Janet Evanovich - Colpo al cuore

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Colpo al cuore: краткое содержание, описание и аннотация

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Questa volta, il compito della cacciatrice di taglie Stephanie Plum non sembrerebbe dei più difficili: deve rintracciare un anziano concittadino di Trenton, nel New Jersey, Eddie DeChooch. Nonostante la cataratta e l’età avanzata, Eddie — che è accusato di contrabbando di sigarette e non si è presentato in tribunale — continua a sfuggire ai tentativi di arresto da parte di Stephanie e dei suoi maldestri aiutanti, Dougie e Luna. In più, nel suo giardino è stato trovato il cadavere di un’anziana vedova. Dopo un crescendo di inseguimenti, rivelazioni, agguati, rapimenti e risate, Stephanie Plum riuscirà a risolvere il caso.

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Sentii un clop clop di tacchi sul marciapiede e quando mi girai vidi che Valerie stava venendo verso di me.

«Che succede?» chiese. «Stai tenendo il posto per qualcuno? Vuoi che ti aiuti?»

Un’anziana alla guida di una Oldsmobile vecchia dieci anni si fermò vicino al posto vuoto e mise la freccia destra.

«Mi dispiace» le dissi, facendole segno di spostarsi. «Questo posto è occupato.»

L’anziana mi gesticolò di togliermi di mezzo.

Feci no con la testa. «Provi al parcheggio.»

Valerie era di fianco a me e agitava le braccia indicando il parcheggio: in quel momento sembrava uno di quei tipi che dirigono gli aeroplani sulle piste. Era vestita quasi come me, ma con un diverso abbinamento di colori. Le sue scarpe erano color lavanda.

L’anziana suonò il clacson e cominciò a entrare lentamente nello spazio che stavo tenendo occupato. Valerie fece un salto all’indietro ma io misi le mani sui fianchi, fissai la donna e non mi spostai di un millimetro.

C’era un’altra anziana sul sedile del passeggero. Tirò giù il finestrino e mise fuori la testa. «Questo è il nostro parcheggio.»

«È un’operazione di polizia» spiegai. «Dovrà parcheggiare da qualche altra parte.»

«Sei un’agente di polizia?»

«Mi occupo di latitanti sotto cauzione.»

«Esatto» intervenne Valerie. «Questa è mia sorella e si occupa di latitanti sotto cauzione.»

«Non ha niente a che fare con la polizia» protestò l’anziana donna.

«La polizia sarà qui a minuti» le dissi.

«Io penso che tu sia una gran bugiarda e che stia tenendo il posto per il tuo fidanzato. Nessuno impegnato in un’operazione di polizia si vestirebbe come te.»

La Oldsmobile era già entrata per un terzo nel parcheggio e con la parte anteriore occupava metà della strada. Con la coda dell’occhio vidi muoversi qualcosa di bianco e prima che potessi reagire, DeChooch andò a sbattere contro la Oldsmobile. La Oldsmobile fu sbalzata in avanti e andò a sbattere contro il retro del SUV, mancandomi per un pelo. La Cadillac sbandò contro il quadrante posteriore sinistro della Oldsmobile e vidi che DeChooch si sforzava di mantenere il controllo. Si girò e mi guardò dritto in faccia, rimanemmo tutti sospesi nel tempo per un attimo, poi ripartì.

Maledizione!

Le due anziane forzarono le portiere della Oldsmobile e riuscirono faticosamente a scendere dall’auto.

«Guarda la mia macchina!» gridò la donna alla guida. «È da buttare!» Mi costrinse a girarmi. «È tutta colpa tua. Guarda cosa hai fatto. Ti odio.» E mi colpì la spalla con la borsetta.

«Ahi» esclamai «mi ha fatto male.»

Era più bassa di me di qualche centimetro ma aveva qualche chilo in più. I capelli erano corti e permanentati di fresco. Doveva avere sui sessant’anni. Sulle labbra aveva un rossetto rosso acceso, si era disegnata le sopracciglia con una matita marrone scuro e aveva due cerchi di fard rosa sulle guance. Sicuramente non era del Burg. Forse Hamilton Township.

«Avrei dovuto prenderti sotto quando ne avevo l’opportunità» disse.

Mi colpì di nuovo con la borsetta, ma questa volta la presi per la cinghia e gliela tolsi di mano con uno strattone.

Dietro di me sentii Valerie fare un piccolo verso di sorpresa.

«La mia borsa» gridò la donna. «Ladra! Aiuto. Mi ha preso la borsa!»

