Dino Buzzati - Sessanta racconti

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Sessanta racconti: краткое содержание, описание и аннотация

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Premio Strega 1958

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Così vagando, pur di appoggiarsi a qualche cosa che gli desse sollievo, trangugiava distrattamente, uno dopo l'altro, i bicchieri di spumante che i camerieri offrivano senza risparmio. E si aggravava la confusione in testa.

Finché gli venne in mente la risoluzione più semplice. E si meravigliò di non averci pensato prima: tornare a casa, avvertire il figlio, farlo nascondere in qualche appartamento. Di amici disposti ad ospitarlo certo non mancavano. Guardò l'orologio: le una e dieci. Si avviò verso la scala.

Ma a pochi passi dalla porta fu fermato. " Dove va, maestro benedetto, a quest'ora? E perché ha quella faccia? Non si sente bene? " Era nientemeno che donna Clara, staccatasi dal gruppo più autorevole e ferma là, presso l'uscita, insieme con un giovanotto.

" Oh, donna Clara " fece Cottes riprendendosi. " E dove pensa che possa andare a un'ora simile? Alla mia età? Vado a casa, naturalmente. "

" Senta, maestro " e qui la Passalacqua prese un tono di stretta confidenza. " Dia retta a me: aspetti ancora un poco. Meglio non uscire… Fuori c'è qualche movimento, mi capisce? "

" Come, hanno già cominciato? "

" Non si spaventi, caro maestro. Non c'è pericolo. Tu Nanni vuoi accompagnare il maestro a prendere un cordiale? "

Nanni era il figlio del maestro Gibelli, compositore, suo vecchio amico. Mentre donna Clara si allontanava per fermare altri all'uscita, il giovanotto, accompagnando il Cottes al buffet, lo mise al corrente. Pochi minuti prima era arrivato l'avvocato Frigerio, uno sempre informatissimo, intrinseco del fratello del prefetto. Era corso alla Scala per avvertire che nessuno si muovesse. I Morzi si erano concentrati in vari punti della periferia e stavano per affluire in centro. La Prefettura era già praticamente circondata. Diversi reparti della polizia si trovavano isolati e privi di automezzi. Insomma si era alle strette. Uscire dalla Scala, per di più in abito da sera, non era consigliabile. Meglio aspettare là. Certo i Morzi non sarebbero venuti a invadere il teatro.

Il nuovo annuncio, passato di bocca in bocca, con sorprendente rapidità, fece sugli invitati un tremendo effetto. Non era più, dunque, il tempo di scherzare. Il brusio si spense, una certa animazione rimase solo intorno a Grossgemuth, non sapendosi come sìstemarlo. Sua moglie, stanca, gia da un'ora aveva raggiunto in automobile l'albergo. Come adesso accompagnare lui per le strade già presumibilmente invase dal tumulto? Sì, era un artista, un vecchio uno straniero. Perché avrebbero dovuto minacciarlo? Ma era pur sempre un rischio. L'albergo era lontano, di fronte alla stazione. Forse dargli una scorta d'agenti? Sarebbe stato probabilmente peggio. A Hirsch venne un'idea: " Senta, donna Clara. Se si potesse trovare qualche pezzo grosso dei Morzi… Non ne ha visti qui?… Sarebbe un salvacondotto proprio ideale. "

" Eh già " assentì donna Clara, e meditava. "… Ma sì, ma sa che è un'idea stupenda?… E siamo fortunati… Ne ho intravisto uno poco fa. Non proprio grosso calibro, ma sempre un deputato. Lajanni, voglio dire… Ma sì, ma sì, vado a vedere subito. "

Questo on. Lajanni era un uomo scialbo e dimesso nel vestire. Aveva quella sera uno smoking di taglio sorpassato, una camicia di freschezza dubbia, le unghie delle mani contornate da strisce grigie. Per lo più incaricato di svolgere vertenze agrarie, veniva a Milano raramente e pochi lo conoscevano di vista. Fino allora, del resto, invece di correre al buffet se n'era andato solo soletto a visitare il Museo teatrale. Tornando nel ridotto pochi minuti prima, si era seduto su un sofà in disparte, fumando una sigaretta Nazionale.

