Анна Радклиф - I misteri del castello d'Udolfo, vol. 2

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I misteri del castello d'Udolfo, vol. 2: краткое содержание, описание и аннотация

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Emilia, turbata, non lo lasciò, ma lo fece uscire dal padiglione, e passeggiando sul terrazzo, Valancourt continuò:

« Quel Montoni! Io ho udito voci molto strane sul conto suo. Siete voi ben sicura ch'egli sia realmente della famiglia della signora Quesnel, e che la di lui fortuna sia tale quale sembra essere?

– Non ho ragione di dubitarne, » rispose Emilia con sorpresa; « son certa del primo punto, ma non ho alcun mezzo di giudicar del secondo; e vi prego dirmi tutto quel che ne sapete.

– Lo farò per certo, ma questa informazione è imperfettissima e poco soddisfacente. Il caso mi ha fatto incontrare un Italiano che discorreva con qualcuno di questo Montoni, parlavano essi del suo matrimonio, e l'Italiano diceva che s'era quello che s'immaginava, la signora Cheron non sarebbe troppo felice. Continuò esso a parlarne con pochissima considerazione, ma in termini generali e disse certe cose sul di lui carattere, che eccitarono la mia curiosità. Gli feci qualche domanda, ma egli fu riservato nelle risposte; e dopo avere esitato qualche tempo, confessò che Montoni, secondo la voce pubblica, era un uomo perduto negli averi e nella riputazione. Aggiunse qualcosa d'un castello che possiede in mezzo agli Appennini, e qualche altra circostanza relativa al suo primo genere di vita: lo strinsi maggiormente, ma il vivo interesse delle mie domande fu, per quanto io credo, troppo visibile, e lo insospettì. Nessuna preghiera fu capace a determinarlo di spiegarmi le circostanze cui aveva fatto allusione, o a dirne di più: gli osservai che se Montoni possedeva un castello negli Appennini, ciò sembrava indicare una nascita distinta, e contraddire la supposizione della sua rovina. L'incognito scosse la testa e fece un gesto significantissimo, ma non rispose.

« La speranza di saper qualcosa di più positivo mi trattenne a lungo vicino a lui; rinnovai più volte le mie domande, ma l'Italiano stette in una perfetta riservatezza, dicendomi che tutto quanto aveva esposto non era se non il risultato d'una diceria vaga; che l'odio e la malignità inventavano spesso simili istorie, e bisognava crederci poco. Mi vidi dunque costretto di rinunziare a saperne davvantaggio, poichè l'Italiano pareva allarmato delle conseguenze della sua indiscrezione. Restai perciò nell'incertezza su d'un oggetto in cui essa è quasi insopportabile. Pensate, cara Emilia, a quanto debbo soffrire; vi vedo partire per terre straniere con un uomo di carattere tanto sospetto, come quello di cotesto Montoni, ma non voglio allarmarvi senza necessità; è probabile, come lo ha detto l'Italiano, che questo Montoni non sia quello di cui egli parlava; nonpertanto, riflettete, mia cara, prima di affidarvi a lui. Ma ormai mi scordava tutte le ragioni che poco fa mi hanno fatto abbandonare le mie speranze, e rinunziare al desiderio di possedervi subito. »

Valancourt passeggiava a gran passi sul terrazzo, mentre Emilia, appoggiata al parapetto, stava immersa in profonda meditazione. La notizia allor ricevuta l'allarmava moltissimo, e rinnovava il suo interno contrasto. Essa non aveva mai amato Montoni. Il fuoco de' suoi occhi, la fierezza dei suoi sguardi, il di lui orgoglio, la sua audacia, la profondità del suo risentimento, che alcune occasioni, benchè leggere, avevano messo in caso di sviluppare, erano altrettante circostanze ch'essa avea sempre osservato con certo quale stupore; e l'espressione ordinaria de' suoi lineamenti avevale sempre inspirata antipatia. Credeva essa ogni momento più che fosse quello il Montoni del quale aveva parlato l'Italiano. L'idea di trovarsi sotto il suo dominio assoluto in paese straniero, le sembrava spaventosa; ma il timore non era il solo motivo che dovesse indurla ad un matrimonio precipitato. L'amore più tenero le aveva già parlato a favore dell'amante, e nella sua opinione non aveva potuto vincerla sul proprio dovere, sull'interesse ben anco di Valancourt, e sulla delicatezza che la faceva opporre ad un matrimonio clandestino. Non conveniva dunque aspettare che il terrore operasse più di quello che non avesser potuto il dolore e l'amore; ma questo terrore restituì ai motivi già combattuti tutta la loro energia, e rese necessaria una seconda vittoria. Valancourt, i cui timori per Emilia divenivano sempre più forti, a misura che ne pesava le ragioni, non poteva adattarsi a questa seconda vittoria. Era più che persuaso che il viaggio d'Italia avrebbe immerso la sua Emilia in un laberinto di mali. Egli era dunque risoluto di opporvisi pertinacemente, e di ottenere da lei un titolo, per divenire il suo legittimo protettore.

