Guido Pagliarino - La Trasformazione - Sull'Eterno Corpo Glorioso Spirituale E Sul Nulla Eterno Infernale

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Tale raffigurazione dello sheòl si ritrova pure nella parabola evangelica del ricco egoista e del povero Lazzaro (Lc 16, 19-31), Lazzaro peraltro che non dev’essere confuso con l’omonimo amico di Gesù, morto e da lui risuscitato, che troviamo nel vangelo secondo Giovanni (Gv 11, 1-44).

L’ebreo e fariseo san Paolo la vede similmente agli altri farisei, ma con una variante; infatti, se è vero ch’egli pure, nella sua epistola di teologia antropologica 1 Corinzi, dice che l’uomo in terra è un corpo materiale-animale psichico – chiama corpo la persona completa perché anche per lui il corpo comprende la psiche e, quindi, coincide con l’intero individuo umano – e se è vero che crede come gli altri farisei alla vita eterna dei giusti, per lui nell’attimo dell’assunzione a Dio la persona salvata, cioè giustificata da Cristo, si trasforma da animale psichica in spirituale gloriosa. Peraltro, se è pur vero che per il Cristianesimo del I secolo e di buona parte del II un essere umano è su questa terra interamente materiale e, dunque, è il suo stesso corpo, sulla base dell’esperienza, a formarne ed esprimerne il pensiero – noi diciamo grazie al cervello, gli antichi dicevano grazie al cuore –, la stessa persona può ragionare a livello elevatissimo fin a poter pensare a Dio, diversamente dagli animali che hanno ricevuto solo un soffio vitale e, i più evoluti, una capacità mentale ridotta in funzione della mera sussistenza; il Creatore resta personalmente presente nell’essere umano, cioè ogni persona ha in sé anche l’indivisibile spirito divino o, in altri termini ancora, in ciascun uomo e in ciascuna donna ci sono corpo, anima e spirito; ma mentre il corpo e l’anima sono personali, lo spirito è l’animo stesso di Dio, vivificante la persona e illuminante la sua mente, tant’è vero che per la teologia cristiana Gesù – il Figlio uomo e Dio – s’è incarnato per salvare la stirpe adamitica in corpo e anima, non anche in ispirito: ovvio, ché l’animo dell’essere umano non aveva bisogno d’essere salvato visto che non è suo personale ma si tratta di Dio stesso.

Sui cristiani cattolici e sugli gnostici cristianeggianti (a volte impropriamente detti cristiani gnostici)

Nei secoli II e III 3, diversamente dai cattolici, vale a dire dai cristiani dell’unica Chiesa – lo scisma ortodosso è di là da venire –, i cristiani gnostici,, ma sarebbe forse meglio dire gli gnostici cristianeggianti considerando la loro ottica sostanzialmente diversa da quella cristiana, nonostante figure formalmente comuni come, anzitutto, quella di Gesù, sono divisi in varie piccole sette, anche se con idee basilari tra loro comuni. Hanno invece un concetto antropologico diverso da quello cristiano, intendono cioè il proprio spirito non come presenza indivisa in tutti gli esseri umani del pneuma vivente e animante di Dio, ma come pneuma personale, anche se lo considerano quale scintilla cascata in terra dal pleroma divino e sventuratamente incarnatasi.

La parola pleroma, o pleroma paradisiaco, che generalmente significa pienezza e fa riferimento alla globalità dei poteri divini, la totalità di tutto ciò che è effuso benignamente da Dio, è usata non solo dagli gnostici ma anche in ambienti teologici cristiani. Si potrebbe forse dire l’à mbito di Dio. Comunemente nella Chiesa si parla di Paradiso.

