«Hai iniziato a guardare qualche vestito?» domandò la nonna. «Agosto arriva presto. Ti serve un abito lungo. E poi ci sono i fiori e il ricevimento. E devi anche prenotare la chiesa. Hai già chiesto per la chiesa?» La nonna saltò via dalla sedia. «Devo chiamare Betty Szajack e Marjorie Swit per dirgli le novità.»
«No, aspetta!» esclamai. «Non è ancora ufficiale.»
«Cosa significa… non è ancora ufficiale?» domandò mia madre.
«Non lo sanno in molti.» Neanche Joe.
«E la nonna di Joe?» domandò la nonna. «Lei lo sa? Non vorrei proprio che la nonna di Joe si offendesse. Lei è una che fa il malocchio.»
«Nessuno può fare il malocchio» disse mia madre. «Il malocchio non esiste.» Persino mentre lo diceva si capiva che si stava sforzando di non fare il segno della croce.
«E poi» dissi «non voglio un matrimonio con il vestito lungo e tutto il resto. Voglio un… barbecue.»
Quasi non credevo a ciò che stavo dicendo. Non solo avevo annunciato la data del mio matrimonio, ora sembrava che avessi già programmato tutto. Un barbecue! Diamine! Era come se avessi perso il controllo della bocca.
Guardai Morelli e mossi le labbra a invocare un silenzioso aiuto!
Joe mi avvolse le spalle con un braccio e sorrise. La sua risposta, altrettanto silenziosa, fu: tesoro, questa volta devi cavartela da sola.
«Be’, sarà un sollievo vedervi felicemente sposati» disse mia madre. «Le mie due figlie… felicemente sposate.»
«Ora che ci penso» disse la nonna a mia madre. «Valerie ha telefonato ieri sera mentre tu eri a fare la spesa. Ha parlato di un viaggio, ma non ho capito bene quello che ha detto perché c’era un gran urlare in sottofondo.»
«Chi urlava?»
«Credo fosse la televisione. Valerie e Steven non urlano mai. Quei due sono proprio la coppia perfetta. E le bimbe sono due perfette signorine.»
Mi veniva voglia di vomitare.
«Ti ha detto se dovevo richiamarla?» chiese mia madre.
«Non me l’ha detto… È successo qualcosa e la comunicazione si è interrotta.»
La nonna si risistemò più diritta sulla sedia. Da dove si trovava vedeva chiaramente oltre il soggiorno e in strada, e qualcosa catturò la sua attenzione.
«C’è un taxi fermo davanti a casa nostra» disse.
Tutti allungarono il collo per vedere il taxi. Nel Burg, un taxi che si ferma davanti a una casa è uno spettacolo da non lasciarsi sfuggire.
«Per amor del cielo!» disse la nonna. «Non ci crederete, ma è Valerie quella che sta scendendo dal taxi.»
Saltammo tutti in piedi e corremmo alla porta. Subito dopo, mia sorella e le sue bambine entrarono di corsa in casa.
Valerie è due anni più grande di me e due centimetri più bassa. Entrambe abbiamo capelli castani e ricci, ma Valerie se li è tagliati e si è fatta bionda, come Meg Ryan. A quanto pare i capelli vanno così in California.
Da bambine, Valerie era tutta budini alla vaniglia, bei voti e mutandine immacolate. Io ero torte al cioccolato, il cane mi ha mangiato i compiti e ginocchia sbucciate.
Valerie si è sposata appena finito il college ed è rimasta subito incinta. La verità è che sono invidiosa. Io mi sono sposata e ho subito divorziato. Ovviamente io ho sposato un donnaiolo idiota mentre Valerie ha sposato un bravissimo ragazzo. A Valerie l’onore di trovare Mr. Perfezione.
Le mie nipotine assomigliano molto a Valerie prima che si tagliasse i capelli alla Meg Ryan. Capelli castani e ricci, grandi occhi nocciola, carnagione un po’ più mediterranea della mia. Nel patrimonio genetico di Valerie non c’è molto di ungherese. E ce n’è meno ancora nelle sue due figlie, Angie e Mary Alice. Angie ha nove anni, ma si comporta come se ne avesse quaranta. E Mary Alice si crede un cavallo.
