Pietro Giannone - Istoria civile del Regno di Napoli, v. 7

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Istoria civile del Regno di Napoli, v. 7: краткое содержание, описание и аннотация

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Fatte che hanno questi qualificatori le censure le portano a' Cardinali, i quali senza esaminarle in conformità di quelle condannano i libri. E lo stile d'oggi in formar tali decreti è pur troppo grazioso: si condanna semplicemente il libro, senza censura e senza esprimersi o designarsi niuno particolar errore, che avrebbe forse potuto dar occasione alla proibizione; ma generalmente come continente proposizioni ereticali, scismatiche, erronee contro i buoni costumi, offendenti le pie orecchie e cose simili, e senza impegnarsi a spiegare quali siano l'ereticali, l'erronee etc. se ne liberano con una parola respective , lasciando l'autore ed i lettori nell'istessa incertezza ed oscurità di prima. L'esperienza ha poi mostrato, che per queste sorti di proibizioni ne siano nate presso i Teologi stessi gravi contrasti, li quali sovente han perturbato lo Stato, perchè accaniti i Frati di opinione contraria, non han mai finite le risse e le contese.

Parimente a questi decreti sogliono andar congiunte alcune clausole penali contro i lettori e detentori dei vietati libri che sovente toccano la temporalità de' sudditi o conturbano i privilegj ed i costumi delle province. Sovente per alcuni errori che si trovano sparsi in un libro, che a' Professori ed alla Repubblica sarà utilissimo, si proibisce interamente il libro; onde lo Stato viene a riceverne incomodo e danno.

Per tutte queste ed altre ragioni, non meno i più saggi Teologi 43 43 Fra' quali è da vedersi Van-Espen de Promulgat. Ll. Eccl. par. 4 cap. 1 § 1, 2 et 3. , che la pratica inconcussa di tutte le province d'Europa, han fatto vedere che si appartenga al Principe, non meno che fassi nell'altre provisioni che vengono da Roma, d'invigilare sopra questi decreti. Qualunque decreto che venga da Roma da queste Congregazioni o editto che si faccia dal Maestro del Sagro Palazzo, onde vengono i libri vietati, non è stato mai esente dal placito regio ma fu sempre sottoposto ad esame: siccome lo stile di tutte le province cristiane il quale ebbe il suo principio, sin che da Roma cominciarono ad uscire queste proibizioni, lo dimostra. E ben si vide praticato nell' Indice stesso volgarmente detto Tridentino , fatto compilare dal Pontefice Pio IV poco da poi terminato il Concilio.

Secondo l'antica disciplina della Chiesa, la censura de' libri s'apparteneva a Concilj, siccome il Concilio Niceno, Efesino e di Calcedonia fecero de' libri d'Arrio, di Nestorio e d'Eutiche. Volendo i PP. del Concilio di Trento seguitare le medesime pedate, da poi che quello fu ripigliato sotto il Pontefice Pio IV, proposero in una Congregazione tenuta in Trento a' 26 gennaio del 1562 che dovessero esaminarsi i libri dati fuori dopo l'eresie nate in Germania ed altrove, e sottoporsi alla censura del Concilio, acciò che determinasse quello, che gli parrebbe: fu conchiuso, che si commettesse ad alcuni PP. la cura di farne Catalogo, ovvero Indice di quelli e de' loro Autori; siccome da' Presidenti di esso fu data la commessione a diciotto Padri, a' quali poi con decreto del Concilio fu incaricato, che diligentemente esaminassero i libri riferendo poi al Sinodo ciò che aveano notato, per darvi providenza 44 44 Decr. Conc. Trid. sess. 18. . Essendosi da poi affrettata la conchiusione del Concilio, di quest'affare dell' Indice non se ne trattò altro, ma solamente nell'ultimo giorno che quello ebbe fine, essendosi letto il decreto della sessione 18 fu risoluto, che non essendosi potuto dal Concilio porre a quest'affare l'ultima mano per tanta moltitudine e varietà di libri, ordinava per ciò che tutto quello, che i Padri destinati alla cura di quest'Indice avean fatto, che lo presentassero al Pontefice, dalla cui autorità e parere si determinasse l' Indice e fosse divulgato.

In conformità di ciò, essendosi disciolto il Sinodo fu da que' Padri presentato al Pontefice Pio IV un Indice , ove aveano notati gli Autori ed i libri, che riputavano doversi proscrivere. Il Pontefice, come egli testimonia nella sua Bolla pubblicata per ciò in forma di Breve, che incomincia: Dominici gregis , fece esaminar da altri dotti Prelati l' Indice , e dice averlo anche egli letto; onde lo fece pubblicare con alcune Regole , che si dicono perciò dell' Indice , dando fuori quella Bolla, nella quale comanda, che quell' Indice con le Regole ivi aggiunte, debba da tutti riceversi, ed osservarsi sotto gravissime pene e censure. Minacciansi tutti coloro, che leggeranno, o riterranno quei libri in quest'Indice contenuti: dichiara, che questa proibizione, dopo tre mesi, da che sarà la Bolla pubblicata ed affissa in Roma, obbligherà tutti in maniera, ac si ipsismet hae literae editae, lectaeque fuissent 45 45 Si legge questa Bolla nell'Indice Tridentino, e nel Bullario tra le Costituzioni di questo Pontefice, sotto il num. 77. .

