Guido Pagliarino - Diavolo E Demòni

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Un saggio divulgativo sulla formazione storica della figura di Satana e dei suoi demòni dalle religioni assiro-babilonese e mazdea al giudaismo e al cristianesimo, fin al demonismo contemporaneo, e sulla percezione nella società odierna del demònico tra ecclesiastici e credenti laici. Gli indemoniati.
Un saggio divulgativo sulla formazione storica della figura di Satana e dei suoi demòni dalle religioni assiro-babilonese e mazdea al giudaismo e al cristianesimo, fin al demonismo contemporaneo, e sulla percezione nella società odierna del demònico tra ecclesiastici e credenti laici. Gli indemoniati. Principali argomenti trattati: I simboli e i segni nella Bibbia come tramiti fra Dio e l’uomo; Cenno all’influenza del Mazdeismo sul Giudaismo; Nascita nel popolo d’Israele sotto la soggezione persiana dell'idea d’un ispettore e accusatore dei peccatori davanti al tribunale di Dio, cioè di un “satan”; Il Diavolo è Satana, ma non è il Demonio; Demòni; L’inquietante figura sulfurea dell’angelo sterminatore; Diavoli e Angeli; Il Diavolo, Lucifero e i demòni nella Chiesa odierna; Ossessioni, possessioni, infestazioni...

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Guido Pagliarino

Diavolo e Demòni

(un approccio storico)

saggio

Copyright © 2018 Guido Pagliarino

All rights reserved

Book published by Tektime

ISBN di questo e-book: 9788873044376

Guido Pagliarino

Diavolo e Demòni

(un approccio storico)

saggio

Distribuzione Editrice Tektime

2a Edizione in formato e-book, riveduta e integrata rispetto alla prima, 2018

ISBN di questo e-book: 9788873044376

© Guido Pagliarino per tutte le edizioni

Altre edizioni:

1a Edizione in formato fisico cartaceo, conforme alla seconda in e-book, Tektime, 2018

1a Edizione nel solo formato e-book, a cura dell'autore, 2015

Immagine di copertina: William Blake, Satana, il peccato, la morte, 1808 (particolare)

INDICE

Premessa: I simboli e i segni nella Bibbia come tramiti fra Dio e l’uomo

Cenno all’influenza del Mazdeismo sul Giudaismo - Nascita nel popolo d’Israele, sotto la soggezione persiana, dell'idea d’un ispettore e accusatore dei peccatori davanti al tribunale di Dio (satan)

Il Diavolo è Satana, ma non è il Demonio

Nell'Antico Testamento i demòni non sono sotto-diavoli

L’inquietante figura sulfurea dell’angelo sterminatore

Diavoli e A ngeli

Il Diavolo, Lucifero e i demòni nella Chiesa odierna

a 1 ) Il Diavolo

a 2 ) Lucifero

b) I_demòni

Ossessioni, possessioni...

Appendice - Abbreviazioni dei nomi dei libri biblici

Premessa: I simboli e i segni nella Bibbia come tramiti fra Dio e l’uomo

Nella Bibbia possono intervenire simboli e segni.

Ciò anche a proposito di Satana e dei suoi diavoli. Nell'Apocalisse, ad esempio, con dragone rosso s'intende lo stesso Satana.

Può essere ben utile, prima d'entrare nel vivo dell'argomento "Diavolo e demòni", precisare che cosa s’intenda in tali casi, per evitare che si pensi a qualcosa d'astratto e astorico.

I simboli che troviamo nella Bibbia 1non devono essere visti come rappresentazioni immaginarie avulse dalla storia, come qualcosa d’incorporeo frutto di fantasia senz’alcun riferimento alla realtà e, in questo reale, alla Rivelazione che, diciamolo subito, si è realizzata nel corso del tempo secondo l’interpretazione teologica di avvenimenti storici. Non è bene che l’errore compiuto nel XX secolo dalla scuola mitica protestante 2sia ripetuto oggi, anche se alcuni epigoni continuano a contrapporre simbolo e realtà intendendo i fatti della Bibbia solo in senso mitico-simbolico e non storico, compresa addirittura la Risurrezione di Cristo, che è invece essenziale per il Cristianesimo: non accettarla in senso reale vanifica la fede, come lo stesso Nuovo Testamento, tramite san Paolo, afferma nella prima lettera ai Corinzi: “[…] allora è vana la nostra predicazione ed è vana anche la vostra fede” 3.

