Pietro Giannone - Istoria civile del Regno di Napoli, v. 5

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Istoria civile del Regno di Napoli, v. 5: краткое содержание, описание и аннотация

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Di vantaggio erasi penetrata una congiura, che si ordiva a Capua contro Manfredi, con deliberazione, subito che l'esercito papale si fosse accostato al Regno, con impeto grande dar sopra quel Principe per imprigionarlo, o ucciderlo. Erasi ancora scoverta la poca fede del Marchese Bertoldo, il quale violando tutte le promesse fatte a Manfredi di mandargli dalla Puglia denaro e gente, non solo non adempieva alle promesse, ma discorrendo per Puglia badava solo al suo utile, gravando que' sudditi d'eccessive taglie, ed i suoi Tedeschi, per la loro rapacità gli aveano alienati dalla fede che doveano al Re, e desideravano il dominio del Papa; ed ancorchè Manfredi avesse mandato Gualvano Lancia suo zio, a narrargli le angustie, nelle quali si trovava per moverlo a dargli ajuto, fu però inutile la missione, niente curando de' suoi pericoli.

Vedutosi perciò il Principe Manfredi in così gravi angustie, nelle quali era, più per gli occulti, che per li palesi nemici, reputando inutile ogni suo sforzo di voler colla forza contrastare al Pontefice, bisognò cedere al tempo, e ricorrere per vincer l'inimico alle simulazioni ed agl'inganni. Erasi il Pontefice Innocenzio, per accalorare l'impresa, disposto di venir egli di persona a conquistare il Regno: e fermato in Anagni era tutto inteso al grande apparecchio, e perchè non si tralasciasse strada per agevolarne l'impresa, avea mandati più Messi a tentare l'istesso Manfredi, affinchè lasciasse il governo del Regno, e quello ponesse in mano della Chiesa. Manfredi con somma accortezza andava differendo la risposta; ma ora vedutosi in queste angustie, deliberò fargli tornare al Pontefice con risposte tutte umili e riverenti, dicendogli, che rapportassero al Papa, ch'egli fidando al suo gran zelo e pietà, che aveva verso il Re pupillo suo nipote, e reputando esser proprio della Sede Appostolica di proteggerlo, e riceverlo nel suo seno con paternal amore e grazia, non ripugnava abbandonar il governo del Regno, e ponerlo in mano della Chiesa madre pietosa di tutti, e più de' pupilli; e che sperava che con ciò si fossero adempiuti i voti di Corrado padre del fanciullo Re, che nel suo testamento avea ardentemente desiderato, che la Santa Sede ricevesse sotto la sua protezione e grazia l'innocente fanciullo: che egli non solo non contrasterebbe, ma darebbe ogni ajuto alla sua entrata, e possessione del Regno, senza però, che dovesse recarsi con tal atto alcun pregiudicio alle ragioni sue, e del Re pupillo [27] Anonym. .

Il Pontefice ricevuta questa risposta con indicibile allegrezza, si lodò tanto di Manfredi, che quando prima tenne quel Principe per iscomunicato, e niente cattolico, ora lo ricevè in sua grazia ed in quella della Sede Appostolica, dimenticando ogni offesa; ed avendogli fatto animo, che fidasse in lui che con porsi il Regno in mano della Chiesa, non si sarebber punto pregiudicate le ragioni del Re pupillo, e sue; e che quando sarebbe quegli venuto alla età maggiore, la Sede Appostolica gli avrebbe renduta sua ragione, si dispose ad entrare nel Regno col suo esercito. Inviò intanto Manfredi, per maggiormente assicurarlo della sua fedeltà, Gualvano Lancia suo zio ad Anagni ad umiliarsi col Pontefice; e, se deve riputarsi vera quella Bolla rapportata dal Tutini, si vede che Innocenzio per mostrargli all'incontro ugual corrispondenza, a' 27 settembre di quest'anno 1254 in Anagni gli confermò l'investitura, colla quale per mezzo dell'istesso Gualvano investì, e confermò a Manfredi il Principato di Taranto (del quale prima avea investito O. Frangipane), il Contado di Gravina, e di Tricarico, con l'onore del Monte S. Angelo, con tutte le supreme regalie ed onori e preminenze, colle quali l'Imperador Federico suo padre gliel'avea conceduto, e che Corrado gli avea tolte. E per mostrargli maggior benevolenza, possedendosi allora il Contado di Montescaglioso dal Marchese Bertoldo, in iscambio di quello gli diede il Contado d'Andria, investendone in pubblico Concistoro in suo nome il sopraddetto Gualvano Lancia, dandogli in segno dell'Investitura un anello, come si legge nella Bolla dell'investitura, rapportata dal Tutini nel libro de' Contestabili del Regno [28] Reg. In. IV. in Vat. epist. 205. Tutin. de' Contest. del Regno pag. 58. Pansa in vita Inn. IV. .

