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Dino Buzzati: Sessanta racconti

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Premio Strega 1958

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Nacque così nell'ex-capitano di corvetta Regulus la determinazione di risolvere il mistero. Nella conoscenza dei fatti bellici, il segreto militare o l'invalicabile barriera del fronte avevano per anni determinato delle vaste lacune che però adesso le rivelazioni dei protagonisti, da entrambe le parti, andavano via via colmando. Le intimità più recondite dei governi e degli alti comandi venivano giornalmente messe in piazza, quasi con una smania invereconda. Così il panorama del conflitto si completava a poco a poco degli episodi rimasti fino allora sconosciuti. Vita del Fuhrer, armi segrete, congiure di generali, sondaggi per armistizi separati, eccetera, tutto veniva a galla. Tutto, tranne l' " Eventualità 9000 ". Questo l'unico vuoto che continuasse a rimanere tale, e non era un vuoto trascurabile se vi era sparita tanta gente. Nel gigantesco gioco d'incastri che ricostruiva la storia di quegli anni mancava ancora un pezzo e per riempire il buco non c'era che quella formula convenzionale e senza senso; dietro la quale non si scorgeva niente, neppure l'ombra confusa di un fantasma.

Certo, tale lacuna era nota a pochi; solo a coloro che, come il Regulus, ne avevano avuto sentore per motivi di servizio. Il mondo esterno non ne sapeva nulla. Anche inglesi, americani e russi pareva che non fossero al corrente. Perfino i pochi colleghi che il Regulus aveva occasione di incontrare sembrava se ne fossero dimenticati: " L'Eventualità 9000? " rispondevano. " Ah sì, adesso mi ricordo… Una missione speciale vero?… Mah, chissà cos'era… Non ne ho mai saputo niente ". E avevano l'aria di essere sinceri.

Ma il Regulus non disarmò (così almeno egli racconta). Passando il tempo anzi l' " Eventualità 9000 " diventò per lui una specie di mania. Sebbene la sua famiglia fosse stata impoverita dalla guerra, egli non si trovò mai in ristrettezze avendo trovato un posto decoroso in una impresa commerciale di Lubecca. Né il suo lavoro era assillante. Cosicché alle indagini poté dedicare un certo tempo.

Cominciò, nel novembre 1945 a cercare la famiglia dell'Untermeyer di cui aveva conservato l'indirizzo. Andò apposta a Kiel. Trovò il pradre e la moglie del sottufficiale che dopo l'aprile 1945 non aveva più dato notizie. No, non l'avevano mai saputo la sua reale destinazione. No, dopo la sua partenza per la " missione sreciale " non era mai tornato a casa in licenza. No, non avevano la più lontana idea della sua sorte. Però speravano di rivederlo comparire da un momento all'altro. No, non avevano neppure mai udito notizie o ipotesi o dicerie circa l' " Eventualità 9000 ". Fu un sopraluogo completamente negativo. Hugo Regulus confessa che a questo punto si sentì alquanto scoraggiato. Non già veniva meno in lui la corvinzione che sotto ci dovesse essere un mistero – e un mistero di carattere mostruoso ma dubitava di venirne mai a capo. Mancava anche il più sottile appiglio a cui afferrarsi; era impossibile formulare anche una semplice ipotesi; dovunque si volgesse, annaspava nel vuoto inutilmente.

Stava domandandosi se non fosse quasi meglio rinunciare quando fece la sua prima " scoperta ". In realtà era soltanto la interpretazione molto fantastica di una notizia comparsa nel dicembre 1945 sugli Stars and Stripes, il giornaletto pubblicato dai Comandi di occupazione americani. Ma fu un barlume. La notizia era la seguente:

" L'equipaggio di un piccolo piroscafo da carico argentino, il Maria Dolores III, giunto a Bahia Blanca proveniente dalle isole Malvine, raccontava di aver avvistato un serpente di mare 'grande come una collina'. Lo avevano incontrato poco prima del tramonto. Il gigante flottava immobile, controluce, apparentemente addormentato. Concordi, i marinai del mercantile lo descrivevano munito di 'almeno tre o quattro teste e di numerosi tentacoli, o antenne, simili a quelle degli insetti ma di lunghezza spaventevole che si protendevano verso il cielo ruotando lentamente come se cercassero qualcosa'. L'apparizione fu così paurosa che il Maria Dolores III accostò subito in fuori, allontanandosi a tutta forza. Poco dopo le tenebre della notte avvolsero il mostro ormai lontano sull'orizzonte e sempre immobile. "

