Mi prese per i risvolti della giacca e mi tirò a sé, baciandomi. Mi toccò la lingua con la sua e provai una sensazione che rasentava l’orgasmo. Fece scivolare le mani sotto la giacca e mi cinse la vita. Lo sentivo duro contro di me. E improvvisamente, l’unica cosa che mi importava era che Ranger mi facesse avere un orgasmo. Lo volevo. E subito. Al diavolo Eddie DeChooch. Un giorno o l’altro si sarebbe schiantato con la macchina contro la spalla di un ponte e sarebbe finita lì.
Sì, ma il matrimonio? , mi sussurrò una vocina dagli oscuri meandri del mio cervello.
Chiudi il becco , dissi alla vocina, ci penserò dopo.
E che mi dici delle gambe? , chiese la vocina. Ti sei depilata le gambe stamattina?
Cavolo, quasi mi mancava il fiato dal bisogno impellente di questo maledetto orgasmo e mi preoccupavo dei peli sulle gambe! C’è giustìzia a questo mondo? Perché proprio a me? Perché tocca a me preoccuparmi dei peli sulle gambe? Perché tocca sempre alla donna preoccuparsi di questi peli del cavolo?
«Scendi dalle nuvole, Steph» disse Ranger.
«Se lo facciamo adesso, vale come ringraziamento per la cattura di DeChooch?»
«Non lo facciamo adesso.»
«Perché no?»
«Perché siamo in un parcheggio. E quando saremo usciti di qui, tu avrai già cambiato idea.»
Lo guardai strizzando gli occhi. «Cosa significa?»
«Significa che è possibile demolire il sistema difensivo di una persona se si esercita la pressione giusta nel punto giusto.»
«Mi stai dicendo che si è trattato solo di una dimostrazione? Mi hai ridotto in questo… stato solo per dimostrare una teoria?»
Mi teneva ancora le mani sui fianchi, stretta a lui.
«È grave , questo tuo stato?» domandò.
Ancora un po’ più grave e ci sarebbe stato un caso di autocombustione. «Non è una cosa poi così grave» gli dissi.
«Bugiarda.»
«E quanto grave è il tuo stato?»
«Spaventosamente grave.»
«Mi stai complicando la vita.»
Mi aprì lo sportello della macchina. «Salta su. Ronald DeChooch è il prossimo della lista.»
L’anticamera degli uffici della ditta di pavimentazioni era deserta quando io e Ranger entrammo. Da dietro l’angolo fece capolino un giovane che ci chiese cosa volevamo. Gli rispondemmo che volevamo parlare con Ronald. Trenta secondi dopo Ronald arrivò tranquillamente da un qualche locale sul retro dell’edificio.
«Ho sentito dire che una vecchia ti ha beccato in un occhio, ma non credevo che avesse fatto un così buon lavoro» mi disse Ronald. «Hai un occhio nero da primo premio.»
«Hai visto tuo zio di recente?» gli chiese Ranger.
«No, ma ho sentito dire che è rimasto coinvolto in un incidente fuori dall’impresa di pompe funebri. Non dovrebbe guidare di notte.»
«L’auto che guidava appartiene a Mary Maggie Mason» dissi. «La conosci?»
«L’ho vista in giro.» Guardò Ranger. «Lavori anche tu a questo caso?»
Ranger rispose con un cenno affermativo appena percettibile del capo.
«Buono a sapersi» commentò Ronald.
«Cosa voleva dire?» chiesi a Ranger una volta fuori. «È come penso che sia? Quel coglione voleva dire che se ti occupi del caso anche tu, la faccenda è diversa? Voleva dire che ora prenderà sul serio questa storia della ricerca?»
«Andiamo a dare un’occhiata a casa di Dougie» suggerì Ranger.
La casa di Dougie non era cambiata dall’ultima volta che ci ero stata. Non c’erano segni di nuove perlustrazioni. Né di eventuali visite da parte di Dougie o del Luna. Io e Ranger passammo di stanza in stanza. Aggiornai Ranger sulle visite precedenti e sull’arrosto scomparso.
«Pensi che possa significare qualcosa il fatto che abbiano preso un arrosto?» gli domandai.
«Misteri della vita» rispose Ranger.