Il Principe Manfredi, ancorchè dal tenore di questa investitura, e da altri fatti comprendesse, che l'animo d'Innocenzio era non di governare come Balio il Regno insino all'età maggiore di Corradino, ma supponendolo devoluto alla Sede Appostolica, dominarlo con assoluto, ed indipendente imperio, nulladimanco con mirabile astuzia dissimulava il tutto; e per maggiormente farlo cadere nelle sue reti, vie più mostravasi di lui tutto umile ed ubbidiente; anzi per segno di maggior venerazione, essendosi Innocenzio già incamminato, volle andare ad incontrarlo, insino a Cepperano, e quivi incontratolo, volle inginocchione adorarlo, e prendendo da poi il freno del suo cavallo, lo servì in cotal maniera per un pezzo di strada insino che passasse il ponte di Garigliano [29] Anonym. Et Papa Regnum intrante, Princeps stratoris ei officium exhibens frenum tenuit, quo usque ad pontem Garigliani transiret. .

Innocenzio gradì tanto queste umili dimostrazioni, che ancorchè vecchio, e per esperienza prudentissimo, si lasciò ingannare, in guisa, che oltre aver conferito con lui quasi tutti i suoi più riposti pensieri, credendo, che conserverebbe la più sopraffina divozione alla Sede Appostolica, volle cumularlo di maggiori onori; poichè oltre avergli dato il primo luogo fra tutti i Baroni, lo creò Vicario del Regno, dal Faro insino al fiume Sele, e per tutto il Contado di Molise, e terra Beneventana, eccettuatone il Giustizierato d'Abruzzo, costituendogli ottomila oncie d'oro l'anno di mercede; e la carta di questa concessione la rapporta ancora il Tutini [30] Tutin. loc. cit. p. 60. ; ed essendosi già sparsa fama per tutto il Regno, che il Papa con accordo e permissione di Manfredi era entrato nel Regno per amministrarlo, i popoli, che stavano infastiditi de' trattamenti, che ricevevan da' Tedeschi, erano già tutti disposti per riceverlo, riputando in cotal guisa poter uscire dalla loro servitù, ed esser fuori di periglio d'esser più interdetti dagli Ufficiali sacri [31] Costanzo lib. 1 histor. di Napoli. . E questo fu cagione, che Manfredi con grandissime astuzie consigliò il Papa, che compartisse il suo esercito per le più ricche province del Regno: dal quale consiglio ne avvenne, che i Capitani tedeschi, parte per timore dell'esercito del Papa, parte per la mala volontà, che conosceano ne' popoli, i quali ricusavano di pagare a' Tedeschi cos'alcuna, si partirono dal Regno, e tornarono in Germania delusi da Manfredi, con lasciarne solo in Puglia, ed in terra d'Otranto alcuni, i quali appena potendo vivere, non avendo paghe, andavano sempre più mancando di numero. Così Manfredi toltisi dattorno i Tedeschi, i quali gli davano maggior sospetto, che i nemici palesi, e tratto tratto acquistando forza in quelle province, ove era egli stato creato Vicario dal Papa, cercava ora opportunità, come potesse discacciarne i costui soldati, che compartiti in più luoghi, infra di loro divisi, credeva con più facilità debellare.

Intanto il Pontefice entrato nel Regno, prima fermossi a Teano per picciola indisposizione, e poi giunse in Capua, ove fu ricevuto con molta pompa e celebrità [32] Anonym. ; e quivi fermatosi, era tutto inteso ad unire sotto il dominio della Sede Appostolica tutte le altre province del Regno di Puglia e di Sicilia, come avea fatto dell'Abruzzo, di Terra di Lavoro, parte della Puglia, e d'alcune altre. Avea egli fatto Legato della Sede Appostolica sopra il Regno il Cardinal di S. Eustachio, suo nipote, al quale avea data tutta la sua autorità e potere per amministrarlo. Questi essendo giovane, e congiunto ad Innocenzio [33] Anonym. Viro quidem juvene, et ipsius Papae consanguineo. , cominciò con alterigia a governarlo, non come Governadore, ma come assoluto padrone, ed obbligava i Conti, i Baroni e tutti gli altri a dargli il giuramento di fedeltà, nullo jure Regis, et Principis salvo (come dice l'Anonimo) ma assolutamente a lui, come Legato della Sede Appostolica, a cui era il Regno devoluto. Per questa cagione pretendeva ancora, che il Principe Manfredi, siccome avean fatto gli altri Baroni, dovesse prestar a lui consimil giuramento di fedeltà.

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