Volodyk - Paolini2-Eldest
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«Lo so.»
Corsero fra le vie ancora buie della città, fermandosi come un muro compatto ogniqualvolta incontravano una pattuglia di ronda o altre creature della notte, che si dileguavano non appena li vedevano. A un tratto sentirono dei passi sul tetto di un edificio vicino. «La conformazione di Teirm» spiegò Jeod «rende più facile ai ladri arrampicarsi da un tetto all'altro.»
Rallentarono solo quando giunsero in vista del cancello est della città. Poiché il cancello affacciava sul porto, veniva chiuso soltanto quattro ore per notte, per non intralciare troppo i traffici commerciali. In effetti, malgrado l'ora, già parecchia gente affollava il varco.
Anche se Jeod li aveva avvertiti che sarebbe potuto accadere, Roran fu colto dal panico quando le guardie incrociarono le picche e vollero sapere chi fossero. Roran si umettò le labbra e cercò di non mostrarsi allarmato, mentre la sentinella più anziana esaminava una pergamena che Jeod gli aveva porto. Dopo un interminabile minuto, la guardia annuì e restituì il rotolo. «Potete passare.»
Una volta giunti al porto, lontani da orecchie indiscrete, Jeod disse: «Una vera fortuna che quello non sapesse leggere.»
I sei aspettarono sul pontile umido finché, uno dopo l'altro, gli uomini di Jeod non emersero dalla grigia nebbia che aleggiava sulla costa. Erano individui torvi e taciturni, con lunghe trecce che pendevano loro sulla schiena, mani annerite dal catrame e un assortimento di cicatrici che incutevano rispetto persino a Roran. Gli piacque ciò che vide, e capì che anche loro lo approvavano. Ma non fu lo stesso per Brigit.
Uno dei marinai, un omaccione grande e grosso, la indicò col pollice e accusò Jeod: «Non ci avevi detto che ci sarebbe stata anche una femmina. Come faccio a concentrarmi per combattere se mi ritrovo quella montanara stracciona fra i piedi?»
«Non parlare di lei in questo modo» sibilò Nolfavrell a denti stretti.
«E pure il marmocchio?»
Con voce calma, Jeod rispose: «Brigit ha combattuto i Ra'zac. E suo figlio ha già ucciso uno dei migliori soldati di Galbatorix. Tu puoi vantare lo stesso, Uthar?»
«Non è giusto» disse un altro uomo. «Io non mi sento al sicuro con una donna accanto; portano sfortuna. Una signora non dovrebbe...»
Qualunque cosa stesse per dire andò perduta, perché in quell'istante Brigit fece una cosa assai poco femminile. Con un gesto fulmineo, sferrò un calcio all'inguine di Uthar, poi afferrò il secondo uomo per un braccio, premendogli il coltello alla gola. Lo tenne in quella posizione per qualche istante, perché tutti potessero vedere, poi lo liberò. Uthar si rotolava sul pontile, con le mani strette fra le gambe, vomitando un fiume di imprecazioni.
«Qualche altra obiezione?» chiese Brigit. Al suo fianco, Nolfavrell fissava la madre a bocca aperta. Roran si calò il cappuccio sul volto per nascondere un ghigno divertito. Per fortuna non hanno notato Gertrude, pensò.
Nessun altro osò sfidare Brigit e Jeod disse: «Avete portato quello che ho chiesto?» Gli uomini estrassero dalle camicie un randello e un rotolo di corda ciascuno.
Così armati, s'incamminarono lungo la banchina verso l'Ala di Drago, facendo del loro meglio per non essere visti. Jeod tenne la lanterna chiusa tutto il tempo. Vicino al molo, si nascosero dietro un magazzino e videro le due lanterne portate dalle sentinelle sobbalzare sul ponte della nave. La passerella era tolta per la notte.
«Ricordate» mormorò Jeod, «la cosa fondamentale è impedire che l'allarme suoni prima che siamo pronti a salpare.» «Due uomini sopracoperta, due uomini sottocoperta, giusto?» chiese Roran.
Uthar rispose: «Di solito è così.»
Roran e Uthar si denudarono fino alla cintola, si legarono la corda e i randelli in vita - Roran lasciò indietro il martello - e poi corsero lungo il molo, lontani dalla visuale delle sentinelle, dove si immersero nell'acqua gelida. «Brr, quanto odio farlo» protestò Uthar tra i denti.