Donna Clara gli andò diritta incontro. Lui si levò in piedi. " Dica la verità, onorevole " fece la Passalacqua senza preamboli. " Dica la verità: lei è qui a farci la guardia? "

" La guardia? Proprio? E perché mai? " esclamò il deputato alzando le sopracciglia a indicar stupore. " Me lo domanda? Saprà pur qualcosa, lei che è dei Morzi! " " Oh, se è per questo… certo che qualcosa so… E lo sapevo anche da prima, per essere sincero… Sì, conoscevo il piano di battaglia, purtroppo. "

Donna Clara, senza rilevare quel " purtroppo ", continuò decisa: " Senta, onorevole, capisco che può sembrarle un poco comico, ma ci troviamo in una situazione imbarazzante. Grossgemuth è stanco, ha voglia di dormire, e noi non sappiamo come fargli raggiungere l'albergo. Capisce? per le strade c'è agitazione… Non si sa mai… un malinteso… un incidente… È un momento… D'altra parte come fare a spiegargli la difficoltà? Mi parrebbe poco simpatico, con uno straniero? E poi "

Lajanni la interruppe: " Insomma, se non vado errato, si vorrebbe che lo accompagnassi io, che lo coprissi con la mia autorità, vero? Ah, ah… ". Scoppiò a ridere in modo tale che donna Clara restò di stucco. Sghignazzava facendo dei cenni con la mano destra come a dire che lui capiva, sì, era villano ridere così, chiedeva scusa, era mortificato, ma il caso era troppo divertente. Fin che riprese fiato e si spiegò.

" L'ultimo, egregia signora! " fece col suo accento manierato, ancora scosso dai singulti del riso. " Sa che cosa vuol dir l'ultimo? L'ultimo di quanti sono qui alla Scala, comprese le maschere – i camerieri… L'ultimo che possa proteggere il bravo Grossgemuth, L'ultimo son proprio io… La mia autorità? Questa è magnifica! Ma sa lei chi i Morzi farebbero fuori per primo, di quanti sono qui presenti? Lo sa lei?… " E aspettava la risposta. " Non saprei… " disse donna Clara. " Il sottoscritto, signora egregia! Proprio con me regolerebbero il conto con assoluta precedenza. " " Sarebbe come dire caduto in disgrazia? " fece lei che non le mandava a dire. " Precisamente, ecco. " " E così di colpo? Proprio stasera? " " Sì. Cose che succedono. Esattamente tra il secondo e il terz'atto, nel corso di una breve discussione. Ma penso che la meditassero da mesi. " " Be', almeno lei non ha perso il buon umore… " " Oh, noialtri! " spiegò in tono amaro. " Noi siamo sempre pronti al peggio… la nostra abitudine mentale… Guai, se no… " " Bene. L'ambasceria è andata a vuoto, pare. Mi scusi… e tanti auguri, se crede il caso… " aggiunse donna Clara volgendo indietro il capo perché già si allontanava. " Niente da fare " annunciò poi al sovrintendente. " L'onorevole non conta più di quel che si dice un fico secco… Non si dia pensiero… a Grossgemuth ci penso io… "

Da una certa distanza, quasi in silenzio, gli invitati avevano seguito l'incontro e colto a volo alcune frasi. Né alcuno sgranò gli occhi quanto il vecchio Cottes: colui che ora gli indicavano come l'on. Lajanni altri non era se non il signore misterioso che gli aveva parlato di Arduino.

Il colloquio di donna Clara e la sua disinvoltura col deputato dei Morzi, il fatto inoltre che ad accompagnare Grossgemuth attraverso la città andasse proprio lei, ebbero moltissimi commenti. C'era dunque del vero, si pensò, in quello che si andava mormorando da parecchio tempo: donna Clara trescava coi Morzi. Con l'aria di tenersi fuori della politica, si destreggiava tra l'una e l'altra parte. Logico del resto, conoscendosi che donna fosse. Era verosimile che donna Clara, per restare in sella, non avesse preveduto ogni ipotesi e non Si fosse procurata anche tra i Morzi le amicizie sufficienti? Molte signore erano indignate. Gli uomini invece si mostravano propensi a compatirla.

Ma la partenza di Grossgemuth con la Passalacqua, dando fine al ricevimento, accentuò l'orgasmo generale. Ogni pretesto mondano per rimanere era esaurito. La finzione cadeva. Sete, décolletés, marsine, gioielli, tutto l'armamentario della festa ebbero di colpo l'amaro squallore delle maschere a carnevale terminato allorché la pesante vita di tutti i giorni si riaffaccia. Ma stavolta non c'era dinanzi la quaresima, qualcosa di ben più temibile stava in attesa al traguardo della prossima mattina.

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