Volodyk - Paolini3-Brisingr
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Islanzadi alzò il mento con aria altera. «Io ero presente con due dei nostri ricognitori. Insieme abbiamo corretto l'errore degli umani. In passato gli abitanti di Ceunon si guardavano bene dall'infiltrarsi nel nostro territorio. Oggi abbiamo ricordato loro il perché.» Con noncuranza si massaggiò la mano destra, come se le facesse male, mentre il suo sguardo vagava oltre lo specchio magico, perso in una propria visione. «Tu hai imparato, Eragon-finiarel, cosa significa toccare la forza vitale delle piante e degli animali intorno a te. Immagina quanto ti sarebbero cari se possedessi questa capacità da secoli. Noi diamo noi stessi per sostenere la Du Weldenvarden, e la foresta è un'estensione dei nostri corpi e delle nostre menti. Qualunque offesa arrecata a lei è un'offesa arrecata a noi... Siamo un popolo lento all'ira, ma una volta provocati siamo come i draghi: la nostra collera non conosce limiti. Sono passati più di cento anni da quando io e la maggior parte degli elfi abbiamo versato sangue in battaglia. Il mondo ha dimenticato di cosa siamo capaci. La nostra forza può anche essersi attenuata dalla caduta dei Cavalieri, ma siamo di nuovo pronti a dare dimostrazione del nostro valore. Ai nostri nemici parrà che anche gli elementi si siano rivoltati contro di loro. Siamo una Razza Antica, e le nostre conoscenze e capacità travalicano quelle dei mortali. Che Galbatorix e i suoi alleati stiano in guardia, poiché noi elfi stiamo per abbandonare la nostra foresta, per tornare da vincitori, o mai più.»
Eragon rabbrividì. Perfino durante il suo duello con Durza, non aveva mai incontrato una simile determinazione e spietatezza. Non è umana, pensò, poi rise della propria ingenuità. Certo che non lo è. E farò meglio a ricordarlo. Per quanto possiamo sembrare simili... e nel mio caso, quasi identici... noi non siamo uguali. «Se conquistate Ceunon» disse, «come farete a controllarne gli abitanti? Sono convinto che odiano l'Impero più della morte stessa, ma dubito che si fideranno di voi, se non altro perché sono umani e voi elfi.»
Islanzadi agitò una mano. «È una questione insignificante. Una volta entrati nelle mura della città, abbiamo i nostri metodi per assicurarci che nessuno ci si opponga. Non è la prima volta che combattiamo la tua razza.» La regina si tolse l'elmo, e i capelli le ricaddero in lunghe ciocche nere che le incorniciarono il viso. «Non mi ha fatto piacere sapere della tua missione sull'Helgrind, ma posso dedurre che l'attacco si è già concluso, e con successo?»
«Sì, Maestà.»
«Allora le mie obiezioni sono superflue. Comunque sia, Eragon Shur'tugal, ti avverto: non mettere a repentaglio la tua vita in altre simili imprese inutilmente pericolose. È crudele quanto sto per dirti, ma è pur sempre vero: la tua vita è molto più importante della felicità di tuo cugino.»
«Avevo giurato a Roran di aiutarlo.»
«Vuol dire che i tuoi giuramenti sono avventati, e non consideri le conseguenze.»
«Avresti voluto che abbandonassi le persone a me care? Se lo avessi fatto, sarei diventato una persona spregevole e inaffidabile: un ben misero ricettacolo delle speranze di coloro che credono che in un modo o nell'altro sconfiggerò Galbatorix. E poi finché Katrina era ostaggio di Galbatorix, Roran era vulnerabile alle sue manipolazioni.»
La regina inarcò un sopracciglio sottile come un rasoio. «Una debolezza che avresti potuto impedire a Galbatorix di sfruttare se avessi insegnato a Roran certi giuramenti nella nostra lingua, la lingua della magia... Non ti sto consigliando di abbandonare i tuoi amici o la tua famiglia. Sarebbe pura follia. Ma cerca di tenere bene a mente la posta in gioco: l'integrità di Alagaësia. Se falliamo adesso, la tirannia di Galbatorix si estenderà a tutte le razze, e il suo regno continuerà. Tu sei la punta della lancia dei nostri sforzi, e se la punta si spezza e va perduta, allora la nostra lancia rimbalzerà sull'armatura del nostro nemico, e tutti noi saremo perduti.»
