Dino Buzzati - Sessanta racconti

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Sessanta racconti: краткое содержание, описание и аннотация

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Premio Strega 1958

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Un gruppo uscì sulla terrazza a vedere. La piazza era deserta, le automobili stavano assopite, nere come non mai, abbandonate. E gli autisti? Dormivano invisibili, sui divani posteriori? O anch'essi erano fuggiti per partecipare alla rivolta? Ma i globi della luce risplendevano regolarmente, tutto dormiva, si tendeva le orecchie per avvertire un lontano rombo che si avvicinasse, eco di tumulti, spari, rombo di carriaggi. Non si udiva niente. " Ma siamo matti? " gridò uno. " Ci pensate se vedono tutta questa luminaria? Uno specchietto per chiamarli! " Rientrarono, loro stessi chiusero le imposte esterne, mentre qualcuno andava a cercare l'elettricista. Poco dopo i grandi lampadari del ridotto si spensero. Le " maschere " portarono una dozzina di candelieri e li deposero per terra. Anche questo gravò sugli animi come un malaugurio.

Stanchi, uomini e donne, perché i divani erano pochi, cominciaronO a sedersi in terra, dopo avere disteso i soprabiti per non sporcarsi. Dinanzi a uno studiolo, presso il Museo, dove c'era un telefono, si formò una coda. Pure Cottes aspettò il turno, per tentare almeno questo: che Arduino fosse avvertito del pericolo. Nessuno più intorno a lui scherzava, nessunO ricordava più la Strage e Grossgemuth.

Aspettò almeno tre quarti d'ora. Come si trovò solo nello stanzino (qui non essendoci finestre, la luce elettrica era accesa) sbagliò due volte a formare il numero perché gli tremavano le mani. Finalmente udì il segnale di linea libera. Gli parve suono amico, voce rassicurante di casa sua. Ma perché nessuno rispondeva? Che ancora Arduino non fosse rientrato? Eppure le due erano passate. E se i Morzi lo avessero già preso? Stentava a reprimere l'affanno. Dio, perché nessuno rispondeva? Ah, finalmente. " Pronto, pronto " era la voce assonnata di Arduino. " Chi è, Cristo, a quest'ora? "

" Pronto, pronto " disse il padre. Ma immediatamente si pentì. Quanto meglio se avesse taciuto: perché in questo istante gli venne in mente che la linea potesse essere controllata. Che cosa dirgli adesso? Consigliarlo a fuggire? Spiegargli che cosa stava succedendo? E se quelli stavano in ascolto?

Cercò un pretesto indifferente. Per esempio, che venisse subito alla Scala per combinare un concerto di musiche sue. No, perché a Arduino sarebbe toccato uscire. Un pretesto banale, allora? Dirgli che aveva dimenticato il portafogli e che era in pensiero? Peggio. Il figlio non avrebbe saputo ciò che occorreva e i Morzi, che certo ascoltavano, si sarebbero insospettiti.

" Senti, senti… " disse per guadagnare tempo. Forse l'unica era dirgli di aver dimenticato la chiave del portello: sola giustificazione plausibile e innocente di una telefonata così tarda. " Senti " ripeté " ho dimenticato le chiavi di casa. Tra venti minuti sarò dabbasso. " Lo prese un'onda di terrore. E se Arduino fosse sceso ad aspettarlo e uscito per la strada? Forse qualcuno era stato spedito a prelevarlo e stazionava nella via. " No, no " rettificò " aspetta a scendere che io sia arrivato. Mi sentirai fischiettare. " Che idiota, si disse ancora questo è insegnare ai Morzi il sistema più facile per catturarlo. " Sentimi bene " disse " sentimi bene… non scendere fin che mi sentirai fischiettare il motivo della Sinfonia romanica… Lo conosci, vero?… Siamo intesi. Mi raccomando. "

Troncò il contatto per evitare domande pericolose. Che razza di pasticcio aveva combinato? Arduino ancora all'oscuro del pericolo, i Morzi messi sul chi vive. Forse qualche musicologo, tra di loro, ci poteva essere che conoscesse la Sinfonia convenuta. Forse, arrivando, egli avrebbe trovato nella via i nemici in attesa. Più stupidamente di così non avrebbe potuto agire. Telefonargli di nuovo, allora, e parlar chiaro? Ma in quel mentre l'uscio si socchiuse, si affacciò il volto apprensivo di una ragazzina. Cottes uscì asciugandosi il sudore.

