Andò al lavello, posò la Magnum e si fece scorrere l'acqua fredda sui polsi, si passò la mano bagnata sulla faccia. Niente sangue. Le falene battevano contro le reti metalliche intorno alle lampadine. Ritornò accanto al
cadavere e raccattò la Python.
Si affacciò al pozzo. «Catherine, è morto. Non può più farle male. Ora salgo a chiamare...»
«NO! MI TIRI FUORI. MI TIRI FUORI. MI TIRI FUORI.»
«Stia a sentire. È morto. Ecco la sua pistola. Se la ricorda? Ora chiamerò la polizia e i vigili del fuoco. Non mi azzardo a tirarla fuori io con l'argano. Potrebbe cadere. Appena avrò telefonato, tornerò qui e aspetteremo insieme. D'accordo? Cerchi di far star zitto quel cane. D'accordo?»
Le troupes delle televisioni locali arrivarono poco dopo i vigili del fuoco e prima della polizia di Belvedere. Il capitano dei vigili del fuoco, irritato dalle luci dei riflettori, ricacciò le troupes televisive su per la scala e fuori dalla cantina mentre faceva preparare una struttura di tubi per trarre Catherine Martin fuori dal pozzo, dato che non si fidava del gancio dell'argano. Un vigile del fuoco si calò, e sistemò Catherine sul sedile. Catherine uscì stringendo a sé la cagnetta, e continuò a tenerla fra le braccia anche in ambulanza.
All'ospedale rifiutarono di far entrare la bestiola. Un vigile del fuoco che aveva ricevuto l'ordine di condurla al canile, decise di portarsela a casa.
57
All'Aeroporto Nazionale di Washington una cinquantina di persone attendevano il volo notturno in arrivo da Columbus, Ohio. Quasi tutti erano venuti a prendere qualche parente, e avevano l'aria insonnolita e irritata, con i lembi delle camicie che spuntavano sotto le giacche.
Ardelia Mapp, che era tra la folla, vide Clarice Starling mentre scendeva la scaletta. Era pallida e aveva gli occhi cerchiati di nero. Qualche granello di polvere da sparo le spiccava sulla guancia. Clarice la scorse. Si abbracciarono.
«Ehi, ragazza mia» disse Ardelia. «Hai del bagaglio da ritirare?»
Clarice scosse la testa.
«Jeff è fuori con il furgone. Andiamo a casa.»
Fuori c'era anche Jack Crawford. La sua macchina era parcheggiata dietro il furgone. Aveva avuto in casa i parenti di Bella per tutta la notte.
«Io...» disse. «Sa bene che cosa ha fatto. Un colpo grosso, figliola.» Le sfiorò la guancia. «Questo cos'è?»
«Polvere da sparo bruciata. Il dottore dice che in un paio di giorni uscirà
da sola... non c'è bisogno di toglierla.»
Crawford l'attirò vicina, la strinse forte per un momento, un momento solo, la scostò e le diede un bacio sulla fronte. «Sa bene che cosa ha fatto» ripetè. «Vada a casa. Dorma. Dorma quanto vuole. Domani parleremo.»
Il nuovo furgone per le operazioni di sorveglianza era comodo, progettato per lunghe attese. Clarice e Ardelia presero posto sulle poltrone sistemate dietro.
Jack Crawford non era a bordo e quindi Jeff corse un po' di più. Si diressero verso Quantico ad andatura sostenuta.
Clarice Starling viaggiava con gli occhi chiusi. Dopo circa tre chilometri, Ardelia le toccò il ginocchio. Aveva aperto due bottigliette di Coca-Cola. Ne porse una a Clarice e tirò fuori dalla borsetta un quarto di litro di Jack Daniel.
Ognuna delle ragazze bevve un sorso di Coca-Cola e aggiunse nella bottiglia un po' di liquore. Poi le tapparono con il pollice, le agitarono, e si schizzarono la spuma in bocca.
«Ahh» disse Clarice Starling.
«Non spargete quella roba dappertutto» disse Jeff.
«Non si preoccupi, Jeff» disse Ardelia. Poi a Clarice, a voce più bassa: «Avresti dovuto vederlo mentre mi aspettava davanti al negozio di liquori. Sembrava stesse cagando noccioli di pesca». Quando si accorse che il whisky incominciava a fare effetto e Clarice si abbandonava sulla poltrona le chiese: «Come va, Starling?».
