Ziegler
Beninteso!
Giovanni
E perchè non io?
Nora
(vivamente) Perchè voi, no !
Ziegler
E basta così.
Nora
Che tiranna, eh?
Giovanni
Tiranna?.. Non lo so.
Nora
È vero, signor Lucio, che sono un pochino tiranna?
Lucio
È la tirannia della Saggezza.
Nora
Ah, sì?
Giovanni
(piano a Ziegler:) Ti secca di non restar qui con lei?
Ziegler
(piano a Giovanni:) Per carità, Giovanni, non dirlo neanche per ischerzo.
Giovanni
(a Lucio:) Noi ce ne andiamo, Lucio. (Indicando Nora) È lei che lo esige… A domani, dunque.
Ziegler
(a Lucio:) Domani, senza febbre e con gli occhioni luminosi e irrequieti come due fari. Mi sono spiegato?
Lucio
(sorridendo dice di sì col capo.)
Ziegler
(a Nora.) Buona veglia, Norina! (E via.)
Giovanni
(stringendole la mano) A rivederci…
Nora
Ahi! Ahi! Mi fate male…
Giovanni
Eh!.. Troppo fragile per essere una tiranna, troppo sensibile per essere un fantasma!
Nora
(quasi fra sè, con rancore) Cattivo!
Giovanni
(esce.)
Nora
(si accinge a mettere in ordine gli oggetti che sono sulla tavola.)
(Un lungo silenzio.)
Lucio
Fa freddo, fuori?
Nora
Un poco. Voi avete freddo?
Lucio
Sento che fa un poco di freddo, ma io non ho freddo.
Nora
Invece, io credo che abbiate freddo. Volete uno scialle?
Lucio
No.
Nora
Lo volete?
Lucio
Siete voi che volete darmelo. Ebbene, io lo voglio.
Nora
(stende sul letto uno scialle bianco, e ritorna a rassettare gli oggetti sulla tavola.)
(Un silenzio breve.)
Lucio
Nora…
Nora
Signor Lucio?
Lucio
Perchè odo la vostra voce meglio di quella degli altri?
Nora
(con lieve celia gentile) Perchè le medicine che momentaneamente potevano indebolirvi l'udito ve le ho somministrate io. È giusto che esse abbiano fatta una eccezione per me.
Lucio
(sorride) Ah?.. Ho inteso. (Pausa) E adesso che fate?.. Sedete, adesso… Raccontate.
Nora
Un momento… C'era una gran confusione quassù… Tutta colpa del signor Giovanni! (Seguendo il zig-zag del suo pensiero) Un po' matto, ma vi vuole molto bene anche lui.
Lucio
Sì. Giovanni e Ziegler sono due amici eccezionali.
Nora
Ed io? (Poggia il paralume verde davanti alla candela. Si volta, e ascolta.)
Lucio
Voi, no.
Nora
No?!
Lucio
Voi, non siete… un'amica.
Nora
E che sono, io?
Lucio
Ecco. Pocanzi il dottor Felsani diceva che la scienza mi ha ridata la vita…
Nora
È vero!
Lucio
Io sono convinto che me l'avete ridata voi.
Nora
Oh Dio! In che modo? (Ascoltandolo, muoverà impercettibilmente verso di lui, e si fermerà un po' discosta dal letto.)
(Sono tutti e due in un'atmosfera di sogno.)
Lucio
In che modo?.. La vita è la vita. Si sa come si scompone il corpo d'un uomo; non si sa… o, meglio, io non so di che si componga la sua vita. Quel che io so è di averla riavuta a guisa d'un dono… di averne sentita la trasfusione. (Pausa.) Ricordate?.. (Pausa.) Agonizzavo… Cominciavo a morire… La mia anima, liberandosi a poco a poco dalle sue spoglie, già si affacciava al mondo dì là… Vedeva! … Vedeva! … Comprendete?
Nora
Sì.
Lucio
Poi… un alito dolce, in cui era una segreta intercessione, un segreto richiamo, la trattenne, la fece retrocedere, me la ricondusse… e la congiunse, di nuovo, completamente, a questo misero corpo… restituendogli la vita, che – demeritata – gli si era dispersa. (Come in una ispirazione) Chi aveva richiamata l'anima mia?
Nora
Chi?
Lucio
Voi. E, difatti, mentre essa mi ritornava dentro, mentre io… rinascevo, voi mi stavate vicina, vigilando… aspettandomi… Mi stavate vicina…
Nora
(intenta, si accosta ancora un poco e, a piè del letto, resta fissa, dinanzi a lui, suggendone ogni parola.)
(Il biancore del suo abito, il cui strascico si distende, e quello del letto compongono, nell'ombra, tutta una vaga forma bianca.)
Lucio
… Così… Così… come state ora: secura, diritta, solenne, grande, eppure umile… Assai umile… assai umile…
Nora
(assorta) Lucio…
Lucio
(spalancando gli occhi che diventano d'una luminosità soave) E così, con questa voce, con una voce che è soltanto vostra, mi dicevate: Lucio… Lucio…
(Muti, immobili, si guardano. – Il silenzio incombe.)
(Sipario.)
La medesima stanza. Ma l'ambiente è divenuto quasi gaio. Non c'è più il letto. Dove erano le fiale e i medicinali, si vedono, ora, piatti, bottiglie di vino, un fornello con su una caffettiera, una zuccheriera e parecchie tazze. Nel mezzo della stanza, una mensa. Son le prime ore del pomeriggio.
SCENA I.
LUCIO, DON PAOLO, NORA, GIOVANNI e ZIEGLER
(Essi stanno seduti intorno alla mensa. Don Paolo ha a destra Nora, a sinistra Ziegler. Lucio è alla destra di Nora. Giovanni è fra Lucio e Ziegler. Si è alla fine del pranzo. Si mangia la frutta. Si chiacchiera. Si beve. – Il fornello del caffè è acceso.)
Nora
(sbuccia una mela e ne offre una fetta a Don Paolo.) Un'altra fettina di mela, Don Paolo?
Don Paolo
(condiscendente) Un'altra fettina di mela. (La prende e la mangia.)
Ziegler
Ancora?!
Don Paolo
Lasciate fare! (Ride) Ah ah ah! Sono i piccoli vantaggi dell'innocuità.
Giovanni
Se c'è l'innocuità, non ci sono i vantaggi.
Don Paolo
Dal vostro punto di vista è vero. Ma dal mio, (ridendo) ah ah ah!, è un altro paio di maniche.
Ziegler
Voi le avete larghe le maniche…
Don Paolo
E me ne tengo! Sono misericordioso, io.
Giovanni
La misericordia è stoffa a buon mercato. Si dice che anche il Signore Iddio se ne sia fatto un manto assai largo.
Ziegler
Che ne pensate voi, Don Paolo?
Don Paolo
Io penso… (beve con voluttà un ultimo bicchiere di vino) penso che con queste cose è meglio di non scherzare.
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