«Bene. Come pensavo… perché qualche imbecille ci è andato e ha combinato un macello. L’ha distrutta a suon di pallottole. In realtà si sospetta che due persone si siano sfidate lì dentro nella sparatoria del secolo. Sapevo che non potevi essere così fottutamente stupida.»
«Hai indovinato.»
«Gesù Cristo, Stephanie» urlò «cosa avevi in testa? Che accidenti è successo?»
«Non sono stata io, ricordi?»
«Oh già. Dimenticavo. Be’, allora cosa pensi che stesse facendo quel qualcun altro a casa di Soba?»
«Immagino stessero cercando DeChooch. E poi magari l’hanno trovato ed è scoppiata una discussione animata.»
«E DeChooch è scappato?»
«Direi di sì.»
«Per fortuna non sono state rilevate altre impronte oltre a quelle di DeChooch, perché altrimenti chiunque sia stato tanto fottutamente stupido da sparare a destra e a manca a casa di Soba non sarebbe nei guai solo con la polizia, ma dovrebbe anche rendere conto a Soba.»
Il fatto che continuasse a urlarmi addosso cominciava a darmi sui nervi. «Benone» dissi con la mia voce da sindrome premestruale. «Nient’altro?»
«Sì, c’è dell’altro. Ho incontrato Dougie e il Luna giù nel parcheggio. Mi hanno detto che tu e Ranger li avete salvati.»
«E allora?»
«A Richmond.»
«E allora?»
«E Ranger è rimasto ferito?»
«Una ferita superficiale.»
Morelli serrò ancora di più le labbra. «Gesù.»
«Avevo paura che si venisse a sapere del cuore di maiale e che potessero andarci di mezzo il Luna e Dougie.»
«Davvero encomiabile, ma non mi fa sentire meglio. Cristo, mi sta venendo l’ulcera. Per colpa tua bevo bottiglie intere di Maalox. Odio tutto questo. Odio dover passare le giornate a chiedermi in quale assurda situazione ti trovi e chi sta cercando di spararti.»
«Quanto sei ipocrita. Sei un poliziotto.»
«A me non spara mai nessuno. Le uniche volte che devo preoccuparmi di non rimediare una pallottola sono quando sto con te.»
«Che cosa mi stai dicendo?»
«Ti sto dicendo che devi scegliere tra me e il lavoro.»
«Be’, indovina un po’, non ho intenzione di trascorrere il resto della mia vita con uno che mi dà degli ultimatum.»
«Bene.»
«Bene.»
E se ne andò sbattendo la porta. Mi piace pensare a me come a una persona stabile, ma questa volta era troppo. Piansi fino a non avere più lacrime, poi mangiai tre ciambelle e feci una doccia. Mi asciugai ma mi sentivo ancora a pezzi, così decisi di ossigenarmi i capelli. Cambiare look fa bene, non è vero?
«Li voglio biondi» dissi al signor Arnold, l’unico parrucchiere che ero riuscita a trovare aperto di domenica. «Biondo platino. Voglio assomigliare a Marilyn.»
«Cara» disse Arnold «con questi capelli non assomiglierai a Marilyn. Assomiglierai ad Art Garfunkel.»
«Faccia come le ho detto.»
Il signor Morganstern era nell’atrio quando tornai. « Wow » fece «assomigli a… come si chiama?»
«Garfunkel?»
«No. Quella cantante con le tette a forma di cono gelato.»
«Madonna.»
«Sì, proprio lei.»
Entrai in casa e andai dritta al bagno per guardarmi i capelli allo specchio. Mi piacevano. Erano diversi. Da puttanella, ma di classe.
Sul piano della cucina si era accumulata una pila di posta che avevo lasciato inevasa. Presi una birra per festeggiare la mia nuova capigliatura e cominciai a passare in rassegna la posta. Bollette, bollette, nient’altro che bollette. Sfogliai il libretto degli assegni. Non avevo abbastanza soldi. Dovevo assolutamente catturare DeChooch.
La mia idea era che anche DeChooch avesse un problema di soldi. Niente più percentuali sulle scommesse. Niente ricavi dall’affare delle sigarette. Poco o niente dallo Snake Pit. E ora non aveva più né una macchina né un posto dove vivere. Mi correggo, non aveva più la Cadillac. Ma se ne era andato con un’altra auto. Non ero riuscita a vedere di che tipo fosse.