Frammenti di licheni crepitarono sotto le dita di Eragon quando strinse l'orlo della roccia concava per reprimere l'impulso di rispondere acido che ogni guerriero degno di quel nome deve possedere una spada o qualche altra arma, oltre a una lancia. Era frustrato dalla piega che aveva preso la conversazione e desideroso di cambiare argomento più in fretta possibile; non aveva cercato la regina per farsi rimproverare come un bambino. D'altro canto, consentire all'impazienza di guidare le sue azioni non avrebbe giovato alla sua causa. Quindi mantenne la calma e rispose: «Ti prego di credere, Maestà, che prendo molto, molto sul serio le tue preoccupazioni. Posso soltanto dire che se non avessi aiutato Roran mi sarei sentito infelice quanto lui, e molto di più se Roran fosse andato a liberare Katrina da solo e fosse morto nell'impresa. In entrambi i casi, sarei stato troppo sconvolto per essere di aiuto a chiunque. Non possiamo almeno convenire che siamo in disaccordo sull'argomento? Nessuno dei due riuscirà a convincere l'altro.»
«Molto bene» disse Islanzadi. «Lasceremo la questione in sospeso... per il momento. Ma non credere di poter evitare un'altra indagine sulla tua decisione, Eragon Cavaliere dei Draghi. A mio avviso dimostri un atteggiamento infantile verso le tue maggiori responsabilità, e questo è un problema serio. Ne parlerò con Oromis; sarà lui a decidere che fare con te. Ma adesso dimmi, perché hai voluto questa udienza?»
Eragon serrò la mascella più volte prima di riuscire a spiegare in tono civile gli eventi della giornata, le ragioni delle sue azioni in merito a Sloan e la punizione che aveva escogitato per il macellaio.
Quando ebbe finito, Islanzadi si volse di scatto e prese a misurare la tenda a lunghi passi, agili e flessuosi come quelli di una gatta, poi si fermò e disse: «Hai scelto di restare indietro, nel cuore dell'Impero, per salvare la vita di un assassino traditore. Sei solo con quest'uomo, a piedi, senza viveri né armi tranne la magia, e i tuoi nemici sono vicini. Vedo che i miei ammonimenti erano più che giustificati. Tu...»
«Maestà, se devi arrabbiarti con me, ti prego di farlo in un altro momento. Voglio risolvere la questione al più presto, così da poter riposare un po' prima dell'alba. Ho parecchie miglia da coprire domani.»
La regina annuì. «La tua sopravvivenza è ciò che più conta. D'accordo, mi arrabbierò dopo che avremo parlato... Quanto alla tua richiesta, una cosa del genere non ha precedenti nella nostra storia. Se fossi stata al tuo posto, avrei ucciso Sloan e mi sarei liberata del problema una volta per tutte.»
«So che lo avresti fatto. Una volta ho visto Arya uccidere un girfalco ferito, dicendo che la sua morte era inevitabile e preferiva risparmiargli ore di agonia. Forse avrei dovuto fare la stessa cosa con Sloan, ma non ho potuto. Credo che sarebbe stata una decisione di cui mi sarei pentito per il resto della mia vita, o peggio, che mi avrebbe reso più facile uccidere in futuro.»
Islanzadi sospirò, e all'improvviso parve molto stanca. Eragon ricordò che anche lei aveva combattuto quel giorno. «Oromis sarà anche stato il tuo maestro ufficiale, ma da come ti comporti dimostri di essere soprattutto un allievo di Brom. Anche lui si cacciava tutte le volte nelle situazioni più complicate, proprio come fai tu. Sempre smanioso di trovare le sabbie mobili più insidiose per tuffartici dentro.»
Eragon nascose un sorriso, lusingato dal paragone. «E Sloan?» chiese. «Il suo destino è nelle tue mani, adesso.»
Lentamente, Islanzadi sedette su uno sgabello accanto al tavolino da campo, posò le mani in grembo e guardò un lato dello specchio magico. I suoi gesti si fecero enigmatici: una splendida maschera imperturbabile che nascondeva pensieri e sentimenti impossibili da decifrare, per quanto Eragon si sforzasse. Alla fine la regina parlò. «Poiché ti è sembrato giusto risparmiare la vita di quest'uomo, correndo non pochi rischi e a costo di enorme fatica, non posso negarti ciò che mi hai chiesto per non vanificare il tuo sacrificio. Se Sloan sopravviverà al cimento che hai previsto per lui, allora Gilderien il Saggio gli permetterà di passare, ed egli avrà vitto e alloggio. Di più non posso prometterti, perché ciò che accadrà dopo dipenderà da Sloan stesso. Ma se le condizioni che hai stabilito saranno rispettate, allora sì, daremo luce alle sue tenebre.»
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