Secondo gli stessi gnostici, come già per Platone, la materia è male e non l’ha creata l’Essere perfetto ma è sempiterna e, a un certo punto, l’ha modellata, facendola divenire il mondo, un incosciente celeste chiamato il Demiurgo, cioè l’Artefice o l’Artigiano: com’è noto, si tratta di figura immaginata da Platone per far quadrare la sua visione delle idee superne perfette e del mondo immanente imperfetto, un sorta di dio minore in preda alla mania di potenza, ma assai poco capace quale artigiano cosmico; se non fossero stati imprigionati nei corpi materiali da quel maldestro spocchioso del dio Demiurgo, gli spiriti umani sarebbero rimasti – preesistenza dei medesimi – felici 4. Inoltre per gli gnostici, antifemministi ante litteram, le donne non hanno lo spirito o, come in genere si dice imprecisamente, “non hanno l’anima”, e non si salvano, ché per gli gnostici corpo e anima (anima è qui nel senso classico di psiche, non di pneuma) periscono, sopravvive solo lo spirito di certuni, cioè di loro stessi, gli spirituali, in grado d’acquisire appieno la conoscenza nonché rigorosamente maschi, mentre non si salvano gli esseri umani materiali, ossia gli altri uomini di sesso maschile, e tutte le donne. Secondo però la fazione degli gnostici valentiniani, una parte degli altri maschi, detti gli psichici, può avere una salvezza di secondo livello, non nel pleroma ma ai suoi margini, grazie all’anima-psiche particolarmente intelligente che consente d’acquisire grossolanamente la conoscenza.. Risulta inoltre addirittura un’eccezione per le donne, anche se sicuramente non di cifra femminista: nel vangelo gnostico dello pseudo Tommaso, seconda metà del II secolo, e nel coevo vangelo gnostico della pseudo Maria (Maria di Magdala, non la Madonna), la Maddalena, con sbalordimento del Pietro gnostico che quasi se ne dispiace, viene resa degna di vita eterna dal parimenti gnostico Cristo, ma non in quanto donna bensì perché egli ha trasformato in maschile, e dunque (sic) intelligente, l’anima di Maria Maddalena, consentendole così di raggiungere un livello di gnosi sufficiente alla salvezza

Sempre a proposito di salvezza eterna delle donne, può essere interessante osservare per inciso che gira da secoli la bufala, apparsa ai tempi della Rivoluzione francese su gazzette 5e oggi massicciamente diffusa nel mondo grazie al web, che la Chiesa avrebbe indetto un concilio ecumenico per discutere se le donne avessero o no l’anima (nel senso di pneuma). Mai ci fu un concilio della Chiesa relativamente all’animo delle donne, e grazie a internet si possono verificare rapidamente e rigorosamente sul sito del Vaticano, l’elenco e gli oggetti dei concili ecumenici (si può vedere tale elenco anche, più succintamente, al termine di questo saggio nell’Appendice 1). È ben noto che le donne venivano battezzate fin dall’inizio del Cristianesimo proprio per la salvezza della loro anima e che alcune di esse erano venerate come martiri cristiane già nei primi secoli della Chiesa; e, prima di tutto, la Madonna era considerata beata almeno dall’anno 80 del I secolo, in cui era stato scritto, al più tardi, il vangelo di Luca, nel quale si riporta un inno cristiano coevo, che sarà poi noto come il Magnificat, in cui, sulle labbra stesse della Madonna, è posta l’affermazione gioiosa “tutte le generazioni mi chiameranno beata”: si sarebbe forse considerata beata una persona destinata all’annichilimento? 6

Per gli gnostici conta la conoscenza mentre per i cristiani è essenziale – o dovrebbe esserlo – l’amore.

A parte gli aristotelici, per cui l’anima è mortale col suo corpo, e a parte gli epicurei, che sono materialisti ed escludono ogni principio spirituale, per i pensatori greci antichi – e, come s’è appena ricordato, per gli gnostici – l’essere umano ha non solo corpo e anima ma pure pneuma personale e quest’ultimo è la sola componente umana assolutamente vitale, per essi l’uomo sopravvive esclusivamente in essenza, cioè il suo corpo con la sua psiche-anima non risorge e solo lo spirito si salva. Quando i colti greci e latini sostenitori della sopravvivenza del solo spirito si convertono al Cristianesimo ammettono, dato che lo dice il Testamento, che alla fine dei tempi risorgerà anche il corpo e non solo l’anima ch’essi intendono in senso non solo psichico ma spirituale. Poiché i credenti gentili acquistano l’assoluta supremazia su quelli ebrei dalla seconda metà del II secolo, il Giudeo-Cristianesimo si muta in Cristianesimo ellenizzato, o per meglio dire platonizzato. A questo punto si pensa nella Chiesa che l’uomo non è solo un corpo animale raziocinante che, grazie a Cristo che lo giustifica, risorge trasformato gloriosamente in spirituale, ma che già sulla terra la persona ha il suo spirito individuale oltre al corpo: da allora per l’antropologia cristiana l’essere umano ha corpo personale, ha individuale anima-spirito e non più semplice anima-psiche e, inoltre, ha in sé il vivificante pneuma divino indiviso e presente in tutti gli uomini. Le conseguenze non sono da poco.

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