Per il momento ho avuto solo una visita da parte della polizia…
Piena di eccitazione, si staccò dal parapetto. Continuando a guardare le bianche creste delle onde che correvano sotto il pontile, disse: “È stato bello, mamma. Ma credo di avere una cosa da fare.”
Detto questo, riprese a camminare lungo il molo, facendo la stessa strada ma a ritroso. Quando passò di nuovo accanto all'uomo che pescava, aveva ormai accelerato il passo e si stava chiedendo come stesse il suo vecchio amico, il vicesceriffo Miles.
***
Il dipartimento di polizia della contea di Winscott risultava pittoresco quanto qualsiasi altro edificio entro i limiti urbani di Port Bliss. Il parcheggio era piuttosto vuoto, come si aspettava Marie; Port Bliss non sembrava davvero il tipo di posto in cui la polizia riceveva chiamate urgenti in continuazione. Quando Marie entrò nella centrale, la trovò accogliente e luminosa. All'ingresso si trovava un'ampia area che fungeva da sala d'attesa, perlopiù delimitata da scrivanie, mentre sulla parete di fondo erano allineate alcune celle.
Dietro la prima scrivania, la più grande della stanza, che serviva da reception, era seduta un'allegra signora piuttosto in carne. “Buongiorno,” la salutò, con un'allegria così tangibile che Marie se ne sentì avvolgere. “Cosa possiamo fare per lei oggi?”
“So che è poco probabile,” iniziò Marie, “ma per caso c'è il vicesceriffo Miles?”
“Sa cosa, credo proprio che sia appena tornato in ufficio. Provo a chiamarlo e le dico. Chi devo dirgli che lo vuole?”
“Marie Fortune.”
La donna annuì e sorrise. Marie si chiese se per caso avesse già sentito nominare il suo nome nelle ultime settimane, specie nei giorni in cui era sorvegliata come potenziale sospetta per un caso di omicidio.
Marie rimase in attesa mentre la segretaria alzava la cornetta del telefono e digitava il numero dell'ufficio in questione. Sempre ad alta voce, iniziò a parlare con il vicesceriffo: “Volevo soltanto essere sicura che ci fosse. C'è una certa signorina Marie Fortune qui che chiede di parlare con lei. Gliela posso mandare?” Ci fu una breve pausa, poi la segretaria chiuse la telefonata e premette un pulsante sotto la scrivania per aprire il piccolo cancello che permetteva ai visitatori di accedere all'area degli uffici alle sue spalle.
“Terzo ufficio sulla destra lungo il corridoio,” disse la segretaria, gesticolando per spiegarle il cammino.
Marie superò il piccolo cancello e si ritrovò ad attraversare un labirinto di scrivanie e celle. Arrivata al corridoio, si mise a osservare le porte sulla destra. La terza si aprì, e Marie vide il vicesceriffo Miles in piedi che gliela teneva aperta. Aveva lo stesso sorriso sottile che era sempre dipinto sul suo volto. Non sembrava mai davvero allegro, ma neanche arrabbiato o irritato. Sembrava sempre essere in una disposizione neutrale, proprio come i suoi capelli sulle tempie che parevano aver deciso di assumere una sfumatura a metà strada tra il loro nero naturale e un bianco che quasi esitava a volerglisi sostituire.
“Signorina Fortune, è un piacere vederla,” la salutò. “Entri pure.”
Quando gli passò di fianco ed entrò nell'ufficio, Marie si sentì un po' stranita. In fin dei conti, il vicesceriffo aveva fatto di tutto per essere dalla sua parte nel caso della misteriosa morte di Alfred Ryker. Non lo conosceva particolarmente bene, ma le sembrava che ne avessero già passate tante insieme. Era stato il vicesceriffo che l'aveva informata della morte della zia June, e che aveva poi dovuto annoverarla tra i sospettati per la morte di Ryker.
Per questo quando si accomodò dietro la scrivania sorridendole con genuinità, ne fu contenta. “Come sta?” le chiese.
“Meglio dell'ultima volta che mi ha visto, questo è poco ma sicuro. Per quel che riguarda me, almeno. L'attività sta ancora facendo fatica.”
“Mi spiace. Ma credo che con un po' di tempo, le cose si risistemeranno e se la caverà. Ma sto divagando. Non sono certo un consulente professionale, neanche lontanamente. Mi dica invece, cosa posso fare per lei?”
“Beh, non ricordo quanto lei sappia già del mio passato. So che ne abbiamo discusso un po' quando mi ha comunicato la notizia della morte di zia June. Ad ogni modo, mi chiedevo se avesse accesso a un vecchio caso. Vecchio vecchio: di venticinque anni fa, più o meno.”
Miles annuì, la bocca serrata a formare una linea sottile. “Sua madre, vero?”
“Giusto… ma come fa a saperlo?”
“Per anni June è venuta qui per chiedere aggiornamenti su un caso che riguarda una sua familiare. Certo, non ho mai lavorato direttamente con lei, quindi non sono al corrente di tutti i dettagli. Ma quando c'è stato il caso Ryker e la stavo tenendo sott'occhio, ho fatto il collegamento. La donna su cui chiedeva informazioni June era sua madre, giusto? Abigail Fortune. Scomparsa circa venticinque anni fa, vista per l'ultima volta qui a Port Bliss.”
“Sì, è lei. E sì… è il caso su cui volevo chiedere notizie.”
“Tecnicamente è un dossier ancora aperto, e non c'è molto che le possa dire, anche se lei è la figlia. Tuttavia, sono passati venticinque anni ormai, e questo cambia le cose.”
“Perché potrebbe essere dichiarata legalmente deceduta se volessi avviare le pratiche, giusto?”
“Giusto.”
“E che succederebbe in tal caso?”
“Anche se non decide di farla dichiarare legalmente deceduta, il caso verrebbe archiviato. Onestamente, sono cinque anni più o meno che il dossier è già archiviato, di fatto. Non ho consultato il fascicolo di persona, ma so che non c'è stata molta attività al riguardo negli ultimi dieci anni. E quel poco che ho visto fare, è stato su sollecitazione di June.”
“E c'è modo che io possa vedere il fascicolo?”
“Firmando alcune carte, possiamo farle consultare i rapporti preliminari risalenti all'inizio dell'indagine. Ma qualsiasi altro materiale non ufficiale sarà più difficile da ottenere. Sono abbastanza sicuro, però, che nel caso di sua madre, in realtà non ci sia granché da consultare.”
“Capisco. Ma, nel frattempo, potrei avere quei moduli da compilare?”
“Certo,” rispose il vicesceriffo. “Chiederò a Nancy alla reception di passarglieli, glieli chieda prima di andarsene.”
“Grazie. Sa, credo che potrei…”
Il suo telefono l'aveva interrotta così tante volte negli ultimi giorni che non la sorprese che lo facesse anche adesso che si trovava nell'ufficio del vicesceriffo Miles. Ancora una volta, il numero sullo schermo era sconosciuto.
“Mi spiace,” si scusò. “Mi dà il permesso di rispondere?”
“Faccia pure,” rispose Miles. “Anzi, ne approfitto per andare da Nancy e prendere io stesso i moduli. Si prenda il suo tempo.”
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