Ali Bey - Viaggi di Ali Bey el-Abbassi in Africa ed in Asia, v. 3

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Viaggi di Ali Bey el-Abbassi in Africa ed in Asia, v. 3: краткое содержание, описание и аннотация

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Si contano in Alessandria più di trecento Giudei occupati del commercio, e dell'usura, i quali mantengono una vivissima corrispondenza con Livorno. Adesso non hanno che alcune sinagoghe provvisorie, perchè la loro grande sinagoga corse il destino della chiesa de' Cofti.

I Cristiani ed i Giudei del paese vestono all'orientale, senza verun segno che li distingua dagli altri; sono ben trattati dai Turchi e dagli Arabi: perciò fanno i loro affari, celebrano le loro feste, professano la propria religione, e spiegano tutto il lusso che loro piace con tutta libertà, e senza timore d'avanie.

I Franchi , ossia Europei di qualunque nazione, e le loro donne vestono all'europea con tutto il lusso, e secondo la moda giornaliera. Abitano tutti in un quartiere che rassomiglia perfettamente ad una città d'Europa. Uomini e donne escono dalle case loro di giorno e di notte, suonano e cantano per le strade senza che giammai un musulmano commetta contro di loro la più piccola scortesia. Questa libertà stendesi ancora a' semplici protetti dei consolati, i quali vestiti all'europea godono degli stessi diritti degli Europei, quantunque siano giudei del paese. Quale differenza con Marocco!

I Cattolici possedono in Alessandria una chiesa ed un convento posti sotto la protezione della Francia, come lo sono tutti gli stabilimenti religiosi di Levante, d'ordinario poi sono mantenuti dalla Spagna.

Le donne del paese cristiane ed ebree sortono velate, e vivono ritirate come le musulmane, mentre le europee godono della stessa libertà che hanno in Europa. Tra le cristiane e le ebree non sono rare le belle: ma se della bellezza delle musulmane dobbiamo giudicarne da' loro fanciulli, non potressimo formarcene una vantaggiosa idea, perchè tutti hanno forme ributtanti, ventre grosso, gambe corte e cagnesche, testa sproporzionata, occhi affetti d'oftalmia e cisposi, colore citrino verdognolo: mentre i figli delle europee nati ed ellevati in Alessandria sono belli e ben fatti come nella patria de' loro genitori. Quanto diversi sono i fanciulli musulmani di Féz, che frequentemente ci mostrano delle figure angeliche!

In vista dell'estesissimo commercio di questa città parrà strano che non siavi alcuno stabilimento pubblico per diramare le lettere, e perciò la corrispondenza si eseguisce per mezzo dei patroni de' batelli che vengono frequentemente da Smirne, da Costantinopoli, e da altri luoghi. Arrivati in Alessandria scorrono le strade e le case colle lettere avviluppate in un fazzoletto, e chiunque aspetta lettere, domanda il sacco, e visita tutte le lettere perchè d'ordinario il portatore non sa leggere, onde la corrispondenza rimane esposta all'indiscrezione, o all'interesse speculatore di qualche negoziante.

Benchè il clima d'Alessandria sia caldo non lo è per altro in ragione della sua posizione geografica. I venti di mare vi regnano tutta l'estate, e vi mantengono l'aria umida, di modo che il mio igrometro segnava un alto grado d'umidità in uno de' più caldi giorni ch'io vi provassi nel luglio e nell'agosto; ed il termometro all'ombra non si alzò mai oltre i ventidue gradi di Reaumur .

L'oftalmia risguardata come la sola malattia endemica del paese, parmi procedere da una causa affatto meccanica: essendo senza dubbio l'effetto di alcuni grani di sabbia impalpabile, di cui l'atmosfera è sempre ingombra. Penetrando questa nell'occhio, vi eccita una specie di prurito, che provoca a strofinarsi. Siccome l'organo è d'ordinario irritato dal riverbero del sole e della polvere salina, la più leggiera confricazione allorchè la sabbia è penetrata nell'occhio lacera la pellicola, e produce l'infiammazione. Poche persone sfuggono a questa malattia. Convinto di questa verità allorchè mi sentivo qualche corpo straniero nell'occhio resistevo costantemente al prurito, e tale precauzione mi salvò dall'oftalmia.

