Pietro Giannone - Istoria civile del Regno di Napoli, v. 6

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Pietro Giannone

Istoria civile del Regno di Napoli, v. 6

LIBRO VENTESIMOSECONDO

Morto re Carlo II nacque subito quella famosa quistione tra il zio ed il nipote sopra la successione del Regno; poichè dall'una parte il giovanetto Re d'Ungheria mandò Ambasciadori a Papa Clemente a dimandar l'investitura, non già come nipote, secondo l'error di Tiraquello 1 1 Tiraq. qu. 40 n. 167 tract. de primogen. , ma come figliuolo di Carlo Martello primogenito del Re Carlo II. Dall'altra parte Roberto Duca di Calabria, ch'era allora col Papa in Avignone, diceva, che l'investitura doveasi a lui, come a figlio, e più prossimo in grado al Re morto. Fu con molte discussioni avute innanzi al Collegio de' Cardinali esaminato il punto: nel che importò molto al Duca di Calabria l'opera di Bartolommeo di Capua Dottore eccellentissimo, ed uomo, che per aver tenuto il primo luogo molt'anni nel Consiglio di Re Carlo, era divenuto per molta isperienza prudentissimo in pratiche di Stato. Costui trattò con molto valore la difesa del Duca, e tra le opere di Luca di Penna, e di Matteo d'Afflitto 2 2 Affl. in tit. de Success. Feud. et decis. 119 n. 3. leggiamo le sue allegazioni ch'egli compose per questa causa. Scrisse ancora per Roberto, Niccolò Ruffolo valente Dottore di que' tempi, le cui allegazioni leggiamo impresse ne' volumi di Luca di Penna. E Gio. Vincenzo Ciarlanti 3 3 Hist. de Samnio. lib. 4 cap. 23. vuole, che Roberto avesse seco condotto ad Avignone anche Andrea d'Isernia pur famoso Giureconsulto, perchè insieme col Capua prendesse la sua difesa. Chi sostenesse le parti di Caroberto non abbiam memoria; e se dobbiamo prestar fede a ciò, che di questa contesa ne scrisse Baldo Perugino 4 4 Costanzo lib. 5. , non fu egli presso il Papa difeso, come ad una cotal difficile ed intrigata quistione si conveniva.

Ma ciò che sopra ogni altro rese al giudicio del Mondo, ed agli Scrittori giusta e prudente la decisione del Pontefice Clemente V a favor di Roberto, fu che Bartolommeo di Capua trattò questa causa non semplicemente da Dottore, ma dimostrò al Papa ed a' Cardinali, che oltre a quella ragione, che davano le leggi al Duca di Calabria, era necessario per l'utilità pubblica d'Italia, e del nome cristiano, che il Regno dovesse darsi a Roberto Signor savio ed espertissimo in pace ed in guerra, riputato un altro Salomone dell'età sua; e non più tosto al giovanetto Re, il quale senza conoscimento alcuno delle cose d'Italia nato, ed allevato in Ungheria, fra' costumi del tutto alieni dagl'Italiani, essendo costretto di governare il Regno per mezzo di Ministri e Baroni ungari, a niun modo avria potuto mantenerlo in pace, parendo ancora cosa non meno impossibile, che inconveniente, che il Duca di Calabria, il Principe di Taranto, ed il Principe d'Acaja zii del Re, e Signori nel Regno tanto potenti, avessero a star soggetti a' Baroni Ungari 5 5 Costanzo lib. 5. ; onde dopo molte discussioni, al fine fu sentenziato in favor di Roberto, ed al primo d'Agosto di quest'anno 1309 fu dichiarato in pubblico Concistoro Re di Sicilia ed erede degli altri Stati del Re Carlo suo padre; ed a' 26 del detto mese fu da Roberto in mano del Pontefice dato il giuramento di fedeltà e ligio omaggio, e ricevè dal medesimo l'investitura 6 6 Chioccar. in M. S. giurisd. tom. 1. non meno di questo regno di Puglia, che di quello di Sicilia 7 7 Scip. Ammirato ne' Ritratti, pag. 292. ; poichè i Pontefici romani, avendo per intrusi i Re Aragonesi, che possedevano la Sicilia senza ricercarne da essi investitura, per non pregiudicare le loro ragioni, investivano gli Angioini, così dell'uno, come dell'altro, secondo l'antico stile ed usitate formole. Questa investitura, oltre essere stata raccolta dal Chioccarelli nel primo tomo de' M. S. giurisdizionali, si legge tra le Scritture del regale Archivio 8 8 Archiv. lib. 1 lit. H. ann. 1309. Indict. 7 fol. 1. Summont. l. 3 pag. 370 tom. 2. , ove fra i soliti patti e convenzioni, Roberto s'obbliga pagar ogni anno alla S. Sede nel dì di S. Pietro ottomila once d'oro per censo, in recognizione del Feudo: replicandosi ancora ciò, che nell'altre investiture era stabilito, che la città di Benevento restasse esclusa, e come fuori del Regno rimanesse per sempre in dominio utile e diretto della Chiesa romana. Così agli 8 di settembre nella città d'Avignone fu Roberto con tutte le solite cerimonie e con ogni pompa e celebrità incoronato Re 9 9 Baluz. Vitae Papar. Aven. tom. 1 cap. 15, 34, 70, 104. ; ed il Papa a maggior dimostrazione di benevolenza, gli donò per autentica Bolla sottoscritta da tutto il Collegio, una gran somma di denari, che fu creduto passar trecentomila once d'oro, che dal Re Carlo suo padre e suo Avo, si doveano alla Chiesa romana per le spese fatte da Papa Bonifacio VIII, e suoi predecessori, nella spedizione di Sicilia 10 10 Scip. Ammir. ne' Ritratti, pag. 292. .