Fu quest'Indice diviso in tre classi. Nella prima, non i libri, ma i nomi degli Autori solamente s'esprimono, perchè tutti conoscessero, che venivano proibite non solo le opere già stampate, ma anche quelle da stamparsi da loro. Nella seconda, si riferiscono i libri, i quali per la non sana dottrina, o sospetta che contengono, si ributtano, ancorchè gli Autori non fossero separati dalla Chiesa. La terza abbraccia quei libri, che senza nome d'Autore uscirono alla luce e che contengono dottrina, che, come contraria a' buoni costumi ed alla Chiesa romana, si è riputato dannarla.

Ma siccome pubblicati che furon in Roma i decreti del Concilio, non per ciò nell'altre regioni d'Europa furono quelli attinenti alla disciplina ed alla riforma universalmente ricevuti, come al suo luogo diremo; così ancora pubblicato che fu quest' Indice in Roma, non ostante la Bolla di Pio, non fu senz'esame ricevuto, nè accettato in tutte le sue parti in Francia, in Spagna, nelle Fiandre ed in altre province cristiane.

Diedesi l'Indice ad esaminare a' Collegi, alle Università e ad uomini dottissimi di ciascun paese. In Francia, la cosa è pur troppo nota, che quelle Università vi vollero la lor parte, nè lo ricevettero in tutto secondo il suo vigore.

In Spagna parimente il Re Filippo II lo fece esaminare dalle sue Accademie ed Università, nè fu in tutto ricevuto; poichè fra gli altri libri, l'opere di Carlo Molinco , arrolate nell'Indice Tridentino fra gli Autori di prima classe, non tutte furono vietate, alcune furono permesse, altre con piccola espurgazione parimente permesse. Quindi sursero in Spagna, ed altrove gl' Indici Expurgatorj ; poichè i Prelati e le Università ed i Collegj di ciascuna provincia vollero in ciò avervi anche la lor parte e credettero, che la lor censura fosse più esatta per le province ove dimorano, ed il Principe sa meglio ciò che nel suo Stato possa apportar quiete, o incomodo, o disordine, che non si sa di fuori. Così in Spagna s'è introdotto stile di farsi questi Indici. E dall' Indice Expurgatorio fatto compilare per comandamento del Cardinal Gaspare di Quiroga Arcivescovo di Toledo e General Inquisitore di Spagna, ed impresso nel 1601, manifestamente si vede, che in Spagna l' Indice Tridentino non fu giammai in tutto e secondo il suo rigore ricevuto. 46 46 Van-Espen de Usu placiti reg. par. 4 c. 2 § 3.

Parimente l'istesso Filippo II non solo ne' suoi Regni di Spagna, ma in tutti gli altri suoi dominj, volle che l'istessa vigilanza si fosse usata; e siccome fece de' decreti del Concilio, con maggior ragione dovea premere, che per quest'Indice Tridentino si facesse. Nella Fiandra divulgato che fu, non per ciò fu ciecamente ricevuto; ma per autorità Regia si diede ad esaminare. Essendosi osservato, che in quello si proscriveano molti libri in ogni facoltà e scienza, i quali gastigati e purgati da alcuni errori e false opinioni, poteva di quelli aversi buon uso e leggersi con utilità e profitto: narra Van-Espen 47 47 Van-Espen l. c. , dotto Prete e gran Teologo dell'Università di Lovanio, che il Duca di Alba, allora Governatore di quelle province, in nome del Re Filippo II comandò, che si fossero conservati que' libri proscritti dall'Indice Romano, e solamente fece bruciare l'opere degli Eresiarchi. Ma perchè da que' riserbati non si cagionasse danno, commise a' Prelati ed alle Università ed agli uomini letterati di quelle province che esaminassero que' libri, notassero gli errori e gli espurgassero, con farne particolari Indici. Fu con ogni diligenza ciò eseguito e presentati poi al Duca gl'Indici, instituì egli in Anversa un Collegio di Censori, al quale per l'Ordine ecclesiastico presedè un Vescovo, ed in nome del Re vi fu proposto il famoso Teologo Arias Montano, quel medesimo, ch'era intervenuto al Concilio in Trento. Questi Censori con ogni diligenza e maturità esaminarono di nuovo i libri contenuti in que' Cataloghi, conferirono i luoghi notati da' primi Censori con gli esemplari, e ne formarono un'esatta Censura; dando poi fuori un libro, al quale diedero questo titolo, Index Expurgatorius . Quest'Indice poi nel 1570, per ispezial diploma del Re Filippo II, fu approvato, e per sua regal autorità fu comandato, che s'imprimesse, come fu fatto e di quello si servirono poi tutte quelle province, non già del Romano. Erano questi due Indici fra loro differenti: in questo Expurgatorio di Fiandra, più libri, che per l'Indice romano erano assolutamente proscritti, furono ritenuti e permessa la lor lezione, essendosi solo in alcuni usata qualche espurgazione ed emendazione: siccome, per tralasciarne molti, fu fatto dell'opere istesse di Carlo Molineo , affatto proscritte e totalmente condannate dall'Indice Romano, le quali con piccola emendazione furono permesse. Il Commentario alle Consuetudini di Parigi dello stesso Molineo, fu senz'alcuna correzione ritenuto, dicendosi: In hoc opere nihil est, quod haeresim sapiat, quapropter admittitur. De' suoi trattati De donatione, et inofficioso testamento, pur si disse: Nihil habent, quod Religioni adversetur, aut pias aures offendere possit, quapropter admittitur . E così di molte altre sue opere fu giudicato.

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