In ridotto, alle fioche luci, trovò aggravata l'aria di disfacimento. Signore rattrappite e freddolose, strette l'una di fianco all'altra sui divani, sospiravano. Molte si erano tolti i gioielli più vistosi riponendoli nelle borsette, altre, lavorando dinanzi alle specchiere, avevano ridotto la pettinatura a forme meno provocanti, altre si erano curiosamente acconciate con le mantelline e i veli sì da parere quasi delle penitenti. " Ma è spaventosa questa attesa, meglio finirla in qualsiasi modo. " " No, questa non ci voleva… e io che pareva che me la sentissi… Proprio oggi si doveva partire per Tremezzo, poi Giorgio ha detto ma è un peccato perdere la prima di Grossgemuth, io gli dico ma lassù ci aspettano, be' non importa dice lui con una telefonata rimediamo, no non mi sentivo, adesso anche l'emicrania… mia povera testa… " " Oh te, scusa, non lamentarti, te ti lasceranno in pace, te non sei compromessa… " " Sa che Francesco, il mio giardiniere, dice di averle viste coi suoi occhi, le liste nere?… È dei Morzi, lui… dice che sono più di quarantamila nomi nella sola Milano. " " Dio mio, possibile una tale infamia?… " " Ci sono notizie nuove? " " No, non si sa niente. " " Arriva gente? " " No, dicevo che non si sa niente. " Qualcuna tiene le mani giunte come per caso e sta pregando, qualcuna bisbiglia fitto fitto nell'orecchio dell'amica senza interruzione, come presa da una frenesia. E poi uomini distesi a terra, molti senza scarpe, i colletti slacciati, le cravatte bianche penzolanti, fumano, sbadigliano, ronfano, discutono a voce bassa, scrivono chissà cosa con matite d'oro sul risvolto del programma. Quattro cinque, gli occhi agli interstizi delle persiane, fanno da sentinella, pronti a segnalare novità all'esterno. E in un angolo, solo, l'on. Lajanni, pallido, un po' curvo, gli occhi sbarrati, che fuma Nazionali.

Ma durante l'assenza del Cottes la situazione degli assediati si era cristallizzata in modo strano. Poco prima ch'egli andasse a telefonare, fu visto l'ing. Clementi, il proprietario delle rubinetterie, trattenersi col sovrintendente Hirsch e poi trarlo in disparte. Confabulando, si avviarono verso il Museo teatrale e qui, al buio, rimasero vari minuti. Poi l'Hirsch ricomparve nel ridotto, mormorò qualche cosa successivamente a quattro persone, le quali lo seguirono: erano lo scrittore Clissi, la soprano Borri, un certo Prosdocimi, commerciante in tessuti e il giovane conte Martoni. Il gruppetto raggiunse l'ing. Clementi ch'era rimasto di là, al buio, e si formò una specie di conciliabolo. Una " maschera ", senza dare spiegazioni venne quindi a prendere uno dei candelieri dal ridotto e lo portò nella saletta del Museo dove quelli si erano ritirati. Il movimento, dapprima inosservato, destò la curiosità, anzi l'allarme; bastava poco a insospettire, in quello stato d'animo. Qualcuno, con l'aria di capitare là per caso, andò a dare un'occhiata; di questi non tutti fecero ritorno nel ridotto. Infatti l'Hirsch e il Clementi, a seconda dei volti che si affacciavano alla porta della saletta, sospendevano la discussione oppure invitavano ad entrare in forma assai obbligante. In poco tempo il gruppo dei secessionisti raggiunse la trentina.

Non fu difficile capire, conoscendo i tipi. Clementi, Hirsch e compagni tentavano di far parte a sé, di schierarsi anticipatamente dalla parte dei Morzi, di far capire che non avevano niente da spartire con tutti quei marci ricconi rimasti nel ridotto. Di alcuni già si sapeva che in occasioni precedenti, più per paura probabilmente che per sincera convinzione, si erano mostrati teneri o indulgenti verso la potente setta. Dell'ing. Clementi, pur di mentalità dispotica e padronale, non ci si meravigliò, sapendosi che uno dei suoi figli, degenere, occupava addirittura un posto di comando nelle file dei Morzi. Poco prima lo si era visto, il padre, entrare nello sgabuzzino del telefono e quelli che aspettavano di fuori avevano dovuto pazientare più di un quarto d'ora; si suppose che, vistosi in pericolo, Clementi avesse chiesto per telefono aiuto al figlio e costui, non volendo esporsi personalmente, gli avesse consigliato di agire subito per conto suo: riunendo una specie di comitato favorevole ai Morzi, quasi una giunta rivoluzionaria della Scala, che i Morzi poi, arrivando, avrebbero tacitamente riconosciuto e, quel che più importa, risparmiato. Dopo tutto, notò qualcuno, il sangue non era acqua.

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