Pietro Giannone - Istoria civile del Regno di Napoli, v. 5
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Pure gli Scrittori dalla parte Guelfa, infesti non meno a Federico, che alla sua progenie, narrano, che Manfredi per mezzo d'un medico lo facesse avvelenare, con isperanza, morto Errico e lui, non essendovi della linea di Federico altri, che Corradino, che era nato l'anno avanti, figliuolo d'esso Corrado, potesse agevolmente occupare l'uno e l'altro Regno: e che Corrado, non sapendo, che moriva di veleno, fattogli dare da Manfredi, lasciasse nel suo testamento erede Corradino e Balio l'istesso Manfredi.
Ma se dobbiamo prestar fede all'Anonimo Scrittor contemporaneo, nè avremo Manfredi per Autore di tale scelleratezza, nè per Balio lasciato da Corrado.
Narra questo Scrittore, che mentre Corrado era infermo, Bertoldo Marchese di Honebruch, allora potentissimo per lo favore de' Tedeschi, vedendo l'inclinazion di Corrado, ch'era di lasciar Manfredi per Balio del Regno, con sottil arte dimandò a Manfredi se volesse assumere quel peso, per iscorgere l'animo suo. Manfredi conoscendo l'arte del Marchese, gli rispose, ch'egli non avrebbe accettato il Baliato, ma che ben se lo meritava la prudenza del Marchese, al quale in ciò per ogni rispetto dovea cedere: ciò che fece con somma astuzia, così per non esporsi all'odio de' Tedeschi, come anche perchè conoscendo, che Bertoldo, come insufficiente, tosto avrebbe con sua vergogna avuto a soccombere al grave peso, i Magnati del Regno avrebbero chiamato lui per Balio, come seguì. Bertoldo, ricevuta questa risposta, avendo al moribondo Corrado riferito che Manfredi non avrebbe accettato il Baliato, fece che il Re nominasse lui per Balio del Regno.
Fece Corrado prima di morire il suo testamento, nel quale avendo lasciato erede il piccolo Corrado suo figliuolo, e Balio il Marchese di Honebruch, fra l'altre cose, prevedendo gli sconvolgimenti, che avrebbe potuto cagionargli Innocenzio IV, raccomandò al Balio, che proccurasse usar ogni studio d'ottener per Corradino la grazia e la pace della Sede Appostolica, per non vedere implicato quel fanciullo in nuove guerre col Pontefice.
Il Marchese avendo assunto il Baliato, e postosi in mano tutto il tesoro della Camera regia, volle ubbidire al testamento del Re, e mandò Legati al Pontefice Innocenzio, chiedendogli in nome di Corradino la pace e la sua buona grazia, siccome Corrado aveagli raccomandato nel suo testamento. Innocenzio che, morto Corrado, credeva aver per le mani la più opportuna congiuntura d'impossessarsi del Regno, reputò questa Legazione più tosto un'argomento della debolezza della parte Regia, che atto di devozione; onde rendutosi più animoso che mai, rispose a' Legati, che in tutte le maniere egli voleva prender la possessione del Regno devoluto già alla Chiesa romana: che venuto alla pubertà Corradino, quando fosse maggiore, allora si sarebbero esaminate le sue pretensioni, e che forse, se la Sede Appostolica ne l'avesse reputato degno, gli avrebbe conceduta la sua grazia [19] Anonym. Summus Pontifex illam Legatorum missionem, et Apostolicae gratiae postulationem, magis debilitati partis Regiae, quam devotioni ascribens, respondit, praecise se habere velle Regni possessionem, atque dominium; promittens Regi pupillo, cum ad pubertatem veniret, de Jure, si quod haberet in Regno, gratiam esse faciendam.
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Questa risposta fece avvertito il Marchese ed i Baroni del Regno, che l'animo del Papa era già tutto rivolto ad occupare il Regno, e ben tosto se ne videro gli effetti; poichè cominciava già a ragunare un conveniente esercito per invaderlo; ed oltre di ciò si erano scoverti alcuni trattati, che teneva con molti Baroni affezionati della Chiesa, perchè l'ajutassero alla conquista; i quali mal soddisfatti del governo del Marchese, e dell'insolenza de' Tedeschi, amavano meglio sottoporsi al dominio della Chiesa, che vivere oppressi sotto la loro servitù. Il Marchese volle riparare all'imminente invasione; ma scoverto, che molti Baroni, da' quali egli sperava ajuto, s'erano dati dalla parte del Pontefice, e che l'esercito Papale era già per invadere i confini del Regno, atterrito dall'impresa, avvilissi in maniera, che pentitosi d'aver assunto il Baliato, quello, non senza suo rossore, rifiutò, e vergognosamente depose [20] Anonym. Baliatus officium se assumpsisse poenituit, et ex tunc onus quidem incaute susceptum, non sine pudore deponendum existimavit.
