Michele Amari - Storia dei musulmani di Sicilia, vol. II

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318

Confrontinsi: Chronicon Cantabrigiense , Ibn-el-Athîr, ll. cc.

319

Si vegga la nota a p. 68, 69, di questo volume. Il mare dell'antico porto si è ritirato notabilmente in pochi secoli; sia per sollevamento del suolo, sia per alluvione del fiume Papireto, sia per l'uno e per l'altro insieme. L'anno 972, quando venne in Palermo Ibn-Haukal, il gran porto giacea nel quartiere delli Schiavoni (chiesa di San Domenico, contrada del Pizzuto ec.), e l'arsenale, alla Khâlisa , cittadella fabbricata dai Fatemiti il 937; la quale, dice Ibn-Haukal, era circondata dal mare, fuorchè dalla parte di mezzogiorno. Indi è evidente che le acque occupavan quella che si chiama tuttavia “Piazza della marina” ancorchè più non guardi il mare. Fazzello afferma che al principio del XVI secolo, tirando gagliardi venti di tramontana, le onde batteano una porta della città e allagavan la piazza contigua, e che ciò non avveniva più quand'egli scrisse, cioè verso il 1530. ( De rebus siculis deca l, lib. VII, cap. I.) In oggi il mar grosso di greco-tramontana, che dà per dritto entro la Cala, manda appena qualche sprazzo a piè delle case e ricaccia i rigagnoli dentro gli aquidotti della Piazza-marina. Però io credo che al principio del X secolo i due bracci fossero stati sì bassi da non potervisi far soggiorno. Alla punta di quel di Tramontana è in oggi il Castello, fabbricato sopra scogli a fior d'acqua. Il braccio della Kalsa o Gausa , come si chiama tuttavia questo quartiere ed è la Khâlisa Fatemiti si distingue tuttavia benissimo a quella schiena che s'alza, tra la passeggiata della marina propriamente detta e la Piazza della marina. Quivi sono il palagio Butera, la strada dello stesso nome, la chiesa della Catena (del porto antico), la Zecca, i Tribunali, dei quali edifizii il più antico arriva al XIV secolo; e sursevi fino al 1821 la chiesa della Kalsa, ch'era anche del XIV o XIII.

320

Ibn-el-Athîr, l. c. Le circostanze locali ch'ei narra stan bene nell'uno e nell'altro braccio, e la testimonianza d'Ibn-Haukal, che il porto giacea nel quartier delli Schiavoni, non toglie il dubbio; poichè la Khâlisa avea pur l'arsenale, o porto militare. Anzi è probabile che il braccio settentrionale, come più basso dell'altro e però paludoso, non fosse atto per anco a porvi un campo.

321

La data e i nomi degli ambasciatori si leggono nella cronica di Cambridge; il cenno di Girgenti e altre città in Ibn-el-Athîr. Awa o Uwa par nome proprio berbero.

322

Questo si legge nella sola Cronica di Cambridge. Il Caruso e gli orientalisti che lo aiutarono alla pubblicazione, lessero Tariain e interpretarono due tari . Ma oltrechè la voce tari si scriverebbe in arabico dirhem , il manoscritto ha chiaramente harbatain , che va letto kharrobatain , e significa due kharrobe , maniera di peso e di moneta, la cui denominazione pare tradotta dal latino siliqua . La moneta torna a 1⁄ 40di dinâr ; e però 0,36 di lira italiana. L'oncia di sale costava dunque 0,72: probabilmente l'oncia romana, che fu in uso in Sicilia fin, dopo la dominazione musulmana e ne fa menzione Edrisi. Secondo il valore che le dà Edrisi, non molto diverso da quello dell'antica oncia romana, tornerebbe all'incirca a 30 grammi.

