Pietro Giannone - Istoria civile del Regno di Napoli, v. 3
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E quelle tre famiglie di Franco , di Citello e di Roselle , siccome furono della gente longobarda, così ancora devono reputarsi esser surte dalla razza d'Atenulfo Principe, e da' luoghi posseduti da' loro antenati esser derivate, ben lo dimostra il Pellegrino; e molte altre famiglie longobarde, che trassero l'origine da questi Principi di Capua e da Atenulfo, anche discacciati i Longobardi, si mantennero in queste nostre parti sotto i Normanni, come più distintamente diremo innanzi, quando de' Popoli di questa Nazione ci tornerà occasione di trattare: tanto che ebbe a dire Lione Ostiense, che Atenulfo, ed i suoi descendenti per molte loro generazioni, tennero il Principato per cento settantasette anni in questi nostri contorni di Benevento e di Capua; poichè per molto tempo ne' Principati di Capua e di Benevento molti Baroni furono del sangue d'Atenulfo, che Signori di varj Feudi, stabiliron le loro particolari famiglie, dandosi a' loro congiunti l'investiture di molti Feudi, e sursero quindi in tutta l'Italia Cistiberina molti Conti e Baroni, ed altri Nobili; e l'istesso si fece nel Principato di Salerno. Parimente la famiglia Colimenta , donde pruova il Pellegrino esser surta la famiglia Barrile , non altronde, che dal castello Colimento, che ora diciamo Collemezzo, deriva; siccome il cognome della nobil famiglia Gaetana , da Gaeta; poichè da Lione [38] Ostiens. l. 2 c. 35.
Ostiense Gaetani sono appellati coloro, che come Duchi tennero la città di Gaeta. Così ancora il cognome della illustre famiglia di Aquino, non altronde, che da' Conti di quella città è surto; siccome quelle de' Sangri , de' Sanseverini , degli Acquavivi e tante altre, dalle città, e terre da' loro maggiori possedute derivarono [39] V. Ammirat. Fam. Napol.
.
Anche presso questi ultimi nostri Longobardi sursero i cognomi, se bene più di rado, da' nomi de' loro progenitori: così la famiglia Atenulfo ebbe tal nome da Atenulfo, padre che fu di Pietro Cardinal di Santa Chiesa; e moltissime altre. Trassero eziandio i cognomi origine da' Magistrati ed Uffizj, così ecclesiastici, come secolari, e per qualche mestiere da' loro antenati esercitato: la famiglia Mastrogiudice quindi, al dir di Freccia [40] Freccia de Subfeud. pag. 24.
, ebbe origine: siccome quella de' Doci , degli Alfieri , de' Conti , de' Ferrari , Cavalcanti , Filastoppa e tante altre. Da' costumi ancora e dalla propria indole; da' colori, dagli abiti, dalle barbe, dal mento; dalle piante, fiori, animali, e da tante altre occasioni ed avvenimenti che sono infiniti [41] V. Dufresne in Glos. v. Cognom.
.
Ma egli è da avvertire, che questa usanza di tramandar i cognomi a' posteri, perchè meglio si distinguessero le famiglie, cominciò sì bene appo noi nel fine di questo X secolo, ma molto di rado; onde nei diplomi ed altre carte di questi tempi, assai di rado si leggono cognomi. Si frequentarono un poco più nel XI e XII secolo appo i Normanni; ma nel XIII e XIV furono talmente disseminati e stabiliti, che comunemente tutte le persone, ancorchè di basso lignaggio, si videro avere proprj cognomi, con tramandargli a' loro posteri e discendenti [42] V. Mabillon de Re Diplom. l. 2 c. 7.
.
§. II. Spedizione infelice d'Ottone II contro a' Greci, e morte di Pandulfo Capo di ferro
Il costume de' nostri ultimi Longobardi, in tante parti di dividere i loro Stati, cagionò finalmente la loro ruina, e diede pronta e spedita occasione a' Normanni di discacciarli da queste nostre province; perchè questi Baroni, ancor che riconoscessero le investiture dei loro Contadi da' Principi di Capua e di Benevento e di Salerno, nulladimanco essendo dell'istessa razza d'Atenulfo, e molti aspirando a' Principati stessi di Capua, di Benevento e di Salerno, donde alcuni n'erano stati discacciati; ancorchè, come si è detto, Pandulfo Capo di ferro col suo valore e felicità reggesse insieme con Landulfo IV e l'altro Pandulfo suoi figliuoli Capua, Benevento e Salerno; nulladimeno morto Capo di ferro in Capua l'anno 981 [43] Pellegr. in Stem. Princ. Capuae.
cominciarono di bel nuovo in queste province le rivoluzioni e' disordini. S'aggiunse ancora, che Pandulfo, il quale avea proccurato, che fra gl'Imperadori d'Oriente con quelli d'Occidente si mantenesse una stabile e ferma amicizia, appena mancato, si videro rotte tutte le corrispondenze, e rinovate l'antiche gare; poichè Ottone II che mal sofferiva la Puglia e la Calabria essere in mano dei Greci sotto gl'Imperadori Basilio e Costantino, che erano al Zimisce succeduti nel 977, disbrigatosi come potè meglio degli affari di là de' monti, armato, coll'Imperadrice Teofania calò in Italia in quest'anno 980 [44] Sigon. A. 980.
