Roberto Bracco - La piccola fonte - Dramma in quattro atti

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La piccola fonte: Dramma in quattro atti: краткое содержание, описание и аннотация

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Don Fausto

Ritiro il «sedicente».

Valentino

Tutte le persone che campano a spese di qualcuno hanno un po' d'influenza sul medesimo. Io, poi, oltre a campare a spese di Stefano, gli sono anche parente. Sissignore! Discendiamo dallo stesso ceppo.

Don Fausto

Da Adamo ed Eva?

Valentino

(contraffacendolo) «Da Adamo ed Eva!» (Carezzandogli il mento) Quanto siete grazioso!

Don Fausto

Giù le mani!

Valentino

Gli sono cugino in terzo grado, e cavatevi il cappello!

Don Fausto

Io me lo caverò se riescirete a farmi dare le mille e settecento lire che mi deve.

Valentino

Stefano ha preso da voi mille e settecento lire di saponi?!

Don Fausto

Ma che saponi! Sono cinque anni che ho smessa la fabbrica perchè insieme con mio cognato – quello che perdette il posto al Museo – aprii in via Costantinopoli un magazzino d'antichità. Neppure questo sapete?

Valentino

Chi volete che si dia la pena di parlarmi di voi?!

Don Fausto

Io misi un comunicato nei giornali.

Valentino

Un altro!

Don Fausto

Che c'è di straordinario? Per questo ci sono i giornali: per metterci i comunicati.

Valentino

Bel concetto che avete del giornalismo!

Don Fausto

Veniamo al fatto.

Valentino

Veniamo al fatto.

Don Fausto

La bellezza di otto mesi fa, il vostro signor cugino in terzo grado prese da noi una cornice e due sedie.

Valentino

Una cornice e due sedie, mille settecento lire?!

Don Fausto

La cornice, settecento; e le sedie, cinquecento ognuna.

Valentino

Dio sa quante volte mi sarò seduto su cinquecento lire e non me ne sono mai accorto!

Don Fausto

Gli avrò scritto più di venti lettere.

Valentino

E lui?

Don Fausto

Lui, niente! Come se non ne avesse ricevuta nemmeno mezza.

Valentino

(cacciandosi in tasca la pipetta spenta) Non ci badate: è un po' distratto.

Don Fausto

(scaldandosi) Un po' distratto?

Valentino

Del resto, la distrazione, si sa, è la malattia di tutti i poeti.

Don Fausto

(alzando la voce) Ma lo guarisco io di questa malattia!

Valentino

(toccandogli la pancia come si fa carezzando un cavallo) Buono, buono, don Fausto!

Don Fausto

Giù le mani!

Valentino

Uno di questi giorni, gli parlo io.

Don Fausto

Oggi ho delle scadenze e mi necessita il contante per fare onore alla mia firma. Per mezzogiorno al più tardi, il mio conto dev'essere saldato.

Valentino

Per mezzogiorno, è un po' difficile. Questa è l'ora in cui Stefano è chiuso nel suo studio, e guai a disturbarlo!..

Don Fausto

Chiuso o non chiuso, se fra un'ora non sono soddisfatto, mando al vostro signor parente uno sveglierino per atto d'usciere e metto…

Valentino

(continuando subito) Un comunicato nei giornali.

Don Fausto

(fermamente) Nè più nè meno.

Valentino

Così Stefano vi risponderà in versi.

Don Fausto

E io lo chiamerò imbroglione in prosa.

Valentino

Ma, dico: che modo di parlare è questo?!

Don Fausto

E voi perchè mi stuzzicate?

SCENA III

DON FAUSTO, VALENTINO, TERESA
Teresa

(venendo dal fondo) Che c'è, che c'è, Valentino?

Valentino

(a Don Fausto) Questa è sua moglie. Fate il gentiluomo con lei. (A Teresa) Non c'è niente, signora Teresa. Niente di serio. C'è soltanto il signor Fausto Cantajello, qui presente, il quale avrebbe un conticino di mille e settecento lire da farsi saldare. Una cornice e due sedie.

Don Fausto

Due sedie a bracciuoli, Errico Quarto puro…

Valentino

(a Teresa) Devono essere quei due seggioloni con quella spalliera… (fa dei gesti descrittivi.)

Don Fausto

A servirvi. Su quei due seggioloni pare certo sia stato seduto Errico Quarto in persona.

Valentino

E diamine! (Gesto analogo) Se ne vede ancora l'impronta.

Don Fausto

La cornice, poi, ha contenuto il primo ritratto a olio di Napoleone I.

Valentino

Ho capito: è per questo che Stefano ci ha messo il ritratto suo.

Teresa

(che si trova alla destra di don Fausto) Sì, ma io non credo che per oggi mio marito abbia disponibile questa somma. Dovreste avere la bontà di pazientare.

Don Fausto

(che ha udito poco, – a Valentino) Dovrei avere la bontà… di che?

Valentino

A sinistra, a sinistra, signora Teresa.

Teresa

A sinistra!?..

Valentino

A destra è sordo. Parlategli a sinistra.

Teresa

(passando alla sinistra di don Fausto) Dicevo che dovreste avere la bontà di pazientare.

Don Fausto

Ah no, signora mia. Ho già spiegato al cugino in terzo grado di vostro marito le ragioni per cui non posso più pazientare.

Teresa

(deviando involontariamente) Valentino!

Valentino

(accostandosi con zelo) Comandate.

Teresa

(piano) Lo sapete che Stefano non vuole che vi si conosca come suo cugino…

Valentino

È vero, sì, ogni tanto me ne dimentico.

Teresa

(affettuosamente) Ha i suoi principii… Dobbiamo rispettarli…

Don Fausto

Dunque, signora, che si decide?

Teresa

Che volete che vi dica?.. Io non ho l'abitudine d'incomodare mio marito per simili faccende. E oggi, meno che mai. Tutt'al più, quando saprò che ha dei quattrini…

Don Fausto

Quando saprete che ha dei quattrini, cara signora, sarà troppo tardi. Per fortuna, (cavando una carta da una tasca) il conticino è firmato da vostro marito a mo' di obbligazione. Ecco qua. (Lo mostra) Il termine è trascorso da un pezzo; e quindi io ricorro ai ferri corti.

Valentino

Intimazione per atto d'usciere e pubblica denunzia nei giornali della città.

Teresa

(spaventata) Dio mio! Che dite mai!?

Don Fausto

D'altronde, io ragiono così, cara signora: chi possiede un villino a Posillipo, costruito, per giunta, a bella posta con parecchie decine di migliaia di lire, e va in carrozza invece d'andare in tram o a piedi come vado io…

Valentino

(interrompendolo) Poveretto! Con quella pancia!

Don Fausto

(inalberandosi) Con questa pancia vado a piedi, e ci vado a fronte alta. Ciò che mi stupisce è che il signor Stefano Baldi…

Valentino

… vada in carrozza a fronte bassa.

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