Вальтер Скотт - I Puritani di Scozia, vol. 1

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I Puritani di Scozia, vol. 1: краткое содержание, описание и аннотация

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I Reali in udir tali esclamazioni aggrottavan le ciglia, ma preser coraggio in veggendo lo stesso buon successo ottenersi da lord Evandale.

Allora Enrico montando a cavallo, e avuta cura di ben assicurarne la sella, si diede al galoppo, e passando innanzi al bersaglio trasse e lo abbattè per la terza volta. Tutti quelli che stavano intorno a lord Evandale gli dipinsero la condotta tenuta dall'altro siccome una innovazione alle antiche consuetudini, nè quindi esservi alcun obbligo d'imitarla. Diverso però d'avviso il giovane cavaliere, volle seguir l'esempio additatogli dal competitore; ma intanto che egli scaricava l'arme mancò un piede al suo cavallo, onde la palla non giunse allo scopo.

Se prima meritò lodi dovute alla sua destrezza il giovine vestito di verde, in quel momento si fece ammirar per cortesia; poichè movendo verso lord Evandale, gli manifestò le proprie intenzioni, di non vantaggiare di un caso accaduto a Milord per colpa del suo cavallo, e gli propose un secondo cimento a piedi.

»Lo accetterei più volentieri a cavallo, se al pari di voi avessi un palafreno bene addestrato.»

»Volete voi farmi l'onor di salirvi e di prestare a me il vostro?» rispose il giovine.

Lord Evandale vergognava quasi di accettare simile offerta, che gli avrebbe scemato il merito della vittoria, quando anche l'avesse riportata. Per altra parte desiderava ricuperare la fama della propria bravura. Rispose quindi al cortese emulo, cedergli ei di buon grado la gloria della giornata, su di cui avea dimessa qualsisia pretensione, ma accettar volentieri il partito d'un nuovo cimento, cui s'avvierebbero, ciascun ad onore della sovrana del proprio cuore.

Così favellando, lanciò uno sguardo appassionato sopra miss Bellenden, e porta la tradizione, che gli sguardi del giovine antagonista prendessero la stessa dirittura. Ma la conchiusione di questa ultima prova non fu diversa dalla precedente. Lord Evandale, lungi dal mostrare quella gelosia, che suol essere l'appannaggio delle picciole anime, si congratulò egli stesso col suo vincitore. »Vi ringrazio, gli disse, d'aver restituito nella buona opinione ch'io n'ebbi il mio palafreno. Stava per dargli colpa di quanto mal mi tornò; vedo ora di non dovere accusar che me stesso.» Dette le quali cose, rimontò a cavallo allontanandosi dall'assemblea.

Giusta il costume, solito in tai circostanze, coloro stessi che erano propensi a lord Evandale, divennero larghi d'applausi al suo fortunato rivale, verso di cui finalmente l'intera attenzione de' circostanti fu volta.

»Chi è egli? come si chiama?» si domandavano l'uno all'altro coloro che nol conoscevano. Ma il suo nome non rimase ignoto gran tempo; e appena si seppe appartenere egli a tal'ordine di società, cui le alte persone poteano usare riguardi senza troppo abbassarsi, quattro amici del duca vennero invitandolo a presentarsegli innanzi. Nell'andar con essi che il colmavano di congratulazioni ed attraversando la folla, si trovò un istante rimpetto a lady Bellenden. Le guance gli si tinsero d'un vermiglio più carico nel salutare miss Editta, la quale non arrossì meno di lui nel restituirgli il saluto.

»Voi dunque conoscete quel giovine?» disse lady Margherita alla nipote.

»Io… sì… L'ho veduto in casa di mio zio, e… anche in altri luoghi… qualche volta… a caso.»

»Il suo cognome, a quanto ascolto è Milnwood.»

»Sì: (soggiunse allora sir Gilbert Cleugh che stava a cavallo presso lady Margherita). Egli è figlio del defunto colonnello Morton di Milnwood, che alla giornata di Dunbar comandava un reggimento di cavalleria in difesa del re.»

»E che ha combattuto contro di lui nelle giornate di Marston-Moor e di Philiphaugh (soggiunse lady Margherita, mettendo un caricato sospiro): fu in quest'ultima battaglia che mio marito perdè la vita».

»La vostra memoria vi serve bene, o Milady, ma in questo momento è meglio dimenticare il passato.»