«L'hai già fatto altre volte?»
«Quattro, con questa. Non smettere di muoverti o ti congelerai.»
Passando da un pilone viscido all'altro, tornarono a nuoto da dove erano venuti fino a raggiungere il molo di pietra che portava all'Ala di Drago, poi deviarono a destra. Uthar avvicinò le labbra all'orecchio di Roran. «Io prendo l'ancora di dritta.» Roran annuì.
Si tuffarono entrambi sotto l'acqua nera, poi si divisero. Uthar nuotò come una rana sotto la prua della nave, mentre Roran andò dritto all'ancora di sinistra e si aggrappò alla pesante catena. Slegò il randello dalla cintura e lo strinse fra i denti - sia per impedire a questi di battere, sia per avere le mani libere - e aspettò. Il metallo gli sottraeva il calore dalle mani come ghiaccio.
Nemmeno tre minuti dopo, Roran sentì il rumore degli stivali di Brigit passargli sulla testa, mentre la donna si spostava dall'altro lato del molo, oltre la mezzanave, e poi udì la sua voce fievole avviare una conversazione con le sentinelle. Se tutto andava bene, avrebbe distolto la loro attenzione dalla prua.
Ora!
Roran si arrampicò lungo la catena. La spalla destra gli bruciava, dove il Ra'zac lo aveva morso, ma resistette al dolore. Dall'occhio di cubia dove passava la catena dell'ancora, si issò su una delle travi che sostenevano la polena dipinta, scavalcò la murata e atterrò sul ponte. Uthar era già lì, gocciolante e col fiato grosso.
Con i randelli in pugno, strisciarono verso poppa, nascondendosi in ogni anfratto. Si fermarono a meno di dieci passi dalle sentinelle. I due uomini erano affacciati al parapetto, intenti a scambiare quattro chiacchiere con Brigit. In un lampo, Roran e Uthar uscirono allo scoperto e colpirono le sentinelle sulla testa prima che potessero sguainare le sciabole. Sul molo, Brigit fece segno a Jeod e agli altri, e insieme sollevarono la passerella, per poi farla scivolare sulla nave, dove Uthar l'assicurò al parapetto.
Quando Nolf avrell corse a bordo, Roran gli lanciò la sua fune e disse: «Lega e imbavaglia quei due.» Tutti, tranne Gertrude, scesero sottocoperta in cerca degli altri uomini di guardia. Trovarono altri quattro membri dell'equipaggio - il commissario, il nostromo, il cuoco e il suo assistente - che furono tutti buttati giù dalle brande, tramortiti se resistevano, e poi legati con cura. Anche in questo caso Brigit dimostrò il suo valore, neutralizzando due uomini da sola.
Jeod fece portare gli sventurati prigionieri sul ponte, per poterli tenere d'occhio, poi dichiarò: «Abbiamo ancora molto da fare, e poco tempo. Roran, da questo momento Uthar è il comandante dell'Ala di Drago. Tu e gli altri prenderete ordini da lui.»
Nelle due ore successive, la nave fu un brulicare di attività. I marinai si occuparono delle sartie e delle vele, mentre Roran e i suoi compagni svuotavano la stiva di ogni mercé superflua, come le balle di lana grezza. Invece di gettarle fuori bordo, le calarono lentamente in acqua, perché nessuno udisse i tonfi. Se l'intero villaggio doveva trovare posto a bordo dell'Ala di Drago, era necessario sgombrare più spazio possibile.
Roran stava assicurando una fune intorno a un barile, quando udì un grido rauco: «Arriva qualcuno!» Tutti coloro che si trovavano sul ponte, tranne Jeod e Uthar, si distesero ventre a terra e impugnarono le armi. I due uomini rimasti in piedi cominciarono a camminare sul ponte come se fossero le sentinelle. Il cuore martellava nel petto di Roran che giaceva immobile, chiedendosi che cosa stava per accadere. Trattenne il fiato quando Jeod si rivolse all'intruso... poi riecheggiarono dei passi sulla passerella.
Era Helen.
Indossava un abito semplice e teneva i capelli raccolti sotto un fazzoletto; in spalla portava una sacca di tela. Senza dire una parola, scese a portare le sue cose nella cabina principale, poi tornò per mettersi al fianco di Jeod. Roran non aveva mai visto un uomo più felice.
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