Pietro Giannone - Istoria civile del Regno di Napoli, v. 6
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Istoria civile del Regno di Napoli, v. 6: краткое содержание, описание и аннотация
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Roberto adunque, favorito in tanti modi da Papa Clemente partì da Provenza per Italia, e quivi per mostrarsi grato al Pontefice, cavalcò per tutte le città, favoreggiando i Guelfi, e dichiarando, ch'egli sarebbe stato inimico a tutti coloro che cercassero d'infestare lo Stato ecclesiastico ed i partegiani suoi.
Giunse finalmente in Napoli, dove con pompa reale e con testimonio universale di gran contento il riceverono; poichè non solo ciascuna provincia del Regno, ma ogni Terra di qualche nome gli mandò Sindici a visitarlo e ad ossequiarlo: ed egli per mostrarsi meritevole del giudizio del Papa e della benivolenza de' Popoli, cavalcò per tutto il Regno riconoscendo i trattamenti de' Baroni e degli Ufficiali co' sudditi, con accarezzare quelli che si portavano bene; e per contrario riprese gl'ingiusti e tiranni, ordinando, che dovessero inviolabilmente osservare le leggi ed i Capitoli del Regno, che suo avo e padre aveano stabiliti. Tornato a Napoli, creò Duca di Calabria Carlo suo unigenito, ed onorò molti gran Baroni del titolo di Conte; e calcando le vestigia de' suoi maggiori, cominciò a far vie più bella e magnifica la città, non avendo ancor cagione alcuna di guerra. Diede in quest'anno 1310 principio al monastero di S. Chiara, luogo per Monache in ampio numero di quell'Ordine, con un separato Convento per molti Religiosi Conventuali, e piacquegli dichiarare questa magnifica chiesa, che fosse sua Cappella regia 25 25 Costanzo lib. 5. Engen. Nap. Sacr. di S. Chiara.
. Fabbrica, che in magnificenza e grandezza non cede a niun altro edificio moderno d'Italia: ed è fama, che dal dì primo del suo Regno destinò tremila ducati il mese da spendersi, mentre e' vivea, prima in edificare la chiesa, e' Conventi, e poscia in comprare possessioni, de' cui frutti potessero vivere le Monache e' Frati. E vi è chi scrisse 26 26 Giannettas Hist. Neap. l. 2.
, che Roberto per ammenda della morte proccurata a Carlo Martello suo fratello, affin di succedere al Regno, avesse usata tanta profusione in opera così pietosa; quasi che bastasse a cancellare tanta scelleraggine (se fosse vero il sospetto, che s'ebbe di lui) un tal edificio; e come se agli uomini per purgare i loro misfatti, bastasse il fabbricar chiese e monasterj, ed arricchirgli d'ampie rendite e possessioni. Scipione Ammirato 27 27 Ammirat. Ritratti pag. 302.
ne' suoi Ritratti narra, essere stato ricevuto di mano in mano dalle memorie degli antichi in Napoli, che avendo Roberto condotta a fine la fabbrica di questa Chiesa, domandò al Duca di Calabria suo figliuolo quel che gliene paresse: a cui il Duca non per irreverenza, ma per non adular il padre, liberamente rispose, che gli parea, che fosse fatta a somiglianza d'una stalla. E ciò disse, perchè non avendo la chiesa ale, le piccole cappelle, che intorno son poste di mala grazia, che non continuano infino al tetto, rendono somiglianza di mangiatoje. Ma il Re, o come è natura di ciascuno, che senta con mal grado chi biasima le sue cose, o pur da divino spirito commosso: Piaccia a Dio , gli disse, o Figliuolo, che voi non siate il primo a mangiare in questa Stalla . E non è dubbio alcuno, il primo del Sangue Reale, che si seppellisse in S. Chiara, essere stato il Duca Carlo.
