Анна Радклиф - I misteri del castello d'Udolfo, vol. 2

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I misteri del castello d'Udolfo, vol. 2: краткое содержание, описание и аннотация

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« Ah! » sclamò con un gran sospiro, gettandosi sopra una sedia; « quante volte ci siamo seduti in questo luogo! Quante volte abbiamo noi contemplato questa bella vista! Non l'ammireremo più insieme? mai, forse non ci rivedremo mai più! »

D'improvviso, lo spavento ne sospese le lagrime: avendo udito una voce vicina a lei nel padiglione, gettò un grido, ma lo strepito ripetendosi, distinse la voce amata di Valancourt. Era egli stesso, era il giovane che la teneva in braccio. In quell'istante la commozione le tolse l'uso della parola.

« Emilia, » disse alfine Valancourt, tenendole una mano stretta tra le sue, « mia cara Emilia! » Tacque nuovamente, e l'accento col quale aveva pronunziato questo nome, esprimeva la sua tenerezza insieme ed il suo dolore.

« O Emilia mia! » soggiuns'egli dopo una lunga pausa; « vi riveggo ancora, ed ascolto ancora il suono della vostra voce! Ho errato intorno a questi luoghi e a questo giardino per tante notti, nè aveva che una debolissima speranza di rivedervi! Era questa la sola risorsa che mi restava; grazie al cielo non mi è mancata. »

Emilia pronunziò qualche parola senza saper quasi ciò che dicea, espresse il suo inviolabile affetto, e si sforzò di calmare l'agitazione di Valancourt. Quando egli si fu un poco rimesso, le disse:

« Io son venuto qui subito dopo il tramonto del sole, nè ho cessato poi dal percorrere i giardini ed il padiglione. Aveva abbandonato qualunque speranza di vedervi; ma non sapeva risolvermi a staccarmi da un luogo ove vi sapeva così vicino a me, e sarei probabilmente rimasto tutta notte in questi contorni. Ma quando apriste il padiglione, l'oscurità m'impediva di distinguere con certezza se fosse la mia cara Emilia: il cuore mi batteva così forte per la speranza ed il timore ch'io non poteva parlare. Appena intesi gli accenti lamentosi della vostra voce, ogni dubbio svanì, ma non i miei timori, fintantochè non pronunziaste il mio nome. Nell'eccesso della gioia, non ho pensato allo spavento che vi avrei cagionato; ma non poteva più tacere. Oh! Emilia, in momenti così preziosi, la consolazione e il dolore lottano con tanta forza, che il cuore può a stento sopportarne la tenzone. »

Il cuore d'Emilia sentiva questa verità; ma la gioia di riveder l'amante nel momento in cui si accorava di esserne separata per sempre, si confuse presto col dolore, quando la riflessione guidò la sua immaginazione sull'avvenire. Faceva essa ogni sforzo per ricuperare la calma e dignità tanto necessarie per sostenere quest'ultimo colloquio. Valancourt non poteva moderarsi; i trasporti della gioia si cangiarono improvvisamente in quelli della disperazione; ed espresse col linguaggio il più appassionato l'orrore della separazione, e la poca probabilità d'una possibile riunione. Emilia procurava contenere la propria tristezza, e addolcire quella dell'amante.

« Voi mi lasciate, » le dicea egli, « voi andate in terra straniera! E a qual distanza! Voi andate a trovare nuove società, nuovi amici, nuovi ammiratori; si sforzeranno di farvi scordare di me, e vi saranno preparati nuovi nodi. Come poss'io saper tutto questo, e non sentire che non tornerete più per me, che non sarete mai più mia? » La voce gli mancò soffocata dai singulti.

« Credete voi dunque, » diss'Emilia, « che la mia afflizione nasca da un affetto leggiero e momentaneo? Potete voi crederlo?

– Soffrire! » interruppe Valancourt; « soffrir per me! Emilia mia, quanto son dolci, e quanto amare al tempo stesso queste parole! Io non devo dubitare della vostra costanza; eppure, tal è l'inconseguenza del vero amore; è esso sempre pronto a sospettare; e quand'anche la ragione lo riprova, egli vorrebbe sempre una nuova assicurazione. Adesso vi veggo, vi stringo tra le mie braccia: ancora pochi momenti, e non sarà più che un sogno: guarderò, e non vi vedrò più… Io rinasco da morte a vita, quando mi dite che vi son caro; ma appena non vi ascolto più, ricado nella dubbiezza, e mi abbandono alla diffidenza. » Poi, sembrando raccogliersi, esclamò: « Quanto son colpevole di tormentarvi così in questi momenti nei quali dovrei consolarvi, e sostenere il vostro coraggio! »

Questa riflessione lo intenerì singolarmente. La sua voce e le sue parole erano così appassionate, che Emilia, non potendo più contenere il proprio, cessò di reprimere il dolore di Valancourt, il quale in cotesti istanti terribili di amore e di pietà perdè quasi il potere e la volontà di signoreggiare la sua agitazione.