Fui meno antiveggente pei cambiamenti di temperatura in autunno; i quali sono in questo così improvvisi, che nello spazio di tre o quattr'ore provansi più variazioni di caldo e di freddo; onde vi soffersi una leggiera indisposizione.

Benchè la storia de' paesi da me visitati possa sembrare straniera all'itinerario de' miei viaggi, la singolare situazione politica dell'Egitto, paese privo di sovrano territoriale, e che gode d'una specie d'indipendenza anarchica domanda una particolare attenzione.

Dietro le notizie che ho potuto procurarmi sul luogo, darò dunque un cenno intorno alla sua situazione dalla spedizione francese fino al giorno della mia partenza per la Mecca.

È noto che un branco de' Francesi che occupavano l'Egitto dovettero cedere agli sforzi riuniti di un'armata inglese di 23,400 uomini, comandata dal generale Abercrombis ; di un'armata turca di 6,000 sbarcata ad Aboukir, sotto gli ordini di Hassan Pascià, Capitano Pascià della porta Ottomana; di un'altra armata inglese di 6,000 diretti dal general Beird sbarcato a Suez, e di una quarta armata turca di 28,300 uomini, proveniente dalla Siria comandata dal Gran Visir; che uniti a 27,000 marinaj ed impiegati forma un totale di 70,700 uomini. Col mezzo di questa forza l'Egitto rimase in potere degl'Inglesi e de' Turchi.

Alcun tempo dopo in forza del trattato d'Amiens gl'Inglesi evacuarono il paese, Hassan Pascià si ritirò, ed il governo d'Egitto rimase tra le mani di Mehemed Pascià che aveva un corpo di truppe turche ai suoi ordini, composte in gran parte d'Albanesi e d'Arnauti. Ben tosto gli Albanesi si ribellarono contro il Pascià turco, e chiamarono i Mamelucchi che vivevano ritirati nell'alto Egitto. Questi non tardarono ad averne l'esclusivo comando, e gli Arnauti rimasti semplici soldati al servizio dei Bey, non soffrirono a lungo la loro signoria, si rivoltarono, e ne fecero perir molti; gli altri si salvarono nell'alto Egitto. Quando cominciò la sollevazione del Cairo, il bravo Osman Bey Bardissi trovavasi in casa con una ventina al più di Mamelucchi. Attaccato da alcune migliaja d'Arnauti, fa tranquillamente sellare i cavalli, indi tutt'ad un tratto facendo aprire le porte piomba come un fulmine sugli Arnauti, attraversa le loro file, e si ritira nell'alto Egitto ove trovasi anche al presente 2 2 Dopo l'epoca di cui parla il nostro viaggiatore Osman Bey fu avvelenato. (Nota dell'Editore Francese) . È verosimile che questa sollevazione fosse organizzata da Koursouf Pascià, governatore d'Alessandria, e che i scheich del Cairo non vi fossero stranieri.

Koursouf si recò subito al Cairo, e prese il comando dell'Egitto: ma gli Arnauti sempre inquieti, ed altronde tormentati dai scheih del Cairo abbassarono Koursouf, e gli sostituirono Mehemed Alì attuale Pascià.

Mentre i Mamelucchi erano al Cairo, la Porta aveva nominato governatore d'Alessandria l'inquieto Alì Pascià ch'erasi di già fatto conoscere nella rivoluzione di Tripoli di Barbaria, ov'era stato alcun tempo Pascià intruso. Venne in Alessandria con istruzioni d'indebolire la potenza degli Arnauti e de' Mamelucchi, per rimettere l'Egitto sotto l'immediata ubbidienza della Porta. Era seguito da un corpo di truppe di lui degne: l'indisciplina, il disordine, la licenza loro erano giunte a tale, che non facevansi riguardo di tirare dei colpi di fucile contro le persone che incontravano per istrada, e che gli prendeva voglia d'uccidere senza veruna ragione. Gli Europei e le loro case non erano sicure da tanta licenza, e le case de' consoli non erano in verun modo rispettate. Dal suo canto Alì Pascià ch'era il più crudel uomo che immaginare si possa, non lasciava passare un solo giorno senza fare strozzare qualche vittima, facendone poi gettare i corpi nel mare; mentre altre ne faceva assassinare segretamente nelle catacombe. Tale era l'uomo che la Porta incaricava di rimenare l'Egitto sotto le sue leggi.

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