323

Si confrontino: Chronicon Cantabrigiense , l. c., an. 6425 e 6426; Ibn-el-Athîr, l. c.; Baiân , e 'Arîb, an. 304, tomo I, p. 176; Ibn-Khaldûn, Histoire de l'Afrique et de la Sicile , p. 161, 162. Ibn-Khaldûn erroneamente suppone in Trapani la guerra che fu in Palermo. Il Nowairi, presso Di Gregorio, Rerum Arabicarum , p. 13, la confonde coi fatti di Girgenti. Il nome del nuovo emiro è scritto nella Cronica di Cambridge, Sâlem soltanto; nel Baiân , Sâlem-ibn-abi-Râscid; in Ibn-Khaldûn, Sâlem-ibn-Râscid; nel Nowairi, Sâlem-ibn-Ased-el-Kenâni. Credo si debba correggere Kotâmi; non essendo verosimile che il Mehdi avesse posto un arabo della tribù di Kinâna, sopra le soldatesche della tribù berbera di Kotâma, lasciate in Sicilia.

324

Veggasi il Lib. II, cap. XI, pag. 440 e 458, seg.

325

Probabilmente eran di questi drappelli i Musulmani che insieme coi Napoletani uccisero trenta cittadini di Capua l'anno novecento cinque. Veggasi Chronicon Sancti Benedicti , presso Pertz, Scriptores , ec., tomo III, p. 206.

326

Liutprando, Antapodesis , lib. II, cap. XLIV, XLV.

327

Veggasi il primo Vol., p. 113.

328

Munitiones , dice Liutprando; turres , il monaco Benedetto di Sant'Andrea.

329

Liutprando, l. c.

330

Chronicon comitum Capuæ , presso Pertz, Scriptores , ec., tomo III, p. 208.

331

Chronica Sancti Benedicti , presso Pertz, stesso volume, p. 206. Probabilmente vuol dire dei Longobardi di Capua e Benevento e dei Napoletani.

332

Leo Ostiensis, lib. I, cap. L.

333

Op. cit., cap. LII.

334

Il diploma di Gregorio duca di Napoli tratta anco di altri patti internazionali con Benevento, come per esempio le leggi secondo le quali giudicarsi le liti tra sudditi dei due Stati. È dato la 14ª indizione, e trascritto in un diploma del duca di Napoli Giovanni, presso Pratilli, Historia Principum Langobardorum , tomo III, p. 228.

335

Oggi Manfredonia.

336

Chronicon comitum Capuæ , l. c. Questo Alliku è quel che la cronica dice califo degli Agareni di Traietto e Garigliano.

337

Ibidem.

338

Chronicon Vulturnense , presso Muratori, Rerum Italicarum Scriptores , tomo I, parte II, p. 418. La cronica dice avvenuto questo fatto verso il 916.

339

Chronicon Farfense , presso Muratori, Rerum Italicarum Scriptores , tomo II, parte II, p. 454.

340

Benedicti Sancti Andreæ monachi Chronicon , cap. XXVII, presso Pertz, Scriptores , ec., tomo III, p. 713.

341

Liutprando, op. cit., lib. II, cap. XLIV, XLV.

342

El-mugawer in arabico significa scorridore, o, come or dicesi, guerrigliero .

343

Liutprando, ibid., cap. XLIX, L.

344

Civitatis vetustate consumpta , (il monaco Benedetto non è scrupoloso in fatto di concordanze) nomine Tribulana .

345

Benedicti Sancti Andreæ monachi , op. cit., cap. XXIX.

346

Si confrontino: Liutprando, Antapodesis , lib. II, cap. XLIX e LIV, presso Pertz, Scriptores , ec., tomo III, p. 297, 298; Chronicon comitum Capuæ presso Pertz, stesso vol., p. 208; Annales Cassinatenses , ibid., p. 171; Annales Beneventani , ibid., p. 174; Chronicon Benedicti Sancti Andreæ etc. , ibid., p. 713, 714; Chronicon Farfense , presso Muratori, Rerum Italicarum Scriptores , tomo II, parte II, p. 455; Chronicon Pisanum , presso Muratori, ibid., tomo VI, p. 107, seg., an. 917; Lapo Protospatario, presso Pertz, Scriptores , ec., tomo V, p. 53; Marangone, nell' Archivio Storico Italiano , tomo VI, parte II, pag. 4, an. 907; Leonis Ostiensis, lib. I, cap. LII. Le autorità principali sono Liutprando e Benedetto di Sant'Andrea, contemporanei; e Leone d'Ostia, ch'ebbe alle mani ricordi contemporanei. La data varia; ma si determina con l'incoronamento di Berengario.

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