« No, » esclamò, « io non posso, non deggio lasciarvi. Perchè affideremo noi la felicità della nostra vita alle volontà di coloro che non hanno il diritto di distruggerla, e non possono contribuirvi se non concedendovi a me? O Emilia! osate fidarvi al vostro cuore! Osate esser mia per sempre! » La voce gli tremava, e non disse di più. Emilia piangeva e taceva. Valancourt le propose di sposarsi segretamente. « Alla punta del giorno lascerete la casa della signora Montoni, e mi seguirete alla chiesa di Sant'Agostino, ove ci attende un sacerdote per unirci. »

Il silenzio col quale la fanciulla ascoltò una proposta dettata dall'amore e dalla disperazione, in un momento in cui era appena capace di respingerla, quando il suo cuore era intenerito dal dolore d'una separazione, che poteva essere eterna, quando la sua ragione era in preda alle illusioni dell'amore e del terrore; questo silenzio incoraggì le speranze di Valancourt. « Parlate, mia cara Emilia, » le diss'egli con ardore; « lasciatemi ascoltare il suono della vostra voce soave; fate che intenda da voi la conferma del mio destino. » Essa rimase muta, un freddo brivido l'assalse, e svenne. L'immaginazione turbata di Valancourt se la figurò moribonda. La chiamò per nome, e si alzava per andar a chieder soccorso al castello; ma pensando alla di lei situazione, fremette all'idea di uscire e lasciarla in quello stato.

Dopo qualche momento ella sospirò e rinvenne. Il contrasto da lei sofferto fra l'amore e il dovere, la sommissione alla sorella di suo padre, la ripugnanza ad un matrimonio clandestino, il timore d'un nodo indissolubile, la miseria ed il pentimento in cui essa poteva immergere l'oggetto de' suoi affetti, erano motivi troppo forti per uno spirito affralito dalle sciagure, e la sua ragione era rimasta alquanto sospesa. Ma il dovere e la saviezza, per quanto potessero esser penosi trionfarono finalmente della tenerezza e de' suoi tristi presentimenti. Essa temeva specialmente di gettar Valancourt nell'oscurità, ed in quei vani rimorsi che sarebbero, o le parevan dover essere la conseguenza necessaria di un matrimonio nella loro posizione. Ella si condusse senza dubbio con una grandezza d'animo poco comune, quando risolse di provare un male presente, piuttosto che provocare una disgrazia futura.

Si spiegò con un candore che giustificava pienamente a qual punto essa lo stimasse ed amasse, e perciò gli divenne, se fosse stato possibile, ancor più cara. Gli espose tutti i motivi che la decidevano a rigettare la sua offerta. Egli confutò, o piuttosto contraddisse tutti quelli che riguardavano lui solo; ma gli altri lo richiamarono a tenere considerazioni su di lei, che il furore della passione e della disperazione gli avevano fatto obliare. Quel medesimo amore che facevagli proporre un matrimonio segreto ed immediato, l'obbligava allora a rinunziarvi. La vittoria costava troppo al suo cuore; si sforzava di calmarsi per non affliggerla maggiormente, ma non poteva dissimulare tutto quel che sentiva. « O Emilia, » diss'egli, « bisogna ch'io vi lasci, e son certo che vi lascio per sempre. »

Singulti convulsi l'interruppero, e amendue piansero a calde lacrime. Rammentandosi finalmente il pericolo di essere scoperti, e l'inconveniente di prolungare un colloquio che l'esporrebbe all'altrui censura, Emilia si fece coraggio, e pronunziò l'ultimo addio.

« Restate » disse Valancourt, « restate ancora un momento, ve ne scongiuro; ho da dirvi mille cose. L'agitazione del mio spirito non mi ha permesso di parlarvi d'un sospetto importantissimo; ho temuto mostrarmi poco discreto, e sembrare aver unicamente in mira di allarmarvi, per farvi accettare la mia proposta. »

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