Diciamo qualcosa in più della scuola Mitica: Nella prima metà del XX secolo la stessa e, in particolare, il suo esponente più famoso, il cristiano luterano Rudolf Karl Bultmann, aveva tentato di consegnare la risurrezione di Cristo alle categorie del mito e della leggenda. Il Bultmann, nato nel 1884 e morto nel 1976, era un professore tedesco di teologia divenuto celebre, soprattutto, proprio per il suo progetto di demitizzazione del messaggio evangelico, idea che aveva influenzato suoi allievi quali i noti Herbert Braun, Günther Bornkamm, Hans Jonas, Uta Ranke-Heinemann, Heinrich Schlier, Ernst Fuchs, Ernst Käsemann. Rudolf Bultmann mirava a far accettare come mitico-simbolico tutto il linguaggio del Nuovo Testamento. A suo giudizio, il Gesú storico doveva tenersi separato dal Cristo del kerigma (cioè della predicazione). Per lui la fede non poteva assumere per vera tutta una serie di fatti miracolosi biblici ch'egli considerava mitici, si doveva invece denudare il messaggio evangelico dal linguaggio mitologico. Egli sosteneva inoltre la teoria dell'ellenizzazione precoce del giudeo-cristianesimo originario, quello dei primissimi anni della Chiesa, realizzata, a suo mero parere, da san Paolo sotto l'influenza di religioni misteriche e dello gnosticismo: per lui Paolo aveva nascosto la reale figura di Gesú di Nazareth sotto la figura del redentore divino che è tipica delle religioni misteriche. Dietro il Bultmann, l'intera scuola mitica andava affermando che della vita e della predicazione di Gesú non si poteva sapere nulla se non ch’egli era stato uno dei tanti ebrei crocifissi da Ponzio Pilato; riteneva storica la sola predicazione degli apostoli che non sarebbe stata altro che una spiegazione del significato teologico della Croce. Così quegli studiosi scambiavano per causa l’effetto. Scriveva in particolare il Bultmann nell'opera "Il kerigma della comunità primitiva": “La comunità doveva superare lo scandalo della croce, e lo ha fatto con la fede pasquale. In che modo sia maturato, nei particolari, questo atto decisionale, in che modo sia nata nei singoli discepoli la fede pasquale, è un processo che la tradizione ha oscurato colorandola leggendariamente, ma che non ha alcuna rilevanza sostanziale” 4.

Per quel teologo la Risurrezione di Cristo era solo un mito esprimente il manifestarsi del reindirizzo dell'umanità operato dalla predicazione sulla figura di Cristo. La fine del mondo e il Giudizio universale erano solamente miti sottolineanti la gravità angosciante della situazione umana mortale e del continuo spettacolo della morte altrui.

Tanto il Bultmann quanto gli altri esponenti della scuola mitica avevano resa vana l’affermazione basilare neotestamentaria che Dio Padre ha risuscitato Gesú dai morti, ch’era divenuta per loro l’asserzione che Dio aveva risuscitato nei cuori la fede facendola diventare cristiana. Avevano voluto rendere essenziale solo questa fede in Dio eliminando la storicità dei dati neotestamentari; ma con ciò avevano creato problemi, ad esempio sul perché, in mancanza d’una reale risurrezione di Gesú, gli atterriti apostoli avessero di colpo immaginato e predicato Cristo risorto, a rischio della propria vita (a meno d’immaginare - ma a forza d’inventare dove si finisce?! - che pure quel terrore fosse una fantasia degli evangelisti).

I membri della scuola mitica che erano credenti, proprio come tali avevano avuto per obiettivo l'abbattere le conclusioni anticristiane dei razionalisti atei del XIX secolo; ma non c'erano riusciti, non sarebbe stato sufficiente il limitarsi a porre il Cristianesimo su di un diverso piano da quello del reale.

I risultati della scuola razionalista sarebbero stati sì vanificati, ma solo negli ultimi decenni del XX secolo e dalla realista scuola cattolica storico-critica, la quale avrebbe usato vari criteri, tra cui i più importanti sarebbero stati quelli di continuità e di discontinuità , criteri di cui non è possibile qui trattare, essendo argomento troppo ampio, peraltro solo parallelo 5.

La risurrezione di Cristo è da intendersi alla lettera, è un’opera concreta di Dio nella quale agiscono l’amore e la potenza del Padre, è lo storico risultato di un’azione diretta di Dio su Gesú e non sui suoi apostoli e discepoli: l’operazione dei mitici sui Vangeli non era scientificamente corretta, a uno studioso che si occupasse seriamente di scritti di autori parimenti antichi, Tacito, Giuseppe Flavio, Cesare…, non “verrebbe mai in mente di attribuire loro una siffatta libertà nel trasformare i referenti e nell’esprimere un significato nascosto diverso dal senso convenzionale delle parole usate” 6. Per prima cosa, “si dovrà lasciar parlare il testo in discussione in ciò che esso ha da dire di per se stesso” 7. Ad esempio, nella lettera di Paolo ai Romani 8è scritto, con attendibile significato letterale: “Ma se siamo morti con Cristo, crediamo che anche vivremo con lui, sapendo che Cristo risuscitato dai morti non muore più; la morte non ha più potere su di lui. Per quanto riguarda la sua morte, egli morì al peccato 9una volta per tutte; ora invece per il fatto che egli vive, vive per Dio”; e nella sua seconda lettera ai Corinzi troviamo: “Animati tuttavia da quello stesso spirito di fede di cui sta scritto: Ho creduto, perciò ho parlato, anche noi crediamo e perciò parliamo, convinti che colui che ha risuscitato il Signore Gesú, risusciterà anche noi con Gesú e ci porrà accanto a lui insieme con voi. Tutto infatti è per voi, perché la grazia, ancora più abbondante ad opera di un maggior numero, moltiplichi l'inno di lode alla gloria di Dio. Per questo non ci scoraggiamo, ma se anche il nostro uomo esteriore si va disfacendo, quello interiore si rinnova di giorno in giorno”. 10

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