«Ardelia, mi venga un accidente se lo so.»
«Non dovrai tornare laggiù, vero?»
«Forse un giorno della prossima settimana, ma spero di no. È venuto da Columbus il Procuratore distrettuale per parlare con la polizia di Belvedere. Ho già fatto la mia deposizione.»
«Un paio di buone notizie» disse Ardelia Mapp. «La senatrice Martin non ha fatto che chiamare da Bethesda tutta la sera... sai che hanno portato Catherine a Bethesda? Sta bene. Lui non le aveva fatto niente. Non sanno quali potranno essere le conseguenze psicologiche, dovranno tenerla sotto osservazione. Non preoccuparti per la scuola. Hanno telefonato Crawford e Brigham. L'inchiesta è stata annullata. Krendler ha chiesto la restituzione del suo promemoria. Quella gente ha il cuore di pietra, Starling. Niente favori. Domani alle otto non farai l'esame di Perquisizione e Cattura, ma dovrai farlo lunedì, e subito dopo avrai quello di PE. Studieremo come pazze durante il fine settimana.»
Finirono il quartino di liquore quando erano quasi arrivate a Quantico e buttarono il corpo del reato dentro un bidone della spazzatura in un giardino pubblico a fianco della strada.
«Quel Pilcher, il dottor Pilcher dello Smithsonian, ha telefonato tre volte. Ho dovuto promettere che te l'avrei riferito.»
«Non è dottore.»
«Pensi che potrebbe interessarti?»
«Forse. Ancora non lo so.»
«Mi sembra un tipo piuttosto divertente. Sono arrivata alla conclusione che essere divertente è la migliore qualità di un uomo... a parte i quattrini e una certa duttilità di base.»
«Sì, e anche la buona educazione. Non dimenticarlo.»
«Giusto. Anche a me piace un figlio di puttana bene educato.»
Clarice Starling andò come uno zombie dalla doccia al letto.
Ardelia Mapp tenne accesa un po' la luce, fino a quando sentì che il respiro della sua compagna si era fatto regolare. Clarice sussultava nel sonno, un tic le contraeva un muscolo della guancia. A un certo punto aprì gli occhi per un istante.
Ardelia si svegliò prima che facesse giorno, con la sensazione che la stanza fosse vuota. Accese la luce. Clarice Starling non era a letto. Mancavano tutti e due i sacchi del bucato, e così Ardelia Mapp capì dove la doveva cercare.
Trovò Clarice nel tepore della lavanderia. Sonnecchiava nel lento rump-rump di una lavatrice in funzione, nell'odore del detersivo, di un candeggiante e di un ammorbidente. Clarice aveva studiato psicologia, mentre Ardelia aveva studiato legge... tuttavia Ardelia comprese che il ritmo della lavatrice era come il grande battito del cuore materno, e che il tumulto dell'acqua era l'ultima cosa che un essere umano sente prima di nascere... il nostro ultimo ricordo di pace.
Jack Crawford si svegliò presto sul divano del suo studio, e sentì il russare lontano dei parenti della moglie, ospiti in casa. Nel momento di libertà, prima che l'opprimesse il peso della giornata, ricordò non già la morte di Bella ma l'ultima cosa che gli aveva detto con occhi limpidi e calmi: «Come va in giardino?».
Crawford prese il secchiello del becchime e, in vestaglia, uscì a dar da mangiare agli uccellini come aveva promesso. Lasciò un biglietto per gli ospiti che dormivano ancora e prima dell'alba lasciò la casa. Era sempre andato abbastanza d'accordo con i parenti della moglie e ora averli accanto gli era di conforto. Ma era contento di tornare a Quantico.
Stava passando in rassegna i telex arrivati durante la notte e guardava il notiziario nel suo ufficio quando Clarice Starling venne a premere il naso contro il vetro della porta. Crawford liberò una sedia dai rapporti che l'ingombravano, per farle posto, e guardarono insieme il notiziario senza dir nulla. Ecco il servizio.
L'esterno della vecchia casa di Jame Gumb a Belvedere, con il negozio vuoto e le vetrine insaponate e coperte da pesanti saracinesche. Clarice Starling stentò a riconoscerla.
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