Mia madre aveva il viso arrossato e gli occhi lucidi, gli ormoni in subbuglio mentre abbracciava le bambine e baciava Valerie. «Non ci posso credere» continuava a dire. «Non ci posso credere! Che sorpresa. Non immaginavo che saresti venuta a trovarci.»
«Ho telefonato» disse Valerie. «La nonna non te l’ha detto?»
«Non sono riuscita a sentire bene» si giustificò la nonna. «C’era una tale confusione, e poi è caduta la linea.»
«Be’, eccomi qua» fece Valerie.
«Giusto in tempo per la cena» disse mia madre. «Ho un bell’arrosto e una torta per dolce.»
Ci mettemmo tutti in moto per aggiungere sedie, piatti e bicchieri. Poi ci sedemmo e cominciammo a passare l’arrosto, le patate e i fagiolini. La cena si rallegrò e la casa si riempì di un’aria di festa.
«Quanto tempo ti trattieni?» domandò mia madre.
«Finché non risparmio abbastanza per comprarmi una casa» rispose Valerie.
Mio padre impallidì.
Mia madre era al settimo cielo. «Tornate a vivere in New Jersey?»
Valerie scelse un pezzo magro di manzo. «Ci è sembrata la cosa più giusta da fare.»
«Steve ha avuto il trasferimento?» chiese mia madre.
«Steve non viene.» Valerie eliminò con precisione chirurgica l’unica punta di grasso dal suo pezzo di carne. «Steve mi ha lasciato.»
Alla faccia della festa.
Morelli fu l’unico a non far cadere la forchetta. Lo guardai e capii che ce la stava mettendo tutta per non scoppiare a ridere.
«Bella roba» commentò la nonna.
«Ti ha lasciato» ripeté mia madre. «Cosa significa, ti ha lasciato? Tu e Steve siete perfetti insieme.»
«Lo credevo anch’io. Non so cosa sia andato storto. Credevo che tra noi funzionasse tutto a meraviglia e poi voilà , se ne è andato.»
« Voilà? » disse la nonna.
«All’improvviso» rispose Valerie. « Voilà. » Si morse il labbro per non farlo tremare.
Quel labbro tremolante gettò mia madre, mio padre, mia nonna e me nel panico. Non eravamo abituati a quel tipo di manifestazione emotiva. A casa nostra si esprimevano soltanto rabbia e sarcasmo. Tutto ciò che andava oltre questi due atteggiamenti apparteneva a un territorio inesplorato. E di certo non eravamo preparati a un comportamento del genere da parte di Valerie. Valerie è la regina del gelo. Per non parlare poi del fatto che la vita di Valerie è sempre stata perfetta. Questo non è proprio il genere di cose che può succedere a una come lei.
Gli occhi di Valerie diventarono rossi e si gonfiarono di lacrime. «Mi passi la salsa, per favore?» chiese a nonna Mazur.
Mia madre saltò via dalla sedia. «Ti vado a prendere quella calda in cucina.»
La porta della cucina si chiuse energicamente alle spalle di mia madre. Ci fu un grido e un rumore di piatti che si infrangevano contro la parete. Cercai automaticamente Bob, il quale dormiva sotto il tavolo. La porta della cucina si spalancò e mia madre uscì placidamente con la salsa.
«Sono sicura che si tratta di una cosa temporanea» disse. «Sono sicura che Steve tornerà in sé.»
«Credevo che il nostro fosse un buon matrimonio. Cucinavo bene. E tenevo bene la casa. Andavo in palestra per rimanere attraente. Mi sono anche tagliata i capelli come Meg Ryan. Non capisco cosa sia andato storto.»
Valerie è sempre stata la più capace della famiglia. Sempre padrona di sé. Gli amici la chiamavano Santa Valerie perché aveva sempre un’espressione placida… come la statua della Vergine Maria nel giardino di Ronald DeChooch. Ma ora il mondo le stava crollando addosso e non era esattamente placida, ma neanche furibonda, se è per questo. Sembrava più che altro triste e confusa.
A me pareva un po’ strano dato che, quando il mio matrimonio era andato in fumo, le urla si erano sentite per un raggio di diversi chilometri. E quando io e Dickie andammo in tribunale mi dissero che a un certo punto la testa mi si era messa a girare come a quella ragazzina del film L’esorcista. Il matrimonio tra me e Dickie non fu un granché, ma sfruttammo il divorzio al massimo.
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