Mario Micolucci - Dannato Malloppo!

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Western all'italiana.
Ho indirizzato lo sforzo creativo nel ricreare le atmosfere, il linguaggio e il “sapore” dei film western italiani degli anni sessanta e settanta. Per realizzare quest'intento, ho raccolto a piene mani sia dai cosiddetti spaghetti western che, in dosi più circostanziate, dai fagioli western -quelli di Bud Spencer e Terence Hill, per intenderci-; ma non solo, essendo personalmente convinto che questo particolare genere sia figlio della commedia, ho attinto anche da lì.

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«No, no, Signore, non ne parlerò con nessuno! Ma a dire il vero, vorrei tornare al mio villaggio.» Lui e suo padre avevano affari ben più importanti da sbrigare e non poteva andarsene a spasso con quello sbirro.

«Senti, per me è importante che ti scorti fino all'infermeria di El Paso, faremo subito. Poi, puoi anche dartela a gambe. Anzi, se sparisci, per quel che mi riguarda, è pure meglio.» Lo spinse senza garbo nella direzione di Hugg e lo spronò: «Muoviti! Prima, sbrighiamo questa faccenda e prima potrai tornartene al tuo mondezzaio.»

“Il modo migliore per fare affari facili facili è godere di una posizione privilegiata nel bel mezzo della ressa”. Questa frase l'aveva sentita dire dal vecchio Kent, il sedicente straordinario professionista del crimine: forse, lo era stato, ma se era finito a mangiare polvere a Little Pit, tanto straordinario non lo era. A ogni modo, la massima calzava a perfezione con la rivelazione che Finn aveva appena avuto: stare dalla parte della legge ti imponeva di mettere le mani in loschi giri di denaro, ma nel contempo ti consentiva di attingerne un po'. Ovviamente, operando con la dovuta cautela. Altro che stare in quel letamaio del suo villaggio ad aspettare che passasse qualche sprovveduto con una miseria in tasca. Il Biondo, tenendo gli occhi bene aperti e chiudendone uno al momento opportuno, si stava per guadagnare la bellezza di tremila verdoni e chissà quante altre volte l'aveva già fatto.

Dalla parte della legge, era quello il posto giusto per far fruttare la sua furbizia. Pensò che, probabilmente, potesse essere quella la sua strada. D'altra parte, è cosa buona e giusta che un giovane coltivi sani propositi per il futuro…

Comunque, in quel momento, le incombenze del presente erano ben più rilevanti: aveva raggiunto suo padre e doveva convincerlo a privarsi di quella somma... senza farsi spaccare la faccia. Più di quanto avesse già fatto, s'intende.

«Pa', quel tizio lì ha occhi d'aquila. Ti ha visto e si è insospettito!» Meglio, dare a lui la colpa dell'accaduto.

Anni di lavoro come trapper, portarono l'uomo a cercare istintivamente il riparo della roccia con maggiore minuzia. Poi si riebbe e prese Finn per la collottola. «Per tutti i diavoli! Di cosa si è insospettito, esattamente!» ringhiò a un pollice dalla sua faccia.

«Ha pensato che tu fossi uno di quei fuorilegge a cui danno la caccia, e che mi abbia portato qui per far scattare una trappola ai ranger.»

«Allora, perché non l'ha detto ai suoi compagni?»

«Proprio questo è il punto, pa'. È che pare intenzionato a non avvertirli, purché gli sia corrisposta qualcosina in cambio.» La voce di Donnola andò abbassandosi progressivamente e le ultime parole non furono che un bisbiglio appena accennato.

Ahahah!

Hugg sbottò in una sonora risata. «Che corra pure ad avvertirli! Cosa vuoi che me ne importi.»

«Sì, ma è un tipo scaltro e se lo lascerai fare, si insospettirà. Poi c'è un altro particolare; tuttavia credo che per un tipo in gamba come te, non sia un problema: ha detto che in caso di un tuo rifiuto, non ci penserà due volte ad affrontarti. Certo, noi abbiamo solo le pistole, mentre lui oltre a quelle, ha anche un nuovissimo fucile Sharps. Sai, pa'? dicono che abbia una discreta gittata e che si ricarichi in un lampo. Comunque, tu sei il migliore e saprai come farlo fuori, anche se dovesse girarci intorno da lontano con il cavallo. Dico bene?» Finse di aggrapparsi a lui, come a voler cercare protezione.

Un rivolo di sudore rigò la fronte dell'uomo. «Certo, figliolo, la spunterei a mani basse... ma il problema è che se dovessi solo ferirlo, fuggirebbe e poi ci ritroveremmo un esercito di sbirri alle calcagna. Forse, è meglio assecondarlo. Quanto vuole esattamente?»

Ecco, la parte più difficile. Finn indicò un tre con le dita.

