avesse spinta a chiamare Ernest e invitarlo a cena. Ormai era troppo tardi per ripensarci, fra poco lui sarebbe arrivato da lei. Ella era consapevole che durante la cena il discorso avrebbe preso una piega che non le sarebbe affatto piaciuta. Ernest avrebbe fatto delle domande legittime, ma lei non era pronta a rispondere e lui ci sarebbe rimasto male ancora una volta. Si sentiva una stupida, ma la cosa che la faceva stare ancora più male era che ormai non poteva più fare niente; poteva solo stare ad aspettare gli effetti collaterali della sua brillante idea. Stava pensando queste cose quando suonò il campanello della porta.
Luisa andò ad aprire e si sentì terribilmente in colpa quando vide Ernest con un gran mazzo di rose in una mano e una bottiglia di vino nell’altra.
“Le rose sono tutte per te, invece il vino è per me.” disse Ernest che si sentiva l’uomo più felice sulla faccia della terra.
“Sono bellissime, ma non dovevi disturbarti tanto.”
“Ma quale disturbo! Tu stasera hai deciso di assumerti il difficile compito di sfamarmi e questo è il minimo che potessi fare per ricambiare.” rispose Ernest sorridendo.
Luisa rimase di sasso davanti alla porta, prese le rose fra le mani e non sapeva che cosa dire. Ernest, che sembrava non avere perso l’uso della parola, chiese: “Non è meglio se entriamo, adesso?”
“Ma si, certo, scusami. Accomodati pure.” disse Luisa, liberando l’ingresso.
“Lo trovo carino, qui, veramente delizioso.” disse Ernest appena entrò, ma non ricevette risposta “Suppongo che ti trovi bene, in questo appartamentino” continuò allora lui.
“Si, per la verità mi trovo molto bene” rispose Luisa, sistemando i fiori in un vaso “Non è niente male, veramente. Sto quasi pensando di trasferirmi qui. Che ne dici?... Ti piace l’idea?”
“Non penso proprio che sia una buona idea che tu….”
“Ehi, cosa ti succede? Sto scherzando, Luisa, non sono ancora impazzito.” l’interruppe Ernest “Dimmi la verità: non sei per niente contenta di avermi invitato o mi sbaglio?”
“No, no. Ma mi fa uno strano effetto essere di nuovo a cena con te dopo tutto questo tempo.” disse Luisa, cercando di sorridere.
“Sono passati solo dieci mesi, non è tantissimo tempo.” mormorò allora lui “Comunque ho molto gradito il tuo invito e non ci vedo niente di strano se ceniamo insieme. Per me è la cosa più normale del mondo e non…”
“Da quando sei diventato così chiacchierone?” lo interruppe Luisa, sorridendo con gusto.
“Che cosa vedono i miei occhi! Luisa sta sorridendo, non riesco a crederci.” disse Ernest, scherzando.
Forse non si poteva parlare di risate vere e proprie, ma certamente era più sciolta. Ernest si avvicinò e l’abbracciò per manifestare tutta la sua approvazione.
“Tutto a posto, allora?” proseguì lui “Vedi, non ci vuole tanto per stare meglio.”
“Complimenti, sei diventato un chiacchierone con uno spiccato senso dell’umorismo. Da te proprio non me lo sarei aspettato.”
“Lo so, purtroppo hai un’idea sbagliata di me, ma pazienza. Allora, cos’è questo delizioso odore che viene dalla cucina?”
“Fra poco lo vedrai.” rispose Luisa.
“Come cuoca sei bravissima. Mi hai cucinato cose buonissime; ancora oggi rimpiango i tuoi fagottini ripieni di carne …”
“Il lavoro come va?” interruppe Luisa, come se volesse cambiare discorso “Ora sei un investigatore privato o mi sbaglio?”
“Si, ma a dire il vero non ho avuto molto da fare. Da pochissimo, però, ho ricevuto una proposta seria.”
“Di cosa si tratta? Se non sono indiscreta…” chiese Luisa.
“Devo dare la caccia a… una donna.”
“Qualche marito geloso ti ha messo alle costole della moglie?” ipotizzò Luisa, sorridendo “Non riesco ad immaginarti come guardone.”
“No, ti sbagli, non si tratta di questo. Sarebbe più facile. La cosa è molto più complicata di quello che sembra. Purtroppo non posso dire di più.”
“Capisco, segreto professionale. Non ti faccio più domande. Ora è meglio che ci mettiamo a tavola, penso che la cena sarà pronta.” disse Luisa e andò in cucina.
Ernest si accomodò a tavola e proprio mentre stava per sedersi squillò il telefono. Luisa uscì dalla stanza e rispose: “Pronto? Si, è qui. Te lo passo. È per te.” disse ad Ernest, il quale si alzò molto stupito e curioso di sapere chi lo cercasse.
Lo stupore crebbe quando dall’altra parte del telefono sentì la voce di Roni.
“Cosa vuoi, Roni?” domandò “Cosa è successo?”
“Lo so che non è il momento giusto per disturbarti, ma è accaduto di nuovo.”
“Cosa?”
“Il fantasma è apparso di nuovo e il signor Houg ci sta aspettando.”
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