Antonio Caccianiga - Il bacio della contessa Savina

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Il bacio della contessa Savina: краткое содержание, описание и аннотация

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Imbecille!.. ed ho disertato il mio posto al primo rovescio, senza riparare il mio fallo, senza tentare una nuova prova! All'indomani avrei potuto dimostrare il mio pentimento, e mi avrebbe perdonato. Calmata la prima impressione, ella stessa forse pensa di riparare la troppo brusca ripulsa, forse il suo cuore le spiega l'arcano, ed essa mi attende alla finestra, per consolarmi con uno sguardo divino del suo rifiuto!..

Oh! non è possibile esitare un istante di più, io devo ripartire immediatamente per Milano, e riparare il torto della mia fuga precipitosa, una risoluzione insensata non deve decidere la sorte di tutta la vita… Con tali pensieri uscii dall'albergo per correre in traccia d'una vettura.

Vagai lungamente per le vie senza sapere ove andassi, lottando fra gli opposti pensieri. Che cosa avrei detto a mio zio per giustificare il mio ritorno? Come mi avrebbe egli accolto? aveva io il diritto di scialacquare il denaro ch'egli aveva destinato al mio viaggio ed alla mia dimora mostrandomi leggiero, capriccioso, vano, insensato? Una volta entrato nella via delle riflessioni non mi mancarono argomenti per persuadermi che era tempo di finirla colle pazze fantasticherie, e di pensare in sul sodo. D'altronde, ritornandomi in mente le savie osservazioni del mio benefattore, coll'accompagnamento delle risa convulse, mi si risvegliava quel senso di dignità che l'amore aveva assopito. Pensai che i grandi favori della fortuna non bisogna chiederli, ma meritarli, pensai che nella solitudine che mi attendeva avrei forse trovato nuove forze per tentare la prova letteraria che mi restava ancora come un filo di speranza per l'avvenire. Allora mi parve nuovamente che il mio Lucchino Visconti rivelasse tale novità e altezza di concetti da aprirmi l'adito ad una splendida vita letteraria. Tale fiducia nell'avvenire mi spinse a tentare nuove prove, e decise della mia sorte. – Partirò per la Valtellina, dissi fra me; alcuni mesi di lavoro basteranno a completare la mia tragedia ed a perfezionarla. Ritornerò a Milano col mio tesoro nel sacco; e quando avrò raccolto la palma del trionfo, quando tutti i giornali avranno proclamato l'immenso successo del Lucchino Visconti … mi presenterò alla finestra… rinnoverò la prova… allora la gloria mi darà diritto all'amore… forse potrò sperare d'aver meritato un bacio dalla contessa Savina.

IV

Dopo lungo girovagare, avvicinandosi la notte e sentendomi stanco, sfinito, rientrai nell'albergo. Nella gioventù le passioni più violente tolgono l'appetito ed il sonno fino ad un certo punto, oltre al quale la natura si rivolta e reclama i suoi diritti. Chiesi da pranzo, e subito da bere, chè mi sentivo la gola inaridita. Mi servirono un vinetto bianco che mi parve il néttare degli Dei, c'era qualche cosa in quel vino che calmava l'anima agitata, esilarava lo spirito, sorrideva alle illusioni, rinfrancava le speranze. Mangiai con sufficiente appetito per un innamorato cotto, e mi sentii rinfrancato lo stomaco, ma oppresso dalla stanchezza. Rientrato nella stanza mi coricai. La veglia della notte antecedente, il viaggio mattinale, la fatica del lungo passeggio, il cibo sostanzioso e il vino eccellente m'immersero in un sonno così intenso, che non mi risvegliai che all'aurora. Era una deliziosa mattina d'autunno, io mi sentiva rinvigorito dal riposo, consolato da una speranza di gloria, e predisposto dall'amore a sentire le bellezze della natura. A vent'anni non si possono trovare migliori condizioni per godere quello stupendo spettacolo del lago di Como. Salito sul ponte del battello a vapore io non sapeva ove arrestare gli sguardi, e quando uscii dal porto la mia sorpresa sorpassò ogni aspettativa, e concentrò tutta la mia attenzione.