C’erano quattro messaggi nella mia segreteria. Non li avevo controllati perché temevo che fossero di Joe. Suppongo che la verità sia che nessuno dei due è pronto per il matrimonio. E che invece di affrontare la vera questione stiamo cercando il modo di sabotare la nostra relazione. Non parliamo di cose importanti come i figli o il nostro lavoro. Rimaniamo sulle nostre posizioni e ci urliamo contro.
Forse non è il momento giusto per sposarci. Non voglio fare la cacciatrice di taglie per il resto della mia vita, ma di sicuro adesso non voglio fare la casalinga. E poi non voglio proprio sposarmi con uno che mi dà degli ultimatum.
E forse Joe deve pensare bene a che tipo di moglie vuole. È cresciuto in una tradizionale famiglia italiana con una madre casalinga e un padre autoritario. Se vuole una moglie di quello stampo, non sono fatta per lui. Chissà, forse un giorno potrei fare la casalinga, la madre di famiglia, ma proverò sempre a volare dal tetto del garage. Sono fatta così.
Allora tiriamo fuori un po’ di coraggio, bionda, mi dissi. Questa è la nuova Stephanie, riveduta e corretta. Ascolta i messaggi in segreteria. Sii temeraria.
Riavvolsi il primo e lo ascoltai: era di mia madre.
«Stephanie? Sono la mamma. Ho un bell’arrosto per cena. E per dolce ci sono i pasticcini con sopra gli zuccherini. Alle ragazze piacciono i pasticcini.»
Nel secondo messaggio, la boutique di Tina mi avvisava nuovamente che l’abito da sposa era arrivato.
Il terzo era di Ranger che mi ragguagliava su Sophia e Christina. Christina si era presentata in ospedale con tutte le ossa della mano rotte. La sorella gliel’aveva spaccata con un batticarne per liberarla dalla manetta. Non riuscendo a sopportare il dolore, Christina era uscita allo scoperto mentre Sophia era ancora latitante.
Il quarto messaggio era di Vinnie. Le accuse contro Melvin Baylor erano state ritirate e Melvin si era comprato un biglietto di sola andata per l’Arizona. La sua ex moglie aveva assistito all’attacco di follia che Melvin aveva sfogato contro la sua macchina e, a quanto pare, si era spaventata. Se Melvin era capace di riservare quel trattamento alla sua macchina, chi poteva prevedere cosa avrebbe fatto in seguito? Così la donna aveva costretto la madre a ritirare la denuncia e si era accordata con Melvin per una liquidazione in contanti. Qualche volta dare di matto conviene.
Quelli erano i messaggi, dunque. Nessuno di Morelli. Curioso come funziona la mente delle donne. Adesso ero depressa perché Joe non aveva chiamato.
Dissi a mia madre che sarei andata a cena. E poi telefonai alla boutique per dire a Tina che avevo deciso di non prendere l’abito. Dopo aver riagganciato mi sentii più leggera di dieci chili. Il Luna e Dougie stavano bene. La nonna stava bene. Io ero bionda e non avevo un abito da sposa. Lasciando da parte i miei problemi con Morelli, non potevo chiedere di meglio alla vita.
Feci un pisolino prima di partire per casa dei miei. Quando mi svegliai i capelli avevano preso una piega strana e così feci la doccia. Dopo essermi lavata e asciugata i capelli, assomigliavo ad Art Garfunkel. Anzi, era come se i capelli mi fossero esplosi.
«Non m’importa» dissi alla mia immagine riflessa allo specchio. «Sono la nuova Stephanie, riveduta e corretta.» Era una bugia, ovviamente. Alle ragazze del New Jersey importa eccome.
Indossai un paio di jeans neri, stivali neri e una maglia rossa a coste a maniche corte. Andai in soggiorno e trovai Benny e Ziggy comodamente seduti sul divano.
«Abbiamo sentito il rumore della doccia aperta e non volevamo disturbarti» disse Benny.
«Già» fece Ziggy «e poi dovresti proprio rimettere a posto la catenella di sicurezza. Non si sa mai chi ti può entrare in casa.»
«Siamo appena tornati dal funerale di Louie D e abbiamo saputo tutto di come hai trovato il finocchietto e il suo amico. È stato terribile quello che ha fatto Sophia.»
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