Intorno a noi aveva cominciato a radunarsi una piccola folla. Gente che passava di lì in auto e gente che era andata a far visita alla defunta. L’anziana prese uno degli uomini che stava sull’esterno dell’assembramento. «Vuole rubarmi la borsa. Ha provocato l’incidente e ora mi sta rubando la borsa. Chiami la polizia.»

Dal gruppo saltò fuori la nonna. «Che sta succedendo? Sono appena arrivata. Cos’è tutto questo casino?»

«Mi ha rubato la borsa» mentì la donna.

«Non è vero» risposi.

«E invece sì»

«E invece no!»

«Me l’hai rubata» ripeté e mi spinse indietro con una manata sulla spalla.

«Tenga giù le mani da mia nipote» disse la nonna.

«Sì. Da mia sorella» intervenne Valerie.

«Fatevi gli affari vostri» urlò la donna rivolta alla nonna e a Valerie.

La donna diede una spinta alla nonna la quale gliene restituì un’altra e fu così che cominciarono a prendersi a schiaffi mentre Valerie se ne stava da un lato a gridare.

Feci un passo avanti per dividerle e nella confusione di minacce e braccia che si agitavano qualcuno mi diede una botta sul naso. Mi si riempì il campo visivo di tante piccole lucciole e mi cedette un ginocchio. La nonna e l’anziana smisero di picchiarsi e mi offrirono fazzolettini uniti a consigli su come bloccare il sangue che mi colava dal naso.

«Qualcuno chiami un’ambulanza» gridò Valerie. «Chiamate il pronto soccorso. Un medico. Le pompe funebri.»

Arrivò Morelli e mi tirò in piedi. «Direi che possiamo cancellare la boxe dalla lista di possibili professioni alternative.»

«Ha cominciato la donna anziana.»

«A giudicare dal tuo naso direi che l’anziana ha anche concluso.»

«Ha avuto fortuna.»

«Ho incrociato DeChooch che andava a tutta velocità in direzione opposta» mi informò. «Non sono riuscito a girare in tempo per inseguirlo.»

«È la storia della mia vita.»

Quando il naso smise di sanguinare Morelli caricò me, la nonna e Valerie nella mia CR-V e ci seguì fino a casa dei miei. Dopodiché ci fece un bel saluto con la mano, preferendo non essere nei paraggi quando mia madre ci avrebbe visto. Avevo macchiato di sangue la gonna e la camicetta di Valerie. La gonna aveva anche un piccolo strappo. Mi ero sbucciata un ginocchio, ancora sanguinante. E avevo un principio di occhio nero. La nonna era più o meno nelle stesse condizioni, ma non aveva né l’occhio nero né la gonna strappata. In compenso le era successo qualcosa ai capelli che adesso le stavano diritti in testa, facendola assomigliare a Don King, il manager di Tyson.

Dato che al Burg le notizie viaggiano alla velocità della luce, quando arrivammo a casa mia madre aveva già risposto a sei telefonate sull’argomento e sapeva della rissa in ogni minimo dettaglio. Aveva la bocca serrata quando entrammo e andammo di corsa in cucina a prendere del ghiaccio per il mio occhio.

«Non è andata poi così male» disse Valerie a mia madre. «La polizia ha sistemato tutto. Quelli dell’ambulanza hanno detto che secondo loro il naso di Stephanie non è rotto. E comunque non c’è molto da fare con i nasi rotti, giusto Stephanie? Magari puoi metterci un cerotto.» Prese il ghiaccio dalle mani di mia madre e se lo mise in testa. «C’è qualcosa di alcolico in casa?»

Il Luna arrivò in tutta tranquillità dalla sua postazione davanti alla TV. «Piccola» disse. «Che succede?»

«Una scaramuccia per un parcheggio.»

Il Luna annuì. «È sempre una questione di file da rispettare, vero?» E così dicendo, se ne tornò davanti alla TV.

«Non avrai intenzione di lasciarlo qui, vero?» chiese mia madre. «Non viene a vivere qui anche lui, è così?»

«Credi che potrebbe funzionare?» domandai in tono speranzoso.

« No! »

«Allora immagino che non potrò lasciarlo.»

Angie distolse lo sguardo dalla TV. «È vero che sei stata colpita da una vecchietta?»

«È stato un incidente» le risposi.

«Quando si viene colpiti alla testa, il colpo fa gonfiare il cervello. Le cellule cerebrali muoiono e non si rigenerano.»

«Non è un po’ tardi per stare davanti alla televisione?»

«Non devo andare a letto perché domani non devo andare a scuola» disse Angie. «Non ci siamo iscritte alla nuova scuola. E poi siamo abituate a stare alzate fino a tardi. Mio padre era spesso a cena fuori per lavoro e potevamo stare su finché non tornava a casa.»

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