«Figlio di un cane! Vuole ben trecento dollari solo per chiudere un occhio!»

«No, pa'! Non ne vuole trecento...»

«Ah! Allora, stiamo qui ancora perdere tempo a discutere! Tieni, porta i trenta dollari che ha chiesto a quel miserabile e chiudiamo la questione.»

«No, è che ne vuole tremila...»

Ecco, lo aveva fatto di nuovo. Gli aveva spaccato la faccia un'altra volta. Donnola si ritrovò a terra a sputare sangue e polvere.

«Maledetti sbirri! Si ingozzano con le nostre tasse e poi, invece di aiutare gli onesti cittadini, si corrompono e vogliono tremila dollari per chiudere un occhio!» A Finn non risultava che il padre avesse, mai, pagato un cent di tasse. Anche sugli onesti cittadini, c'era più di qualcosa da ridire. Comunque, preferì non fargli notare quei particolari: questo, perché ci teneva alla pelle.

Hugg respirò a grandi boccate nel vano tentativo di placare l'ira e alla fine, sbottò: «Io mi rompo la schiena per procurarmi un bel malloppo, poi arriva quello lì e pretende tremila, dico tremila verdoni! Ma io lo ammazzo! Che vuoi che sia: mi basterà raggiungere quel costone e poi gli sbuco a portata di rivoltella: tanto quel fucile giocatolo neanche ci arriva a sparare fin qui!»

Si fece coraggio, estrasse la pistola, ma come si sporse dal riparo, un proiettile gli fischiò non troppo distante dall'orecchio. Forse, con il prossimo colpo, avrebbe aggiustato il tiro e l'avrebbe colpito. Hugg tornò subito ad acquattarsi dietro la roccia.

«Corna di mille bisonti! Uno stupido fucile a retrocarica non può sparare bene quasi quanto il mio Jagy! Se solo lo avessi ancora...» Sembrava più scosso per l'affronto alle sue convinzioni che per aver rischiato la pelle così alla leggera. Sbuffò e prese a frugarsi nelle tasche blaterando maledizioni irriferibili.

«Finn! Finn, smettila di rotolarti nella polvere come una gatta in calore e vieni qua!» Altro che gatta in calore, gli girava la testa per la percossa ricevuta e rialzarsi prontamente non fu affatto facile; tuttavia dovette farlo per non ricevere anche un calcione d'incoraggiamento.

«Tieni, portargli questi. Dovrebbero valere più o meno tremila dollari. E spera che non abbia capito che non ho un fucile, altrimenti vorrà tutto, compresa la nostra vita! Che il diavolo se lo porti!» Quello spilorcio del padre non condivideva nulla. Mai. Tuttavia, quando si trattava di rimetterci la pelle, ci metteva in mezzo anche lui. Sempre. «Sbrigati a tornare, che ce la svigniamo!» aggiunse.

«Ehm, pa'. C'è un altra cosa...»

Badfinger gli rivolse uno sguardo assassino, poi trasse un respiro profondo, digrignò i denti e gli fece cenno di continuare.

«È che il tizio vuole portarsi dietro anche me. Vuole scortarmi a El Paso per farmi medicare: gli serve per non destare sospetti.»

Hugg tirò un sospiro di sollievo.

«Pensavo volesse ancora qualcos'altro! Va con Dio figliolo e stammi bene.» Eh sì, era decisamente rincuorato.

«A dire il vero, ho intenzione di darmela a gambe il prima possibile e raggiungerti ad Agua Dulce.»

«Fai come vuoi, in fondo, qualche volta sai renderti utile. Alloggerò nell'unica locanda del posto: se ti farai vivo in tempo, ben venga, altrimenti, addio! Devo gestire un malloppo da cinquantamila dollari. Quindi, è chiaro che non possa cambiare i miei programmi per te.» Quel bottino era decisamente troppo cospicuo per la sanità mentale di Hugg. Lo possedeva da meno di un giorno e già stava diventando una fissa, un'ossessione che lo rendeva molto meno lucido e razionale di quanto fosse normalmente: anche il gesto di esporsi al tiro del ranger non era da lui. Finn, stabilì che se l'avesse lasciato solo per troppo tempo, avrebbe presto perso il padre, ma soprattutto la fortuna che si portava dietro.

Il ragazzo mise bene in mostra i gioielli che stringeva in mano, uscì dal riparo e raggiunse il Biondo.

Rick esaminò i gingilli bisbigliando le cifre che gli giravano nella testa, poi fece una smorfia appena percettibile e sbraitò: «Dannato spilorcio! Con questa roba, al più, ci faccio duemilanovecento dollari, senza considerare la parcella del ricettatore.» Chissà perché, Donnola non ne era affatto stupito.

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