Essendo tutte queste cose trattate in Avignone nel Ponteficato di Clemente V, è gran meraviglia, come dai nostri Professori si creda Autore di tal sentenza il Pontefice Bonifacio VIII, che più anni prima era stato fatto prigioniere in Anagni da' Colonnesi, e morto in Roma per dolor d'animo. Nel che non è condonabile l'error di Tiraquello, e di alcuni altri 11 11 Ursino de sucess. feud. pag. 1 qu. 5 art. 1 num. 19, 22. , che contro ciò che si legge in tutti i più gravi Storici 12 12 V. Baluz. loc. cit. Sabell l. 7. Ennead Costan. l. 5. , scrissero, che Bonifacio avesse sentenziato a favor di Roberto, ingannato forse da ciò che si legge ne' Commentari di Baldo 13 13 Baldo in l. cum in antiqu. Cod. de jur. delib. , i quali secondo le edizioni vulgate, contenendo molte scorrezioni, sono stati cagione a lui ed agli altri di simili errori.

Fu tal sentenza commendata da Bartolo 14 14 Bartolo in Auth. post fratres, Cod. de legit. haered. , e quel ch'è più da Cino da Pistoia 15 15 Cin. in l. si viva matre, C. de bon. mater. , quel severissimo censore de' Pontefici e della Corte romana; e quantunque Baldo 16 16 Baldo nella l. liberti libertaeq. C. de oper. lib. num. 25. una volta la riprovasse, dicendo che in ciò il Papa fuit magis partialis, quam talis qualis esse debuerat : nulladimanco esaminando altrove 17 17 Baldo in l. cum in antiquiorib. C. de jur. delib. la questione, e trovatala piena di difficoltà, e non così facile a determinare, tanto che fu costretto di dire, solvat Apollo , soggiunge, che avendo così determinato la Sede appostolica, esset ridiculum, et quasi haereticum disputare, quia injuriam facit judicio Reverendissimae Synodi , delle quali parole si valse anche il nostro Matteo d'Afflitto.

Fu ella poi, come rapporta anche Bzovio 18 18 Bzovio ann. 1355. Ann. Eccl. , confermata da Benedetto XII, il quale avendo per mezzo de' suoi Legati ricevuto il giuramento di fedeltà e ligio omaggio da Roberto, gli confermò il Regno e ne lo investì con le medesime condizioni, che erano nell'investitura del Re Carlo I suo Avo 19 19 Chiocc. t. 1. M. S. reg. jurisd. . Nè sono mancati Giureconsulti gravissimi, che l'han sostenuta con ragioni e con esempli, come Cujacio 20 20 Cujac. de Feud. lib. 2 tit. 11. , Ottomano 21 21 Ottom. quaest. illust. qu. 3. , Morisco, Mariana 22 22 Mariana lib. 13. Hist. Hisp. cap. 9 in fir. et lib. 14 cap. 8. , Arniseo 23 23 Arnis. t. 1 cap. 2 sect. 10. e tanti altri. Quindi avvenne, che Roberto per mostrare che egli, perchè nato prima e come più prossimo in grado di Caroberto, dovea godere, ad esclusione di costui, della primogenitura, s'intitolava: Robertus primogenitus, etc. come assai a proposito avvertì anche Gio. Antonio de Nigris 24 24 Nigris in Comment. ad capit. Rober. incip. privilegia, cap. 1. ne' suoi Commentarj.

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