Il Rigutini ristampò il vecchio articolo dell' Antologia , in fronte alle Postille [pp. 1-21], ma senza accennare per nulla ai tanti cambiamenti che vi aveva fatto l'autore nell'edizione del '43 ed ai lievi ritocchi di quella del '58.
Il primo esilio di Nicolò Tommaseo 1834-1839, lettere di lui a Cesare Cantù , Milano, Cogliati, 1904; p. 102.
Tommaseo N., Studi critici ; I, 304-312.
Cfr. Ispirazione e arte o lo scrittore educato dalla società e educatore , studi di Niccolò Tommaseo, Firenze, Felice Le Monnier, 1858; pp. 417-426.
Tommaseo N. Dizionario estetico , Firenze, Successori Le Monnier, 1867, pp. 622-623.
Nacque a Novara il 12 febbraio del 1803; si laureò in legge a Pavia; presa la carriera della magistratura, al pane onorato del suo forte Piemonte e de' suoi vecchi Re preferì quello dell'Austria, e morì il 9 ottobre del 1850, consigliere dell'I. e R. Tribunale criminale di Milano.
Il Visconti fa in margine l'osservazione seguente: «Lascerei come una inezia questo cenno sul Griso. Ha del rettorico o per dir meglio del Tassesco:
Argante, Argante stesso ad un gran urto
Di Rinaldo abbattuto appena è surto.»
È il famoso Azzecca-garbugli, che prima chiamò Pèttola , poi Duplica . (Ed.)
Valente. [Postilla del Visconti].
Quest'episodio è un brano del capitolo III del tomo III. (Ed.)
Lascerei queste righe, per dare maggiore brevità, e perchè queste acclamazioni sono cosa troppo simile alle altre in cui Lucia fu nominata plaudendo al Cardinale. [Postilla del Visconti].
Un asilo, caro Alessandro, pare che il Cardinale voglia metterla in monastero a fare il noviziato. [Postilla del Visconti].
È un brano del capitolo IV del tomo III. (Ed.)
Il consiglio chiesto dal Cardinale mi piace, ma assai. Rialza in un modo inaspettato il Conte dopo la sua conversione, lo rende sempre più vivo. Ma bada bene: che il Cardinale aveva ordinato la lettiga subito dopo aver parlato coi preti, e l'ultimo consiglio dev'essere quello del Conte, come il più di peso. Non ti spiacerebbe di soggiungere in quel luogo dopo le parole: Quando ebbe questa certezza , nella quale fu riconfermato dall'opinione d'un altro personaggio, di cui lasceremo per ora che il lettore indovini il nome, Federigo ordinò , ecc.? [Postilla del Visconti].
Tozzo di pane mi pare troppo da pitocco, direi un pane. [Postilla del Visconti].
Lascerei e sul suo pericolo , che imbroglia; pare che fosse attualmente in qualche pericolo per parte di Rodrigo. [Postilla del Visconti].
Di fianco alla presente risposta di Federigo e alle parole del Conte: Ah! la dolcezza , ecc. il Visconti scrisse: «Lascerei questi due punti: non bisogna poi essere prodigo dì riflessioni ascetiche in un Romanzo. Anche per l'edificazione de' lettori – non ridere tu, sebbene io rida di me stesso – è meglio presentare più che si può con disinvoltura le idee Cristiane». (Ed.)
Leverei la peritanza quasi puerile , per stare alle parole del Ripamonti; vorrei che avesse sempre il Conte nostro qualche cosa di soldatesco. [Postilla del Visconti].
Leverei implorando , ecc. per la ragione dianzi detta, e perchè il Conte era uomo avvezzo ad agire, e chi è avvezzo ad agire fa addirittura. Doveva beneficare con quella risoluzione con cui dava dapprima de' colpi di spada. [Postilla del Visconti].
Non sarebbe meglio, di pentimento e di affezione? [Postilla del Visconti].
È un altro brano del capitolo IV. «La scena del Conte merita un capitolo a parte», scrisse il Visconti in margine al principio dell'episodio; soggiungendo: «In questa porzione del Romanzo giovano, mi pare, i periodi piuttosto brevi: e contenenti un oggetto solo, per quanto si può. Dunque: Capitolo… (quello che sarà). Il Conte del Sagrato era venuto , ecc.». Arrivato poi alle parole: rendevano impossibili , tornò a notare: «Qui finirei il capitolo. Al seguente ci penserai tu, mentre vuoi cangiare, come mi hai detto, il modo di mandare Lucia in quella casa di signori». (Ed.)
Dal paese di Lucia. (Ed.)
A cominciare dalle parole: Visitando una di quelle parrocchie , ecc. fino a quelle: dalle zanne del lupo , con cui ha fine questo tratto del Romanzo, il Manzoni diè di frego a ogni cosa, scrivendo in margine: «Invece di questa visita, ecc. sia Don Abbondio che avendo saputo come Donna Prassede cercava una donna di servizio, suggerisca ad Agnese di proporre Lucia; e lo faccia per mostrare interessamento, e per isbrigarsene nello stesso tempo. Agnese vada da Donna Prassede, che villeggia a qualche miglio di là e deve partire all'indomani per Milano. Lucia è accettata. Il Conte e le conseguenze si raccontino nel capitolo IX». (Ed.)
Lo ribattezzò poi col nome di Don Ferrante . Quello di Valeriano gli fu suggerito dal «gran Valeriano Castiglione», autore dello Statista regnante . (Ed.)
Divenne poi Donna Prassede . (Ed.)
È un brano anche questo del capitolo IV. (Ed.)
Nel paese di Lucia. (Ed.)
Segue, cancellato: «che nella sua povertà privata, godeva della potenza soverchiatrice, della cupida ambizione». (Ed.)