Un cielo perfettamente sereno, un'aria leggera e trasparente permettevano all'occhio di distinguere con precisione i monti più lontani colle vette acuminate tinte in violetto dai raggi del sole, le colline boscose che scendono fino al lago e si specchiano nelle acque, colle loro ville sontuose e coi paesetti pittoreschi che torreggiano sulle rive. Alcune barchette pavesate vagavano sulle acque calme, che apparivano verdi o turchine secondo la luce del cielo o le ombre delle rive.

Io osservava estatico quel delizioso paesaggio che varia lo spettacolo a misura che si avanza, e sentivo che l'aspetto di una bella natura è benefico agli afflitti, e infonde la rassegnazione e la calma. La mestizia dei pensieri mi rendeva più attraente l'incanto di quelle delizie che sembrano un sorriso di promesse e di gioia. La fantasia mi riportava sovente a colei che stava in cima dei miei pensieri, e l'immaginazione giovanile si piaceva dipingermi la vita al suo fianco in una di quelle villette circondate da ombre misteriose di fitte piante, e abbellite di fiori che eccitavano la mia ammirazione. E talvolta sognavo che ella fosse divenuta la mia compagna, ch'io l'avessi lasciata per qualche giorno e ritornassi alla nostra villa; e mi sembrava vederla appoggiata ad una terrazza aspettando il mio arrivo, e mi sentivo il bisogno di annunziarle la mia presenza, sventolando il fazzoletto.

Ma ciò che per me era un sogno, per altri era realtà. In ogni paesello, ad ogni approdo, si vedevano dei volti sorridenti accogliere gli ospiti, gli amici, i congiunti, o salutare i passaggeri. Io solo non avevo una mano che si stendesse per mandarmi un saluto, io povero orfano andavo a guadagnarmi il pane in un deserto villaggio delle montagne, e fuggivo lontano da colei che avrebbe potuto fare la felicità della mia vita. Fantasticando in tal modo sugli umani destini, il mio sguardo si arrestava sopra le povere casupole dei pescatori, e pareva che una mano misteriosa mi additasse quelle catapecchie per mostrarmi che dovunque si vada la miseria sta al fianco della ricchezza, e talvolta si avvicendano sulla ruota della fortuna; la miseria è sovente il prodotto dell'ignoranza, come le ricchezze sono il frutto del lavoro e dell'ingegno, e appunto molti di quei caseggiati sul lago rappresentano il guadagno di grandi artisti che col loro genio seppero raggiungere la celebrità e la fortuna.

Allora mi parve nuovamente che il Lucchino Visconti dovesse aprirmi la strada a lucrosi guadagni, che mi avrebbero permesso un giorno di acquistare uno di quei deliziosi villini e di condurvi la contessa Savina.

A poco a poco il lago si faceva più solitario e più grave. Alle villette signorili succedevano i paeselli laboriosi e le nude roccie. È sempre così nella vita: ai sorrisi della gioventù succedono i pensieri dell'età matura, alla poesia che apre lo spettacolo dell'esistenza seguono le gravi cure degli affari; la vita procede meno bella, ma più seria e più utile; voltandoci indietro vediamo il cammino percorso, e guardando avanti possiamo calcolare la breve distanza che ancora ci divide dal porto… infatti poco dopo il battello giunto davanti Colico si arrestava, terminando così le mie divagazioni poetiche e il viaggio.

Ogni poeta diventa positivo davanti i fatti volgari della vita, ed io ho dovuto abbandonare i miei sogni per correr dietro al mio bagaglio; ma quando mi accorsi che bisognava scendere a terra, il ponte del battello era già sgombro, e i viaggiatori s'erano precipitati sulla riva. Non potevo staccare il mio sguardo da quel panorama del lago, e mentre il mio occhio saliva dalle colline ai boschi, dai boschi alle nude roccie, ed alle cime imbiancate dalla neve, i miei compagni di viaggio entravano nel paese. L'ultimo facchino mi offrì i suoi servigi che accettai, sbarcando colle mie valigie quando gli altri passeggieri erano già molto lontani.

Fra le raccomandazioni di mio zio c'era anche quella di non fermarmi a Colico per evitare il pericolo delle febbri palustri. Chiesi dunque immediatamente un mezzo di trasporto.

– La diligenza parte in coincidenza col battello a vapore, – mi rispose il facchino.

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