Pietro Giannone - Istoria civile del Regno di Napoli, v. 3

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Istoria civile del Regno di Napoli, v. 3: краткое содержание, описание и аннотация

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Donde questo nome di Catapano derivasse, il nostro Guglielmo Pugliese [64] Guill. Appul. lib. 1. ne fa derivar l'origine da questo stesso sterminato potere, che fu dato a questo Ufficiale, e dice, che si chiamasse Catapano,

Quod CATAPAN Graeci, nos JUXTA dicimus OMNE.
Quisquis apud Danaos vice fungitur hujus honoris,
Dispositor populi parat omne quod expedit illi,
Et JUXTA quod cuique dari decet, OMNE ministrat.

Ma Carlo Du-Fresne nelle note all' Alessiade della Principessa Anna Comnena deride questa etimologia di Guglielmo, e vuole che Catapanus appresso i Greci, sia l'istesso che presso i Latini Capitaneus . Quindi deride ancora Lione Ostiense, il quale nella sua Cronaca [65] Ostiens. lib. 2 cap. 50. , oltre di riputar questo nome proprio di uomo, quando si vede essere di dignità, stimò che la provincia di Capitanata , che da questi Ufficiali prese il nome corrottamente, dal volgo venga chiamata così, dovendosi appellare Catapanata ; sostenendo Du-Fresne, che essendo l'istesso presso i Greci Catapanus , che fra i Latini Capitaneus , non già Catapanata , ma Capitanata giustamente si appelli; chiamando ancora Niceta [66] Nicetas in Man. lib. 2. Capitanata quella Prefettura, la quale composta di più città o terre, ad un Capitano è sottoposta.

Avendo i Catapani collocata la loro sede in Bari, Lupo Protospata, che secondo dimostra il Pellegrino [67] Pellegr. Castigat. in Chron. Lupi Protosp. , non può dubitarsi, che fosse, se non di Bari, almeno Pugliese di nazione, tessè di loro lungo catalogo; ed il primo, che intorno a questi tempi nell'anno 999 presso il medesimo leggiamo aver governata questa provincia, fu Tracomoto, ovvero Gregorio, il quale assediò Gravina, e prese Teofilatto. Nell'anno 1006 fu mandato per Catapano in Puglia Xifea, che nel 1007 morì in Bari, a cui succedè nell'anno seguente 1008 Curcua. Sotto il magistrato di costui i Baresi ribellatisi, elessero per lor Principe Melo di sangue longobardo, che dimorava in Bari, quegli, che sarà celebre nell'istoria de' Normanni; ma repressi dai Greci, Melo fuggissene con Datto suo cognato ed andarono raminghi. Prima se ne andò in Ascoli, ma dubitando di tradimento, si trasferì in Benevento, di là in Salerno e poi a Capua, sollecitando que' Principi longobardi perchè l'aiutassero a liberar Bari dalla tirannia de' Greci. Morto Curcua nell'anno 1010, gli succedette Basilio Catapano, nel tempo di cui dice Freccia [68] Apud Pellegr. in Cast. p. 81. , che Bari facta est sedes magnorum virorum Graecorum . Indi nel 1017 venne per Catapano Adronico che pugnò con Melo, e lo vinse [69] Chron. Anon. Barens. apud Pellegr. .

Nell'anno seguente 1018 gli succedè Basilio Bugiano, che da Guglielmo Pugliese [70] Guil. Appul. lib. 1. vien chiamato Bagiano e da Lione Ostiense [71] Ostiens. lib. 2 c. 50. Bojano. Questi fu che per lasciar di se memoria in Italia, tolta dal rimanente della Puglia una parte verso il Principato di Benevento, e fattane una nuova provincia col nome di Capitanata, vi fabbricò, come fu detto, alcune terre e città, come Troja, Draconaria, Fiorentino ed altre. Nel 1028 Cristoforo fu fatto Catapano; indi Pato, che governò sino al 1031, e nell'anno seguente fu Catapano Anatolico. Nel 1033 venne per Catapano Costantino Protospata, che si chiamò Opo. Indi Maniaco, a cui succedè nell'anno 1038 Niceforo, che nell'anno 1040 morì in Ascoli. A costui succedè Michele, che fu anche detto Duchiano, e dopo costui finalmente fu nel 1042 Catapano Exaugusto figliuolo di Bugiano, sotto il cui governo, essendo stato costui vinto dai Normanni, furono scacciati da queste province i Greci, e fu egli preso in battaglia in Benevento. Ed ancorchè queste province passassero da poi sotto la dominazione de' Normanni, come che non tutte in un tratto vi passarono, perciò anche dopo Exaugusto, si leggono presso Lupo e l'Anonimo di Bari, altri Catapani, de' quali, secondo l'opportunità, faremo memoria.

Il potere de' Greci adunque dopo questa rotta, che ebbe Ottone II, insino che cominciasse in queste province la dominazione de' Normanni, erasi reso molto più considerabile di quello, che fu negli anni precedenti, così per ciò che riguarda l'ampiezza de' confini che distesero, come per l'assoluto Imperio, che riacquistarono non meno gl'Imperadori d'Oriente sopra il governo politico e temporale, che i Patriarchi di Costantinopoli per lo governo ecclesiastico e spirituale sopra i Metropolitani e' Vescovi della Puglia e della Calabria.