« Emilia, » diss'egli col più vivo ardore, « questo non è il momento degli scrupoli; non è il momento di calcolare gl'incidenti frivoli e secondari relativamente alla nostra felicità avvenire. Vedo adesso, più che mai, quali sono i pericoli ai quali andate incontro con un uomo del carattere di Montoni. Il discorso dell'Italiano fa temere molto, ma meno assai della fisonomia, e dell'idea ch'essa mi ha formata di lui; vi scongiuro per il vostro interesse, e pel mio, di prevenire le disgrazie che mi fanno fremere a prevederle soltanto.... Cara Emilia! soffrite che la mia tenerezza e le mie braccia ve ne allontanino; datemi il diritto di difendervi. Io son lacerato dal dolore all'idea della nostra separazione, e dei mali che possono esserne la conseguenza. Non vi son pericoli ch'io non sia capace di affrontare per salvarvi. No, Emilia, no, voi non mi amate.

– Abbiamo pochi momenti da perdere in recriminazioni e giuramenti, » disse questa sforzandosi di nascondere l'emozione; « se voi dubitate quanto mi siete caro, e quanto lo sarete eternamente, allora non vi è espressione da parte mia che sia capace di convincerne. » Queste ultime parole spirarono sulle sue labbra, e proruppe in largo pianto. Dopo alcuni istanti, si riebbe da quello stato di tristezza, e gli disse: « Bisogna ch'io vi lasci: è tardi, e nel castello potrebbero accorgersi della mia assenza. Pensate a me, amatemi, quando sarò lungi di qui. La mia fiducia a tal proposito formerà tutta la mia consolazione.

– Pensare a voi, amarvi! » sclamò Valancourt.

– Tentate di moderare siffatti trasporti per amor mio, tentatelo!

– Per amor vostro!

– Sì, per amor mio, » disse la fanciulla con voce tremante; « non posso lasciarvi in questo stato.

– Ebbene, non mi lasciate, » rispose Valancourt; « perchè lasciarci, o almeno lasciarci prima dell'albeggiare del dì?

– È impossibile, » soggiunse Emilia; « voi mi straziate il cuore; ma non acconsentirò mai a questa proposta imprudente e precipitata.

– Se potessimo disporre del tempo, Emilia cara, essa non sarebbe tanto precipitata. Bisogna sottoporci alle circostanze.

– Sì, certo, bisogna sottomettervici. Io vi ho già aperto il cuore: or mi sento spossata.

– Perdonate, Emilia; pensate al disordine del mio spirito in questo momento in cui sto per lasciare tutto ciò che ho di più caro al mondo. Quando sarete partita, mi ricorderò con rimorso di tutto quanto vi feci soffrire; allora desidererò invano di vedervi, non foss'altro per un istante solo, per lenire il vostro dolore. »

Le lagrime lo interruppero; Emilia pianse con lui.

« Mi mostrerò più degno del vostro amore, » disse Valancourt alfine; « non prolungherò questi crudeli istanti, Emilia mia, unico mio bene, non dimenticatemi mai: Dio sa quando ci rivedremo. V'affido alla Provvidenza. O Dio, Dio mio, proteggetela, beneditela! »

Si strinse la di lei mano al cuore: Emilia gli cadde quasi esanime sul seno. Non piangevan più, non si parlavano. Valancourt, allora repressa la sua disperazione, tentò di consolarla e rincorarla. Ma essa parea incapace di comprenderlo, ed un sospiro che esalava per intervalli provava solo che non era svenuta.

Ei la sorreggeva camminando a lenti passi verso il castello, piangendo e parlandole sempre. Ella rispondea sol co' sospiri. Giunti alfine a capo del viale, parve rianimarsi, e guardandosi intorno:

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