.
Erasi, come si disse, già introdotto costume, che quando gl'Imperadori d'Occidente venivano in Italia, presso Roncaglia fermati, luogo non molto lontano da Piacenza, ivi solevano intimar le Diete, ove univansi i Duchi, Marchesi e Conti di molti luoghi d'Italia, i Magistrati delle città, ed anche l'Ordine ecclesiastico per trattar degli affari d'Italia più rilevanti: si esaminavano le querele de' sudditi contro i potenti: si davano l'investiture de' Feudi: si decoravano molti Baroni di titoli: si stabilivano molte leggi attenenti ancora allo Stato ecclesiastico, ed a' precedenti mali davasi qualche compenso. Ottone in quest'anno giunto in Piacenza assemblò la Dieta in Roncaglia, ove diede molti utili provvedimenti. Di questo Ottone sono quelle leggi, che abbiamo nel libro secondo delle leggi longobarde; e molte sotto il tit. qualiter quisq. se defendebeat [45] LL. Long. lib. 3 1, 35, 36, 37, 38, 39, 40, 41, 42, 43, 44.
, ove riprovandosi la prova per li giuramenti, si ritenne quella del duello, e moltissime altre sono state raccolte da Melchior Goldasto ne' suoi volumi [46] Goldast. Tomo uno, pag. 225, 226. Tom. 3, pag. 305.
.
Dato perciò qualche ristabilimento alle cose d'Italia, passossene Ottone in Roma, ove in un pranzo fece inumanamente trucidare molti Proceri a se sospetti d'infedeltà; indi col suo esercito nel seguente anno 981 venne in Benevento, dove fermossi per qualche tempo: fu anche in Napoli ricevuto da' Napoletani, i quali poco curandosi di violar la fedeltà dovuta agli Imperadori d'Oriente loro Sovrani, gli diedero anche soccorso; e mentre si tratteneva in queste nostre regioni proccurò ingrossare le sue truppe con quelle, che gli eran somministrate da Benevento, da Capua, da Salerno e da Napoli, per invadere la Puglia. Trattenendosi quivi volle conoscere dello spoglio, che Giovanni Abate di S. Vincenzo a Vulturno si doleva aver patito da Landulfo Conte d'Isernia, che avea occupati tre castelli di quel monastero: pronunziò a favor del monastero, e glie ne spedì diploma in Benevento in quest'anno 981 a' 10 di ottobre [47] Baron. A. 981 n. 4.
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In quest'istesso anno, come si è detto, accadde in Capua la morte di Pandulfo Capo di ferro, ed avendo la casualità portato, che il Vesuvio in quest'istessi tempi, siccome suole, eruttasse fuoco e fiamme, nacque appresso il volgo quella credenza, che quando da quel monte davansi cotali segni, o era preceduta o dovea seguire la morte di qualche uom ricco e potente ed insieme scellerato, e che la di lui anima era da' demonj per quella voragine portata all'inferno, la qual credenza ebbe origine, siccome sempre accadde in questi casi, dalla visione d'un Solitario, al quale, come narra Pier Damiano, parve aver veduta l'anima di Pandulfo esser portata da' diavoli al fuoco pennace dell'inferno [48] V. Pellegr. part. 7 ad Anon. Salern.
. Infatti Capo di ferro fu il più ricco e potente in queste nostre province, di quell'età: egli non solo fu Principe di Capua, di Benevento e di Salerno, ma era ancora Marchese di Spoleto e di Camerino, possedendo perciò poco men, che la metà di Italia [49] Pellegr. part. 7. Anon. Salern.
; ed ancorchè di lui si leggessero molte opere di pietà, d'aver in sommo onore avuto il Pontefice Giovanni XIII, e d'aver di molti doni e privilegi arricchito il monastero Cassinense in quel tempo che visse, che al dir di Lione Ostiense [50] Lib. 2 cap. 2.
fu il più accettabile per li Monaci; nulladimanco la visione di quel Solitario fece perdere tutta la stima a quelli fatti, e fece credere di avergli operati non per animo sincero di pietà e di religione, ma per mondani rispetti: al che s'aggiungeva l'enorme discacciamento dal Principato di Benevento di Landulfo suo nipote.
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