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I Conti e' Baroni e gli altri Magnati del Regno, che erano rimasi fermi nella fede del Re, vedendo il Marchese aver abbandonato il governo, tosto ricorsero al Principe Manfredi, pregandolo e scongiurandolo, che per non veder ruinato il Regno, ed esposto a perdersi, riprendesse egli il Baliato, a cui di ragion s'apparteneva. Manfredi ripugnava, dicendo che ora che le cose erano in istato pur troppo calamitoso, non voleva perdere il suo onore; ma i Baroni incessantemente rampognandolo, e protestandosi che sarebbe il Regno perduto, finalmente l'indussero a pigliarne il governo. Movea ancora un'altra ragione fortissima, perch'essendosi sparsa la voce che Corradino fosse morto, il Papa era entrato in maggior speranza d'occupare il Regno. All'incontro Manfredi, che reputava, secondo il testamento dell'Imperador Federico suo padre, dover egli succedere ne' suoi Stati, determinò di prenderne il governo, affinchè se il pupillo vivea, gli avrebbe per lui amministrati, e per lui ripressi gli sforzi dell'emolo Innocenzio, se all'incontro fosse vero il rumore della morte, con facilità se ne sarebbe potuto incoronare [21] Anonym. Quamobrem Princeps ad hujusmodi quidem aemulorum intentionem repellendam, Regni gubernaculum, tam ad utilitatem pupilli nepotis sui, si viveret, quam ad suam, si forte de facto aliud contigisset, assumere de jure debebat.
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Avendo adunque Manfredi assunto il Baliato del Regno, si fece giurare fedeltà dall'istesso Marchese, dalli Conti, Baroni, e da tutti i fedeli del Regno, in cotal maniera, che se vivea il picciolo Re, giurassero a lui come general suo Balio; se fosse morto, avessero da ora a riputarlo per loro Re e signore del Regno [22] Anonym. Sin autem ipse Puer vel jam defecisset, vel post, liberis non susceptis, deficeret, ipsum Principem Manfredum ex tunc in Regem et Regni dominum haberent.
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CAPITOLO III
Spedizione d' Innocenzio IV sopra il Regno
Composte in cotal maniera queste bisogne, il Marchese andossene in Puglia, promettendo a Manfredi di colà mandargli ogni soccorso di denaro, e di gente; ed intanto Manfredi cominciò a preparare, e disporre l'esercito per poter fronteggiare a quello del Pontefice, che a grandi giornate se ne calava nel Regno. Presidiò a questo fine San Germano con buon numero di Tedeschi, e fortificò Capua con tutte le vicine terre, che cominciavano a fluttuare, per contenerle nella sua ubbidienza.
Ma dall'altra parte Innocenzio avea fatti progressi grandi per facilitar l'impresa, avea mandati suoi messi in Sicilia a Pietro Ruffo di Calabria, che dal Marchese di Honebruch era stato lasciato Balio della Sicilia e della Calabria, perchè disponesse que' popoli ad alzar le bandiere della Chiesa [23] Anonym.
; ed in fatti Pietro da Messina spedì al Papa Folco suo nipote, ed altri Ambasciadori sopra due galee a significargli, che tanto la Sicilia, quanto la Calabria s'andavan disponendo ad abbandonar Manfredi, e darsi dalla parte sua.
S'aggiungeva ancora, che Riccardo di Monte Negro per l'odio ed inimicizia, che teneva col Marchese Bertoldo, s'era dato già nel partito del Pontefice, col quale erasi confederato, e promise voler dar libero passo all'esercito papale per le sue terre, che teneva ne' confini del Regno. Molti altri Baroni ancora aveano nascostamente mandato dal Papa a giurargli fedeltà, ed a ricevere da lui la rinnovazione dell'investiture de' loro Feudi che possedevano [24] Anonym.
; ed altri ottennero con facilità dal Pontefice nuove investiture, siccome Borrello di Anglono, che fu da Innocenzio in questi tempi prima d'entrar nel Regno investito del Contado di Lesina, ancorchè s'appartenesse a Manfredi, come pertinenza del Contado di Monte S. Angelo. Anzi Innocenzio avea conceduta l'investitura del Contado di Lecce a Marco Ziano figliuolo di Pietro Duca di Venezia, a cui dichiarò appartenere come discendente del Conte Tancredi suo avo, non ostante le ragioni, che vi teneva il Conte Tigrisio de Mudignana, ovvero i di lui figliuoli, per ragione d'Alberia sua moglie, che dovea nella successione a tutti preferirsi; e non per altra cagione, se non perchè il Conte Tigrisio e' suoi figliuoli aderirono all'Imperadore Federico contro la Chiesa, ed ancora non tralasciavano d'offenderla, onde Innocenzio gli reputava affatto indegni della sua grazia; e la carta di questa investitura spedita da lui in Perugia l'anno 1252 vien rapportata dall'Ughello [25] Ughel. Ital. Sacr. tom. 9 p. 109 riscontrata in Reg. Vat. an. 9. Pontif. n. 121 et 122.
, che dice averla riscontrata nel registro vaticano. Siccome nell'istesso anno 1252 a' 21 gennajo dimorando per anche in Perugia, investì O. Frangipane del Principato di Taranto, ancorchè fosse di Manfredi, con tutta la terra d'Otranto: sotto pretesto, ch'era stato prima dato dall'Imperadrice Costanza I normanna ad O. suo zio, come appare per privilegio dato in Perugia, rapportato da Rainaldo [26] Raynal. t. 13. Annal. Ecclesiast. an. 1252 a n. 5 ad. 7 colla data 12. Kal. Feb. an. Pont. IX.
; ed in cotal maniera Innocenzio gratificandogli s'avea resi suoi ligi, e dependenti i migliori Baroni del Regno, e ridotti molti personaggi di conto al suo partito.
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