»Non se ne dovea però dimenticare quel giovine, sir Gilbert! e avrebbe fatto bene a non mettersi nella società di persone, alle quali il suo nome può destare sgradevoli rimembranze.»

»Ma non pensate, o Milady, ch'è qui, perchè il dovere vel chiama? egli fa parte del contingente prescritto a suo zio. Vorrei bene che il mio contingente fosse composto di giovani pari a lui.»

»Lo zio di questo Milnwood, sarà mi figuro un presbiteriano, come lo è stato lungo tempo suo padre!»

»Lo zio di questo Milnwood non è altra cosa se non se un vecchio avaro, che per una moneta d'oro cambierebbe d'opinioni politiche tutti i giorni. Anzi sarebbe una quistione difficile da risolvere, s'egli abbia mandato il nipote per una conseguenza delle presenti sue massime, o per timore di pagare un'ammenda. Io direi pel secondo motivo. Ma comunque siasi è stata per quel giovane una circostanza felice onde sottrarsi un dì almeno alla noia di stare in quel vecchio castello di Milnwood, ove non vede altra compagnia fuor di quella d'un zio ipocondriaco e d'una vecchia donna di casa.»

»Sapete voi a quanti uomini ammonti il contingente di cui è tassata la terra di Milnwood?»

»A quattro cavalieri armati di tutto punto.»

»La signoria di Tillietudlem (soggiunse lady Margherita, rizzandosi con aria di dignità) ne ha sempre forniti dodici, e spesse volte lo zelo de' proprietarj ha triplicato un tal numero. Mi ricordo che sua maestà, il re Carlo II, quando mi fece l'onore di accettare una colezione in mia casa, s'informò d'una maniera affatto particolare…»

»La carrozza del duca s'incammina, o Milady (s'affrettò ad interromperla sir Gilbert, partecipando in quel momento del brivido che prendea tutti gli amici di lady Margherita ogni qualvolta le correva alla lingua quella benedetta visita del re a Tillietudlem) ell'è ora di prendere il luogo che vi compete fra le persone del corteggio. Mi permetterete di scortarvi sino a casa vostra? Perchè diverse bande di Presbiteriani sono sparse per la campagna e si dice che insultino i Reali.»

»Vi ringrazio, sir Gilbert, rispose lady Bellenden; ma la scorta de' miei lancieri ne protegge abbastanza. Piuttosto vorreste avere la compiacenza di dire ad Harrison che faccia marciar più presto la sua brigata? Par che accompagni un funerale!»

Harrison tenea le sue buone ragioni per non credere troppo salutare un tal ordine, ma lo aveva ricevuto, e gli fu forza adempirlo. Si mise dunque ad un leggiero galoppo, seguito dal bellicoso cantiniere, il quale sul suo palafreno, stavasi in atteggiamento d'uomo che avea militato sotto Montrose, e pompeggiava d'una fierezza fatta in esso maggior dai fumi dell'acquavite, chè la sua parte ne aveva egli tracannata tra una fazione e l'altra, or facendo brindisi al re, or bevendo all'esterminio di tutti i Presbiteriani. Sfortunatamente questa dose di refrigerio un po' caricata lo fe' dimentico di tener l'occhio sopra Gibby che gli stava a fianco, e a cui per lo innanzi fu soccorrevole di avvenimenti, risparmiandogli molti sinistri incontri che facea temere la goffaggine del guardiano dell'oche, trasformato in armigero. Appena il cavallo di questo tapino ebbe preso il galoppo, sentì la molestia degli stivaloni che gli battevano aspramente i fianchi, tanto più perchè i ridetti stivali erano armati di buoni speroni le cui punture misero finalmente a tal prova la pazienza della povera bestia, che tolta la mano al cavaliere, lo trasse fuor delle file, e ben presto lo portò ad urtare nella enorme carrozza del duca, avvenimento di cui non poco risero le circostanti brigate.

Il nostro Gibby, poco avvezzo a scosse di simil natura, erasi attaccato colle mani alla criniera del cavallo, talchè vi era, può dirsi, coricato sopra, positura che diede una situazione quasi orizzontale alla picca, di cui non sapea più di essere armato, e la quale sporgea in tal dirittura fuor della testa del corridore. Quest'arme così collocata stava dunque per entrar nella carrozza fracassando i cristalli ed una portiera, allorchè le acute grida delle persone di dentro, portaron nuovo spavento al palafreno, che con un ultimo sbalzo fe' perder l'arcione al mal'abile cavaliere, gettato di lì a pochi passi sull'erba.

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