Percorremmo il perimetro della casa fino al retro e curiosammo nel garage.
Il cagnolino della casa accanto a quella di Dougie abbandonò la sua postazione nella veranda sul retro dei Belski e cominciò a saltellarci intorno abbaiando, tra guaiti e tentativi di morderci i pantaloni.
«Pensi che se gli sparassi qualcuno se ne accorgerebbe?» chiese Ranger.
«Credo che la signora Belski ti correrebbe dietro con un batticarne.»
«Hai parlato con la signora Belski riguardo alle visite a casa di Dougie?»
Mi diedi una botta in testa con il palmo della mano. Perché non mi era venuto in mente di andare a parlare con lei? «No.»
I Belski abitano nella loro casetta a schiera praticamente da sempre. Ormai sono sulla sessantina. Razza polacca, robusta e lavoratrice. Il signor Belski è in pensione da una ditta di ferramenta. La signora Belski ha tirato su sette figli. E ora hanno Dougie come vicino di casa. Altri avrebbero litigato con lui, ma i Belski hanno accettato il loro destino come una specie di volontà divina e ci convivono.
La porta sul retro di casa Belski si aprì e la signora Belski mise fuori la testa. «Spotty vi sta dando fastidio?»
«No» risposi. «Nessun problema con Spotty.»
«Si agita quando vede degli estranei» disse la signora attraversando il giardino per recuperare il cane.
«So che a casa di Dougie sono passati degli estranei.»
«Ci sono sempre degli estranei a casa di Dougie. C’eravate quando ha dato quella festa a tema su Star Trek ?» Scosse la testa. «Certi movimenti strani!»
«E più di recente? Negli ultimi due giorni.»
La signora Belski prese Spotty in braccio e se lo tenne vicino. «Niente in confronto a quella festa Star Trek. »
Spiegai alla signora Belski che qualcuno si era introdotto furtivamente in casa di Dougie.
«No!» esclamò. «Ma è terribile.» Lanciò uno sguardo preoccupato alla porta sul retro della casa di Dougie. «Dougie e il suo amico Walter vanno un po’ fuori di testa qualche volta, ma in fondo in fondo sono dei gran bravi ragazzi. Sono sempre carini con Spotty.»
«Ha visto qualche tipo sospetto aggirarsi intorno alla casa?»
«Ci sono state due donne» riferì la signora Belski. «Una della mia età. Forse un po’ più vecchia. Sulla sessantina. L’altra un paio d’anni più giovane. Stavo tornando dalla passeggiata con Spotty e queste donne hanno parcheggiato la macchina e sono entrate da sole in casa di Dougie. Avevano la chiave. Ho pensato che fossero delle parenti. Credete che fossero delle ladre?»
«Si ricorda che macchina avevano?»
«Non proprio. A me le macchine sembrano tutte uguali.»
«Era una Cadillac bianca? Era una macchina sportiva?»
«No. Nessuna delle due. Me ne sarei ricordata se fosse stata una Cadillac o una macchina sportiva di quelle strane.»
«Nessun altro?»
«Si è fermato qualche volta un uomo anziano. Magro. Sui settanta. Ora che ci penso, forse aveva una Cadillac bianca. Dougie riceve un sacco di visite. Non ci faccio sempre attenzione. Non ho notato nessuno di sospetto, tranne che per le due donne che avevano la chiave. Me le ricordo perché la più vecchia mi ha guardato e c’era qualcosa di strano nei suoi occhi. Facevano paura. Aveva uno sguardo cattivo e folle.»
Ringraziai la signora Belski e le lasciai il mio biglietto da visita.
Quando fui sola in macchina con Ranger mi misi a pensare al viso che il Luna aveva visto sul vetro la notte che gli avevano sparato. Era sembrato così improbabile che non gli avevamo dato troppa importanza. Non era stato capace di identificare il volto o di descriverlo nei dettagli… a parte quello degli occhi spaventosi. E ora la signora Belski mi aveva parlato di una donna sulla sessantina con uno sguardo spaventoso. E poi c’era anche la donna che aveva telefonato al Luna e lo aveva accusato di avere qualcosa che le apparteneva. Forse si trattava della donna con la chiave. E come aveva avuto la chiave? Forse gliel’aveva data Dougie.
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