Poi ci fu, pochi giorni dopo, un'altra notizia interessante. Il pilota di un aereo proveniente dal Sud Africa e diretto a Buenos Aires riferiva di avere visto in pieno oceano – e ne dava la posizione esatta – una isoletta vulcanica di recente formazione. Al passaggio dell'apparecchio l'eruzione era ancora in pieno sviluppo. Infatti il nuovo scoglio era semicoperto da una coltre di vapori innalzatisi per alcune centinaia di metri. E in quel tratto di mare, che si sapesse, non erano mai esistite isole.

Fu per Regulus la luce. La cosa apparsa al Maria Dolores III egli pensò – poteva essere tutto tranne che un serpente di mare, simili mostri non essendo mai esistiti. Non solo: per una specie di chiaroveggenza, mise in rapporto le due notizie diversissime e si chiese: non potrebbero essere due interpretazioni, entrambe assurde, del medesimo fenomeno? Perché escludere che sia il serpente di mare e sia l'isola vulcanica fossero un bastimento gigantesco?

Era ben poco, nulla si può dire. Gratuite fantasticherie su due notizie forse nate da allucinazioni, ingrandite dai corrispondenti dei giornali e poteva anche darsi inventate di sana pianta.

Eppure il Regulus non riusciva a staccarsi da quella idea esageratamente romanzesca: che insomma l' " Eventualità 9000 " fosse una nave da guerra di proporzioni eccezionali, progettata in segreto, costruita in un cantiere segreto, di nascosto varata, armata e messa a punto affinché all'improvviso comparisse sul mare a sterminare con pochi colpi le flotte dei nemici. E forse quelle antenne avvistate dai marinai della Maria Dolores III erano dei cannoni di statura mai vista, ciascuno grande come la ciminiera delle Lederer Stahlwerke che sorgono alla periferia di Lubecca. Ma potevano essere anche armi nuove e tremende, questo anzi avrebbe spiegato meglio tutta quella segretezza, da cui si dipartivano proiettili o raggi di sterminio, così come è nei sogni dei giovanissimi cadetti, quando si addormentano alla sera nel freddo e duro lettino dopo una pesante giornata di studio e di esercizi.

Solo che la nave invincibile non aveva fatto in tempo – tale la supposizione del Regulus – e quando si era trovata pronta alla battaglia, proprio allora su tutti i fronti della terra e del mare si era cessato di combattere, per la prostrazione, la rovina, la totale sconfitta dell'amata grande Germania.

Ciononostante era salpata per la sua prima missione, aveva raggiunto inosservata l'oceano Atlantico approfittando di quei giorni di eccitamento, confusione, frenesia mondiale perché la guerra era finita e non si doveva più morire.

Perciò la nave – fantasticava il Regulus – era andata vagando nelle acque più solitarie come quelle per esempio a levante dell'Argentina. Ma a quale scopo? Con quali speranze? E vivendo di che cosa? Con che nafta accendendo le sue caldaie vaste come le antiche cattedrali gotiche? Cosicché a questo punto l'ex-capitano di corvetta Regulus era ripreso dai dubbi e si metteva perfino a ridere della propria follia.

Ma quella specie di demone non si era arreso dentro di lui e lo spinse anzi a girare per le città dove erano esistiti i più grandi cantieri della Kriegsmarine, oppure nelle località della costa poco conosciute dove la flotta del Reich aveva disposto le sue basi minori.

Vestito male, con un berretto da macchinista, passava le sere nelle bettole più malfamate dei porti, ivi bevendo, fumando, chiacchierando, chiedendo le informazioni più sciocche come per esempio su dove trovare fresche ragazze a buon mercato, eppure ogni tanto faceva quasi casualmente anche domande d'altro genere come potrebbe fare un uomo già avanti con l'età che si trovi fortuitamente in un'osteria di basso rango in una città non sua dopo aver bevuto birra in modo da fluttuare a mezz'aria, con le parole che corrono fuori della bocca di loro spontanea volontà.

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