CAPITOLO I
Passò Roberto i primi tre anni del suo Regno in questi esercizj di pace; favorendo altresì, nel miglior modo che potea, la parte Guelfa per tutta l'Italia; ma furono questi studj di pace interrotti per la morte accaduta gli anni a dietro dell'Imperadore Alberto d'Austria; poichè essendo stato in suo luogo rifatto Re de' Romani Errico VII, il primo Imperadore dell'illustre Casa di Lucemburgo, e coronato in Aquisgrana, tutti i Ghibellini d'Italia mandarono a sollecitarlo, che venisse a coronarsi in Roma; e poichè lo Stato suo in Germania era di poca importanza, e bisognava con le ricchezze d'Italia sostenere il decoro imperiale, fu convocata una Dieta, ove furono tutti i Principi di Germania, nella quale fu conchiuso, che la Nazione alemana pagasse ad Errico un esercito, col quale potesse venire a coronarsi in Italia. Papa Clemente che ciò intese, dubitando, che per la sua residenza in Avignone non venisse ad occupare tutto lo Stato Ecclesiastico, ed a ponere la Sedia dell'Imperio a Roma, creò Conte di Romagna e Vicario Generale di tutto lo Stato della Chiesa Re Roberto, affinchè se gli opponesse. Mandò per tanto Roberto, sentendosi ch'Errico dovea calar in Italia, l'anno 1312 D. Luni di Raona con cento Cavalieri in ajuto dei Fiorentini, siccome fece ancor l'altro anno a Roma, mandandovi Giovanni Principe d'Acaja suo fratello con seicento Cavalieri catalani e pugliesi per contrastar la coronazione dell'Imperadore 28 28 Ammirato: Ritratti, pag. 292. Baluz. Vitae Papar. Aven. tom. 1 pag. 18, 21, 44, 45, 48.
.
Dall'altra parte Federico Re di Sicilia, che avea preso gran dispiacere, che 'l Regno di Puglia fosse rimasto a Roberto più tosto che al Re d'Ungheria, del quale per la distanza potea dubitar meno, e che avea pensato di battere in ogni occasione le forze del Re Roberto, pose molta speranza nella venuta dell'Imperadore, se bene nel principio non si discoverse. Ma offeso da Roberto per esser posto in acerbissima prigione (dove finì la sua vita) un suo Ministro, che avea mandato a Napoli a visitar Ferdinando figliuolo del Re di Majorica, fatto prigioniere in Grecia dal Principe di Taranto; da questa ingiuria pigliando occasione Federico non volle tardar più a scovrirsi; e giunto l'Imperadore in Italia, mandò Manfredi di Chiaramonte a visitarlo, ed a trattar lega con lui contra Re Roberto. L'Imperadore fe gran conto di quest'ambasciata e strinse la lega, e dichiarò Federico Ammiraglio dell'Imperio, e mandò a pregarlo, che con l'armata infestasse le marine del Regno, ch'egli presto sarebbe ad assalirlo per terra.
I Genovesi vedendo ora più gagliardo Errico per questa lega, lo riceverono come loro Signore, onde egli cominciò ad essere formidabile a tutta Italia; e giunto a Roma a' 29 di giugno di quest'anno 1312 fu con molta celebrità coronato in S. Gio. Laterano 29 29 Baluz. loc. cit. pag. 48, 93.
; indi ripassato a Pisa, fece citar Roberto, come vassallo dell'Imperio, a comparir avanti di lui.
Gl'Imperadori d'Occidente, come s'è veduto nei precedenti libri di questa Istoria, pretendevano sovranità sopra questi Reami: l'investiture, come altrove fu detto, sono più antiche quelle degl'Imperadori d'Occidente che de' Romani Pontefici; onde è, che S. Bernardo, adulando l'Imperador Lotario, disse, che omnis, qui in Sicilia Regem se facit, contradicit Caesari ; quindi, sempre che gli Imperadori ripigliavano forza in Italia, non tralasciavano quest'impresa. Errico cita Roberto, e questi non comparendo, lo dichiara contumace, indi a' 25 aprile del seguente anno 1313 fulmina contro lui la sentenza, colla quale lo sbandisce 30 30 Baluz. pag. 51.
, lo priva del Regno e di tutti i suoi dominii, e come ribello dell'Imperio lo condanna ad esser decapitato. Questa sentenza si legge presso noi nel primo tomo de' MS. giurisdizionali compilati per Chioccarello, e la rapporta anche Alberico ne' suoi Commentarii 31 31 Alberic. in l. quisquis, num. 11, C. ad L. Jul. Majest.
.
(Questa sentenza è rapportata tutta intera da Lunig 32 32 Tom. 2 p. 1035.
; ma varia intorno al tempo della data, notandosi l'anno 1311. Rapporta eziandio alla pag. 1079 una lettera di Filippo Re di Francia scritta a Papa Clemente V , nella quale gl'incarica ad usar tutti gli sforzi per impedire gli attentati ed i progressi d'Errico contro Roberto suo parente, i quali potrebbero frastornar anche l'impresa di Terra Santa; onde Clemente fulminò una Bolla contro tutti i nemici del Re Roberto , dichiarandoli invasori del Regno, la quale si legge pag. 1086).
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