La Puglia, che ne' tempi d'Arechi e degli altri Principi di Benevento suoi successori era al Principato beneventano attribuita, ora distratta ed in poter dei Greci ricaduta, diminuì notabilmente quel Principato. I Greci per questa parte si distendevano insino a Troja ed Ascoli, e toltone Siponto ed il M. Gargano, che a quel Principato erano ancor uniti verso Oriente, tutta quella estensione insino all'ultima punta d'Italia era de' Greci. S'aggiungeva ancor la Calabria secondo la moderna appellazione, che abbracciava non solo il Bruzio, Reggio, Cotrone e l'altre città vicine, ma anche abbracciava gran parte dell'antica Lucania, e per questa parte dal Principato di Salerno era terminata, il quale perciò aveva ristretti i suoi confini; nè in questi tempi abbracciava quell'estensione di paese, che a' tempi di Siconolfo a questo Principe ubbidiva. Quest'istessa ampiezza restrinse ancora per un altro lato i confini del Principato di Capua, tanto che non mai in altri tempi si videro dilatati tanto i confini del dominio de' Greci, che in questi, ne' quali tirandosi una linea dal Monte Gargano insino al promontorio di Minerva, ch'è la maggior latitudine del regno; tutto ciò che riguarda l'Oriente e Mezzogiorno, era al dominio de' Greci sottoposto: siccome l'altra parte, che riguarda Occidente e Settentrione, ai Principi longobardi: ma siccome il Principato di Salerno si distendeva fuori di questa linea verso Oriente e Mezzogiorno; così ancora i Greci non s'erano affatto spogliati della loro dominazione verso l'altra parte, che non interamente era a' nostri Principi longobardi sottoposta; imperocchè in questa ancora v'erano i tre Ducati di Amalfi, di Napoli e di Gaeta, i quali ancorchè si reggessero in forma di Repubblica, e sovente dal Corpo d'esse non solo s'eleggessero i Magistrati, ma anche i Duchi; nulladimeno sempre gli Imperadori greci in essi Ducati ivi mantennero non deboli vestigi della loro autorità e supremo dominio; siccome del Ducato di Napoli, dalle cose già altre volte dette si è veduto; e nel Ducato d'Amalfi ancora solevano i Duchi confermarsi dagl'Imperadori d'Oriente, da' quali ne ricevevano la dignità del Patriziato.

Di Gaeta nè meno di ciò può dubitarsi; poichè se bene Lione Ostiense [72] Ostiens. lib. 2 cap. 43. rapporti, che Gaeta ubbidiva al Papa, e che perciò Giovanni VIII, l'avesse conceduta a Pandulfo Conte di Capua; nulladimanco fu quella ben tosto ricuperata da' Greci. I Papi pretendevano questa città per quelle ragioni, che gli fornì Carlo M. quando pretese toglierla a' Greci, e farne un dono alla Chiesa romana, siccome avea fatto di Terracina e delle altre spoglie de' Greci: ma Arechi immantenente s'oppose, e fece sì, che tosto questa città ritornasse nel dominio greco, onde da' Patrizj prima e poi da' Duchi fu governata. Ma perchè i Pontefici romani non si dimenticano così di leggieri dei loro diritti una volta che credono avergli acquistati, mantennero sempre vive le loro pretensioni, e quando le congiunture ed i tempi gli favorivano, non potendo ritenerla per se, la concedevano a qualche Principe potente, acciocchè potesse difendersela da' Greci, siccome fece Giovanni VIII, concedendola a Pandulfo; ma perchè da costui facevasi de' Gaetani aspro governo, Docibile, che si trovava allora Duca di Gaeta, ricorse sino agli aiuti de' Saraceni per discacciarlo; onde si vede, che ne gli stessi tempi che narra Ostiense, Gaeta ubbidire al Papa, si fa menzione de' Duchi, che furono in quella città, dependenti dagl'Imperadori greci, come fu Giovanni, Gregorio, Docibile ed altri; ed in molte carte fatte in questi medesimi tempi in Gaeta, alcune delle quali le dobbiamo all'Ughello, si vede perciò notato il nome degl'Imperadori d'Oriente, che allora regnavano. Così in una fatta nell'anno 812 si legge: Imperantibus Domino nostro piissimo Imperatore Augusto Michaelio et Theophilo magnis pacificis Imperatoribus . Ed in un'altra fatta dopo il tempo del quale parla Ostiense, nel 884 si dice: Imperantibus Domino nostro Leone et Alexandro pacificis magnis Imperatoribus [73] Ughel. tom. 1. Ital. Sacr. de Episc. Cajet. . Ciò che manifestamente si conosce dal vedersi, che i Normanni dopo averne discacciati i Greci, si vollero intitolare non meno Principi di Capua, che Duchi di Gaeta: ancorchè lasciassero in quella città la medesima politia e forma di governo, e che i suoi particolari Duchi e Consoli la governassero [74] Ab. de Nuce ad Ostiens. l. 1 c. 63. .

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